sabato 2 febbraio 2019
CROCIERE E GIOIELLI CON I SOLDI DEGLI OPERAI: LA VITA DA SULTANO DEI SINDACALISTI DELLA UIL, LA PEGGIO FECCIA PARASSITA
Il segretario del sindacato: “Personalmente, non ho mai neanche pensato di poter utilizzare risorse della Uil per fini estranei agli interessi dell’organizzazione”.
L’ex numero uno: “Era per discutere in maniera approfondita, e per più giorni, dei contratti del pubblico impiego”
L’accusa è appropriazione indebita, in concorso con altri sei imputati, per essere stati in crociera con i soldi del sindacato. Ma Carmelo Barbagallo e Luigi Angeletti, segretario nazionale Uil e il suo predecessore, respingono le accuse. I pm di Roma Stefano Pesci e Paolo Marinaro contestano, secondo quanto riporta La Repubblica, ad altri imputati l’acquisto di gioielli da Swarovski per oltre 7mila euro e un soggiorno al “California Camping Village”, in Toscana tra il marzo del 2010 e il maggio del 2012. A giudizio davanti al giudice della IX sezione penale anche ci sono anche Goffredo Patriarca, Giuseppe Caronia, Romano Bellissima, Salvatore Bosco, Luigi Simeone e Ubaldo Conti.
Le indagini hanno accertato che ci sarebbero state contabilizzazioni anomale. Per esempio la causale che ha permesso di pagare le vacanze per 16.456 euro era “contributo per progetto condiviso“. Il 22 marzo del 2010 la Costa crociere ha ricevuto il bonifico da conti Uil. Angeletti, allora numero uno, e Barbagallo si erano imbarcati con altri tre sindacalisti e gli accompagnatori. Anche l’anno successivo c’era stata una vacanza con le stesse modalità pagata il 27 maggio del 2011.
A dicembre del 2010 sempre con i soldi del sindacato Goffredo Patriarca avrebbe pagato, questa l‘ipotesi della procura, un soggiorno a Ubaldo Conti per due settimane ad agosto del 2010 accompagnato in Toscana da madre e nipote. Lo stesso Patriarca avrebbe speso circa 7mila euro in quattro puntate in gioielleria usando la carta di credito di Uil Trasporti.
“Ho piena fiducia nell’operato della magistratura e resto in attesa di poter chiarire ogni aspetto di questa vicenda. Personalmente, non ho mai neanche pensato di poter utilizzare risorse della Uil per fini estranei agli interessi dell’organizzazione alla quale ho sempre dedicato e dedico tutto il mio lavoro e la mia persona – fa sapere Barbagallo -. Sono impegnato a lavorare h/24 per il sindacato”. Angeletti, sentito dai pm, si era difeso dicendo che le crociere “avevano lo scopo di consentirci di discutere in maniera approfondita, e per più giorni, di importanti tematiche relative principalmente al blocco dei contratti del pubblico impiego e delle politiche previdenziali dei governi in carica”.
Dopo la denuncia della Raggi scattano le manette per il parassita. I giornali non ne parlarono, come mai?
Francesco Alvaro, commissario straordinario di Farmacap, la municipalizzata di Roma Capitale che gestisce le 47 farmacie comunali, è agli arresti domiciliari.
È accusato di turbativa d'asta e falso con l'imprenditore Giuseppe Giordano, titolare della società Dragona Servizi, nell'ambito di un'inchiesta che riguarda l'affidamento degli appalti per la mensa di un asilo nido, nella zona dell'Infernetto a Roma.
Alvaro è stato direttore del dipartimento V del Comune di Roma, prima di essere nominato alla Regione Lazio nel 2007 nel ruolo di Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza. La Giunta Marino, nel 2014, lo ha messo a capo di Farmacap, la partecipata a capitale interamente pubblico che gestisce le farmacie.
L'indagine ha preso le mosse da un esposto presentato da un altro dirigente della società, che si lamentava dei presunti «atteggiamenti vessatori» posti in essere dal commissario straordinario, e da un secondo esposto dell'attuale sindaca di Roma Virginia Raggi, che aveva denunciato una serie di irregolarità
Precisiamo che la notizia si riferisce a quanto accaduto a settembre ma ci continuiamo a chiedere come mai non sia stata data la giusta importanza a questa notizia. Sarà stato fatto in buona fede? ci auguriamo di si.
SULLA SEDIA A ROTELLE DA QUANDO AVEVO 15 ANNI PER COLPA DI UN BASTARDO CHE LA FECCIA ROSSA HA PROTETTO PER 40 ANNI
“Ero in guerra ma non lo sapevo” è il libro scritto da Alberto Torregiani e Stefano Rabozzi.
E’ la storia di un periodo duro e buio del nostro Paese quella che fa Alberto, figlio del gioielliere ucciso il 16 febbraio 1979 dai Pac, i Proletari armati per il comunismo, la formazione clandestina alla quale apparteneva Cesare Battisti. Riconosciuto colpevole dai tribunali italiani, era fuggito in Brasile come rifugiato politico.
Nato a Novara il 19 febbraio 1964, Torregiani non ha avuto certamente una vita facile. Adottato assieme alla sorella dalla famiglia dell’orefice milanese, Alberto dall’età di quindici anni è costretto sulla sedia a rotelle dopo essere rimasto coinvolto nella sparatoria che ha portato alla morte del padre Pierluigi. Maggiorenne, ha ripreso gli studi conseguendo il dottorato di informatica presso l’Ibm Italia a Milano.
A trent’anni da quel giorno maledetto, attraverso il libro ha trovato la forza di raccontarsi. Da anni è tornato a vivere a Novara dove lavora presso l’amministrazione comunale. Pierluigi Torregiani, credeva nella pubblicità e per far conoscere il suo negozio presentava i suoi preziosi su alcune tv private. Nella notte tra il 22 e il 23 gennaio 1979 uscito dagli studi televisivi si reca con familiari e amici in pizzeria. Erano gli anni di piombo e Pierluigi Torregiani girava armato, poiché portava con sé i valori che mostrava in tv.
Nel locale entrano dei rapinatori armati, Torregiani minacciato reagisce. C’è una sparatoria con morti e feriti. Alcuni quotidiani del giorno dopo titolano “sceriffo in borghese”, “giustiziere a Milano”. Lui però spiega “Volevo solo difendermi!” La sua condanna a morte però è già scattata. Pierluigi Torregiani inizia a ricevere minacce telefoniche. Gli aggressori fanno parte dei P.A.C. (Proletari armati per il comunismo), la tentata rapina si inquadra nelle azioni di esproprio proletario della lotta armata.
L’esecuzione avviene il 16 febbraio 1979 : il commando, dopo aver deviato la scorta con una falsa segnalazione, si apposta davanti all’oreficeria. Ancora una volta Pierluigi Torregiani reagisce ma nel conflitto a fuoco muore e Alberto viene gravemente ferito. Negli atti del processo nella deposizione di uno degli imputati, si legge che l’operazione era stata eseguita “perché il Torregiani, facendo il poliziotto, si era opposto all’azione di riappropriazione della ricchezza da parte del proletariato”.
Nello stesso giorno, per lo stesso motivo, muore per mano dei P.A.C. a Mestre il commerciante Lino Sabbadin. Da allora Alberto Torregiani è paralizzato e costretto all’uso della carrozzina. E’ tornato a vivere a Novara dopo lunghi anni di cure e tentativi di riabilitazione.
Nel suo libro non c’è odio, solo l’intensa emozione dell’esperienza vissuta. Al suo dolore muto si è aggiunto lo sgomento, quando il ministro brasiliano della giustizia Tarso Genro ha motivato la decisione di non concedere l’estradizione a Battisti, basando questa decisione sul fondato timore di persecuzione del Battisti per le sue idee politiche, ed esprimendo dubbi sulla regolarità del procedimento giudiziario nei suoi confronti. “Caro Battisti – scrive Torregiani -, leggi qui come hai ucciso mio padre e mi hai costretto a vivere su una sedia a rotelle”.
“Avere Alberto Torregiani all’Officina delle Idee vuole essere un forte segnale di attenzione di questa amministrazione su un fatto che deve toccare ognuno di noi -spiega il sindaco Fabrizio Bertot-. In Italia Cesare Battisti è stato condannato come responsabile di quattro omicidi: tre come concorrente nell’esecuzione, uno co-ideato ed eseguito da altri.”
BOLDRINI, SALVINI NON FA NULLA E SCAPPA DAVANTI A LA MIA RICHIESTA DI UN FACCIA A FACCIA
L'ex Presidente della Camera: "Per i luoghi di spaccio come quello in cui è morta la povera Desirée cosa ha fatto? Niente!".
Laura Boldrini e Matteo Salvini
Questa mattina, nel corso della trasmissione Circo Massimo condotta dal direttore di Radio Capital Massimo Giannini, è intervenuta l'ex Presidente della Camera Laura Boldrini, alla quale è stato chiesto, prima di tutto, se è d'accordo con il fatto che grazie alla politica dei porti chiusi l'Europa comincia ad accogliere a sua volta. Boldrini si è detta assolutamente in disaccordo con questa affermazione e poi ha aggiunto:
"Da quando Salvini è ministro dell'Interno si occupa solo di migranti, come se in Italia non ci fossero altri problemi di sicurezza. Ieri il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho ha detto che la mafia è dilagante in Italia e mancano le forze dell'ordine. Che fa Salvini per questo? Negli stadi si continua a morire. Come la vuole risolvere? Tutti i problemi rimossi. San Lorenzo, Roma, la povera Desirée, uccisa là. In queste zone degradate dove c'è lo spaccio, doveva mandare mezzi, ruspe, che cosa ha fatto? Niente. Nulla, zero. I veri problemi di sicurezza vengono completamente rimossi dall'agenda del ministro dell'Interno, che si occupa solo di migranti, di 49 oggi, di 50 domani, e così pensa di risolvere uno dei problemi più importanti, più determinanti del nostro tempo, che sono i flussi migratori"
Nello specifico, sulla gestione dei migranti a livello europeo, Boldrini ha detto:
"Io penso che non è vero che gli altri Paesi si stanno muovendo, perché mentre prima, a livello europeo, e parlo di istituzioni europee, la ricollocazione dei migranti era un meccanismo obbligatorio e aveva tanti limiti, ma almeno era obbligatorio e gli Stati erano tenuti a ottemperare perché poi ne dovevano rispondere anche a livello di stanziamenti, adesso Conte ha accettato la volontarietà del ricollocamento di questi migranti, quindi ha indebolito il sistema, così come la riforma di Dublino, che ci avrebbe tolto l'onore di essere il primo Paese di approdo quello che deve vagliare la domanda d'asilo, è bloccata dai Paesi amici di Salvini, come la Polonia o l'Ungheria, non ne hanno voluto sapere, ma neanche l'Italia, perché Lega e M5S non l'hanno votata al Parlamento europeo, questo significa che non si cerca una soluzione, perché la soluzione evita poi di poter sfruttare il tema. Salvini senza i migranti cosa fa? Come fa ad affermare di esistere? Visto che su tutti gli altri ambiti di sicurezza non fa nulla"
Laura Boldrini chiede faccia a faccia a Matteo Salvini di togliere i commenti offensivi rivolti a delle minorenni che lo avevano contestato. Il ministro scappa
Salvini dice: "Io prima ho 5 milioni di italiani poveri, finché non li avrò sfamati tutti non potrò pensare ai migranti". Boldrini commenta così questa affermazione:
"Questo è il modo più becero di affrontare la faccenda, perché i 5 milioni di italiani bisognosi devono essere sicuramente una priorità del governo, credo che sia giusto e doveroso dare a queste persone i mezzi per una vita dignitosa. Questo, però, non è da mettere in contrapposizione con gli obblighi del nostro ordinamento e quelli internazionali verso chi chiede asilo, perché la nostra Costituzione, all'articolo 10, parla del diritto d'asilo, allora la Costituzione non può piacerci in un articolo e non in un altro e aggiustarcela all'occorrenza. Le due cose non vanno contrapposte perché così si crea un conflitto sociale"
Sea Watch, il dossier del PM Zuccaro parla chiaro: ma quale Ong, questi sono trafficanti!
La Procura di Catania guidata da Carmelo Zuccaro ha avviato un’indagine dopo lo sbarco dei 47 immigrati dalla nave Sea Watch con l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata all’agevolazione dell’immigrazione clandestina.
Il fascicolo aperto a Catania è a carico di ignoti. Il lavoro dei magistrati ora si sta concentrando per “individuare da una parte i trafficanti libici che hanno organizzato la partenza dei migranti dalla costa libica, dall’altra gli scafisti che hanno condotto il gommone poi soccorso dalla Sea watch 3”. I magistrati vogliono anche “accertare infine la liceità della condotta tenuta dai responsabili di quest’ultima motonave”. Gli inquirenti puntano soprattutto su “alcuni aspetti critici ritenuti meritevoli di approfondimento, costituiti da un lato dalla scelta della motonave di non dirigersi verso le coste tunisine, come fatto da alcuni pescherecci che in condizioni di mare critiche si erano rifugiati presso quelle coste, dall’altro dalle dichiarazioni rese dal comandante della motonave e dal coordinatore del team della stessa Sea Warch che si occupa della ricerca e dei recuperi in mare, circa il non funzionamento del motore e la mancanza di una persona che fosse alla guida del gommone”.
Dichiarazioni che, come fanno sapere dalla Procura di Catania “appaiono contraddette da quelle rese da alcuni migranti che hanno invece asserito che il motore del gommone era funzionante al momento del soccorso e che il natante era guidato da uno di loro”. Già ieri il Procuratore Carmelo Zuccaro aveva chiesto al collega di Siracusa, Fabio Scavone, la trasmissione delle carte sullo sbarco.
Sea Watch 3 inadatta al soccorso “Dagli accertamenti della Guardia costiera sono emersi dati significativi sull’inidoneità tecnico strutturale della Sea Watch a effettuare un’attività sistematica di soccorso in mare dei migranti”. Lo afferma il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, sull’attività in mare dell’Ong. “Nel registro nautico olandese la motonave – spiega il magistrato è registrata come natante da diporto e di esso presenta tutte le caratteristiche, con tutto ciò che ne consegue in termini di inidoneità ad ospitare – per una traversata in alto mare che presenta innegabili profili di rischio per le condizioni meteo marine che possono frequentemente verificarsi – un numero di passeggeri ben più elevato di quello per il cui trasporto è stata concepita”.
Le autorità olandesi, come risulta dal carteggio acquisito agli atti dell’inchiesta aperta dalla Procura di Catania, hanno “acquisito consapevolezza in ordine alla necessità di introdurre nella loro legislazione dei requisiti ulteriori rispetto a quelli previsti per le imbarcazioni da diporto nel caso di natanti che intendono svolgere in mare un’attività sistematica di soccorso dei migranti e hanno provveduto a modificare la loro normativa, che però – spiega il magistrato – non è ancora applicabile ai natanti già registrati”. “Tale problematica – sottolinea il procuratore Zuccaro – presenta però dei profili generali di sicurezza per la navigazione che sembrano suscettibili di particolare attenzione da parte di tutti i Paesi che sono coinvolti a vario titolo nelle attività svolte in mare dalle Ong”.
Sea Watch, i dubbi sulla rotta verso l’Italia Dal giorno del trasbordo dei migranti sulla Sea Watch 3, avvenuto il 19 gennaio scorso, fino alle 12,20 del 21 gennaio, “la motonave è rimasta all’interno dell’Area sar libica in attesa di ricevere risposta alle proprie richieste di indicazione del porto sicuro rivolte alle stesse autorità libiche a Malta e all’Italia”. è quanto accertato dalla Procura di Catania che indaga sullo sbarco dei 47 migranti dalla Sea Watch. “Con la prima Autorità le comunicazioni si sono interrotte perché i libici mostravano di non comprendere la lingua inglese, mentre quelle italiane e maltesi avevano rappresentato la loro non competenza ad agire secondo le norme delle convenzioni internazionali – fanno sapere dalla Procura – Durante questi due giorni le condizioni del mare si erano mantenute buone”.
“Dalle 12,20 del 21 gennaio la motonave aveva effettuato un cambio di rotta verso Nord in direzione del Canale di Sicilia in condizioni meteomarine che non presentavano alcuna situazione di pericolo per la motonave e dalle ore 1 del 22 gennaio la navigazione era proseguita verso le coste di Lampedusa a seguito di convocazione da parte della Procura”. La nave dell’ong è poi rimasta in quell’area fino alle 13 del 23 gennaio, “perché successivamente l’imminente e previsto peggioramento delle condizioni meteomarine in zona induceva il Comandante a procedere verso le coste orientali della Sicilia piuttosto che dirigersi verso le coste tunisine, benché più vicine in termini di distanza”, come dicono i magistrati.
“Tale decisione è apparsa giustificata agli investigatori perché la rotta tunisina avrebbe costretto la nave a muoversi ‘in direzione della perturbazione meteo in arrivò. Da quanto detto emerge che le condizioni meteo marine avverse si sono presentate quando ormai la motonave si trovava in posizione tale da rendere più sicura la rotta verso la Sicilia orientale e che invece la scelta del 21 gennaio di dirigersi verso Nord in direzione del Canale di Sicilia, allontanandosi dalle coste tunisine, non era dettata da alcuna situazione di pericolo. Secondo i testi della motonave escussi tale opzione era dovuta al fatto che in precedenti esperienze le Autorità tunisine non avevano consentito a quella ONG neanche di approdare presso i loro porti per fare rifornimento”.
“La veridicità di tale dichiarazione sembra trovare conforto nelle dichiarazioni rese dal responsabile di MRCC olandese, contattato dai colleghi italiani, che ha asserito di avere – di propria iniziativa e senza informare il comandante della motonave – richiesto alle autorità tunisine di consentire l’approdo nei loro porti del natante, senza riceverne alcuna risposta. Tale circostanza è invero sintomatica della linea di condotta che le Autorità tunisine hanno deciso di adottare nei confronti delle Ong”. con fonte https://www.liberoquotidiano
Librandi (PD) Asfaltato da Rinaldi: ‘Renzi in Europa ha ottenuto risultati. Rinaldi: ride, lei fa divertire ‘Ha mangiato pesante ieri sera?’
Librandi (PD): ‘Renzi in Europa ha ottenuto risultati. Rinaldi: ride, lei fa divertire ‘Ha mangiato pesante ieri sera?’
Battibecco tra Gianfranco Librandi e Antonio Maria Rinaldi sull’azione politica di Renzi nei confronti dell’Europa
Sea Watch, i migranti ostaggio di Salvini? Le foto smontano le balle buoniste di Ong e sinistra anti-italiana
Ci sono i cellulari, i sorrisi, gli smartphone. A bordo della Sea Watch i 47 migranti sono rimasti per diversi giorni mentre la sinistra e i buonisti urlavano alle condizioni “disumane” cui erano costretti dal governo, soprattutto i minori a bordo.
“I naufraghi sono ostaggio del governo e della sua barbara propaganda”, scriveva l’Ong su Twitter. Ora sono sbarcati e hanno fatto festa prima di toccare terra a Catania. Solo uno o due di loro rimarranno in Italia mentre gli altri dovrebbero prendere la via di altri Stati Ue. Ma intanto la polemica non si ferma e c’è chi fa notare che i “disperati” della Ong non sembrano essere necessariamente né “poveri” né “minorenni”.
Nelle immagini che in queste ore stanno circolando in Rete (e non solo), si notano immigrati scattarsi fotografie con smartophone di ultima generazione. Anche nei giorni scorsi il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, aveva pubblicato un video per “smascherare” la propaganda delle Ong. “I tigì e la sinistra ci raccontano di mare in tempesta, di un freddo cane e di bambini a bordo… – diceva il leader della Lega – Come no, guardate voi!!! Io vedo uomini a torso nudo, mare calmo, cuffie e telefonini… Non cambio idea: in Italia si arriva rispettando le regole, altrimenti Stop”. Altro discorso quello dei minorenni.
Per giorni si è parlato della necessità di far sbarcare immediatamente i migranti a fronte della presenza di minori a bordo. Notizia su cui in tanti, non solo tra la gente comune, hanno avuto dei dubbi: dalle fotografie, fanno notare sui social, non appaiono molti bambini. E infatti anche il procuratore di Siracusa ha detto che “l’a gran parte dei minorenni ha un’età dubbia. È riportato solo l’anno di nascita, il 2002. O il primo gennaio 2002”.
E ancora: “Solo uno dichiara di avere 15 anni, tutti gli altri asseriscono di essere nati nel 2002 o in età prossima ai 17 anni”. E le foto, in effetti, non lasciano molto spazio all’immaginazione.
Chi c'è dietro le Ong? Siamo andati a vedere ed abbiamo scoperto che...
Chi c'è dietro le Ong che in questi giorni fanno così tanto parlare di sé? La più grande e fra le più meritevoli è Medici Senza Frontiere, non a caso giustamente definita "un gigante del salvataggio". Associazione altamente meritoria, che per ironia della sorte vede tra i suoi fondatori il medico francese Bernard Kouchner (poi allontanato).
Vale a dire il politico che nel 2007 fu nominato ministro degli Affari Esteri da Nicolas Sarkozy, ovvero di quel governo che poi bombardò Muhammad Gheddafi e che ha trasformato la Libia nel porto senza regole da cui oggi partono i barconi carichi di immigrati.
Giustizia poetica, si dice in questi casi. Per tacer del fatto che tra i suoi generosi fondatori vi sia quella Open Society Foundation di George Soros, il magnate ungherese alfiere delle frontiere aperte. Lavorare per lui conviene. Marine Buissonnière, per 12 anni dipendente Msf, diventò direttrice del programma per la Sanità pubblica di Soros, prima di tornare ad essere di nuovo consulente per le migrazioni della Ong.
Finanziata da Soros è anche Save The Children, mentre SOS Mediterranée, Ong italo-franco-tedesca voluta dall’ex ammiraglio Klaus Vogel, ha tra i soci fondatori compare il Cospe, una Onlus italiana dedita all'immigrazione e che (oltre a fondi pubblici) ha ricevuto 46mila euro dalla solita Open Society di Soros.
Il caso più curioso è però quello della Migrant Offshore Aid Station, associazione maltese fondata nel 2013 da due imprenditori italo-americani, Christopher e Regina Catambrone, diventati milionari grazie alla Tangiers Group, agenzia assicurativa specializzata in “assistenza nelle emergenze e servizi di intelligence”. Tra i vari (e ricchi) partner, ha ricevuto 500mila euro da Avaaz.org, cioè la società riconducibile a Moveon.org, che a sua volta fa capo all'onnipresente George Soros.
Christopher appare tra i finanziatori (416mila dollari) di Hillary Clinton durante l’ultima catastrofica campagna elettorale; è amico di Robert Young Pelton, proprietario di un’azienda (Dpx) che vende coltelli da guerra in Afghanista, Somalia, Iraq e Birmania e di Ian Ruggier, l'ex ufficiale maltese famoso per aver represso con la violenza le proteste dei migranti ospitati sull’isola. Insomma, parrebbe che per qualcuno salvare i migranti in mare sia un modo per pulirsi la coscienza...
venerdì 1 febbraio 2019
Bergoglio la spara grossa: “Gli Emirati Arabi modello di convivenza e fratellanza”. Di sharia e pena di morte (video)
Stavolta Bergoglio la spara proprio grossa.
Nel video messaggio in vista del suo viaggio negli Emirati Arabi Uniti dichiara: “Gli emirati sono un modello di convivenza, di fratellanza umana e d’ incontro tra diverse civiltà e culture”. Ma Amnesty International, che ogni tanto si occupa sul serio di diritti umani, non la pensa così. Secondo l’ultimo rapporto 2017/2018 nel Paese islamico dove vige la sharia, è ancora in vigore la pena di morte e la libertà di espressione, i diritti delle donne e di culto vengono calpestati quotidianamente. (Euronews) – Dal 3 al 5 febbraio Papa Francesco è negli Emirati Arabi Uniti, un viaggio storico.
E’ la prima volta che un papa atterra ad Abu Dhabi una delle “petromonarchie” più ricche della penisola arabica. Il videomessaggio del Papa «Sono felice di poter visitare, tra pochi giorni, il vostro Paese, terra che cerca di essere un modello di convivenza, di fratellanza umana e d’ incontro tra diverse civiltà e culture, dove molti trovano un posto sicuro per lavorare e vivere liberamente, nel rispetto delle diversità», ha detto il Pontefice in un videomessaggio rivolto agli Emirati.
Il Pontefice ha ringraziato Mohammad bin Nayef, cioè il fratello del sovrano, più giovane di lui di tredici anni che sarebbe il vero artefice dell’invito rivolto a Francesco. Tolleranza e Sharia
Da anni si parla della tolleranza religiosa molto più accentuata qui che altrove nella penisola arabica. Tuttavia gli Emirati sono uno stato in cui la religione regola ancora le norme principali dell’ordinamento, anche qui è in vigore la Sharia, ossia la legge islamica posta alla base della giurisprudenza locale.
giovedì 31 gennaio 2019
“Bocciati perchè ci insultano” all’alcoolizzato di Bruxelles è scappata la verità sulla manovra. Questa la serietà dei burattini della massoneria mondiale
Jean-Claude Juncker torna all’attacco dell’Italia dopo la bocciatura della manovra gialloverde da parte di Bruxelles.
Il presidente della Commissione europea (per l’ennesima volta) ci va giù pesante con i politici italiani. Jean-Claude Juncker, infatti, intervistato dai due quotidiani austriaci Der Standard e Kurier spara a zero su Luigi Di Maio e Matteo Salvini: “Il fatto che due vicepremier ministri italiani usino un linguaggio sboccato sull’Unione europea come istituzione nella struttura generale del continente va guardato con molta attenzione”.
Parole piuttosto forte quelle di Juncker. Ma il presidente della Commissione europea non si ferma qui. E interpellato dai giornalisti sulle parole di Matteo Salvini nei suoi riguardi, Juncker minimizza: “Non le ho sentite, le ho lette adesso. Al limite, potrei ignorarle”.
E dopo gli attacchi a Matteo Salvini e Luigi Di Maio, Juncker passa a commentare la situazione economica italiana: “L’Italia non è la Grecia”, ma “è in una posizione difficile. Se dicessi che esiste il pericolo di una seconda Grecia, gli italiani saranno di nuovo turbati. Inoltre, non paragono l’Italia con la Grecia, nonostante l’elevato livello del debito e nonostante un deficit di bilancio eccessivo”. Mezze parole, quelle di Juncker che poi abbassa i toni sul dialogo: “Ora dobbiamo parlare con gli italiani in una nobile competizione di idee.
L’Italia è in una posizione difficile. Ho detto a Friburgo che l’euro era in pericolo se tutti avessero richiesto regole speciali in modo tale da non rispettare gli accordi precedenti nel contesto del coordinamento delle politiche economiche e di bilancio. Non ho confrontato l’Italia con la Grecia. Ho dovuto risolvere quella crisi insieme ad alcuni altri. Non ho voglia di ricominciare da capo”.
Diciotti, Dagospia: la lettera di Matteo Salvini scritta da Giulia Bongiorno, il sospetto della ministra
Non ci sarebbe Carlo Nordio, ma Giulia Bongiorno dietro alla svolta di Matteo Salvini, svolta segnata dalla lettera al Corriere della Sera in cui il vicepremier della Lega afferma che non deve essere processato e che dunque l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti richiesta dal tribunale dei ministri di Catania non deve essere accolta.
La bomba la sgancia Daospia, che ricorda come l'avvocato Bongiorno, "che ben conosce l'ambiente dei magistrati, sa che vogliono farla pagare" a Salvini. E ancora: "La sentenza sui 49 milioni della Lega, le indagini sui fondi all'estero, le piste sui rapporti con la Russia: i filoni sono tanti ma finora nessuno ha davvero attecchito".
Ma in questo caso, secondo Dago, sarebbe diverso: "Se tre giudici chiedono l'imputazione coatta dopo che un pm (Zuccaro) ha chiesto l'archiviazione, vuol dire che hanno in mano qualcosa di giuridicamente solido", spiega l'articolo. E quel qualcosa di solido potrebbe stare nel fatto che la Diciotti era una nave della Guardia di Finanza, mentre la Sea Watch è una nave battente bandiera olandese si una Ong tedesca.
Le argomentazioni giuridiche che in questi giorni Salvini usa contro l'Olanda potrebbero non reggere, dunque, nel caso della Diciotti. Insomma, la possibilità che Salvini rischi qualcosa in quel processo esistono. E se scattasse una condanna superiore ai cinque anni, come è noto, scatterebbe l'interdizione dai pubblici uffici.
Inoltre, la legge Severino aggiungerebbe la sospensione dalla carica fino a 18 mesi, nonché l'ineleggibilità per chi ha condanne definitive superiori ai due anni. Queste le ragioni che, secondo Dagospia, avrebbero spinto la Bongiorno ad inserirsi nella vicenda e, soprattutto, a scrivere la lettera al Corriere della Sera, poi firmata da Salvini.
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