mercoledì 24 giugno 2020
Altro che portavoce, ecco lo stipendio della “badante” di Conte: Rocco Casalino si becca su 170mila euro all’anno
Quanto guadagna Rocco Casalino? La risposta alla fatidica domanda prova a darla Guglielmo Sano per Termometro politico, almeno “per quel che è dato sapere” visto che la cortina di riservatezza intorno al portavoce del premier è molto spessa. Di strada l’ex concorrente del Grande Fratello 1 ne ha fatta parecchia, visto che ora è più di un semplice addetto stampa istituzionale, ma quasi lo stratega di Giuseppe Conte.
Logico dunque che le sue prestazioni siano pagate adeguatamente: “In base ai compensi dei collaboratori resi noti da Palazzo Chigi – ricorda Termometro politico -, Casalino percepisce 169.556,86 euro all’anno“. Per precisione, allo stipendio base di 91.696,86 euro si aggiungono “59.500 euro di emolumenti accessori e 18.360 euro di indennità“. Il buon Rocco risulta dunque più pagato non solo di un parlamentare, ma pure di Conte. Gli scherzi del potere.
Quanto guadagna Rocco Casalino? La risposta alla fatidica domanda prova a darla Guglielmo Sano per Termometro politico, almeno “per quel che è dato sapere” visto che la cortina di riservatezza intorno al portavoce del premier è molto spessa. Di strada l’ex concorrente del Grande Fratello 1 ne ha fatta parecchia, visto che ora è più di un semplice addetto stampa istituzionale, ma quasi lo stratega di Giuseppe Conte.
Logico dunque che le sue prestazioni siano pagate adeguatamente: “In base ai compensi dei collaboratori resi noti da Palazzo Chigi – ricorda Termometro politico -, Casalino percepisce 169.556,86 euro all’anno“. Per precisione, allo stipendio base di 91.696,86 euro si aggiungono “59.500 euro di emolumenti accessori e 18.360 euro di indennità“. Il buon Rocco risulta dunque più pagato non solo di un parlamentare, ma pure di Conte. Gli scherzi del potere.
Chiusa l’inchiesta sugli orrori di Bibbiano: rinviato a giudizio il sindaco del Partito Democratico e altre 24 persone
Da La Stampa – BOLOGNA. Dopo mille polemiche politiche la cosiddetta vicenda di Bibbiano torna nell’alveo dell’inchiesta giudiziaria. La procura di Reggio Emilia ha chiesto il rinvio a giudizio per 24 persone nell’ambito dell’inchiesta Angeli e Demoni sugli affidi illeciti din Val D’Enza. La pubblica accusa ha citato 155 testimoni, 48 le parti offese tra cui l’Unione dei Comuni Val d’Enza, i Comuni di GAttatico e Montecchio, il ministero della Giustizia e la Regione Emilia Romagna.
Tra gli imputati risultano Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza, la psicoterapeuta Nadia Bolognini e il marito Claudio Foti della onlus Hansel & Gretel. Presente anche il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti. I reati contestati nell’indagine sono, a vario titolo, peculato d’uso, abuso d’ufficio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia anche attraverso l’altrui inganno, frode processuale, depistaggio, rivelazioni di segreto in procedimento penale, falso ideologico in atto pubblico, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Agli atti, le false relazioni per ingannare i giudici e provocare l’allontanamento dei bambini dalle loro famiglie naturali, minori sottoposti a “lavaggi del cervello” e convinti di essere anche vittima di abusi sessuali. E anche una chat di gruppo in cui si dimostra che i regali e le lettere dei genitori naturali, consegnati al Servizio sociale della Val d’Enza, non sono mai stati fatti arrivare ai bambini in affido.
Porto Empedocle, sono 28 i clandestini contagiati sulla Moby Zazà. Musumeci: “E ci davano dei razzisti”
Di Maurizio Zoppi – Sulla Moby Zazà c’è un vero e proprio focolaio. Sono in tutto 28 i migranti positivi al Covid-19 tra i 209 che la Sea Watch ha portato a Porto Empedocle e che le autorità italiane hanno deciso di far salire sulla nave disposta per la quarantena dei clandestini che arrivano sulle coste siciliane. Tra i primi a dar conto dell’emergenza sanitaria siamo stati noi stessi del Giornale.it che, questa mattina, già segnalavano la presenza di un infetto a bordo. Qualche ora dopo, però, il governatore Nello Musumeci ha fatto sapere su Facebook che il numero dei malati è di gran lunga più alto. “Sono sulla nave in rada a Porto Empedocle – ha spiegato il governatore siciliano – soluzione che con caparbietà abbiamo preteso il 12 aprile scorso dal governo centrale per evitare che si sviluppassero focolai sul territorio dell’Isola, senza poterli circoscrivere e controllare. Oggi si capisce meglio quella nostra richiesta“.
I contagiati sulla Moby ZazaGli esiti dei tamponi effettuati sui 209 migranti, che nei giorni scorsi sono stati salvati in acque internazionali dalla Sea Watch e trasferiti domenica scorsa sulla Moby Zazà, sono arrivati questa mattina. Ben 28 migranti sono risultati positivi al coronavirus. Uno di loro, originario del Camerun, aveva iniziato a stare male nella notte tra domenica e lunedì. Inizialmente i medici avevano pensato a un caso di tubercolosi, ma il test al Covid-19 ha fugato ogni dubbio. Tanto che già questa notte, come scritto da Sofia Dinolfo sul Giornale.it, è stata dichiarata la sua positività al nuovo coronavirus. L’immigrato è stato, quindi, evacuato e trasferito al reparto di malattie infettive dell’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta dove, ormai da diverse settimane, sono ormai stati dimessi tutti i pazienti Covid.
Al momento i contagiati restano “confinati” sulla nave in rada a Porto Empedocle che è stata destinata alla quarantena dei clandestini che sbarcano in Italia. E, tornando sulle polemiche mosse dai soliti talebani dell’immigrazione contro la gestione degli sbarchi e il confinamento sulla Moby Zazà, Musumeci ha voluto far notare l’utilità di certe misure di contenimento. “Chi ha vaneggiato accusandoci quasi di razzismo, oggi si renderà conto che avevamo ragione”, ha commentato il governatore annunciando l’attivazione di provvedimenti straordinari per affrontare l’emergenza. “Nelle prossime ore – ha spiegato – andranno adottati provvedimenti sanitari importanti al principio della precauzione. Voglio sperare che a nessuno venga in mente di non coinvolgere la Regione nelle scelte che dovranno essere assunte”.
La Lega all’attaccoUna miccia che ha fatto innescare l’ira del leader della Lega Matteo Salvini: “Sicilia campo profughi d’Europa, complimenti Conte”, ha scritto il capo del Carroccio su Facebook alla notizia del trasbordo sulla Moby Zazà di 211 persone salvate sulle coste libiche. E poi continua: “Mentre il governo “pensa di smontare i Decreti sicurezza e spalanca i porti, le ong portano in Italia immigrati positivi al Covid-19, come quello sbarcato dalla Sea Watch e ora ricoverato in Malattie infettive, e ci altri casi…“. Segue a ruota il deputato della Lega Paolo Grimoldi componente componente della Commissione Esteri della Camera e presidente della delegazione italiana all’Osce che afferma: “Il nostro è davvero un Governo si scienziati, di geni.
Abbiamo tenuto i cittadini italiani in lockdown per due mesi per arginare il virus, devastando la nostra economia, perdendo il 17% di PIL e un’infinità di posti di lavoro, abbiamo messo l’Italia in ginocchio per spegnere i focolai e adesso questo Governo di improvvisati cosa fa? Apre i porti alle navi straniere che trasportano clandestini che ci portano il virus che sta esplodendo in Africa. Roba che nemmeno il più incallito Tafazzi avrebbe fatto…”.
martedì 23 giugno 2020
I ricollocamenti? Un clamoroso flop dell”abusiva” Lamorgese: i clandestini restano tutti in Italia, coop ringraziano
Di Mauro Indelicato – Sotto il piano politico, il governo giallorosso sul fronte dell’immigrazione sta investendo molto sui ricollocamenti. Da quando il Conte II si è insediato, da Palazzo Chigi e dal Viminale la parola d’ordine ha riguardato il ricollocamento dei migranti sbarcati nel nostro Paese nel resto d’Europa. Un approccio politico supportato anche dalla Germania, che non ha perso tempo ad organizzare la passerella di La Valletta, lì dove il 23 settembre scorso si è parlato di un meccanismo automatico di ricollocamenti di migranti nel territorio comunitario.
Un investimento, quello della maggioranza targa Pd – M5s, decisamente fallimentare. Così come fatto notare da Patrizia Floder Retter su La Verità, il numero di migranti trasferiti da altre parti d’Europa in questo 2020 contiene solo uno 0. Ma non nel senso dell’ordine di decine, oltre allo 0 non ci sono altri numeri.
Nessun migrante è stato al momento trasferito dall’Italia. A fotografare questa situazione è il report dello stesso Viminale, in cui mese dopo mese scorrono le date degli sbarchi, i nomi delle navi delle Ong che hanno portato migranti nel nostro Paese e, per l’appunto, il numero delle persone ricollocate in altri Paesi europei. Un numero facile da leggere, visto che contiene soltanto lo 0.
Si scopre ad esempio che dei 122 migranti sbarcati dalla Open Arms a Messina il 15 gennaio di quest’anno, 91 erano ricollocabili ma la disponibilità da parte degli altri Paesi dell’Ue si è fermata a quota 61. Di questi, 28 dovevano andare in Francia, 28 in Germania, 3 in Portogallo, 2 in Irlanda. Nessuno però al momento ha raggiunto queste destinazioni. Stesso discorso per quanto riguarda lo sbarco del 16 gennaio a Taranto della nave Sea Watch 3, da cui sono scesi 119 migranti. Di questi, 77 sarebbero ricollocabili ma alla fine la disponibilità per gli altri Paesi è per un’accoglienza di 51 persone. Anche in questo caso però il numero nella tabella che indica quanti realmente sono andati via è 0.
Scorrendo poi il report, anche per tutti gli altri sbarchi è andata così. Prima del lockdown, l’ultimo sbarco è stato quello della Sea Watch 3, che a Messina a fine febbraio ha portato 194 migranti ospitati poi in una vecchia caserma ritenuta poco sicura per fare la quarantena. Anche loro sono rimasti comunque in territorio italiano. Durante la Fase 1 della lotta al Covid-19, sono stati due gli sbarchi in Italia ed entrambi hanno riguardato a metà aprile il trasbordo di complessivi 181 migranti dalle navi Alan Kurdi ed Aita Mari alla Rubettino ancorata in rada a Palermo. Dopo che il governo aveva rimarcato il ricollocamento di 148 persone, dall’Ue hanno sottolineato che in realtà dall’Italia non era giunta alcuna richiesta specifica in tal senso. Quindi anche questi migranti si ritrovano all’interno del circuito di accoglienza italiano.
E adesso che gli sbarchi dalle Ong sono tornati ad aumentare, visto che soltanto ieri in 211 sono approdati a Porto Empedocle dalla Sea Watch, cosa accadrà? Il governo nei giorni scorsi è tornato a spingere in sede europea circa la possibilità di intaccare un meccanismo automatico di ricollocamento dei migranti. Accusando poi i Paesi del patto di Visegrad di ostacolare una simile riforma. In realtà, in sede comunitaria la revisione dell’accordo di Dublino e la possibilità di gestire in modo solidare il fenomeno migratorio non sono mai state ritenute tra le priorità.
Il Conte II, piuttosto che provare con mirate azioni politiche ad evitare l’incremento dei flussi migratori, continua sulla fallimentare linea di inseguire l’illusione dei ricollocamenti. Con risultati quindi tragicamente ben visibili.
Aggressioni, risse e accoltellamenti: molti feriti in poche ore. Anche in Svizzera è allarme migranti
di Paolo Sturaro – Risse e aggressioni hanno provocato diversi feriti gravi in Svizzera questo fine settimana. Scatta l’allarme immigrati, le violenze si moltiplicano. Il primo fatto di sangue è avvenuto a Triboltingen, nel canton Turgovia, dove un georgiano di 40 anni ha subito ferite da arma bianca e da taglio da parte di due compatrioti di 33 e 39 anni.
Svizzera, sangue a SevelenA Sevelen, nel canton San Gallo, un uomo di 37 anni è rimasto ferito dopo essere stato pugnalato. Il presunto autore, un macedone di 41 anni, è stato posto in detenzione preventiva. A Biberist, nel canton Soletta, la scorsa notte le forze dell’ordine hanno scoperto un ferito grave non ancora identificato. In questo caso gli autori sono ancora in fuga.
18enne ferito con un coltelloSempre in Svizzera, a San Gallo, un 18enne è stato svaligiato e ferito con un coltello da uomini di colore. In precedenza, in seguito a una bagarre che aveva già coinvolto diverse di queste persone, la polizia aveva trovato un uomo gravemente ferito che giaceva al suolo.
Violenza alla stazione di BienneUno scenario pressoché identico è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato nei pressi della stazione di Bienne (BE). Un gruppo di uomini ha derubato e ferito una persona, che è poi stata soccorsa dalle forze dell’ordine.
Rimini, anziana di 81 anni scaraventata a terra e scippata da 2 albanesi in scooter: gamba amputata, è in fin di vita
RIMINI – E in gravi condizioni una commerciante di 81 anni dopo uno scippo subito sabato sera a Morciano. L’anziana, attorno alle 20, stava passeggiando nella zona di via Roma, diretta verso casa, quando è stata investita da due sconosciuti a bordo di uno scooter mentre stava attraversando la strada. Nell’impatto la signora è rimasta gravemente ferita mentre i rapinatori sono caduti a terra.
L’81enne è rimasta a terra, agonizzante in una pozza di sangue e priva di sensi, ma i rapinatori le hanno comunque rubato la borsa, contenente le chiavi e cento euro, per poi fuggire con il malloppo. Nell’impatto il motociclo si è danneggiato e i due malviventi sono stati costretti ad abbandonarlo. Dalle indagini si è scoperto che era stato rubato poco prima ad un ragazzo albanese nel parcheggio del parco del Conca.
Alla scena hanno assistito alcuni testimoni, che hanno permesso ai Carabinieri di rintracciare e catturare i colpevoli. Si tratta di due giovani albanesi residenti in Valconca, che dopo l’interrogatorio sono stati portati al carcere di Rimini. Le condizioni della donna, trasportata d’urgenza al Pronto Soccorso dell’Ospedale Infermi di Rimini, sono apparse subito gravi. Per la donna è stato necessario un intervento chirurgico d’urgenza che ha reso necessaria l’amputazione della gamba. La donna, lucida poco prima dell’operazione, è ora ricoverata in terapia intensiva, la sua prognosi resta riservata.
lunedì 22 giugno 2020
Finita l’emergenza Covid, il PD fa ripartire la mangiatoia sui clandestini. Ong e Onlus fremono per “rubare” soldi agli italiani
Di Antonella Aldrighetti – La corsa allo smantellamento dei Decreti sicurezza è ai blocchi di partenza. Ong, enti benefici e onlus fremono con l’avvicinarsi del 31 luglio prossimo quando, con la fine probabile dello stato di emergenza, riaprirà in piena regola la stagione degli sbarchi e altrettanto, quella delle ripartizioni nei diversi centri d’accoglienza in tutta la Penisola.
Giusto ieri, a Pozzallo, è sbarcata una nave della Mediterranea Saving Humans, carica di 67 migranti. L’esercito dei cooperanti con il governo giallorosso è diventato sempre più forte fino a una posizione di netto rilievo. E oggi, grazie all’assist del Fondo monetario internazionale (Fmi) secondo il quale «i migranti aumentano la produzione e la produttività sia a breve che a medio termine. In particolare, l’aumento di 1 punto percentuale nell’afflusso di immigrati rispetto all’occupazione totale aumenta il Pil di quasi l’1% entro cinque anni dal loro ingresso», hanno una sponda in più per rivendicare la riapertura degli Sprar, i servizi per i richiedenti asilo chiusi con il primo capitolo dei decreti targati Salvini.
Già, peccato però che la correlazione promossa dal Fmi tra incremento di immigrati e incremento indotto di Pil per l’Italia non valga: dal 2015 al 2019 il Pil reale è passato da percentuali di 0,93 a 0,3 con un picco, nel 2017 di 1,6 che poi è subito naufragato. Certo tra il 2016 e il 2017 è stato il periodo in cui le risorse dell’erario hanno ammortizzato esageratamente l’ingresso forsennato degli stranieri (oltre 280 mila i nuovi ingressi) con il risultato evidente dell’arricchimento delle realtà cooperative ai danni dell’impoverimento indubbio del Paese reale.
È ovvio allora che i benefattori degli stranieri premano sul governo per riaprire i flussi consentendo ai richiedenti asilo inseriti nei programmi di integrazione sociale e lavorativa anche di essere regolarizzati e quindi accedere a permessi di soggiorno prolungati. Altrettanto ovvia la volontà del governo giallorosso di farsi carico di questo impegno per elargire laute mance ai comuni che ospiteranno i nuovi richiedenti asilo.
Gli ultimi decreti per l’ospitalità localizzata firmati tra il 2017 e il 2018 dal ministro dell’Interno Marco Minniti stabilivano ben 700 euro a immigrato e qualche milioncino a comune per i progetti di integrazione. Un modo facile per accaparrarsi l’elettorato foraggiando piccole coop e consorzi di cooperazione su tutto il territorio. Senza contare che queste realtà stando alle valutazioni del Fmi saranno sempre più tirate in ballo, se permarrà il governo giallorosso, perché «la popolazione nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo dell’Africa sub-sahariana continuerà a crescere nei prossimi 30 anni, le pressioni migratorie verso le economie avanzate probabilmente aumenteranno, pur mantenendosi costanti intorno al 3% della popolazione globale».
Il risultato ovviamente è legato al boom demografico nell’Africa centrale dove la popolazione dovrebbe crescere di 1 miliardo tra il 2020 e il 2050. E sempre sulla base delle considerazioni del Fmi la ripartizione produrrà l’ingresso in Europa di 31 milioni di nuovi immigrati. Numeri da capogiro, se pensiamo che l’Italia è sistematicamente uno dei primi approdi, ma che fanno gola alle realtà cooperativistiche sovvenzionate dai vigorosi aiuti dell’erario pubblico.
Roma, disabile vive sul camper da 10 anni: gli alloggi sono occupati dei centri sociali che Raggi non sgombera
Di Sergio Marchi – La storia di Elena è di quelle che fanno male. La racconta la stessa donna a Roma Today, davanti allo sportello del centro di ascolto Asia USB a San Basilio. Elena ha 47 anni, e praticamente dal 2012 vive in camper. Una storia molto triste la sua. Fatta di emarginazione sociale e di problemi psicologici. Che le hanno fatto assegnare una invalidità al 100 per 100. Ma da allora le istituzioni l’hanno completamente abbandonata. E il comune di Roma non ha certo fatto eccezione.
Prima avevo una casa, vivevo con mio marito ha spiegato la donna tra le lacrima alla giornalista che la intervistava. Facevo le pulizie e portavo il mio stipendio a fine mese. Poi ho perso il lavoro, e mio marito mi ha cacciata di casa. Mi sono ritrovata sola e persa, e non sono riuscita a reagire. Così ho iniziato a dormire in macchina e in pratica sono diventata una barbona. Mi hanno detto che nella mia condizione avevo diritto a una casa popolare e ho fatto domanda al comune. Ma sono passati otto anni, e ancora niente. Sembra proprio che per me non ci sia posto da nessuna parte. Queste le parole di Elena. Che è disabile al 100 per 100. E che ad un certo punto disperata e sola parte per la Basilicata. Dove spera di ricostruirsi una vita. Ma anche laggiù avrà solo delusioni.
Elena è disabile psichica al 100 per 100. Aspetta la casa popolare da dieci anni ma a Roma sono tutte occupate. Dai centri sociali abusivi coccolati dalla RaggiElena sta conoscendo una odissea senza fine. La donna di 47 anni disabile psichica ha raccontato il suo dramma a una giornalista di Roma Today. Dopo aver perso tutto a Roma mi sono trasferita per un po’in Basilicata, ha detto tra le lacrime. Ma anche lì mi sono ridotta a dormire in macchina. Poi mi è arrivata la liquidazione per il vecchio lavoro delle pulizie, circa tremila euro. E ci ho comperato un camper. Con cui sono tornata Roma. E’ un mezzo vecchio, senza acqua calda nè riscaldamento. D’inverno si muore dal freddo e d’estate non si respira. Sono stata anche recentemente operata all’utero, continua la donna. Che mostra una lunga ferita in pessimo stato. Avevo la febbre alta ma nessuno si fermava, neanche per un bicchiere d’acqua. Mi hanno salvata i volontari dell’associazione Movi Lazio. Una notte qualcuno ha anche cercato di dare fuoco al mio camper con me dentro. Allora sono scappata, ora dormo nel frusinate in un campo di un privato. Pago 300 euro per utilizzare l’acqua e per fare le lavatrici. E me ne restano altri 300 del reddito di cittadinanza per mangiare.
Solo 45 persone prima di Elena per l’alloggio popolare. Ma da dieci anni non scorre neanche un nomeEppure una soluzione per questa povera donna ci sarebbe. Un alloggio popolare, che le potrebbe consentire di riprendere una vita normale. E di uscire dall’incubo che sta vivendo da un decennio. Lei ne ha diritto come disabile. Ed è tra i primi posti della graduatoria. Per l’esattezza al numero 79. Ma le posizioni singole davanti ad Elena sono solo 45. Purtroppo però è così da quasi dieci anni. Perchè di alloggi liberi a Roma non ce ne sono. E i pellegrinaggi davanti all’assessorato alle politiche abitative a Garbatella non hanno potato a nulla. Il motivo è semplice, aggiungiamo noi. Le case che dovrebbero andare in graduatoria sono tutte occupate.
Da quei movimenti che la Raggi non sgombera. Perchè è più interessata a sfrattare quelli di Casa Pound. Così i più prepotenti e organizzati trovano l’alloggio. E raramente si tratta di cittadini italiani. O di famiglie romane in difficoltà. E la povera gente che ha diritto rimane per strada. A ingrossare la fila degli invisibili e dei disperati. Proprio come Elena. Una vergogna, e speriamo almeno che dopo questa ennesima denuncia per questa donna si muova qualcosa.
sabato 20 giugno 2020
Reggio Emilia, pakistano ai carabinieri: “Io taglio la gola a qualche italiano, farò scorrere il sangue”. Arrestato
di Davide Ventola – “Io taglio la gola a qualche italiano, farò vedere scorrere il sangue”. “Se avessi un fucile sparerei a tutti”. “Ho il camion, andrò addosso alla folla e ucciderò tutti”. Così un trentunenne pachistano, dopo il fermo da parte dei carabinieri. L’immigrato irregolare, il 25 maggio scorso è stato arrestato a Novellara (Reggio Emilia) per il furto di una bici, per resistenza e per minacce. Successivamente, ha reiterato diverse minacce di un attentato, rivolgendosi direttamente agli uomini dell’Arma. E proprio oggi il giudice ha disposto l’espulsione
Il 25 maggio l’ennesimo furto. Stavolta davanti alla caserma dei carabinieriIl 25 maggio, il clandestino pachistano aveva rubato una bicicletta, proprio davanti alla caserma dei carabinieri di Novellara. Quindi, al momento dell’arresto ha dato in escandescenze, minacciando un attentato. L’uomo, infatti, avrebbe opposto resistenza ai militari. Quindi, in evidente stato di agitazione, avrebbe pronunciato frasi minacciose. “Io taglio la gola a qualche italiano, farò vedere scorrere il sangue”. “Se avessi un fucile sparerei a tutti”. “Ho il camion, andrò addosso alla folla”. E ancora: “ucciderò tutti”. Le dichiarazioni dell’uomo sarebbero proseguite anche durante le fasi di fotosegnalamento dove, rivolgendosi ai carabinieri, avrebbe urlato “vi ammazzo, se avessi un fucile vi sparerei, taglio la gola a tutti”.
Infine, rivolgendosi al comandante, peraltro, secondo quanto si apprende, in un momento più collaborativo, avrebbe detto anche “maresciallo, io non voglio uccidere un italiano ma sono sicuro che arriverò a farlo se non mi mandate via” proseguendo con frasi nella sua lingua madre. Le dichiarazioni dell’uomo sarebbero proseguite anche durante le fasi di fotosegnalamento dove, rivolgendosi ai carabinieri, avrebbe urlato “vi ammazzo, se avessi un fucile vi sparerei, taglio la gola a tutti”. Infine, rivolgendosi al comandante, peraltro, secondo quanto si apprende, in un momento più collaborativo, avrebbe detto anche “maresciallo, io non voglio uccidere un italiano ma sono sicuro che arriverò a farlo se non mi mandate via” proseguendo con frasi nella sua lingua madre. Minacce che hanno ricordato la follia di un nordafricano di Torino, che il 23 febbraio 2019 ha sgozzato un passante. Solo per il gusto di uccidere un italiano.
Il pachistano era già stato espulso dall’Italia una voltaDopo l’arresto, il 31enne è stato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione polizia giudiziaria fino a oggi, giorno del processo. L’uomo ha patteggiato la pena, ma non è tornato a casa: pendente a suo carico, infatti, c’era un provvedimento di espulsione emesso dal Questore di Reggio Emilia il 30 maggio 2017, reiterato il 27 maggio scorso a seguito dell’arresto. L’uomo, quindi, è stato accompagnato in Questura e, al termine delle formalità di rito è stato a accompagnato in un centro di permeanza per il successivo rimpatrio in Pakistan
Consob, Paolo Savona boccia sonoramente il Mes: “Effetti nefasti per l’Italia”. “Sì ai bond patriottici”
Di Federico Giuliani – Il Mes? Meglio evitarlo per due motivi. Intanto ogni prestito europeo da rimborsare è una vera e propria tassa che grava sui Paesi; inoltre bisogna considerare che il Fondo salva-Stati entra in scivolata sul rapporto debito su Pil, e che quindi i suoi effetti sono “immediati” e “nefasti“. Nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano La Verità, il presidente della Consob, Paolo Savona, ha bocciato senza appello il Meccanismo europeo di stabilità.
La sua ricetta guarda in tutt’altra direzione ed è formata da due ingredienti. Il primo: l’emissione di “bond patriottici“, cioè titoli perpetui con un interesse garantito al 2% per finanziare la ripresa attraverso il sostegno, volontario, del risparmio. Il secondo: invitare i risparmiatori a investire nelle medie imprese “con vocazione verso i mercati esteri“.
La posizione di Savona sul MesGià, perché nella sua approfondita relazione sullo stato dell’economia italiana, Savona ha sottolineato come al nostro Paese non manchino solide fondamenta. L’unico problema è che non vengono considerate sufficientemente. È per questo che si parla perennemente del debito pubblico italiano: perché “fa comodo a molti” e perché “i difetti principali degli italiani sono un’ossessiva ricerca di assistenza pubblica e la tendenza a non rispettare la legge“.
Alcuni titoli a lunga scadenza “incidono sul rapporto debito/Pil” mentre “il titolo irredimibile non entra nel calcolo del rapporto” e rinunciare a uno strumento del genere, secondo Savona, “può portare a dover aumentare le tasse“. L’alternativa a questo aumento può essere il Mes?
La risposta di dell’ex ministro è emblematica: “Se il Recovery fund fosse sotto forma di donazioni a fondo perduto, come sembra ma è tutto da decidere, dovremmo darci da fare per ottenerle. Qualsiasi prestito europeo da rimborsare entra nel rapporto Pil/debito e gli effetti sullo spread sarebbero immediati e nefasti“.
Una nuova “architettura istituzionale”La relazione di Savona si prefigge l’arduo compito di “riorganizzare l’architettura istituzionale“. “Constato – ha spiegato Savona – che le istituzioni monetarie hanno strumenti molto più efficaci degli istituti finanziari“, tra cui quello “di creare moneta“.
“Durante le crisi sistemiche, come quella del 2008 o come quella attuale, per evitare il crollo dei mercati e la distruzione del risparmio e delle imprese, la politica monetaria attua operazioni che essa stessa ha definito non convenzionali, ossia abbondanti. Così diventa il perno delle aspettative e della fiducia“, ha aggiunto lo stesso Savona.
È qui che tuttavia nasce un serio problema di fondo. “Se le istituzioni nascono con una zoppia” allora “quel difetto continuerà a condizionarne l’attività futura e a produrre aspettative distorte“. Fuor di metafora, la zoppia sarebbe “la mancata unificazione politica del Vecchio continente“.
Risorse e assistenzialismoAttenzione però, perché secondo Savona “non siamo un Paese all’ultima spiaggia, ma possediamo notevoli risorse“. “Il nodo cruciale – ha aggiunto l’ex ministro – è il rapporto tra debito pubblico e Pil: se il rapporto salirà nelle dimensioni previste, il mercato reagirà. Così come reagiranno i cosiddetti Paesi frugali“.
Per quanto riguarda l’assistenzialismo, Savona ha usato parole emblematiche: “Se chiediamo agli italiani se preferiscono un miliardo di assistenza a fondo perduto o un miliardo per costruire infrastrutture scelgono il primo, mentre il futuro si costruisce con il secondo. Bisogna spiegarglielo all’infinito, come fatto per il coronavirus, per difendersi dal quale ci hanno martellato con una comunicazione incessante“.
Nuoro, rivolta nel Cpr. Clandestini salgono sui tetti: “Condizioni di vita non buone”. Uno si cuce le labbra
(ANSA) – Rivolta nel Cpr di Macomer, il primo in Sardegna ricavato dall’ex carcere di Bonu Trau e già al centro di polemiche e tensioni. Ieri pomeriggio, secondo quanto riferisce il quotidiano L’Unione Sarda, un gruppo di migranti ha inscenato una protesta contro le condizioni di vita all’interno della struttura dove sono ospitati gli irregolari in attesa del rimpatrio. Il culmine della ribellione quando un uomo si è cucito le labbra ed è stato trasferito in infermeria.
Altri invece sono saliti sul tetto urlando slogan. Le forze dell’ordine, carabinieri, polizia e guardia di Finanza, hanno lavorato a lungo per riportare la calma. Nessun commento ufficiale da parte della Prefettura di Nuoro, responsabile della sicurezza del centro. Aperto nel gennaio scoro, il Cpr ospita attualmente 50 migranti.
ZOFFILI (LEGA) PORTA IL CASO IN PARLAMENTO – I disordini al Cpr di Macomer arrivano in Parlamento con il deputato e commissario regionale della Lega in Sardegna, Eugenio Zoffili, che annuncia una interrogazione alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e sollecita un sopralluogo della Bicamerale “per fare chiarezza”. “Ho appreso dalle notizie di stampa che è scoppiata l’ennesima rivolta all’interno del Cpr – scrive Zoffili che è anche presidente del Comitato parlamentare sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol e di controllo in materia di immigrazione – durante la quale diversi ospiti avrebbero inscenato proteste, salendo sul tetto della struttura, e uno di loro pare sia arrivato addirittura a cucirsi la bocca.
Non si tratta di un episodio isolato – sottolinea il deputato – ma ne ricorda altri già avvenuti all’interno della medesima struttura, con la precedente sommossa risalente a solo un mese fa. Credo sia indispensabile fare immediata chiarezza su una situazione che appare potenzialmente esplosiva, ancora di più in questo periodo di emergenza sanitaria, per cui mi attendo una pronta risposta da parte del ministro”
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