venerdì 19 giugno 2020

RICHIEDENTE ASILO: “SONO IN ITALIA PER TAGLIARVI LA GOLA”



Cosa vengono a fare i richiedenti asilo musulmani in Italia?

Ad esempio, un 29enne iracheno ospite di un centro per richiedenti asilo di Crotone, un paio di anni fa venne arrestato perché in quella struttura faceva proselitismo tra gli altri richiedenti asilo musulmani istigandoli ad arruolarsi tra le file dello Stato islamico.

Dopo la strage islamica di Salman Abedi davanti alla Manchester Arena aveva esultato per la morte degli ‘infedeli’.

Venne arrestato con l’accusa di “associazione con finalità di terrorismo internazionale e istigazione a delinquere”: lui, un profugo.

Il richiedente asilo iracheno istigava gli altri immigrati come lui ospiti a spese nostre dal Centro Sprar di Crotone, a giurare fedeltà al califfo Abu Balr al Baghdadi e a fare il jihad, la guerra santa, in nome di Allah e sotto le bandiere nere dell’Isis.

Secondo gli inquirenti era una “persona violenta e fortemente incline alle attività criminali”, stesse preparando “atti violenti con finalità terroristiche”.

Le indagini hanno, poi, permesso di captare una conversazione con la sorella durante la quale dice chiaramente che, nonostante qualcuno gli avesse chiesto di rientrare nel suo paese d’origine per prendere parte alla “guerra santa”, la sua condivisione ai principi del jihad, lo avrebbero spinto a rimanere in Italia per “redimere gli infedeli”, riferendo espressamente che “a queste persone (cioè a noi..) dovrebbe essere tagliata la gola”.

Ora, quanti terroristi islamici abbiamo ospitato in questi anni, a spese nostre? Quanti ne stiamo ospitando, ancora, tra gli oltre centomila che ancora resistono in hotel?

In Sicilia sbarcano clandestini affetti da coronavirus. Ma la sciagurata Lamorgese vuole cancellare i Dl Salvini



Di Federico Garau – Mentre oggi pomeriggio si teneva al Viminale il vertice organizzato dai rappresentanti della maggioranza dell’esecutivo per decidere sulle modifiche da apportare al Decreto sicurezza, è arrivata la notizia di un caso di Coronavirus tra un gruppo di stranieri sbarcati di recente a Crotone. Un fatto, questo, che ha immediatamente provocato la reazione dell’ex vicepremier Matteo Salvini, amareggiato da quanto sta per accadere ad uno dei provvedimenti a lui più cari. “Mentre il governo lavora per cancellare i decreti sicurezza e a Bergamo scoppia l’ennesimo scandalo sul business dell’accoglienza, a Crotone sbarcano 59 immigrati e spunta un caso di Coronavirus. Porti chiusi o sarà un disastro”, dichiara il leader della Lega, come riportato da “Agi”.

Dopo aver raggiunto in barca a vela le coste italiane lo scorso 13 giugno, gli stranieri sono stati sottoposti al test del tampone faringeo, ed uno di essi è risultato positivo. Si tratta di un giovane di nazionalità pakistana, ora in isolamento. Monitorate, naturalmente, anche le persone entrate in contatto con il ragazzo, inclusi operatori sanitari ed agenti di polizia. A questa notizia, è poi seguita quella di un altro cittadino extracomunitario trasportato di corsa in ospedale a causa di problemi di salute. Ristretto con altri immigrati in quarantena a bordo della nave Moby Zazà, a largo delle coste di Porto Empedocle (Agrigento), ha accusato un malessere (dei dolori al basso ventre, secondo alcune fonti) ed è stato portato in ambulanza al San Giovanni di Dio. Anche in Sardegna, alcuni giorni fa, un immigrato algerino appena sbarcato sull’isola era stato trovato positivo nel centro d’accoglienza di Monastir.

Ciò nonostante, come se nulla fosse mai accaduto, al termine del vertice con il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, i rappresentanti della sinistra si sono mostrati più che mai intenzionati ad andare avanti con le modifiche. “Cambieranno molte cose, il tema delle multe che era una delle osservazioni del presidente della Repubblica. Mi sembra che una delle questioni essenziali sia che i decreti Salvini avevano tolto la protezione umanitaria e questo ha prodotto la creazione di 30mila nuovi irregolari in più“, ha affermato il viceministro dell’Interno Matteo Mauri (Pd), come riportato da AdnKronos.

“I rilievi del presidente della Repubblica sui decreti sicurezza rappresentano un utile punto di partenza e non certo un punto di arrivo per una loro riscrittura. Deve essere infatti smontato l’impianto ideologico voluto dall’ex ministro Salvini a scopi propagandistici“, ha aggiunto Federico Fornaro, capogruppo di LeU alla Camera. “Una nuova politica dell’immigrazione deve innanzitutto riportare ad una corretta funzione sia il ruolo del ministero dell’Interno sia degli altri ministeri ed enti interessati, ponendo fine alla criminalizzazione delle ong e di chi opera nel campo dell’accoglienza e dell’integrazione. Le multe? C’è un cambio di paradigma: chi salva vite in mare va ringraziato e non multato”.

Più diretto il commento di Luca Rizzo Nervo, deputato Pd: “Il Partito democratico deve rivendicare un’ambizione maggiore che dia finalmente e per davvero conto della discontinuità sulle politiche migratorie dichiarata in premessa alla nascita di questo esecutivo. Il Pd quelle norme vergognose deve impegnarsi ad abrogarle. Sull’immigrazione abbiamo bisogno di un cambio di visione culturale e politica e per farlo occorre sgombrare il campo da anni di propaganda sulla pelle di migranti, Ong, operatori dell’accoglienza. Limitarsi a modificare quei decreti significherebbe di fatto accettare un impianto culturale razzista e inefficace che ha criminalizzato la povertà e il lavoro delle Ong, che ha smantellato il sistema di accoglienza più strutturato e trasparente (Sprar). Servono invece scelte nette”.

Difficile la posizione dei CinqueStelle, al governo con la Lega quando i decreti sicurezza furono emanati. Il capo del Movimento Vito Crimi ha dichiarato di essere intenzionato ad accettare solo quelle modifiche apportate ai punti indicati dal presindente Sergio Mattarella.

“Festeggiano i delinquenti come mafiosi e scafisti. Conte annuncia di voler calare le braghe e subito si moltiplicano le partenze: circa 600 clandestini salpati verso l’Italia nelle ultime ore, con più di 160 immigrati caricati dalla Ong Sea Watch. Questo governo è una sciagura anti-italiana”, ha dichiarato oggi Matteo Salvini sulla propria pagina Facebook.

Business migranti, arrestato anche il presidente della coop rossa “anti-Salvini”. E spunta lo zampino di Soros



Di Roberto Vivaldelli – Tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul sistema di accoglienza nella provincia di Bergamo – che ha portato Padre Antonio Zanotti ai domiciliari – c’è anche Bruno Goisis, presidente della cooperativa Ruah. Come riporta La Verità in edicola, attiva dal 1991, la Ruah si occupa principalmente di accoglienza dei richiedenti asilo. Un’istituzione presente sul territorio che si è duramente opposta ai decreti sicurezza dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini e che ora il governo giallo-verde vorrebbe cancellare. La scorsa primavera, infatti, rilevava come “a seguito dei tagli ministeriali a saltare fossero soprattutto i corsi di lingua italiana all’interno dei centri, le attività di sensibilizzazione,minando così l’opera di integrazione“.

Il calo delle attività, sottolineava la cooperativa, era non solo causato da meno arrivi da parte dei migranti “ma anche da una forte riduzione economica della quota giornaliera prevista nel rinnovo del bando di gara della Prefettura“. Lo stesso Goisis, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera il 23 agosto 2019, prendeva di mira l’allora ministro dell’Interno Salvini: “Sapete quanti soldi prendiamo adesso come cooperativa al giorno per ogni richiedente asilo? 35 euro. E nessuno lo sa. Mi fa arrabbiare che ci sia una forza politica che in questi anni abbia fatto campagna elettorale su queste cose. Poi, dopo aver annunciato “toglieremo i 35 euro alle coop”, dopo un anno di governo, non è ancora cambiato nulla. Il ministero degli Interni non ha ancora concluso i nuovi bandi, perciò, fin qui, le tariffe restano quelle vecchie. Lo ripeto: con questo governo io oggi prendo ancora 35 euro al giorno. In compenso ci tocca fare da banca al governo“.

La cooperativa negli anni scorsi gestiva un rilevante numero di richeidenti asilo – nel 2017 circa 1.600 – dichiarando 9 milioni di euro di fatturato, con un utile di 284.000 euro. Sempre nel 2017 ha intrapreso una causa civile contro i comuni di centrodestra – Ardesio, Capizzone, Chiudono, Pontida e Torre Boldone – che avevano promosso le ordinanze anti-profughi. Secondo la cooperativa Ruah, sempre in prima linea nella gestione dell’accoglienza dei migranti, e Asgi, tali ordinanze “introducono degli ostacoli ai cittadini che intendono aderire all’invito della Prefettura di partecipare all’accoglienza“. Una procedura vessatoria, spiegava la cooperativa, che qualifica i richiedenti asilo “come un pericolo, cosa che non può essere fatta in astratto per tutti“. Peraltro l’Asgi, l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione che ha promosso la causa contro i comuni a guida leghista, sottolinea sempre La Verità, non nasconde che il suo “servizio antidiscriminazione è in parte sostenuto” dalla Sigrid Rausing trust (Srt), una delle delle organizzazioni finanziate dal magnate liberal George Soros e dalla sua rete filantropica, l’Open Society Foundations.

Nel frattempo, riporta l’agenzia Adnkronos, è lo stesso ex ministro e leader leghista Matteo Salvini a commentare l’inchiesta sul business migranti che coinvolge le realtà della bergamasca. “Mentre il governo insiste con la sanatoria, spalanca i porti e pensa di cancellare i Decreti sicurezza, la procura di Bergamo indaga l’ex numero uno della Caritas, una cooperativa e alcuni funzionari pubblici. Decine di persone coinvolte e addirittura un sacerdote ai domiciliari. L’accusa è associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Il sospetto: dietro gli appelli e le campagne per l’accoglienza e la solidarietà degli immigrati (con frequenti attacchi alla Lega) c’era sete di denaro” spiega Salvini, commentando l’inchiesta di Bergamo sull’accoglienza dei richiedenti asilo. “Attendiamo con grande attenzione gli sviluppi, con l’orgoglio di aver fatto di tutto per fermare il business dell’immigrazione clandestina. Con questa maggioranza e con alcune cooperative è tornata la pacchia dei clandestini, a spese degli italiani“.

giovedì 18 giugno 2020

Follia a Venezia, autista di Tir non li fa sorpassare: 3 rom romeni lo massacrano di botte. Solo denunciati



Di Davide Ventola – Tre rom romeni sono finiti in manette dopo il violento pestaggio di un camionista di un tir. Il fatto è accaduto alle porte di Venezia ed è riportato oggi dal Gazzettino. I due, prima hanno tentato di superare un Tir autocisterna, poi quando non ci sono riusciti hanno costretto l’autista a fermarsi. A quel punto è scattato il pestaggio. Per fermare i due aggressori sono dovuti intervenire vigili urbani. Il malcapitato autotrasportatore è stato ricoverato in ospedale. I tre aggressori, che il quotidiano qualifica come rom romeni, sono stati denunciati.
Denunciati i tre rom romeni, Mestre bloccata per ore
A fare le spese dell’azione della gang anche gli automobilisti veneziali. Il traffico di una arteria principale di Mestre (Venezia) è rimasto paralizzato per circa tre ore. Gli agenti, infatti, per permettere le operazioni e le indagini, hanno dovuto chiudere una delle due corsie di marcia, provocando la paralisi della circolazione. Secondo ulteriori dettagli, forniti dal Corriere Veneto, i tre aggressori sono pregiudicati e hanno compiuto il pestaggio nonostante avessero a bordo del Suv anche una bambina di tre anni. Non è dato sapere se questo fatto comporterà anche l’intervento del tribunale dei minorenni.

Como:clandestino si scaglia con violenza contro l’autista e tenta di dirottare il bus. Torna subito libero



Da QuiComo – Aggressione sul bus – Giovane di 24 anni si scaglia contro l’autista e cerca di rubare il mezzo: denunciato. Momenti di panico assai concitati quelli vissuti nel pomeriggio del 15 giugno 2020 a bordo di un bus di linea di Asf a Como.

La polizia è dovuta intervenire per placare un giovane di 24 anni che, dopo avere preso a pugni il parabrezza dell’autobus a una fermata, è riuscito a salire a bordo del mezzo e a scagliarsi con violenza contro l’autista.

 L’intervento di alcuni passeggeri ha permesso di allontanare l’aggressore dall’autista, ma il giovane esgaitato, in evidente stato di alterazione psicofisica, è riuscito a impadronirsi della cabina di guida. Stava per mettere in moto il pullman quando un passeggero è intervenuto con un atto fulmineo e ha tolto le chiavi dal quadro impedendo al giovane cittadino straniero di guidare il bus.

 I poliziotti delle volanti della Questura di Como hanno avuto non poche difficoltà a placare il ragazzo che si è scagliato contro di loro con calci e pugni. L’aggressore è stato denunciato a piede libero per interruzione di pubblico servizio e lesioni aggravate. Un poliziotto ha rimediato ferite e lesioni a un braccio con prognosi di 7 giorni. Contusioni ed escoriazioni guaribili in 5 giorni, invece, per l’utista.

“Io, fatto fuori dal M5S per aiutare gli amici di Luigi Di Maio”: nomine, ecco il cerchio magico di Giggino



Una strana coincidenza o sotto c’è qualcosa di architettato? Sembrerà strano, ma evidentemente il liceo classico Imbriani di Pomigliano d’Arco – nel Napoletano – pare sfornare continuamente dei veri e propri talenti. Da quella stessa scuola superiore proviene Luigi Di Maio, che può vantare un riconoscimento personale notevole: a 27 anni è diventato il più giovane vicepresidente della Camera di tutta la storia repubblicana. Fino a pochi mesi fa era il capo politico del Movimento 5 Stelle, da sempre contrario al fatto di assumere parenti e amici.

Ma cosa penseranno ora gli stessi grillini? La situazione che emerge da un’inchiesta portata avanti da Roberta Rei è chiara: diverse persone che hanno studiato presso il liceo in questione ora svolgono ruoli istituzionali importanti. E molti, che sarebbero ex compagni del ministro degli Esteri, hanno fatto davvero grandi carriere pubbliche. Un esempio? Dario De Falco, che nel corso delle manifestazioni studentesche marciava al fianco dell’ex capo politico del M5S, ora è il capo della segreteria della Farnesina. Ma c’è chi non ha studiato a Pomigliano e ora se ne rammarica: “Qua abbiamo sbagliato tutti liceo: dovevamo andare a Pomigliano!“.
“Fatto fuori dal M5S”
La giornalista de Le Iene ha contattato Aniello Nazaria, detto Nello: “Noi battevamo tanto sul fatto di non assumere parenti e amici, fidanzati, mariti, e invece lo abbiamo fatto anche noi e peggio pure“. L’attivista pentastellato ora è amareggiato: racconta che alle Politiche del 2018 era stato scelto per la Camera dei Deputati, ma qualcosa è andato storto: “Tutti mi hanno detto che secondo la legge e i calcoli ero stato eletto, ma loro dicono di no“. Effettivamente, come si evince dallo speciale elezioni del sito La Repubblica, l’uomo risulta eletto. È mai andato in Parlamento? La risposta è negativa, e non perché sia un assenteista. Piuttosto che applicare l’articolo 84 della legge elettorale per l’assegnazione dei seggi avanzati in altre circoscrizioni, sarebbero stati applicati altri articoli e criteri con il benestare del Movimento.

 Tra i candidati che sarebbero stati favori al suo posto figurerebbe Lucia Azzolina, l’attuale ministro dell’Istruzione finito al centro dell’ennesima bufera: “Dal Movimento risposte, chiarimenti, umanità e solidarietà zero“. Nello non si abbatte e perciò ci riprova in occasione delle Europee, ricevendo 925 voti dagli iscritti sulla piattaforma Rousseau e classificandosi come primo in Campania: “Mi sono preparato per le elezioni, ho fatto anche la fotografia ufficiale ma il giorno prima vengo escluso con una email, mandata dallo staff che non si sa chi sia“. Nella mail gli viene contestata una sorta di incoerenza sulla candidatura: lui chiede immediatamente spiegazioni, che però non sarebbero mai arrivate. “Nessuna risposta, sono stato fatto fuori senza nemmeno una spiegazione“, ha aggiunto.
Gli incarichi agli amici di Di Maio
A dare parere negativo sulla sua candidatura sarebbe stato lo stesso Di Maio. Mai una chiamata, mai un chiarimento: “Il più votato della sua regione viene escluso da lui senza alcun motivo? Questi hanno massacrato anche la democrazia diretta!“. Al suo posto, come primo dei non eletti, entra una persona ben precisa: Luigi Napolitano, un altro degli amici di studio dai tempi dell’università. “Non voglio pensare a questo ma mi chiedo perché le cose strane succedano tutte a me. Vengono assunte persone di Pomigliano in consigli di amministrazione un po’ ovunque, dappertutto“, riflette Aniello. La lista degli ex compagni di liceo di Di Maio è lunga: Pasquale De Falco, dopo aver ricoperto l’incarico di rappresentante del collegio sindacale dell’Asl di Salerno (scelto dall’ex ministro Giulia Grillo), sarebbe entrato come sindaco nel collegio sindacale di Fincantieri. 

Il candidato governatore del Movimento 5 Stelle in Campania è Valeria Ciarambino: anche lei ha studiato al liceo classico Imbriani, ma alcuni attivisti sono furiosi perché il marito sarebbe stato assunto al Parlamento europeo da Chiara Gemma (la capolista voluta da Di Maio). Infine Le Iene parlano anche di Carmine America, che pochi giorni fa sarebbe entrato nel Cda del colosso industriale Leonardo per altri 80mila euro annui di compenso. Nel corso del primo governo Conte sarebbe stato portato al Ministero dello Sviluppo economico con un incarico da 70mila euro; successivamente agli Esteri con uno stipendio da 80mila euro.

Rai, i compensi choc di Fabio Fazio: nel 2018 ricavi passati da 3,83 milioni a 11,05 milioni di euro, soldi nostri



Di Francesco Specchia – E chi se l’aspettava, Fabrizio Salini manidiforbice. Sprezzante della grande tradizione Rai di sprechi, di dispersione di intelligenze e cachet nonché di monopolio feudale degli agenti nei contratti, l’amministratore delegato con pieni poteri della Tv di Stato ha mantenuto le sue promesse. L’ha fatto in un cda in cui si sono discussi i nuovi palinsesti (che si presenteranno definitivamente i primi di luglio) e nel quale ha, con gentile ferocia, affermato la sua linea di tagli costi e «rinegoziazione nelle ipotesi di eccessiva onerosità sopravvenuta e per fattori non preventivabili, come la crisi economica e sanitaria in corso» (veramente la frase è del consigliere Riccardo Laganà, ma il pensiero è di Salini).

Salini taglierà dunque i costi superflui e i compensi fuoriluogo; razionalizzerà e armonizzerà l’offerta «valorizzando il più possibile le risorse interne, nel rispetto del pluralismo». E qui c’entra ovviamente anche Fabio Fazio il cui compenso verrà ridimensionato. Secondo Il Sole 24 Ore il programma Che tempo che fa, attraverso la società L’Officina dello stesso Fazio, ha ricevuto 10,64 milioni di euro all’anno, per un totale di 64 puntate stagionali, per la stagione 2017-2018. L’anno successivo la cifra sarebbe scesa a 9,6 milioni. In questa somma sarebbero compresi poco più di 700 mila euro per i diritti del format (cioè alcune persone che parlano attorno ad un tavolo…) versati a Fazio. Al compenso che la Rai paga a L’Officina, vanno aggiunti altri costi per un totale, per ogni puntata della stagione 2018-2019 di 410mila euro.

L’appalto con la Rai avrebbe fatto salire i ricavi della casa di produzione da 3,83 milioni a 11,05 milioni nel 2018. Per carità, Fazio è un indiscutibile professionista, comprovato in tempi di Coronavirus. Ma diciamo che, sul cachet c’è stato qualche problemino in passato che non s’ è placato affatto nel presente. Epperò, la Rai rilancia la frugalità e la produzione interna. Trattasi di tendenza già in atto: su Raiuno quest’ anno le ore autoprodotte saranno 380 in più rispetto all’anno scorso, su Raidue la produzione interna di programmi cresce dal 54% al 64%. Mentre Raitre conferma il 92% del palinsesto autoprodotto.

Oggi i centri di produzione di Roma, Milano, Torino e Napoli lavorano a pieno regime. E questa è un’altra buona notizia. Che arriva nel solco – forse questo Salini non lo sa – del leggendario “Piano Minoli”, un progetto di ristrutturazione di Viale Mazzini che, molti anni or sono, Giovanni Minoli consegnò ai vertici Rai; e che finì, inevitabilmente, per galleggiare in un cassetto dell’allora direttore generale Cappon. Ma Salini ha fatto altro, un gesto rivoluzionario che mai avremmo detto.

La novità è la fine del monopolio degli agenti di spettacolo che spadroneggiano sui palinsesti. Rispettando le linee-guida della Agcom e della Commissione Vigilanza, Salini ha fissato la nuova policy sugli agenti delle star, in linea con le indicazioni della commissione di Vigilanza e dell’Agcom. In particolare, «un singolo agente non potrà rappresentare più del 30% degli artisti di una stessa produzione e non potrà curare gli interessi di artisti di programmi da lui prodotti». Cioè: per garantire il massimo di correttezza e trasparenza, si ridimensioneranno di molto le figure degli padroncini pluripotenziari che gestivano contemporaneamente uomini e programmi da loro stessi griffati. E su questo, onestamente, non avrei scommesso un euro bucato. Anzi, a dirla tutta, mai mi sarei aspettato una presa di posizione così netta da parte di Salini finora considerato, politicamente, un ottimo galleggiatore. Sembra di essere tornati ai tempi della direzione generale di Agostino Saccà: ascolti e idee alate inversamente proporzionali ai costi…

mercoledì 17 giugno 2020

La sinistra dell’odio anti-italiano ha un nuovo leader: Soumahoro, il sindacalista che vuole riempirci di clandestini



Di Andrea Indini – #iostoconaboubakar. La sinistra ha il suo nuovo idolo e già lo incensa sui social. È Aboubakar Soumahoro, il sindacalista ivoriano che oggi ha fatto “irruzione” a Villa Pamphili dove si stanno svolgendo gli Stati Generali sull’economia. Si è incatenato davanti a Villa Pamphili attirando così l’attenzione del premier Giuseppe Conte che non manca mai di prestare un orecchio a chi va sotto la sua finestra a protestare. Quando si sono ritrovati faccia a faccia, la chiacchierata si è (ovviamente) incentrata sull’immigrazione.

La ricetta proposta al capo del governo giallorosso è la regolarizzazione di tutti gli stranieri che si trovano in Italia. I talebani dell’accoglienza sono già in visibilio e si accodano alla crociata del sindacalista, mentre l’economia del Paese va a rotoli, le imprese restano a secco, la cassa integrazione promessa dall’esecutivo resta un miraggio e la piaga della povertà travolge sempre più italiani.

Uno sciopero della fame e della sete per“i tanti lavoratori sfruttati, esclusi e invisibili”. Una protesta che parte dalla “riforma della filiera agricola” per liberare“gli agricoltori, i braccianti e contadini” dallo “strapotere dei giganti del cibo che favoriscono sia lo sfruttamento che il caporalato” e che arriva, dopo un triplo salto carpiato, all’eliminazione della“legge Bossi-Fini e dei decreti Sicurezza” voluti dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ai microfoni de ilGiornale.it, Soumahoro lo chiarisce sin troppo bene dove vuole arrivare la sua mobilitazione. “Servono nuove politiche migratorie – reclama – e un provvedimento che regolarizzi tutti gli invisibili per emergenza sanitaria, i migranti non sono immuni a questo virus e quando si è in guerra si salvano le persone”. La sanatoria voluta dal ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, non gli basta affatto. “Finora il governo è stato sordo”

Nel giro di poche ore Soumahoro, a cui nei giorni il Fatto Quotidiano aveva concesso un’intervista per attaccare Salvini e denunciare “le particelle di razzismo” che si sprigionano in Italia, ha subito conquistato la sinistra radical chic che “schifa” i decreti Sicurezza e vorrebbe aprire le porte del nostro Paese a tutti gli immigrati. In prima fila ci sono (occiamente) le sardine. “Questo è l’inizio di quella grande ‘coalizione’, dialogo e speranza che auspichiamo da mesi – ha annunciato la portavoce Jasmine Cristallo – noi ci siamo con tutte le nostre forze e tutti i mezzi e le speranze possibili”. Ma è sui social network che il sindacalista ivoriano ha raccolto più fan.

Tra questi anche Fabio Fazio che gli ha mandato “un abbraccio” esprimendo “solidarietà” alla sua causa. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha raccolto l’hashtag #iostoconaboubakar “perché la vita è fondata sul lavoro degno, che ha alla base diritti e salari equi”. Per Salvini, invece, la nuova crociata dei progressisti è “un insulto a milioni di italiani, e di immigrati regolari, in difficoltà”. “La Lega – ha, poi, promesso – fermerà il delirio anti-italiano di Pd e 5 stelle, dentro e fuori il Parlamento”.

Dopo le sardine, la sinistra ha trovato il suoi nuovo idolo. Ma l’esperienza di Santori&Co insegna che, molto spesso, si tratta solo di fantoccini usa e getta.

Rom insulta Salvini: “Sei un pezzo m***a razzista”. Poi elogia Di Maio: “Grazie per il reddito di cittadinanza” (video)



di Milena Desanctis – Un rom insulta Matteo Salvini. La senatrice della Lega Roberta Ferrero ha postato sulla sua pagina Facebook un video girato a Milano. E scrive: «Pensavo di averle viste tutte e invece… Secondo voi è normale?». Nel video si vede un rom che dice: «Salvini tu sei una persona molto maleducata. Sai perché? Io sono di Sarajevo, sono uno zingaro bosniaco. Io sono nato in mezzo alla strada. Tu sei una m***a, sei un razzista faccia di m***a. Salvini sei bla, bla, bla. Di Maio ha fatto una bella cosa. Ci ha dato il reddito di cittadinanza. Io te ne sono grato. Di Maio aiutami che ho bisogno di soldi. Di Maio è stato bravo. 5 Stelle forza».

Rom insulta Salvini: la reazione del web

Il video ha provocato l’ira del web. Scrive un utente: «Il reddito di cittadinanza a questi va tolto perché non ne hanno bisogno con tutti i furti che fanno stanno alla grande…». E un altro aggiunge: «Ecco a chi hanno dato il reddito di cittadinanza. Ci credo che non li mandano a lavorare, ma a zappare nei campi lo possono fare». E poi ancora: «In un Paese civile avrebbe avuto alle spalle le forze dell’ordine prima ancora di poter finirà di dire tutte quelle str….te». E c’è chi punta il dito: «Voi venite aiutati. Noi italiani paghiamo anche per voi… E se abbiamo bisogno noi… Campa cavallo».

 E un altro ancora: «La cosa tragica è che loro prendono il reddito di cittadinanza e italiani magari veramente bisognosi no. Che poi si permetta di offendere sapendo di passarla liscia questo può succedere solo in Italia». E un altro ancora scrive: «Ecco chi abbiamo aiutato… Bravissimi 5 Stelle siete l’orgoglio del popolo Italiano, per non parlare del Pd… Però attenzione che tutto questo finirà presto». E infine: «Questo elemento rappresenta molto bene l’idea del reddito di cittadinanza soprattutto come è stato speso bene. Forza Matteo liberaci da questa dittatura».

Video incorporato

Sfruttavano i migranti e davano loro cibo avariato: nei guai coop (rossa) dell’accoglienza. 3 arresti a Bergamo



Di  Cristina Gauri – Roma, 16 giu – Sfruttavano e sottopagavano gli immigrati nutrendoli con cibo scaduto e facendoli dormire in ambienti malsani, producendo e e falsificando computi contabili inglobati poi in sede di rendicontazione e falsificando le firme dei richiedenti asilo per attestarne la falsa presenza all’interno del centro che li ospitava e percepirne il contributo quotidiano erogato dallo Stato.

Sono da ieri agli arresti domiciliari tre persone, Alberto Zanotti, P.A.M. e T.G., rispettivamente padre spirituale/fondatore, presidente ed economo della coop per immigrati Terra Promessa, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato attraverso l’acquisizione di erogazioni pubbliche non spettanti, sfruttamento del lavoro nero, riciclaggio ed altro.

Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Davide Palmieri (oggi in servizio presso la Procura della Repubblica di Nocera Inferiore), si sono protratte dal mese di gennaio 2018 fino all’aprile del 2019, e hanno consentito agli inquirenti di acquisire elementi probatori certi a carico anche di ulteriori 38 soggetti, tutti indagati e destinatari di informazioni di garanzia. Lo riferisce BergamoNews.

Tutto ha avuto inizio in seguito alla denuncia di violenza sessuale subita da una operatrice della coop; l’indagine relativa ha finito per evidenziare delle palesi carenze nella gestione del centro; in particolar modo riguardo l’assenza di personale qualificato e nel numero previsto dalla normativa, che non consentiva un controllo adeguato degli immigrati presenti nel centro. «Durante l’attività d’indagine ci si è trovati quindi al cospetto di un “sistema” che permetteva l’esistenza di un vero e proprio apparato del malaffare in ordine all’accoglienza, condizione agevolata anche da rapporti disinvolti con alcuni funzionari pubblici», spiega l’Arma in una nota.

A far emergere ulteriori elementi è stata l’introduzione dell’obbligo di “rendicontazione” delle spese sostenute per l’accoglienza; i titolari del centro, essendo da quel momento costretti a tracciare ogni spesa che secondo gli inquirenti erano solo millantate, cercavano freneticamente di dimostrare spese mai sostenute, coperte creando fatture false con la compiacenza di commercianti o imprenditori, falsificando vecchi documenti, o compilando falsi registri di presenze di immigrati assenti da tempo. Una truffa aggravata ai danni dello Stato per il recepimento di erogazioni pubbliche non spettanti operata attraverso la «produzione e falsificazione di computi contabili inglobati poi in sede di rendicontazione, falsificazione delle firme dei migranti/richiedenti asilo per attestarne la falsa presenza all’interno del centro, dinamiche anche correlate ai mancati check-out dei migranti che nel corso del tempo si erano trasferiti dalle varie strutture omettendo dolosamente la comunicazione obbligatoria dell’allontanamento dell’ospite all’ente di riferimento».

In sede di indagini sono poi venute a galla ulteriori irregolarità come «lo sfruttamento dei migranti in attività lavorative prive di tutele tra le quali la produzione di guarnizioni, lavori edili per conto della cooperativa e delle attività commerciali da loro controllate», lavorando in condizione di sfruttamento e sottopagati «non solo direttamente ma anche da commercianti ed imprenditori che ne ricevevano i servigi con paghe assolutamente non regolari». Inoltre agli stranieri sarebbe stato servito più volte cibo scaduto o avariato. Le forze dell’ordine hanno sequestrato preventivamente alla coop 130mila euro.

martedì 16 giugno 2020

Violenze e aggressioni contro gli agenti, LI.SI.PO: “Rompiamo il muro del silenzio e scendiamo in piazza”



Violenze e aggressioni ai danni degli agenti di polizia, comunicato stampa del sindacato LI.SI.PO: 

Alcuni deputati, intervenendo alla Camera, si sono inginocchiati per ricordare George Floyd, deceduto a Minneapolis in seguito ad un intervento di un poliziotto americano. In alcune città italiane sono stati attuati flash mob per ricordare George Floyd, che presumibilmente aveva precedenti penali. Giova evidenziare – ha dichiarato il Segretario Generale del Libero Sindacato di Polizia (LI.SI.PO.) Antonio de Lieto – che nel nostro Paese, periodicamente, gli operatori di Polizia durante il normale servizio hanno subito aggressioni ed in tanti hanno perso la vita per tutelare i cittadini tutti.

Non risulta al LI.SI.PO. – ha continuato de Lieto – che parlamentari ben remunerati si siano inginocchiati alla Camera dei Deputati, né sono stati effettuati flash mob in Piazze italiane per ricordare i tanti operatori di Polizia che hanno sacrificato la propria vita per garantire ordine e sicurezza pubblica. Inoltre – ha rimarcato il leader del LI.SI.PO. – quanto verificatosi al carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) deve far riflette tutti noi.

 I Carabinieri hanno dovuto notificare decine e decine di avvisi di garanzia ad operatori della Polizia Penitenziaria per i disordini che hanno, di fatto, determinato la scarcerazione di diverse centinaia di detenuti, molti dei quali mafiosi (per il Covid-19). Gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, a giudizio del Libero Sindacato di Polizia (LI.SI.PO.), pagano lo scotto degli errori di taluni politici.

 È ora di dire basta. Si è davvero colmata la misura! Non si può tollerare oltre! Dobbiamo scendere in piazza e farci sentire, se non vogliamo sottacere per sempre! Stiamo soffocando nel silenzio. Il LI.SI.PO. – ha concluso de Lieto – invita tutti ad una grande mobilitazione di piazza da tenere prossimamente.

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