venerdì 3 luglio 2020

Migranti, stavolta la Guardia Costiera italiana si ribella: “La Ocean Viking vada in Francia o in Norvegia”



Di Fausto Biloslavo – Sbarchi autonomi continui, migranti portati in Italia dalle navi Ong e positivi al virus in aumento sono i segnali di allarme dell’ondata che rischia di investire il nostro Paese durante l’estate. E sta scoppiando la «bomba», anche diplomatica, di Ocean Viking, la nave della Ong con sede a Marsiglia, Sos Mediterranee, con 180 migranti a bordo fra Malta e Linosa.

La Guardia costiera ha inviato una richiesta di Pos, «luogo sicuro di sbarco», alla Francia e pure alla Norvegia, stato di bandiera della nave. Le coste francesi sono troppo lontane? Ai cugini d’Oltralpe è stato fatto presente che Ocean Viking è andata spesso a Taranto percorrendo una rotta equidistante a quella che la separa dalla Corsica.

Ocean Viking ciondola fra Malta e Linosa dopo aver chiesto per la quinta volta all’Italia un porto di attracco per i 180 a bordo. Nella notte di martedì hanno imbarcato gli ultimi 16 grazie alla solita segnalazione di Seabird. Tutti i soccorsi sono avvenuti in acque di competenza maltese, la nave batte bandiera norvegese e il quartier generale della Ong, che l’ha mesa in mare, si trova a Marsiglia.

Non si capisce perché i migranti a bordo dovrebbero venire sbarcati in Italia. I dati del Viminale sono impietosi sul numero totale degli arrivi da gennaio. Al 1° luglio sono stati registrati 6.995 migranti, quasi tre volte tanto rispetto ai 2.784 di tutto il 2019.

Jesolo, spacciatore tunisino molesta un gruppo di giovani: loro lo pestano brutalmente, è in fin di vita (Video)



Da Il Gazzettino – JESOLO – Pestato a sangue, ora rischia la vita: episodio di inaudita violenza, quello capitato la notte scorsa a Jesolo ai danni di un tunisino che è residente a Padova. Teatro della rissa la zona nelle vicinanze di piazza Milano, all’esterno di un locale che abitualmente tiene aperto fino a tardi. A terra è rimasto un 38enne che le forze dell’ordine già conoscono, avendo vari precedenti penali, anche per spaccio. Il fatto è avvenuto verso le 3 di notte.

I carabinieri stanno visionando un video girato da un passante che ha ripreso il pestaggio. Pare che l’uomo, in stato di ebbrezza, abbia iniziato a infastidire a un gruppetto di giovani che si trovavano all’esterno di un locale. Prima qualche parola di troppo, poi ci sarebbero state le urla indirizzate al gruppetto, quindi gli insulti, forse anche sputi. Avrebbe, quindi, rovesciato dei cassonetti, arrivando anche a mandare in frantumi lo specchietto della propria auto. Un atteggiamento che sarebbe andato avanti per oltre un’ora: c’è chi ha ritenuto di chiamare i carabinieri, proprio intuendo che la situazione potesse degenerare. Come in effetti è poi avvenuto, con il “carnefice” che è divenuto vittima.

Tre, forse quattro persone, si sono alzate, si sono dirette verso l’uomo ed hanno iniziato a picchiarlo selvaggiamente con calci e pugni. Tutto di fronte ad altre persone, una delle quali avrebbe anche registrato un video, che sarebbe stato poi visionato dalle forze dell’ordine. Quando è arrivata la pattuglia dei carabinieri, il gruppetto si era ormai dileguato. Il tunisino era a terra, esanime.

giovedì 2 luglio 2020

Osa segnalare la mancanza di mascherine: carabiniere denunciato e trasferito. Tweet di fuoco di Capitano Ultimo



di Gianluca Corrente – Il tweet di Capitano Ultimo è durissimo. La vicenda del carabiniere denunciato per aver osato segnalare l’assenza di mascherine in pieno lockdown è inaccettabile. Va ogni oltre ogni livello. «Ministro, riporti la Costituzione nella caserme», scrive.
Capitano Ultimo, l’affondo
«Liberi i carabinieri dalla tirannide», aggiunge Capitano Ultimo. Parole forti, che evidenziano le ingiustizie che subiscono gli uomini in divisa, La vicenda ha preso il via in piena “fase 1”, nel momento della quarantena. Proprio quando tutti gli italiani dovevano stare chiusi in casa. Circolavano le forze dell’ordine per garantire il rispetto del decreto. E lo facevano con tutti i rischi connessi al contagio.
La lettera dell’appuntato
Proprio per questo motivo, un appuntato aveva scritto una lettera che poi aveva iniziato a girare sui gruppi WhatsApp dei militari. «Duole constatare che i militari in forza alla Compagnia Speciale di Palermo, impegnati giornalmente nei diversi servizi d’istituto, non vengano dotati delle minime protezioni contro i pericoli da contagio del Covid-19».
«Dobbiamo operare in sicurezza»
Il carabiniere si diceva consapevole delle «gravi difficoltà» nel reperire in tutta Italia dispositivi di protezione individuale. Ma «non è tollerabile che circa 90 uomini, spesso padri di famiglia, vengano esposti a rischi elevati durante l’espletamento del proprio servizio». Perciò aveva chiesto che ogni militare fosse posto nella condizioni di operare in sicurezza.
Capitano Ultimo posta l’articolo
Nel suo tweet, Capitano Ultimo ha postato un articolo dell’Espresso. «La risposta», si legge, «arriva a stretto giro, i primi giorni di aprile. E non è stata quella che il carabiniere si auspicava». Infatti non gli hanno scritto che mascherine e dpi sarebbero arrivati presto. Ha scoperto invece che l’avevano denunciato per diffamazione. Il motivo? Il contenuto della lettera. Con trasferimento d’ufficio. I giudici avevano favorito un concordato: il carabiniere aveva avuto la possibilità di scegliere lui ·una destinazione di suo gradimento».

Lamorgese senza vergogna: 1 milione di euro per accogliere 164 clandestini. Ma è boom di italiani alla Caritas



Da Agrigento Notizie – Accoglienza dei migranti, “giro” da oltre un milione di euro per 6 mesi. Un “giro” di un milione e passa di euro – per sei mesi – per ospitare 164 migranti, di cui 10 minorenni. Nelle ultime ore, il Comune di Agrigento ha deliberato – con provvedimenti di Giunta – la proroga dei servizi per l’accoglienza, assistenza e integrazione. Servizi che vengono finanziariamente “coperti” con i fondi che arrivano direttamente da Roma.

Prorogata – con delibera di giunta comunale – l’accoglienza, per complessivi 154 posti, di migranti adulti richiedenti o titolari di protezione internazionale. Si tratta del progetto di accoglienza “Sipromi Agrigento”, a valere sul fondo nazionale per le Politiche e i Servizi dell’asilo, per il triennio 2020 – 2022. E il ministero dell’Interno ha assegnato al Comune il finanziamento complessivo di 991.713,51 euro fino al 31 dicembre.

Fino alla fine dell’anno, per garantire l’accoglienza di 10 minori stranieri non accompagnati, il ministero dell’Interno – dipartimento centrale de Servizi civili per l’immigrazione e l’asilo ha stanziato 141.232,50 euro. E dal Comune – dalla Giunta – è arrivato l’ok alla proroga del servizio.

L’Esecutivo di palazzo dei Giganti ha deliberato, infine, di aumentare di 10 posti la possibilità d’accoglienza per minori stranieri non accompagnati (Msna) sempre per il progetto “Siproimi” (ex Sprar). A richiedere l’ampliamento dei posti disponibili, in questo caso, è stato l’assessore comunale Gerlando Riolo. La Giunta ha dato mandato di aderire ad eventuali comunicazioni per la presentazione di richieste di ampliamento della capacità di accoglienza per il progetto Msa.

Mentre lo Stato usa i soldi degli italiani per arricchire gli affaristi della accoglienza, è boom di italiani che si rivolgono alla Caritas:

Si allunga la lista dei nuovi poveri Italia e delle oltre 450mila persone che hanno chiesto aiuto alla Caritas nei tre mesi più difficili della pandemia, da marzo a maggio, il 34% sono “nuovi poveri”, persone che mai nella loro vita avevano dovuto chiedere un pacco alimentare o un aiuto per pagare le bollette. E se nei giorni del lockdown era la richiesta di cibo ad aver subito una impennata senza precedenti, ora le domande di aiuto riguardano la perdita del lavoro, la difficoltà a pagare l’affitto, ma anche disturbi di salute e psicologici per il fatto di trovarsi in una situazione così drammatica e inattesa.

L’Ong di Luca Casarini sbarca altri 8 migranti positivi al coronavirus: è un attentato alla salute degli italiani



L’Ong di Luca Casarini mette a rischio la salute dei cittadini italiani. Nello Musumeci: Dei 43 immigrati sbarcati ieri ad Augusta, 8 sono risultati positivi al coronavirus. Si trovano a Noto e non su una nave in rada come aveva chiesto il governo siciliano. Ma lo Stato dice che la nave costa troppo. E quindi si possono alloggiare a Noto, dove già si trovano.

Avete capito bene: a Noto, perla del nostro turismo. Il nostro sistema sanitario ha provveduto a effettuare i tamponi e ha posto in isolamento i positivi, dividendoli dagli altri. Ma permangono due grandi domande: perché la quarantena sulla terra ferma? Perché nessuno ci informa sulle condizioni reali dei campi in Libia? Sono domande alle quali Roma ha il dovere di rispondere. Verificherò a questo punto se non sia il caso di ordinare la zona rossa attorno alla struttura che ospita gli immigrati.


mercoledì 1 luglio 2020

Dal 31 gennaio a oggi sbarcati 5456 clandestini. L’incapace Lamorgese in ginocchio dall’Ue chiede solidarietà



(Askanews) – Dal 31 gennaio, poco primo del lockdown, ad oggi, in Italia sono sbarcate 5456 persone, ha detto la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, in audizione al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, in merito alle politiche su immigrazione, asilo ed Europol, anche a fronte dell’emergenza sanitaria da Covid-19. 163 gli sbarchi registrati, 140 su barchini autonomi.

Migranti provenienti soprattutto da Tunisia, poi da Bangladesh, Costa d’Avorio, Sudan, Algeria e Marocco.Sulla gestione dell’accoglienza durante la pandemia la ministra ha chiarito che sono state applicate tutte le misure per il contenimento del virus, con una prima assistenza sanitaria presso gli hotspot di Lampedusa, Pozzallo, Taranto e Messina, poi con l’accoglienza presso i centri di primo livello in tutta Italia.

“Al 16 giugno risultano attive 10 strutture di prima accoglienza e 4963 strutture di accoglienza temporanea con 62613 persone. Si registra una diminuzione rispetto al 2019 sia per strutture, -33%, che per numero di migranti, -26% di presenze”.Sulle misure di sicurezza Lamorgese ha voluto rassicurare: “Per tutti i migranti, fin da febbraio, è stata disposta la misura della quarantena di 14 giorni e l’isolamento per tutti coloro che arrivavano sul territorio, non solo per gli arrivi via mare ma anche terrestri. Solo al termine del periodo di isolamento e sempre dove non fossero emersi casi di positività, i migranti sono stati trasferiti in altre strutture di accoglienza”.

Aggiungendo che anche tutte le persone ospitate sulla nave-quarantena, la Moby Zazà, il cui contratto d’affitto è stato prorogato fino a 13 luglio, sono state sottoposte alle procedure di isolamento protetto.

Lamorgese ha più volte sottolineato la necessità di nuove regole europee per i migranti, per arrivare a un meccanismo di ricollocamento obbligatorio tra tutti i 27 paesi membri. Già dall’accordo di Malta del settembre 2019 i trasferimenti hanno avuto un incremento superiore all’86%, ha detto, e bisogna continuare in questa direzione. “Sono convinta che il futuro dell’Ue passa anche da una gestione solidale e unitaria dei flussi migratori, assicuro il mio impegno massimo anche nei confronti degli altri paesi affinché questo concetto d’Europa e della solidarietà diventi comune”.

Madame Furto ha fatto scuola: 5 ladre rom incinta braccano e derubano un’anziana. Sono già libere



Di Lorenza Mariani – Ormai lo sanno tutti, a partire dalle dirette interessate: le ladre rom in servizio effettivo e permanente sui mezzi pubblici della capitale. Possono derubare e depredare come più le aggrada: tanto, stante la legge vigente, essendo spesso le borseggiatrici in stato interessante, non possono scontare l’arresto. Al massimo, per loro scatta la denuncia a piede libero. Come beffardamente dimostrato negli anni dalla più celebre della serie di esperte mano leste, Lady Furto.
Roma, 5 ladre rom incinta in azione sul tram
E così, ricorrendo a un copione arci noto, 5 ladre rom a bordo di un tram in transito su via Marmorata, prima hanno individuato la loro preda. Poi hanno cominciato a braccarla. Quindi, decise a passare all’azione, l’hanno accerchiata. La povera signora, una donna anziana, non si è accorta subito di quanto le stava accadendo. Diversamente, però, la loro azione non è passata inosservata ai militari della stazione San Lorenzo in Lucina, guarda caso in servizio anti-borseggio. Ai quali non è sfuggita tutta la manovra di accerchiamento, e poi il furto del portafogli, compiuti ai danni della malcapitata passeggera scelta dalle borseggiatrici come vittima da depredare.
Beccate in flagrante, sono già a piede libero grazie alla gravidanza
Intervenuti immediatamente, i militari hanno bloccato le ladri rom ancora in azione. Sono, come riporta il sito di Roma Today in un servizio sul caso, «cinque giovani donne di età compresa tra i 19 e i 26 anni. Tutte in dolce attesa, provenienti da vari insediamenti della Capitale e della provincia». E tutte, guarda caso, determinate a compiere la loro missione a bordo del tram 3 in via Marmorata: sfilare a chi di dovere, portafogli con carte di credito e denaro sonante. Beccate in flagrante, però, alle 5 borseggiatrici in dolce attesa è toccato mollare il malloppo, restituito prontamente alla legittima proprietaria. Recuperata la refurtiva, dunque, è scattata la denuncia… a piede libero. Le 5 future mamme, infatti, ancora una volta l’hanno fatta franca, in virtù del loro stato di gravidanza. Leggi la notizia su Il Secolo D’Italia

La rabbia di Enzo Salvi: “L’immigrato ha lapidato il mio pappagallo e ora è già libero”, il racconto choc



Di Novella Toloni – Nuovi dettagli scioccanti emergono dalla drammatica aggressione subita da Enzo Salvi e dal suo pappagallo Fly, avvenuta lunedì 29 giugno in un terreno a Ostia Antica. L’attore se l’è cavata con tanto spavento e qualche contusione, ma a rimetterci è stato soprattutto il volatile, lapidato con una serie di sassi che gli hanno rotto il cranio, lasciandolo in fin di vita. Il 25enne del Mali, rintracciato dai carabinieri, si è difeso affermando di essersi impaurito nel sentire parlare il pappagallo ed è già tornato in libertà.

Una giustificazione inammissibile per Enzo Salvi, che sul suo profilo Instagram – poche ore fa – ha aggiornato i suoi fan su Instagram sulle condizioni del pappagallo, in miglioramento, ma sempre difficili. Non ha però risparmiato una nuova stoccata all’indirizzo del suo aggressore, tornato in libertà: “Non riesco a dimenticare quel SOGGETTO che lo prendeva a sassate …..e che adesso gira libero ….mentre Fly lotta per vivere. Purtroppo il reato per il maltrattamento di animali ha pene ridicole: qualche mese di carcere che non sarà mai scontata o di una multa che non sarà mai pagata. In uno stato civile non può un tale soggetto essere lasciato a piede libero e magari continuare a maltrattare altri animali o persone. Mentre il mio Fly sta soffrendo, lui va girovagando senza aver visto per un solo minuto il carcere. Servono pene più aspre e un maggiore controllo del territorio“.

Un episodio sconcertante che Enzo Salvi ha raccontato ai Lunatici di Rai Radio2, programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, fornendo ulteriori dettagli sull’accaduto: “Quando sono rimasto con il pappagallo in mano, urlando e piangendo come un disperato perché secondo me era morto, questa persona ha aggredito anche me, da dietro. Mi ha dato due calci sulla schiena. Poi ha dato due schiaffi anche all’amico che era con me e si è dileguato in aperta campagna. Siamo riusciti a fargli una foto, ho chiamato immediatamente i carabinieri“.

Salvi, che è vicepresidente di una associazione che insegna il volo libero ai pappagalli, ha spiegato le dinamiche dell’aggressione con dovizia di particolari: “Fly è un grande campione, ha una voglia di volare che fa venire i brividi. Dopo l’ultimo volo, è rientrato avvicinandosi a me e si è posizionato su un palo e ha iniziato a chiamarmi. Lui mi chiama “papà”, lo fa quando vuole avvertirmi che sta tornando da me“. A far scattare l’ira incontrollata del giovane immigrato sarebbero state proprio le parole pronunciate dal volatile, che stava richiamando l’attenzione del suo padrone. Rintracciato dai carabinieri – grazie alla descrizione e alla fotografia scattata dall’amico di Enzo Salvi – l’immigrato 25enne, è stato condotto in Caserma. Ai militari l’uomo si è giustificato dicendo di essersi spaventato nel sentire parlare dall’alto del palo. Denunciato a piede libero per maltrattamento di animali, lo straniero è già tornato in libertà. Un fatto che lascia attonito e ulteriormente sconvolto Salvi: “Inutile commentare, perché è veramente una cosa inaudita. Questo mi fa molto male. Speriamo venga fatta giustizia“.

Solidarietà e vicinanza a Enzo Salvi dal leader della Lega Matteo Salvini che dopo le orribili vicende degli ultimi giorni – prima il gatto arrostito a Livorno e poi la lapidazione del pappagallo a Roma – ha chiesto pene certe per chi maltratta gli animali. Salvini sui suoi profili social ha condiviso lo straziante video di Enzo Salvi, disperato dopo l’aggressione subita, dicendosi commosso e pronto a proporre in Parlamento pene più aspre: “Questo video mi ha commosso. Chi dimostra questo amore per gli animali non può che essere una bella persona. Forza Fly, forza Enzo. Il delinquente che ha usato tanta crudeltà verso quella bestiola indifesa dovrebbe essere in galera, non a piede libero. È evidente che bisogna inasprire le pene per chi fa del male agli animali, per me è una priorità, la Lega c’è”

Golpe giudiziario, il ricatto di Napolitano a Berlusconi: “Trattativa per la grazia in cambio del ritiro dalla politica”



La grazia a Silvio Berlusconi in cambio del ritiro definitivo dalla politica. La trattativa tra Giorgio Napolitano e il leader di Forza Italia nell’estate 2013, subito dopo la sentenza di condanna a 3 anni e 8 mesi per frode fiscale del Cav nel processo Mediaset Agrama è nota. Ma prende tutt’altra una luce dopo la pubblicazione dell’intercettazione in cui il giudice Amedeo Franco, relatore della corte, in quegli stessi giorni ammetteva con l’ex premier che la condanna era stata “pilotata dall’alto”, con tanto di “pressioni” sul presidente della Corte Antonio Esposito. “Uno schifo”, per usare le parole del magistrato morto nel 2019. Una bomba che travolge magistratura e Quirinale, visto che molti in quel “dall’alto” hanno inteso proprio il Colle.

 Augusto Minzolini ricostruisce sul Giornale come avvenne quella trattativa: “In un pomeriggio afoso, nella Roma agostana semideserta, la berlina presidenziale, con al seguito auto di scorta e corazzieri motociclisti, si fermò davanti al civico di via Bruno Buozzi ai Parioli, dove ha lo studio il noto penalista, Franco Coppi, che assisteva Berlusconi nel processo per frode fiscale”.

Fu Napolitano in persona, non un suo collaboratore o consigliere, a gestire la trattativa. “Salì al piano dello studio del principe del Foro” per trattare la resa del Cav, che all’epoca sosteneva il governo di Enrico Letta. “Ci fu una discussione in punta di diritto tra il presidente e il legale, addirittura fu esaminato anche il testo di una possibile richiesta di grazia”.

martedì 30 giugno 2020

Orrore in Germania, bimbi orfani affidati ai pedofili in nome della “liberazione sessuale” tanto cara alla sinistra



Di Alessandra Benignetti – L’indennità messa a disposizione dal Land di Berlino non basta. Troppo poco e troppo tardi secondo Marco, Sven e le altre vittime di abusi sessuali andati avanti per oltre 30 anni con il benestare delle istituzioni pubbliche. “Le nostre vite sono state rovinate“, dice Marco alla Deutsche Welle. È stato uno dei bimbi orfani e senza fissa dimora reclutati dal professore universitario e psicologo Helmut Kentler. A partire dal 1969 diede vita ad un esperimento per la “liberazione sessuale dei bambini”. È così che decine di bimbi e adolescenti di Berlino Ovest vennero affidati a pedofili con la complicità delle istituzioni.

Kentler stesso, secondo quanto emerge da uno studio dell’università di Hildesheim, pubblicato la scorsa settimana, si vantava di essere riuscito ad “ottenere il supporto del responsabile delle autorità locali”. I falsi genitori affidatari, secondo la stessa relazione, erano “uomini influenti appartenenti al mondo accademico, alle organizzazioni di ricerca e ad altri contesti legati al mondo dell’educazione“. Nessuno è stato mai arrestato né processato, compreso Kentler, morto nel 2008.

Le istituzioni del Land di Berlino hanno chiuso un occhio per oltre 30 anni. Anzi, i pedofili divenuti genitori adottivi dei bambini, nonostante alcuni di loro fossero già stati condannati per abusi sessuali, ricevevano anche le indennità statali. Dall’inchiesta dell’ateneo, che si basa sulle testimonianze di decine di vittime, è emersa una vera e propria “rete” che comprendeva anche l’ufficio statale per la tutela dei minori e il senato di Berlino, “in cui la pedofilia era accettata, supportata e difesa”.

Le radici delle teorie di Kentler affondano nello spirito del ‘68. Lo studioso voleva spingere la rivoluzione sessuale ad un livello ulteriore. Era convinto che “il contatto sessuale fra adulti e bambini fosse innocuo” e che i minori avessero il “diritto di esprimere la propria sessualità”. Oggi, scrivono i giornali tedeschi, “è chiaro che non fosse altro che un procacciatore di bambini per i pedofili”, ma all’epoca le sue idee facevano breccia in Germania.

Tanti, nel mondo accademico, lo consideravano un “visionario”, uno dei “più eminenti sessuologi tedeschi”. Scrisse libri, era spesso ospite in tv e sulle radio. Nel frattempo gli abusi iniziavano a diventare sistematici non solo all’interno della rete del “progetto Kentler”, ma anche in una delle scuole più progressiste della Germania Ovest: la Odenwald, in Assia, dove più di 900 studenti furono vittime di abusi sessuali dal ’66 all’89. Anche in questo caso era stato l’ufficio per la tutela dei minori a spedire i “ragazzi difficili” nei luoghi dove sarebbero stati vittime di abusi.

Le vittime iniziano a parlare qualche anno fa. Raccontano le loro storie ai ricercatori dell’università di Hildesheim, incaricati dal Senato di Berlino, che non hanno avuto difficoltà a ricostruire la rete degli orchi. Sandra Scheeres, senatrice del Land responsabile per il caso Kentler ha definito i crimini di quegli anni “semplicemente inimmaginabili”, scusandosi con le vittime a nome delle istituzioni. Oltre il danno, però, denuncia chi negli anni è stato sottoposto alle violenze più brutali, c’è anche la beffa.

I crimini sono stati prescritti e la maggior parte delle persone coinvolte sono morte. Un uomo sospettato di far parte della rete, l’ex capo di un ufficio per la tutela dei minori è ancora vivo. Ma contro di lui, accusa Marco, che quando è stato affidato ad uno dei pedofili aveva solo nove anni, non è stato fatto nulla. Neanche un processo. “Non vogliono che escano i nomi dei responsabili, vogliono difendere il sistema e hanno raggiunto il risultato”, denuncia la vittima, oggi quarantenne, alla Deutsche Welle. “È una cosa che non si supera mai veramente”, commenta Sven. Il suo genitore affidatario era Fritz H., che ha continuato a ricevere bimbi in affidamento fino al 2003. Gli furono portati in tutto dieci ragazzi, a partire dal ’73. Ora che sono diventati uomini vogliono giustizia.

Sbarchi, sul barcone un estremista islamico e 6 contrabbandieri di armi in rotta verso l’Italia. Fermati in tempo



(Agenzia Nova) – La Guardia costiera della Tunisia ha fermato ieri un peschereccio con a bordo 75 persone con un’età che varia dai 20 ai 52 anni, tutti tunisini provenienti da Sfax, Al Mahdia e Tunisi. Tra loro c’erano anche un estremista islamico salafita e sei persone già note alle forze dell’ordine per contrabbando di armi.

Secondo l’emittente radiofonica “Mosaique Fm”, le persone a bordo del peschereccio non hanno rispettato l’ordine di rientrare ed hanno tentato di aggredire gli uomini della Guardia costiera tunisina. In precedenza, le unità della Guardia costiera tunisina hanno bloccato un altro tentativo emigrazione illegale al largo di Mahdia, sulla costa nordorientale, e fermato 23 persone che cercavano di raggiungere via mare l’Italia.

Secondo l’agenzia di stampa tunisina “Tap”, gli agenti hanno anche arrestato il proprietario della barca e altre due persone che lavoravano come intermediari per favorire il traffico di migranti. In questa stessa operazione le autorità tunisine hanno inoltre sequestrato l’imbarcazione e una somma di denaro, probabilmente le quote versate agli scafisti dai 23 migranti, tutti di nazionalità tunisina, e provenienti da Al Hkaima e Sidi Bennour, rispettivamente nel governatorato di Mahdia e Monastir. Questi sviluppi avvengono dopo la tragedia dei migranti al largo delle isole Kerkennah che ha causato a inizio giugno oltre 50 morti, tra cui donne e bambini.

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