giovedì 11 giugno 2020

I “trafficanti” umanitari di Mediterranea tornano a prelevare clandestini: “Stiamo tornando nel Mediterraneo”



(Askanews) – Dopo mesi di stop, legato al sequestro amministrativo prima e alle norme per l’emergenza coronavirus dopo, la nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans ha ripreso il largo. L’imbarcazione ha lasciato il porto di Trapani per iniziare una nuova missione nel Mediterraneo Centrale.Mediterranea torna in mare nel pieno rispetto di tutte le normative anti-covid, per monitorare e denunciare eventuali violazioni dei diritti umani che avvengono nel Mediterraneo centrale.

 Alessandra Sciurba, presidente di Mediterranea Saving Humans: “Stiamo tornando in mezzo al Mediterraneo centrale per monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani – ha spiegato – Sappiamo che andremo incontro a profughi di guerra, vittime di torture in Libia che vengono lasciati morire nel silenzio oppure che vengono catturati spesso con il coordinamento e la complicità dei paesi europei. Mare JIonio sta tornando dove deve essere, dove non vorremmo mai dover andare. Ma finché ci sarà bisogno di noi è lì che navgheremo. Equipaggio di terra, stateci vicini in questa nuova missione”.

Marin Le Pen non si inginocchia: “Da bianca e francese non chiedo scusa per Floyd e non sputo sui miei antenati”



Di Davide Romano – Parigi, 11 giu – Marion Maréchal-Le Pen non si piega al “rullo compressore” seguito alla morte di George Floyd. L’ex deputata del Front National (oggi Rassemblement National) e nipote di Marine Le Pen ha pubblicato un video che in Francia sta sollevando molte polemiche: “Io mi rifiuto di mettere un ginocchio a terra, mi rifiuto di lasciare che il mio Paese diventi il campo da gioco della sinistra e degli antirazzisti.

Mi rifiuto di compiere un gesto che non è di rispetto ma è umiliante e di sottomissione”, spiega in un video pubblicato sui suoi profili ufficiali social. “Come donna bianca e francese non devo scusarmi per la morte di un afroamericano negli Stati Uniti e nemmeno per la morte di un criminale, Adama Traorè, una morte accidentale avvenuta in seguito ad un arresto”. Il caso di Adama Traorè, morto per asfissia in una caserma francese nel 2016, è tornato d’attualità in questi giorni definito dagli antirazzisti transalpini il “George Floyd francese”.
“Non sputo sulla mia storia e i miei antenati”
“Io non devo scusarmi perché non ho colonizzato, non ho colonizzato né schiavizzato nessuno”, aggiunge Marion Le Pen. “Allo stesso modo tutti questi gruppi politici che manifestano non hanno mai subito colonizzazioni o schiavitù. Black lives matter e tutti i gruppi antirazzisti non ci chiedono solo di inginocchiarci ma anche di sporcare il ricordo dei nostri antenati, di sputare sulla nostra storia, di eliminare il nostro patrimonio culturale, la nostra eredità e di abbattere le statue”. Infine la nipote di Jean Marie Le Pen accusa il governo di aver ceduto “all’emotività di gruppo, per calcoli politici e stupidità” permettendo manifestazioni violente.

mercoledì 10 giugno 2020

Raggi in piena crisi di nervi: dà del mafioso a Zingaretti e della fascista a Meloni. Il delirio a DiMartedì



Ilaria Paoletti – Roma, 10 giu – Virginia Raggi contro tutti sarebbe l’ottimo titolo per la fantozziana intervista del sindaco di Roma ospite ieri a Dimartedì da Giovanni Floris. Siccome tutti la attaccano, lei attacca tutti e non cede un centimetro sulla sua incompetenza, ma anzi, rilancia con “accuse” ancor più gravi. Ad esempio dà ad intendere che il segretario del Partito Democratico (e presidente della regione Lazio) Nicola Zingaretti preferisca prendersela con lei e non con i “mafiosi” e che la Meloni non abbia diritto di parlare perché fascista. E su CasaPound, poi …
Raggi: “Zingaretti? Non si è mai scagliato contro Roma Capitale”
In studio da Floris si consuma lo scontro tutto “laziale” tra cinquestelle e Pd, riportato anche da Leggo: “Per Zingaretti io sarei una minaccia? Innanzitutto non so se l’abbia detto o mandato a dire. Lui tendenzialmente insinua. Lui avrebbe detto questo, ma non si è mai scagliato con tanta veemenza contro tutta la vicenda che ha preso il nome di Mafia Capitale o contro i Casamonica” dice la Raggi. Che siccome ha fatto i compiti ci tiene a ricordare che i Casamonica sono “una famiglia criminale che ha fatto il bello e il cattivo tempo per anni finché non sono andata ad abbattere le loro villette. Una famiglia potente che purtroppo a volte lavorava con la connivenza di altri soggetti imprenditoriali e talvolta politici. Lui (Zingaretti, n.d.r.) non s’è mai scagliato con tanta veemenza contro di loro o contro i Triassi, gli Spada, i Fasciani, famiglie criminali che operano nel X Municipio sciolto per mafia. Forse sono io più una minaccia per quei soggetti. Perché sarei una minaccia per i romani?”
Raggi: “CasaPound? Non abbiamo paura di loro”
Poi la Raggi parla dell’unica questione che sembra tenerla in vita (anche politicamente) ovvero lo sgombero dello stabile di via Napoleone III: “Non abbiamo paura di Casapound, era una battaglia giusta da fare, non è ancora vinta la guerra, quello è un immobile che va restituito”. Non si capisce bene in effetti di cosa dovrebbe aver paura la Raggi visto che non le è arrivata nessuna minaccia e che l’indagine è in mano ad un pm schieratissimo, ma insiste: “Io ho già chiesto al Demanio quando lo riprende di darlo a Roma Capitale che lo potrebbe destinare all’emergenza abitativa, per chi ha veramente bisogno, non per chi sta dentro e dice di voler aiutare i romani poi aiutano solo se stessi e gli affiliati alla propria associazione, anche se hanno stipendi di tutto rispetto”. I fatti la sconfessano e quel che chiede al Demanio è irrilevante, ma in tv tutto fa brodo.
“Meloni? Lei e i suoi sono sempre fascisti”
La “sindaca” è in piena campagna elettorale quindi alza i toni quando Giovanni Floris la stuzzica su un’eventuale vittoria del centrodestra alle elezioni romane: “Quelli che oggi si candidano hanno avuto la loro chance, anche a Roma, e hanno lasciato la devastazione a cui stiamo mettendo rimedio. C’è già stato Alemanno, ha fatto una serie di danni incalcolabili». Ma Floris le fa notare che la Meloni e Fratelli d’Italia il loro bel consenso capitolino lo avrebbero eccome: “Parliamo di persone che fino al giorno prima avevano la camicia nera e adesso si sono cambiati colore di camicia ma sono sempre loro. Se sono sempre fascisti? Beh, insomma, direi di sì“. Che temperamento antifascista ritrovato, quello del sindaco di Roma! Vediamo se le servirà nelle urne …

martedì 9 giugno 2020

Schifo a Torino, si cala i pantaloni e si “tocca” davanti ai bambini al parco: marocchino solo denunciato



di Gianluca Corrente – Rabbia e indignazione a Torino. Atti osceni di un immigrato marocchino di 53 anni davanti ai bambini e ai loro familiari. Una ragazzina e alcune mamme hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Si trovavano nei giardinetti pubblici di via Casteldelfino dove avevano visto una scena inaccettabile.
L’immigrato marocchino nella zona dedicata ai bambini
Poco prima, infatti, un uomo si era avvicinato alla zona dei giochi per bambuini. All’improvviso si era abbassato i pantaloni iniziando a toccarsi platealmente davanti a tutti. Poi ha visto una panchina e – come se nulla fosse – si è seduto.
L’intervento degli agenti e la denuncia
Gli agenti l’hanno trovato proprio là, sulla panchina. L’hanno controllato e hanno scoperto che era un immigrato marocchino 53enne. Lui ha dichiarato agli agenti di non aver fatto nulla. Secondo quanto ha raccontato, era ai giardinetti per riposarsi dopo la giornata lavorativa. Alla fine è stato denunciato per atti osceni in luogo pubblico.

Deposito Atac ostaggio dei rom: “Rubano ma sono pieni di soldi e violenti, prima o poi ci scappa il morto”



Di Elena Barlozzari Alessandra Benignetti – L’incendio dei sette bus parcheggiati nel deposito Atac di via Luigi Candoni, alla Magliana, potrebbe essere di natura dolosa. È questa la pista principale seguita dagli investigatori che stanno indagando sul rogo divampato martedì scorso nella rimessa. Chi poteva avere interesse a mandare in fumo quei mezzi in attesa di rottamazione? Non ha dubbi un dipendente della municipalizzata dei trasporti: “Sicuramente sono stati i rom”, ci confessa chiedendo di rimanere anonimo per paura di ritorsioni. Lavora nel deposito da anni, e ormai ha imparato a conoscere i suoi vicini di casa. Sa di cosa sono capaci. La rimessa, infatti, confina con uno dei “villaggi della solidarietà” creati nel 2000 dalla giunta Rutelli. Era un campo modello, giura chi ci abita, finchè non sono arrivati i bosniaci sgomberati qualche anno più tardi dal Casilino 900.

Da allora sono iniziate le faide interetniche ed i continui assalti al vicino deposito Atac. C’è stato anche un curioso episodio di “sequestro” ai danni della centralina dell’Acea che rifornisce la rimessa, inspiegabilmente posizionata all’interno dell’insediamento. “Lanciano pietre contro i mezzi in corsa e le auto private, rubano la benzina e le batterie delle vetture, scherniscono noi autisti, è una storia che si ripete identica ogni giorno, siamo sotto scacco”, spiega la nostra fonte, prima di aprire le porte del mezzo allo sciame di nomadi in sosta alla fermata.

Un presidio fisso dei vigili urbani controlla una per una le auto, per evitare che vengano introdotti nel campo rifiuti destinati alla combustione. Ci facciamo largo tra le macchine che attendono il lasciapassare dei caschi bianchi ed entriamo nell’insediamento per fare qualche domanda. Sullo sfondo ci sono i mezzi arsi, che svettano al di là della ringhiera nel bel mezzo del parcheggio della rimessa. “E cosa ne sappiamo noi di chi è stato? A quell’ora dormivamo”, afferma una ragazzina. “Ma è accaduto tra le 20 e le 21”, la incalziamo, ottenendo uno sguardo severo come risposta.

Qui nessuno sembra sapere nulla. La versione più in voga è quella che ci ripete una donna bosniaca sulla sessantina: “Danno sempre la colpa ai rom, ma noi non siamo cattivi”. Alla fine però c’è qualcuno che si sbottona e, abassata la telecamera, accetta di parlare: “Sono stati i bosniaci, rubano, spaccano tutto e danno un sacco di problemi”. “È inutile che chiedete in giro, nessuno vi dirà niente, hanno paura”, continua uno degli abitanti della baraccopoli.

Non è il solo nell’accampamento a dire di sapere chi è stato ad appiccare di rogo. “Se vi porto a casa di quello che ha dato fuoco agli autobus vedrete che la madre ha catene d’oro e gioielli, ma nonostante questo continuano a fare danni contro il deposito”, spiega un altro nomade. “Alla polizia – aggiunge – non possiamo dire nulla, altrimenti ci scappa il morto”. È d’accordo anche Ion Bambalau, il capo della comunità rom romena che abita nell’accampamento. Anche lui soppesa ogni parola e si guarda bene dal fare nomi. L’atmosfera è tesa.

“Nel campo ci sono delle teste calde che infangano la reputazione di noi rom onesti”, denuncia l’uomo. “Rubano, spacciano, sono violenti, quando litigano fra di loro si picchiano come animali”, giura Bambalau. “Entrano nel deposito, rubano le batterie, rubano il gasolio degli autobus per rivenderlo nel campo e poi danno fuoco ai mezzi, dicono di farlo per guadagnare qualche soldo, ma – spiega l’anziano – la verità è che i genitori di questi ragazzi sono ricchi”. Ci invita a fare un giro nella parte del campo dove abita la componente bosniaca: “Lì ci sono auto da centomila euro”.

“La polizia dovrebbe allontanare da qui i soggetti problematici, per il bene di tutti”, conclude il capo dell’insediamento. È preoccupato. Tutti, compreso lui, hanno paura di ritorsioni da parte di chi detta davvero legge nell’accampamento. L’episodio ha riacceso i riflettori sul piano di superamento dei campi rom annunciato dalla sindaca Virginia Raggi nel 2017.

“Dopo la brutta figura al Camping River e lo stallo de La Barbuta e Monachina, quanto successo alla Magliana conferma il fallimento della giunta Raggi sulla chiusura degli insediamenti “, attacca Marco Palma, consigliere di Fratelli d’Italia del XI Municipio. Dietro di lui c’è una bandiera del Comune di Roma che sventola sdrucita all’ingresso della rimessa. “Ecco, dopo quattro anni di amministrazione Raggi la città è ridotta così, come quello straccio lacero”, denuncia.

“La politica deve prendersi le sue responsabilità ed intervenire per sanare questa situazione che penalizza non solo l’azienda capitolina del trasporto pubblico – conclude – ma anche quei rom onesti che vivono nel campo di via Candoni e da anni cercano di integrarsi”.

lunedì 8 giugno 2020

La sanatoria di Bellanova è una pagliacciata: sono meno di 10mila le domande valide presentate



Da Affari Italiani – Il Coronavirus in Italia non è ancora stato sconfitto. L’emergenza sembra però alle spalle, il Paese è ripartito, anche nel settore agricolo, dove a causa del lockdown il governo aveva accelerato per la sanatoria dei migranti irregolari, fortemente voluta dalla ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova, in modo che potessero aiutare un settore in crisi con la loro manodopera nei campi. Ma i numeri, stando a quanto si le Legge su Repubblica, svelano che il provvedimento fin qui non ha inciso.

Il provvedimento di emersione del lavoro nero varato dal governo (ma solo per i settori dell’agricoltura, pesca, zootecnia e della cura della persona) non sembra essere partito con il piede giusto: meno di 10.000 le domande registrate nei primi cinque giorni, anche se ci sono stati 60.000 accessi alla piattaforma per informazioni.

 Chi ha fiutato l’affare, invece, è stato il racket che ha fatto lievitare i prezzi: da 3 a 5.000 euro per un contratto di lavoro falso, da badante a chi fa il manovale, da colf a chi lava i piatti in un ristorante. Un escamotage che vale il permesso di soggiorno a chi è rimasto fuori dalla sanatoria, almeno la metà dei 600.000 immigrati irregolari che vivono in Italia, di certo tutti quelli che lavorano nell’edilizia, nella logistica, nel turismo, nel terziario.

 Aboubakar Soumahoro, coordinatore nazionale del settore agricolo dell’Usb e leader delle battaglie dei braccianti, va giù pesante: “Non funzionerà. I nostri sportelli nei campi ci dicono che su 100 lavoratori, 90 non riusciranno ad usufruire di questa regolarizzazione.

I datori di lavoro non intendono farlo perché, soprattutto in questo momento di crisi, è troppo costoso e poi ci sono migliaia di lavoratori fuori gioco perché i loro permessi di soggiorno sono scaduti prima della data prevista del 31 ottobre 2019. C’è ancora da fare un enorme lavoro di alfabetizzazione: c’è un’enorme fetta di lavoratori che non conoscono i loro diritti, anche italiani”.

domenica 7 giugno 2020

Degrado nella stazione di Ventimiglia: decine di clandestini dormono sui binari per non farsi identificare



Di Fabrizio Tenerelli – Sono passate poche settimane dalla fine della quarantena e a Ventimiglia, in provincia di Imperia, è tutto tornato come prima. Da martedì scorso (3 giugno) le strade sono di nuovo affollate di francesi a caccia di sigarette, alcolici e generi alimentari “discount”, mentre i dintorni della stazione ferroviaria si sono nuovamente popolati di migranti. Decine di stranieri – ma è difficile contarli – che sono in attesa di un passaggio clandestino verso la Francia o, come si vocifera, rientrati in Italia spinti dalla possibilità di una sanatoria.

Malgrado abbiano a disposizione vitto e alloggio gratuiti, nel centro di accoglienza del campo Roya gestito dalla Croce Rossa Italiana, molti di loro, spinti dalle temperature ormai quasi estive e nel timore di essere schedati dalla polizia, preferiscono vivere all’aperto, in attesa di un passaggio oltre confine. Molti si sono accampati lungo la ferrovia e, come potete giudicare dalle foto, addirittura sui binari, poco lontano dalla stazione dei treni. E’ vero che parte della linea ferrata oggi è in disuso, ma resta ugualmente un problema di ordine pubblico.

Molti, infatti, sono stati visti attraversare la linea ferrata di notte, col rischio di essere investiti. Che il fenomeno dei flussi abbia subito un’impennata lo testimoniano anche alcuni interventi della polizia stradale della sottosezione di Imperia ovest, che nel giro di pochi giorni ha intercettato una ventina di stranieri che erano saliti su due tir in sosta all’Autoporto di Ventimiglia, nei pressi dell’imbocco dell’Autofiori.

Nel primo episodio gli agenti sono intervenuti nell’area di servizio Borsana sud, nei pressi del casello di Spotorno, in provincia di Savona; nel secondo in una piazzola di sosta situata tra i caselli di Sanremo e Arma di Taggia, nell’Imperiese. In entrambi i casi sono stati gli stessi camionisti ad allertare le forze dell’ordine, sentendo degli strani rumori provenire dal cassone, segno che i migranti – in prevalenza afgani e pachistani – erano saliti di nascosto.

Che si siano sbagliati di direzione, pensando di andare in Francia? Per la polizia stradale è un’ipotesi ma non si esclude, che siano entrati appositamente in Italia per la possibilità di una sanatoria. Altri stranieri sono stati visti bivaccare in questi giorni nei pressi della foce del fiume Roya e sulla spiaggia. Molti di loro (non tutti, però) sono provvisti di mascherina chirurgica, segno che sono stati informati delle misure di contenimento dei contagi da Coronavirus.

Anche il PD non ne può più di Conte: “Hai stancato, smettila di fare tutto da solo”. Bufera sul governo



Di Franco Bianchini – Prima Gualtieri infuriato con Conte, gli telefona e alza la voce. Poi lo scontro acceso tra Dario Franceschini e il premier sugli Stati generali. Molti esponenti del Pd non ne possono più di “Giuseppi”, del suo volersi mettere sempre in mostra. «Fai tutto da solo, hai stancato». Nel giro di poche ore il Pd mette sotto accusa Palazzo Chigi e sferra un colpo dietro l’altro. Andrea Orlando ha sparato sul reddito di cittadinanza, Nicola Zingaretti ha parlato del dialogo con Silvio Berlusconi e adesso vari dem alzano i toni sugli Stati generali.
La “mediazione” di Teresa Bellanova
Il confronto avrebbe occupato gran parte della discussione. La ministra Teresa Bellanova di Iv è intervenuta sulla questione. Suo il richiamo alla concretezza. Visto che ormai l’annuncio è stato fatto – la sua tesi – almeno facciamo in modo di arrivare al confronto con le parti sociali «con dei contenuti e priorità condivise».
Stati generali, ormai la frittata è fatta
Dire Stati generali – il ragionamento – sottintende una strategia e azioni correlate che presenti alla platea degli interlocutori. «Qui abbiamo solo un titolo, riempiamolo di contenuti», avrebbe detto Bellanova. L’invito a Conte e agli alleati è di fare una «sintesi», viste le diverse sensibilità nella maggioranza su alcune «questioni essenziali e punti prioritari condivisi». Altrimenti il rischio di un’esposizione del genere senza che ci siano risposte da offrire alle parti sociali, rischia di ingenerare rabbia.
La frenata di Andrea Orlando
Sulla stessa lunghezza d’onda il M5S. Assente il capodelegazione Alfonso Bonafede, sostituito dalla viceministra al Mef Laura Castelli, che avrebbe invitato la maggioranza a trasformare questo evento in un’opportunità. Frena il dem Andrea Orlando: «Fare gli Stati generali in tre giorni non mi sembra una cosa particolarmente felice».
L’evento slitta, Conte in difficoltà
L’evento non si terrà lunedì, Conte sta oer prenderne atto. Verosimilmente slitterà a metà settimana prossima. A quanto apprende l’Adnkronos, si va verso la data di mercoledì, nella splendida cornice di Villa Doria Pamphili. Ma data e location non sono ancora sicuri al 100%. Tra gli ospiti non dovrebbe figurare l’ex numero uno della Bce Dario Draghi, al contrario dei rumors circolati nelle ultime ore. Fonti Mef, invece, parlano addirittura di giovedì, dando ormai per certa la location

sabato 6 giugno 2020

Fornero confessa: “Mi sono ubriacata e sono finita sotto a un tavolo”. Ora si spiegano tante cose (Video)



di Monica Pucci – “Sì, una pazzia l’ho fatta, lo ammetto…”. Ma a dispetto delle attese, Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro e del Welfare con il governo Monti, non si riferiva alla sua riforma delle pensioni. Quella tristemente famosa per gli esodati che creò, per intedersi. La “pazzia” che la Fornero ha confessato oggi a “Un giorno da pecora”, su Radio1, è di carattere personale. Una sbronza, in età giovanile. Una confessione che forse nasce dal tentativo di migliorare la sua sua immagine pubblica con un’operazione-simpatia, magari per un rientro nell’agone politico.

 Ai conduttori che le hanno chiesto quale sia stata l’azione più “scatenata” della sua vita, l’ex ministro ha risposto così: “Scatenata è un termine che non mi piace, diciamo che da giovane la cosa più scatenata che ho fatto è stato ballare il twist ed il rock&roll”. Ma i conduttori hanno insistito: “Non si è mai ubriacata?”. “È successo una sola volta, in Val D’Aosta… Dopo una lunga camminata, abbiamo mangiato in un rifugio e lì c’è stata la grolla“, ha raccontato la Fornero. La grolla è un giochino alcolico che in altre parti d’Italia viene definita l’indianata. “Quando si passa da bere e si beve un sorso ogni volta. Morale: io sono finita sotto al tavolo.

Ma non era una cosa così disdicevole, e poi l’aria di montagna aiuta sempre…”. Poi la Fornero è passata a parlare dei suoi temi più congeniali, quelli politici, in particolare sulla sua ossessione, Matteo Salvini, che da sempre la contesta.”Matteo Salvini non perde un’occasione per dire la cosa sbagliata, anche adesso che si è messo il look da professorino con gli che si è messo per darsi una parvenza, per far dimenticare l’immagine di sé…”.

Bologna, albanese pesta una donna. Poi al grido “italiani di mer…” aggredisce i carabinieri. Fermato con lo spray



di Paolo Sturaro – Violenza a Bologna. Rapina, lesioni aggravate e resistenza a un pubblico ufficiale. A queste accuse dovrà rispondere un 41enne straniero, di origine albanese. I carabinieri l’hanno arrestato in tardissima serata, quando una donna li aveva chiamati dopo essere stata aggredita da un uomo. Alcuni cittadini l’avevano visto aggirarsi in piazza dell’Unità.
Bologna, necessario l’arrivo di un’altra pattuglia
Alla vista dei militari, il presunto assalitore li ha insultati con frasi del tipo “italiani di merda” e li ha aggrediti con violenza. I carabinieri hanno fatto ricorso allo spray urticante al peperoncino chiamando anche rinforzi perché la situazione era difficile. Con l’arrivo di un’altra pattuglia, hanno riportato l’uomo alla calma e gli hanno messo le manette ai polsi.
La vittima era stata presa a pugni
La vittima dell’aggressione è una 46enne italiana. Ha raccontato di essere stata presa a pugni dallo straniero durante una lite, All’Ospedale Maggiore di Bologna, dov’è stata trasportata d’urgenza, i medici hanno medicato la donna al piede per un frattura. La prognosi è di 30 giorni.
Poche ore prima, la rapina in autobus
A quel punto lo straniero è stato sottoposto a una perquisizione personale. I militari hanno trovato un portafogli con i documenti di una donna bolognese, un medico di 53 anni, che un paio di ore prima aveva subito una rapina sull’autobus, Sentita dai cerabinieri che l’hanno contattata per restituirle il portafogli, la donna ha riferito di essere stata spinta e rapinata da un uomo mentre stava timbrando il biglietto.

Torino, chiede a uno straniero di indossare la mascherina: autista donna scaraventata fuori dall’autobus



Da huffingtonpost – Ha chiesto al passeggero del bus di indossare la mascherina ed è stata afferrata e scaraventata fuori dal mezzo: vittima è un’autista di Torino, aggressore un 30enne straniero. L’episodio è raccontato sulla Stampa:

 Era stata un’altra passeggera a segnalare la violazione: “Vada a vedere, non ha la mascherina. Faccia qualcosa”. Così, per tutelare la salute dei passeggeri, la conducente è finita ricoverata al Mauriziano per contusioni a braccia e gambe: cinque, i giorni di prognosi.

Lena Conte, l’autista colpita, da 12 anni fa questo mestiere. Alla Stampa ha raccontato che la paura generata dal covid si ripercuote anche sulla sua categoria, costretta a fronteggiare quotidiane tensioni sui mezzi.

A far notare la presenza dell’uomo senza mascherina era stata un’altra passeggera. Lena, essendo sola, aveva timore ad agire, ma la donna l’accusava di negligenza e lei temeva una segnalazione. Una volta arrivata alla fermata è dunque scesa per controllare: il ragazzo non era disposto ad assecondare la richiesta e dopo averla afferrata, l’ha spinta.

“L’aggressore e la donna che aveva insistito perché intervenissi si sono allontanati. A chiamare la polizia è stata un’automobilista che si trovava dietro al pullman. Ha visto la scena ed è intervenuta”. E gli altri passeggeri? “Si sono innervositi perché la corsa non ripartiva. Hanno sbattuto fuori un altro che era senza mascherina. Il clima sui mezzi è questo: la gente è una bomba a orologeria”.

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