sabato 6 marzo 2021

Invasione, record di sbarchi nel 2021: le varianti di coronavirus sempre più importate dall’estero





Da Il Tempo – Sono sempre più le varianti che arrivano dai paesi esteri e molti Stati si proteggono come possono limitando viaggi e chiudendo confini del proprio paese. Non l’Italia, che proprio in questo periodo critico è tornata a registrare un boom di ingressi di migranti clandestini (i cosiddetti profughi sono una minoranza assoluta) come non si vedeva da quattro anni, dal 2017. Dall’inizio dell’anno sono arrivati con i barconi 5.668 migranti contro i 2.553 dell’anno scorso nello stesso periodo e i 271 del 2019.


La cifra è superiore anche ai 5.247 migranti del 2018, in mesi in cui l’Italia era in condizioni simili a quelle vissute a febbraio: in uscita il governo di Paolo Gentiloni e nuovo governo tutto da formare. Il vero boom di sbarchi questa volta è avvenuto a febbraio: 3.895 contro i 1.211 dello stesso mese nel 2020 e addirittura i 60 registrati a febbraio 2019. Anche marzo inizia malissimo con 734 migranti già sbarcati contro i 241 degli stessi giorni del 2020 e i 262 dell’analogo periodo nel 2019. E’ ricominciata dunque la tratta dei poveracci con scafisti e qualche ong misteriosa che sono diventati la corsia principale per l’Italia che a differenza degli altri anni sta tornando ad essere il luogo di prima scelta dei trafficanti di uomini.

Negli anni precedenti preferivano approdare in Spagna o in Grecia e il traffico verso le coste italiane si era assai ridotto. Gli schiavisti sono uomini di affari, e per consigliare loro di girare al largo era bastato fare la faccia feroce al governo di turno con ministro dell’Interno Matteo Salvini per fare loro cambiare rotta. Luciana Lamorgese evidentemente li ha invece rassicurati allargando le braccia e dando loro il messaggio di benvenuto con la tigna che ha messo nel cambiare i decreti sicurezza. Solo che ora al di là dei problemi di ordine pubblico i migranti rischiano di importare con facilità le varianti del virus che circolano abbondanti in Africa. A loro fanno meno danni, perché la popolazione è giovane e spesso infettata in modo asintomatico. Per una popolazione anziana come quella italiana invece il rischio è ben più alto. Ma sembra che nessuno ci badi in questo momento…



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venerdì 5 marzo 2021

Migranti, i pm di Agrigento: “Le Ong cercavano visibilità pubblica e mediatica per fare soldi”. Si va al processo




I capimissione che tra il 2016 e il 2017 si guidarano le navi di Medici senza frontiere e Save the children, agirono “nell’interesse e a vantaggio delle Ong che così ottenevano maggiore visibilità pubblica e mediatica con conseguente incremento della partecipazione – anche economica dei propri sostenitori”. Lo dicono i pm Brunella Sardoni e Giulia Mucaria che hanno chiuso la prima inchiesta sui soccorsi nel Mediterraneo aperta nell’estate 2017 con il sequestro della Iuventa della tedesca Jugend Rettet. 24 avvisi di garanzia, due dei quali raggiungono Msf e Save the children, in vista di una probabile richiesta di rinvio a giudizio.


Soccorsi concordati con i trafficanti, scafisti portati in Italia mischiati tra i migranti, barconi e persino salvagente restituiti ai criminali, interventi non comunicati alle autorità marittime. Queste parti delle accuse pesanti che si imputano alle due Ong, ma che loro respingono: “Si apre un altro lungo periodo di fango e di sospetti sull’operato delle organizzazioni in mare. Ribadiamo la piena legittimità della nostra azione, che abbiamo sempre svolto in modo trasparente, sotto il coordinamento delle autorità competenti e nel rispetto della legge, con l’unico obiettivo di salvare vite umane”, replica Msf. “Siamo certi di aver sempre agito nel pieno rispetto delle legge e del diritto internazionale e in costante coordinamento con la Guardia Costiera Italiana unicamente per salvare vite umane“, aggiunge Save the children.

Per l’accusa però ci sono foto e filmati realizzati da un agente di polizia sotto copertura fatto imbarcare sulla Vos Hestia di Save the children dopo la singolare denuncia di un contractor incaricato della sicurezza. La Vos Hestia sarebbe stata informata in tempo reale delle partenze dalle coste libiche: “dopo aver appreso nel pomeriggio dell’avvenuta partenza di più imbarcazioni, si dirige verso un preciso tratto di mare senza dare alcuna comunicazione alle autorità competenti”, scrivono i pm. Mischiati tra i profughi anche scafisti, scrive Repubblica, arriveranno in Italia sulle navi umanitarie.



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giovedì 4 marzo 2021

La paladina dei clandestini Boldrini si inventa un nuovo crimine contro l’umanità: il “blocco navale”




Da Il Secolo d’Italia – “Nel bel mezzo di una pandemia globale, ecco di cosa si occupano Pde Movimento 5Stelle. Trasformare il blocco navale in ‘crimine di aggressione’. Dalla Corte Penale Internazionale”. Parola di Giorgia Meloni. Che su Facebook posta la video-denuncia di Andrea Delmastro. “Vogliono far diventare criminali coloro che difendono le frontiere italiane”. Conclude sdegnata la leader di Fratelli d’Italia.

Meloni: Pd e 5Stelle vogliono trasformare il blocco navale in un crimine


Il parlamentare di Fratelli d’Italia lo definisce il nuovo “regalo” delle due sinistre di governo. “Parliamo della proposta di modifica per introdurre un nuovo crimine contro l’umanità. Quello di aggressione. E quale sarebbe?”, si chiede il deputato. Il blocco navale. Storica proposta del partito della Meloni per contrastare l’immigrazione clandestina e i viaggi della morte nel Mediterraneo.

Delmastro: è l’ultima boldrinata. Faremo le barricate


“Praticamente – continua il parlamentare di FdI – se noi dovessimo vincere le elezioni, scardinare il traffico di esseri umani, difendere i confini italiani, potremmo essere processati come criminali internazionali. Contro l’umanità”. E chi presenta una simile proposta? Laura Boldrini. “L’ex presidente della Camera vuole boldrinizzare l’Italia. Ma faremo le barricate – conclude Delmastro – per difendere il diritto dell’Italia a difendere le sue frontiere. Chi lo fa è un patriota. Non un criminale internazionale“.



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Immigrati, pugno duro in Gran Bretagna: carcere a vita per i trafficanti di uomini. La lezione all’Italia “accogliente”





Di Andrea Massardo – Nel solo anno in corso e nonostante la pandemia di coronavirus abbia di fatto complicato le possibilità di spostamento anche ai flussi irregolari di migranti sono già state oltre 500 le persone che, clandestinamente, hanno attraversato a bordo di traghetti improvvisati il canale della Manica. E in un periodo particolarmente segnato dalla crisi sociale, economica e sanitaria come quello odierno queste cifre – sebbene possano apparire contenute se abituati a quelle del nostro Paese – non sono assolutamente passate inosservate a Londra, decisa sempre di più a limitare i flussi migratori irregolari. In uno scenario che, questa volta, potrebbe portare ad una decisione che sicuramente lascerà da discutere, ma potrebbe divenire una prima e importante pietra miliare per quanto riguarda le condanne giudiziarie inflitte a chi come mestiere ha scelto quello di trafficante di uomini.

Ergastolo agli scafisti, il pugno duro della Patel


Come evidenziato dal Times, il ministero dell’interno britannico, la dottoressa Priti Patel, ha avanzato la proposta di estendere la pena detentiva da un massimo di tre anni all’ergastolo a coloro che vengono ritenuti colpevoli di operare nei flussi migratori irregolari. Una decisione dura, resa però obbligata dal forte aumento del fenomeno migratorio del canale della Manica, che in questo inizio del 2021 ha già segnato quasi il doppio dei casi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E, soprattutto, una presa di posizione netta nei confronti dell’immigrazione clandestina, cavallo di battaglia alla scorsa tornata elettorale dei conservatori guidati dall’attuale primo ministro Boris Johnson.

A essere identificati come primario bersaglio della misura sarebbero infatti gli scafisti, ossia coloro incaricati di effettuare il trasbordo dalle spiagge francesi alle coste della Gran Bretagna. I quali, a questo punto, potrebbero pagare a caro prezzo le loro operazioni, in uno scenario che, secondo le speranze del governo del Regno Unito, dovrebbe in questo modo dissuadere i trafficanti di uomini a compiere la traversata verso le coste britanniche.

Lo scafista diventa un assassino

Il cambio di passo voluto dal ministero dell’interno britannico è un chiaro messaggio che sta a significare come l’immagine stessa dello scafista venga paragonata a quello di potenziale assassino. E questo non soltanto in virtù della pericolosità di un trasbordo su imbarcazioni spesso improvvisate nel difficile canale della Manica, ma anche nella misura in cui le stesse “speranze” vendute ai migranti siano l’esatto opposto della realtà di fronte alla quale essi si troveranno al momento del loro arrivo.

Tra i passeggeri principali della tratta clandestina, infatti, ci sarebbero soprattutto iraniani, eritrei ed iracheni, con una minoranza di essi composta anche da persone di origine albanesi. Tutte personalità che, in virtù delle problematiche che attanagliano i loro luoghi di origini, sono considerate particolarmente fragili e in questo modo raggirabili da parte dei trafficanti di uomini, in grado di convincerli nel pericoloso attraversamento del canale che separa l’Europa continentale alla Gran Bretagna.

Con questo cambiamento nella visione stessa dello scafista, dunque, le aspettative del governo di Londra sono molto alte e spaziano tra il tentativo di disincentivare le partenze sino ad arrivare a quello di bloccare a tempo indeterminato l’operatività dei criminali di frontiera. E una delle condizioni che realisticamente renderà possibile questo cambiamento c’è sicuramente da considerare la Brexit, che ha svincolato de facto Londra dagli accordi migratori comunitari che non hanno mai realmente condannato in modo netto i trafficanti di uomini. In uno scenario che, di conseguenza, potrebbe rendere Londra la vera avanguardia nella lotta al traffico di uomini, battendo la strada di quella che sarà la condotta da tenere nei confronti degli scafisti nei prossimi anni.

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mercoledì 3 marzo 2021

Lamorgese spalanca i porti ai “trafficanti umanitari” di Sea Watch con a bordo 363 clandestini. Governo criminale





Gli appelli degli ultimi giorni hanno portato l’esito sperato. “Le 363 persone a bordo di Sea Watch 3 sono esauste e hanno bisogno di sbarcare al più presto. Abbiamo chiesto a Italia e Malta l’assegnazione di un porto sicuro ma non abbiamo ancora ricevuto risposta” il messaggio pubblicato su Twitter nelle scorse ore dall’Ong tedesca, la cui richiesta è stata poi accolta in serata dall’Italia.


La nave è stata infatti autorizzata ad attraccare al porto di Augusta, sito in provincia di Siracusa. Secondo la Prefettura di Siracusa, l’imbarcazione ha iniziato il suo viaggio da nord-est di Lampedusa verso le coste della Sicila e l’arrivo è previsto per domani. Sono stati allertati i soccorsi e il personale dell’azienda sanitaria per provvedere all’esecuzione dei tamponi che, come da protocollo, saranno effettuati sulla nave.

Fra il 26 e il 28 febbraio, nella sua prima missione dopo sette mesi di blocco forzato, Sea-Watch 3 ha soccorso 363 persone e stabilizzato un’imbarcazione in pericolo con 90 naufraghi, con una serie di interventi effettuati al largo della Libia. A bordo ci sono 47 donne, alcune in stato di gravidanza, mentre i minori sono un terzo del totale, di cui 120 non accompagnati. “Le persone soccorse e il nostro equipaggio sono allo stremo e attendono con urgenza l’assegnazione di un porto sicuro, le condizioni meteo sono peggiorate a causa del vento ed è impossibile evitare il diffondersi dei casi di ipotermia. Sarebbe un segnale di umanità importante da parte del nuovo governo risparmiare a queste persone un’altra notte in mare, Tutti sono stremati dal viaggio e le vessazioni subite, l’esposizione al freddo e la mancanza di spazio. Molti sono assistiti dal nostro personale medico per ustioni da carburante” aveva detto Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch, che ora potrà attraccare in Italia.



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Mare Jonio, 27 clandestini al prezzo di 4.600 euro l’uno. Casarini nega, ma spunta il bonifico che incastra l’Ong





di Andrea Indini – Giusto questa mattina, in una intervista al Corriere della Sera, Luca Casarini si è scagliato contro le accuse mosse ieri dalla procura di Ragusa. “Tutti a cercare le prove di una macchinazione, di un teorema applicato al soccorso in mare”, ha detto con spavalderia. “Se avessero trovato i quattrini ci avrebbero arrestati tutti – ha poi aggiunto – non c’è niente. Non hanno niente nelle mani e rivoltano tutto per cercare una cosa che non esiste”. Peccato che qualche ora dopo ecco spuntare dalle carte delle indagini avviate dai magistrati iblei su quanto accaduto nel Mar Mediterraneo lo scorso 11 settembre un bonifico per il pagamento del trasbordo dei 27 clandestini che 37 giorni prima erano stati recuperati in acque territoriali maltesi da un cargo danese. Sarebbe questa, dunque, la prova che ha spinto i pm a ipotizzare l’esistenza di un “accordo economico” che ha portato “un’ingente somma” di denaro nelle casse della Idra Social Shipping, la società proprietaria ed armatrice della nave di soccorso Mare Jonio.


“La ong non risulta indagata – ci ha tenuto a precisare ieri il procuratore capo di Ragusa, Fabio D’Anna – e non risulta coinvolta allo stato attuale”. A finire nei guai con le accuse di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” e di “violazione alle norme del Codice della navigazione” sono, oltre all’ex disobbediente Casarini, il capo missione del salvataggio Beppe Caccia (ex assessore a Venezia nella giunta Cacciari) il regista Alessandro Metz e il comandante Pietro Marrone che si trovava al timone durante le operazioni. I fatti riguardano lo sbarco di 27 clandestini avvenuto il 12 settembre scorso al porto di Pozzallo. Ventiquattro ore prima gli immigrati erano stati trasbordati sulla Mare Jonio dalla Maersk Etienne, una motonave danese che li aveva soccorsi in mare in acque maltesi 37 giorni prima. Mentre erano ancora in attesa che gli venisse indicato un “porto sicuro” dove portare gli stranieri, dopo aver fatto un sopralluogo sul cargo l’imbarcazione della Mediterranea Saving Humans si era fatta carico dei loro destini facendo rotta verso la Sicilia e, approfittando del solito buonismo dei giallorossi che avevano accordato loro il “pos” (il porto sicuro), li aveva scaricati sull’Italia. Secondo i pm di Ragusa, però, i quattro indagati non sarebbero stati mossi solo dall’ideologia. Il trasbordo dei 27 sarebbe avvenuto “solo dopo la conclusione di un accordo di natura commerciale tra le società armatrici delle due navi”.

In virtù di questo “accordo di natura commerciale” la società armatrice della Mare Jonio, la Idra Social Shipping, avrebbe infatti percepito “un’ingente somma quale corrispettivo per il servizio reso”. Si tratterebbe, come documentato da Valentina Raffa sul Giornale, di “125mila euro, che divisi per 27 persone prese a bordo fanno circa 4.600 euro a migrante”. Una somma non indifferente che i vertici dell’ong Mediterranea saving humans hanno subito provato a sentire facendo quadrato attorno agli armatori di Mare Jonio. “Le accuse sono pesanti ma in realtà puntano a colpire la pratica del soccorso civile in mare”, hanno scritto in un comunicato stampa in cui colpavano i pm di aver messo in piedi un’accusa che, “nonostante migliaia di ore di intercettazioni telefoniche e ambientali, si fonda solo su congetture che si scioglieranno presto come neve al sole”. Peccato che, stando a quanto riportato dall’agenzia Agi, le indagini avviate dalla procura di Ragusa avrebbero portato alla luce il bonifico che proverebbe il pagamento del trasbordo dei 27 clandestini dal cargo Maersk Etienne. Subito dopo l’attracco, mentre stavano sfogliando il diario di bordo della Mare jonio durante i controlli di routine, gli investigatori si erano insospettiti per alcuni contatti ricorrenti che il rimorchiatore italiano aveva avuto col cargo danese nei giorni precedenti al trasbordo degli immigrati. Ieri sono poi scattate le perquisizioni e i sequestri per gli indagati. Le perquisizioni hanno riguardato la sede legale della società armatrice e le abitazioni dei quattro, oltre al rimorchiatore che non è stato sequestrato.

In una nota pubblicata oggi pomeriggio Caccia e Metz hanno spiegato che la Maersk Etienne avrebbe pagato le “spese aggiuntive” dell’operazione per i “servizi svolti in mare”. “Abbiamo incontrato per la prima volta i manager della Maersk Tankers un mese dopo la conclusione dell’operazione di soccorso”, hanno spiegato assicurando che i danesi avrebbero decso di versare i soldi nelle casse della Idra Social Shipping per “aiutare le nostre attività umanitarie, politicamente e materialmente”. Una ricostruzione che, però, si scontra con quanto ricostruito dai magistrati iblei. Tanto che Matteo Salvini ha chiesto loro di andare “fino in fondo” per far luce sull’accaduto, mentre Giorgia Meloni ha preteso “risposte urgenti” dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. L’inchiesta getta, infatti, ulteriori ombre su un’emergenza che ingrossa le file di disperati accalcati nei centri di accoglienza sparsi in tutto il Paese. e ingrassa chi si arricchisce con il business dell’accoglienza.



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martedì 2 marzo 2021

Il governo finanzia la coop (rossa) pro-clandestini accusata di truffa aggravata. Meloni: “E le imprese chiudono”





Di Luca Sablone – Agli italiani verranno chiesti nuovamente sacrifici. Non soltanto da un punto di vista sociale, ma soprattutto in chiave economica. In un periodo di crisi eccezionale come quello che stiamo vivendo ci si aspetta che lo Stato si concentri esclusivamente negli aiuti agli italiani per far ripartire il Paese, magari evitando di utilizzare risorse per questioni che per il momento possono attendere.


Ma evidentemente quello dell’antirazzismo è ritenuto un fattore di assoluta priorità in piena pandemia. L’Unar – ovvero l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della presidenza del Consiglio dei ministri (Palazzo Chigi) – si occupa della 17esima “Settimana di azione contro il razzismo”, quest’anno per il periodo che va dal 21 al 27 marzo.

Un appuntamento così importante che il 16 febbraio è stato approvato il decreto (clicca qui per leggerlo) contenente la graduatoria delle associazioni che riceveranno denaro per organizzare eventi in occasione della maratona. A percepire finanziamenti saranno 38 tra associazioni ed enti regolarmente iscritti al Registro “che svolgono attività nel campo della lotta alle discriminazioni e della promozione della parità di trattamento“, per una somma complessiva di 346.968,07 euro. Certamente non si tratta di chissà quale cifra astronomica, va però sottolineato che la crisi da cui siamo stati colpiti ha lasciato (e lascerà) danni non indifferenti. Ma non è finita qui.

L’onlus sotto inchiesta

C’è infatti un altro fattore che sta provocando accese polemiche: tra le 38 associazioni beneficiate figura anche la Ruah. Si tratta di una cooperativa sociale a cui dovrebbero essere destinati 9.971,90 euro (le altre associazioni dovrebbero ricevere al massimo 10mila euro ognuna). Tutt’altro che un aspetto indifferente. Tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei fondi pubblici destinati all’accoglienza dei migranti da parte di alcune strutture bergamasche c’è anche Bruno Goisis, presidente della Ruah. All’inizio di febbraio la Procura di Bergamo ha notificato l’avviso di chiusura indagini a ben 35 persone coinvolte in quell’inchiesta, tra cui ben 9 indagati appartengono alla cooperativa in questione. Vengono contestati “la truffa aggravata per conseguimento di erogazioni pubbliche e adempimento di contratti di pubbliche forniture“.

L’edizione odierna de La Verità ricorda inoltre un episodio relativo all’inchiesta bergamasca ricostruito attraverso le intercettazioni telefoniche. Il 24 febbraio del 2018 Elena Carnevali – deputata del Partito democratico – avrebbe chiamato Goisis per chiedergli una mano per la sua campagna elettorale. “Ciao, senti, ho un’urgenza e ho bisogno di chiederti una mano in questo senso, tu riesci a darmi la disponibilità di avere tre braccia, cioè tre o quattro esseri umani, domani un paio di ore che mi aiutano ad imbustare, poi io i soldi li do a te, ci pensi tu a trovare il modo“, sarebbero state le parole dell’esponente del Pd. Immigrati che poi sarebbero stati usati per imbustare i volantini dem. Un fatto che, va detto, per la Procura non ha rilievo penale. Ma che da un punto di vista politico ha scatenato un putiferio.

Le reazioni politiche

La prima furibonda reazione è arrivata da Giorgia Meloni, che sui propri social ha denunciato il fatto senza mezzi termini: “Mentre le imprese chiudono, le famiglie sono in ginocchio e i ristori non arrivano, le priorità di chi è a Palazzo Chigi sono sempre le stesse. Tutto cambia per non cambiare nulla“. I parlamentari bergamaschi della Lega ritengono “decisamente inopportuno che la cooperativa Ruah possa ricevere un contributo da parte dello Stato“. “Come può una realtà sotto inchiesta per truffa ai danni dello Stato, pur in presunzione di innocenza, ricevere ancora contributi dallo stesso Stato?“, si chiedono Roberto Calderoli, Daniele Belotti, Simona Pergreffi, Rebecca Frassini, Alberto Ribolla, Cristian Invernizzi e Tony Iwobi.



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domenica 28 febbraio 2021

Il “colpo di Stato” bianco dei 5 Stelle: prima nemici dell’euro, ora sono al governo con i banchieri (Video)





Da RadioRadio – Siamo nel rispetto della Costituzione e della democrazia quando al Governo c’è un programma antitetico rispetto a quello votato dal popolo? La domanda posta in diretta dal Prof. Enrico Michetti descrive perfettamente la gravità di quanto accaduto con l’accettazione da parte del Movimento 5 Stelle di un governo Draghi.

Eletti in nome del no euro, no banchieri, no tecnocrati e potentati, hanno di fatto oggi tradito il loro elettorato favorendo una figura come quella di Draghi a capo dell’esecutivo.

Che fine ha fatto la politica? Il tecnico, sia esso economista che medico, è portato per la professione che esercita a trovare una soluzione al singolo problema, non curandosi perciò delle conseguenze collaterali, quelle che riguardano la società, che riguardano il popolo. Quel compito è infatti per definizione una mansione che spetta al politico.


“Ci governa il banchiere e ci governa il famoso pseudo-virologo – ha osservato Fabio Duranti – ma il tecnico deve essere il servitore del politico, non il contrario”. A ‘Un giorno speciale’ insieme a Francesco Vergovich e ad Enrico Michetti, Fabio Duranti lancia un grido di allarme: la politica torni a fare la politica.

“Ci governa il banchiere e ci governa il famoso pseudo-virologo. Se a governare ci metto il medico, lui dice di stare a casa, perché lavora di meno, perché se ti ammali ti deve venire a curare. Invece il politico dice no, io devo favorire le attività sociali, il lavoro, e allora chiamo il medico e gli dico di curare la gente. E se non ti cura bene lo licenzio. Come fanno i paesi che oggi non hanno il problema del Coronavirus, che sembrano esenti o che hanno piccole percentuali. Non ce li fanno vedere ma esistono! Perché i medici hanno fatto i medici e i politici hanno fatto i politici.

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sabato 27 febbraio 2021

Le toghe rosse della Cassazione colpiscono ancora: si alla protezione umanitaria per i clandestini con figli





Da Il Giorno – Brescia – Sì alla protezione umanitaria, che apre alla permanenza regolare in Italia, per i migranti con figli minori. Un fattore che accresce la vulnerabilità dei profughi e che Viminale e giudici non possono ignorare. Lo sottolinea la Cassazione che ha accolto il ricorso di una mamma libica con due gemellini, nati a Brescia nel 2017. Dopo il no alla protezione del Viminale, anche per il Tribunale la donna era “senza particolari problematiche personali e familiari”. Invece, per la Cassazione i due bimbi “sono proprio una delle problematiche personali e familiari che il giudice doveva considerare”.


Una decisione che fa storia e a cui dovranno uniformarsi i giudici di merito e le Commissioni territoriali del Ministero dell’Interno. Secondo gli ermellini “la presenza della prole minore in Italia si risolve in una condizione familiare idonea a dimostrare da un lato una peculiare fragilità, tanto dei singoli componenti della famiglia che di quest’ultima nel suo complesso, e dall’altro lato uno specifico profilo di radicamento del nucleo sul territorio nazionale, in dipendenza dell’inserimento dei figli nei percorsi sociali e scolastici esistenti in Italia, e quindi della loro naturale tendenza ad assimilare i valori ed i concetti fondativi della società italiana”.

Inoltre, la Cassazione ha ordinato al Tribunale di Brescia di “rivalutare” il caso tenendo presente che “ai fini del riconoscimento della protezione umanitaria, la presenza di figli minori – la cui vulnerabilità va presunta fino a prova contraria dovendosi dare primario rilievo al danno che deriverebbe loro per effetto del rimpatrio in un contesto socio-territoriale con cui il minore non abbia alcune legame – rappresenta uno degli elementi che devono essere considerati nell’apprezzamento circa la sussistenza della vulnerabilità del genitore”.

Il caso

La signora V.L., difesa in Cassazione dall’avvocato Massimo Gilardoni, era arrivata in Italia nel 2017. Il Ministero dell’Interno si era opposto all’accoglimento del ricorso della mamma libica e tramite l’Avvocatura dello Stato aveva chiesto la conferma del decreto
emesso dal Tribunale nel giugno 2019 che avrebbe aperto le porte al rimpatrio di mamma e gemellini.



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Il “democratico” Joe Biden bombarda la Siria dopo appena un mese. Nobel per la “pace” in arrivo?






Da Il Secolo d’Italia – Joe Biden ha ordinato un raid aereo in Siria contro siti utilizzati da miliziani sostenuti dall’Iran, vicino al confine con l’Iraq. Lo ha reso noto il Pentagono. E’ il primo attacco militare dell’era Biden, a 37 giorni dall’insediamento del nuovo presidente. “Questi raid sono in risposta ai recenti attacchi contro personale americano e della coalizione in Iraq”, ha fatto sapere il portavoce John Kirby.

Il tweet di Feltri: ma il guerrafondaio non era Trump?


In Italia l’iniziativa è passata quasi inosservata perché l’era Biden è talmente luminosa secondo i nostri media che anche qualche bomba qua e là diventa cosetta da nulla. Ma non è sfuggita a Vittorio Feltri che ha scritto su Twitter: “Simpatico Biden che bombarda la Siria ma dice che il guerrafondaio è Trump che non ha mai sparato un colpo”.

22 miliziani uccisi nell’operazione


Le operazioni, “su ordine del presidente”, hanno “distrutto diversi siti, in un posto di controllo al confine. Usati da vari gruppi militanti sostenuti dall’Iran, compresi Kaitaib Hezbollah e Kaitaib Sayyid al-Shuhada”. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong con sede nel Regno Unito legata agli attivisti delle opposizioni, almeno 22 miliziani sono stati uccisi nell’operazione.

L’intervento segue la pioggia di razzi contro la base che ospita forze Usa


L’intervento è scattato dopo la pioggia di razzi del 15 febbraio in direzione di una base aerea che ospita anche forze Usa nella zona di Erbil, nel Kurdistan iracheno. Nell’attacco è rimasto ucciso un contractor, che era un civile, e un soldato americano e diversi contractor americani sono rimasti feriti.

“Siamo fiduciosi che l’obiettivo veniva utilizzato dalla stessa milizia sciita che ha condotto gli attacchi” contro il personale Usa in Iraq, ha detto il segretario alla Difesa, Lloyd Austin. Le operazioni delle ultime ore sono per il Pentagono una “risposta militare proporzionata”, decisa dopo consultazioni con gli alleati della coalizione.

Biden agisce per proteggere il personale americano e della coalizione

Il messaggio è “inequivocabile: il presidente Biden agirà per proteggere il personale americano e della coalizione” e allo stesso tempo “abbiamo agito in modo deliberato per una de-escalation della situazione generale nell’est della Siria e in Iraq”. Mosca “condanna con forza” i raid Usa nell’est della Siria e chiede “rispetto assoluto per la sovranità e l’integrità territoriale” del Paese arabo.



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Il sottosegretario Molteni vuole il taser per la Polizia. Ma Lamorgese “tutela” i delinquenti e blocca l’utilizzo





Da Affari Italiani – Il governo Draghi è ormai operativo in tutto e per tutto, dopo che nei giorni scorsi sono stati nominati anche i sottosegretari. L’ex presidente della Bce ha dato il via libera a ministeri con all’interno esponenti che la pensano in maniera diametralmente opposta o quasi. Un caso emblematico è quello del Viminale, alla ministra Lamorgese è stato affinacato Nicola Molteni della Lega, uno degli artefici dei “Decreti Sicurezza” tanto cari a Matteo Salvini, ma smontati dalla ex prefetto.


“I decreti sicurezza, – spiega Molteni al Corriere della Sera – che io condivido al 100%, sono ancora del tutto in vigore per l’80%. È stata modificata la parte sull’immigrazione, ma il fatto che tutto il resto non sia stato toccato credo sia la prova che siano degli strumenti utilissimi. Io ho molto apprezzato il premier Draghi quando ha parlato di immigrazione. Ha rilanciato una maggior partecipazione dell’Ue ricordando che i confini italiani sono i confini dell’Ue. E ha anche definito “cruciale” una politica europea sui rimpatri”.

Molteni vuole ripartire dal taser

“Io credo davvero – prosegue Molteni al Corriere – che per l’Italia vadano benissimo le politiche sull’immigrazione che adottano gli altri paesi europei, che hanno frontiere invalicabili”. Molteni vuole ripartire dal taser, in dotazione ai poliziotti. Ma era stata proprio Lamorgese con una nota del mInistero a chiedere di bloccare l’utilizzo.

“Non è uno strumento di offesa ma di difesa. Con il taser, l’uomo che l’altra sera a Milano è stato ucciso da un poliziotto sarebbe ancora vivo. Il nostro stimolo al governo è quello di sottolineare il valore della sicurezza, che peraltro non è né di destra né di sinistra, ma di civiltà. In un momento in cui la crisi economica rischia di trasformarsi in crisi sociale e magari in crisi di ordine pubblico, lo Stato deve essere presente e visibile”.



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