sabato 6 giugno 2020

“Non fa ascolti, non è più tempo di pagarlo a peso d’oro”: ora vogliono cacciare Fabio Fazio dalla Rai. Magari!



“La Rai fermi il rinnovo del contratto di Fabio Fazio”. E’ il titolo del Tempo che rilancia una grana di Viale Mazzini, alle prese con il contratto faraonico del conduttore di “Che tempo che fa”. Contratto milionario che Fazio vorrebbe prolungare fino al 2023. In barba ai tanti lavoratori dello spettacolo. Che in tempi di Covid o non lavorano o, senza certezze, non sanno se riprenderanno a farlo oppure no. Si mette male per lui, dopo che . il consigliere Rai, eletto dai dipendenti dell’azienda, Riccardo Laganà, ha inviato una lettera al Cda della tv di Stato. “Non fa ascolti,- si legge- non è più tempo di prestazioni pagate a peso d’oro”. E’ una questione di sensibilità e di solidarietà.
Viale Mazzini e Fazio
Tutto può succedere a Viale Mazzini. Ma allo stato attuale delle cose, il rinnovo del contratto al conduttore di Che Tempo Che Fa, un anno prima della scadenza è avvolto da un grosso punto interrogativo. Nella lettera al Cda riportata dal Tempo si fa presente la necessità “di avere chiarimenti. Chiarimenti rispetto alle indiscrezioni sull’ipotetica trattativa tra l’agente di Fabio Fazio e la Rai relativa al rinnovo contrattuale”.

 “Se le ipotesi fossero reali – fa sapere Laganà all’Adnkronos – ritengo sia prematuro procedere ad un rinnovo; che verosimilmente dovrebbe competere alla successiva consiliatura, anche alla luce del quadro economico finanziario profondamente incerto per la Rai”.Nel mirino di questo contratto “dorato” è la mossa “indelicata nei riguardi anche di tutti i dipendenti Rai il cui contratto di lavoro è scaduto già da molto tempo”. A fargli eco Michele Anzaldi, il segretario Iv della Vigilanza Rai: “Non è soltanto la crisi causata dal coronavirus a dirci che questi contratti dorati vanno rivisti, ma anche i numeri nel caso specifico”.

“Ascolti deludenti”
Anzaldi, come riporta il Tempo, afferma inoltre: “Il mega contratto a Fazio, secondo un esperto del settore come il professor Siliato, non si ripagava neanche su Rai1: dove pur avendo fatto perdere punti alla rete lo scorso anno aveva ottenuto il 14.8% di share su Rai 1. Quest’anno lo share è stato dell’8.5%, con un milione di spettatori in meno”. “In sostanza”, riflette Il Segretario della Vigilanza Rai, “se non faceva pari neanche su Rai1, come ammise lo stesso Fazio in un’intervista, figuriamoci su Rai2 con ascolti dimezzati”.

venerdì 5 giugno 2020

Famiglie italiane cacciate, La Russa attacca Raggi: “Accanimento contro Cpi e silenzio su occupazioni di sinistra”



Di Cristina Gauri – Roma, 4 giu – Anche il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa interviene sul sequestro preventivo dell’immobile sede di CasaPound Italia. E si chiede se – per caso, solamente per caso – questa mossa non sia frutto dell’ossessione dimostrata dalla Raggi nel voler perseguitare le tartarughe frecciate, mentre al contempo chiude volentieri un occhio – spesso anche due – per le occupazioni dell’opposta estrazione politica di cui la Capitale pullula.

«La vicenda dell’immobile di via Napoleone III in uso a Casapound torna nuovamente alla ribalta ma su oltre cento immobili occupati a Roma, in alcuni casi teatri anche di attività poco chiare, non leggo ne’ sento nulla. Non vorrei ci fosse un pregiudizio politico o ideologico del M5S e della sinistra alla base di questo accanimento», ha affermato La Russa ai microfoni dell’Agi.

Sulla vicenda si erano espressi in giornata anche Chiara Colosimo, consigliere regionale del Lazio di Fratelli d’Italia, e Daniele Giannini, consigliere regionale del Lazio della Lega. Medesimi i dubbi espressi: «Preso atto del sequestro preventivo dell’immobile di via Napoleone III, ci piacerebbe sapere perché la Sindaca Raggi non abbia sollecitato, con lo stesso fervore, lo sgombero dei ventitré palazzi occupati, presenti nella lista redatta dalla Prefettura a luglio dello scorso anno – ha attaccato Colosimo – Se invece il Primo Cittadino pensa di recuperare la fiducia di Zingaretti, con decisioni che guardano da una parte sola, si sbaglia di grosso.

Basta leggere le dichiarazioni del senatore Astorre. Il Partito democratico cosi come la maggior parte dei suoi compagni grillini, l’hanno oramai scaricata». Giannini, dal canto suo, ha puntato il dito contro la situazione paradossale che vede «Gli immigrati negli hotel, i centri sociali in decine di palazzi occupati e poi tanto accanimento verso poche famiglie italiane che rischiano di finire letteralmente in strada solo per un’ossessione ideologica», definendo la Raggi una «sceriffa».

Orrore a La Spezia: 16enne immobilizzata e stuprata a turno da 2 “amici” stranieri nel parco giochi



Da La Nazione – La Spezia, 4 giugno 2020 – L’hanno indotta a seguirli nel parco giochi per passare qualche momento in allegria. “Ci divertiremo” era stata la promessa. Varcata la cancellata, per lei è stato un incubo. E’ stata costretta a subire le loro pretese sessuali. E’ quanto emerge da un’inchiesta della squadra mobile che ha portato due ragazzi di 17 anni, di origini sudamericane, a finire in comunità, colpiti dalla misura cautelare dell’affidamento.

 Anche la vittima è una minorenne, un anno più giovane degli ’stupratori’. Loro negano la violenza. La tesi difensiva è quella del triangolo consenziente. Ma intanto sono stati rinviati a giudizio per rispondere di violenza sessuale aggravata; due le aggravanti contestate: aver agito nei confronti di una minorenne e averlo fatto in coppia, alternandosi nelle azioni, l’immobilizzazione e lo stupro di lei.

 I fatti risalgono all’11 dicembre scorso. Teatro della vicenda, il parco giochi nei pressi Centro Allende, nel cuore dei giardini di pubblici, chiuso in orario notturno. L’azione si è consumata tra le 21 e le 22 di sera. Ad innescare l’inchiesta è stata la denuncia della mamma della ragazza alla squadra mobile dopo aver raccolto le sue confidenze, rese dopo il rimprovero per essere rientrata tardi a casa. Due le versioni fornite dalla ragazza in preda alle domande incalzanti, all’angoscia. La prima: “Sono stata imbarcata in auto da uno sconosciuto che poi mi ha violentata e scaricata”.

La seconda: “Sono stata costretta a subire la violenza da due amici: mi hanno portata ai giardini e lì a turno hanno abusato di me”. La seconda narrazione si è rivelata credibile. E’ stata resa anche agli investigatori allertati dai sanitari del pronto soccorso che, dopo la visita ginecologica alla ragazza e l’accertamento di una “lesione vaginale”, hanno fatto scattare il ’codice rosa’, ossia la segnalazione ai servizi sociali e alla procura, dei minorenni in questo caso.

giovedì 4 giugno 2020

Consulente tributario di Conte è costato agli italiani 40mila euro per 10 giorni, 500euro l’ora. I 5 Stelle zitti



di Guido Liberati – «Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha come consulente per la redazione dei pareri giuridici, retribuito con un compenso di 40mila euro annui per 80 ore di lavoro che si somma allo stipendio di magistrato, un giudice in servizio presso la Cassazione e che riveste pure un altro incarico retribuito. Il tutto con l’avvallo del Csm.

I grillini non dicono nulla di una consulenza da 500 euro l’ora in periodo di crisi? O gli abusi vengono solo dagli avversari politici?». Così Antonio Leone in un’intervista al Riformista, ignorata da quasi tutti i media. Come mai passa sotto silenzio la denuncia del presidente del Consiglio di presidenza della Giustizia Tributaria ed ex membro del Csm? Probabilmente perché non conviene disturbare i manovratori e la propaganda grillina. L’alto magistrato spiega tante altre cose, piuttosto imbarazzanti per il baraccone governativo e per la magistratura italiana.

 Ad esempio, Leone fornisce una spiegazione prettamente economica, sulla lotta politica per la poltrona del Dap.
Dal consulente di Conte al capo del Dap
«Il capo del Dap è uno dei ruoli più pagati della pubblica amministrazione. Fino al 2013 540mila euro, ora 320mila. La retribuzione, sottoposta al “trascinamento”, è percepita anche quando si cessa dall’incarico e vale ai fini pensionistici». Al Riformista spiega che lo stipendio «è un ottimo motivo perché i magistrati vi ambiscano. Una “bella poltrona”, come dicevano i 5Stelle, a cui anche il dott. Nino Di Matteo, che con i grillini ha sempre avuto buoni rapporti partecipando ai loro convegni, pare aspirasse, altrimenti non avrebbe tirato in ballo dopo due anni il suo siluramento». Leone cita inoltre un dato, sfuggito a molte cronache.

«Ricordo che il dottor Giancarlo Caselli, numero uno del Dap dal 1999 al 2001, fece ricorso per impedire che la sua pensione fosse toccata dai tagli». Contro la riduzione dello stipendio da venticinquemila euro al mese Caselli presentò ricorso al Tar. Ovviamente nessuno ha approfondito la questione. Tantomeno i giornali vicini a Pd e M5s. Inutile dire che su questo tema il blog 5 Stelle, che ha pure intervistato il magistrato torinese, ha preferito glissare. Stipendi e pensioni d’oro contano solo per gli avversari.
Le consulenze dei magistrati pagate profumatamente
Ma proprio le ricche consulenze dei magistrati, (non solo quella di Conte) appaiono in contraddizione rispetto al clima di austerità che sta vivendo l’Italia. «La politica – ha spiegato Leone – ha avuto un atteggiamento “accomodante” con i magistrati e gli incarichi che offre ai magistrati ne sono l’esempio perfetto. Senza mai dichiaralo espressamente, la politica ha pensato di ingraziarsi i magistrati dando loro presidenze di commissioni, direzione di Authority, presidenze di Enti. E numerose consulenze ben remunerate». E i grillini? Da quando sono Casta, tacciono e acconsentono.

RAGGI VUOLE CACCIARE GLI ULTIMI ITALIANI DALL’ESQUILINO



Non è solo il dramma di 20 famiglie italiane. E’ parte di un più ampio progetto di trasformazione dei quartieri delle città italiane. Ci stanno sostituendo. Lo fanno con i nostri soldi.

 Lo stabile occupata da 20 famiglie italiane assistite da CasaPound all’Esquilino, quartiere che una volta sgomberato il palazzo sarà completamente privo di italiani, è l’esempio plastico di uno Stato che porta avanti la sostituzione etnica.

Gli organi istituzionali preposti hanno più volte riscontrato che CasaPound, sulla base di criteri oggettivi, non rappresenta un problema né chi ci vive né per la città. CasaPound è uno stabile ben manutenuto dai suoi occupanti, quindi non è a rischio sicurezza; vi si vive in condizioni di assoluta civiltà, quindi non è a rischio sanitario; non vi si commettono reati di alcun tipo – spaccio e prostituzione in cima a tutti – quindi non rappresenta un problema di ordine pubblico. Tant’è che CasaPound era finita in coda a una lunga lista che vedeva in cima, invece, occupazioni in mano a centri sociali e immigrati.

Dunque, nulla da fare per lo sgombero secondo le vie canoniche degli sgomberi. E nulla da fare sul fronte politico: né il sindaco Virginia Raggi né gli antifascisti, benché ossessionati dalla questione, hanno mai avuto la forza di imporre il loro desiderio di metter fine all’esperienza simbolo di CasaPound, anche a costo di sbattere venti famiglie italiane in mezzo alla strada. Una sola strada rimaneva, quella che si potrebbe definire del “metodo Palamara”: chiamare la Procura a spicciare per via giudiziaria una questione tutta politica.

Non dobbiamo permetterlo.

Dittatura giallorossa: sanzioni per i manifestanti del 2 giugno. Nessuna multa per i teppisti rossi del 25 aprile



Di Massimo Pisani – Il regime attraverso le sanzioni, denuncia Giorgia Meloni. La manifestazione di Roma del 2 giugno – e in tantissime altre città italiane – ha fatto impazzire gli scienziati che stanno al governo. Che adesso vogliono punire i partecipanti per lesa maestà. Altro che “concessioni” del premier.
“Ora guardano i video del 2 giugno”
E Giorgia Meloni denuncia con chiarezza la grave situazione. Scrive su Facebook la presidente di Fratelli d’Italia: “Leggo che la Digos starebbe visionando tutti i video della manifestazione che abbiamo fatto a Roma, per mandare multe e sanzioni a chi ha partecipato.
Ormai è regime, denuncia la Meloni
Quando tutti eravamo in casa e non si poteva neanche partecipare ai funerali dei propri cari, ci sono state centinaia di persone che sono scese in piazza per manifestare il 25 aprile.

Nessuna multa per loro. Nessuna multa quando hanno sfilato i centri sociali, nessuna multa quando decine di persone si assembravano da Conte per inaugurare l’ultima campata del ponte di Genova. Le multe sono arrivate ai commercianti, rei di protestare contro il governo. E probabilmente arriveranno a noi, perché siamo scomodi al regime.

E come tutti i regimi, anche questo pensa di poter utilizzare la polizia per intimorirci. Lo chiedo a quelli che non la pensano come noi, ma mantengono un briciolo di onestà intellettuale: veramente è tutto normale?”

mercoledì 3 giugno 2020

Festa della Repubblica? No, la festa dei clandestini: traghettati altri 150 clandestini a Lampedusa



Un barcone, con a bordo circa 70 migranti, è stato intercettato dalle motovedette della Capitaneria di porto davanti a Cala Creta a Lampedusa (Agrigento).

La Guardia costiera sta scortando l’imbarcazione verso molo Favarolo. In mattinata invece, un barcone con a bordo 77 migranti, tra cui 16 minori, è stato avvistato al largo dell’isola. Gli extracomunitari sono stati trasferiti su una motovedetta della Guardia di finanza e fatti sbarcare a Lampedusa. Il gruppo è composto da bengalesi, 2 sudanesi e 5 egiziani.

Verranno trasferiti, assieme a 4 ivoriani sbarcati ieri sera, con le motovedette della Guardia di finanza e Guardia costiera verso Porto Empedocle (Agrigento) dove verranno imbarcati sulla nave-quarantena Moby Zazà. Ieri sera altri 23 migranti sono arrivati a Lampedusa in tre ‘micro approdi’: davanti l’isola dei Conigli è stato intercettato un barchino con a bordo 4 tunisini e 4 ivoriani.

Nei pressi di Cala Madonna, già sulla terraferma, sono stati bloccati 9 tunisini e infine un gruppo di altri 6 migranti è stato intercettato nella stessa zona. Altri cinque tunisini, a bordo di un barchino, sono riusciti ad arrivare oggi direttamente a molo Favarolo a Lampedusa. I migranti verranno ora trasferiti all’hotspot dove ci sono 100 persone.

Quella rissa tra toghe rosse in chat: “Lo Ius Soli? È una marchetta del PD. Così vince la destra”



Di Michele Di Lollo – Il caso Palamara continua a far discutere. Dalle intercettazioni delle chat dell’ex capo dell’Anm si evidenziano dettagli anche su una questione prettamente politica: lo ius soli.I messaggi certificano quanto il pm si interessasse alla questione. Nelle conversazioni con il collega Paolo Auriemma (capo della procura di Viterbo) – scrive La Verità – si parla di ius soli, quella legge che dovrebbe garantire la cittadinanza a chi non ce l’ha: gli immigrati.Luca Palamara difende la scelta del Pd di puntare su questa legge, attaccando Auriemma che si dice contrario a un’eventuale sanatoria. “A Paolo, non solo contro Renzi, ora anche leghista! Eh no questo è troppo”. Auriemma piccato replica: “Sei favorevole? Qual è la ragione politica?”. Palamara risponde: “Una sola, integrazione”. È il 2 luglio 2017. Da circa un mese il dibattito è molto acceso nei Palazzi della politica.

Il 15 giugno, infatti, erano scaduti i termini per la presentazione degli emendamenti alla proposta di legge (spinta a tutta forza dalla sinistra) per il diritto di cittadinanza agli stranieri e, nei giorni in cui il trojan infilato dagli investigatori perugini nello smartphone di Palamara è attivo, sulla stampa non si parlava d’altro. Ma torniamo alle intercettazioni.

Auriemma scrive: “Oggi il sacerdote leggendo la prima lettura di domani ha detto che il profeta Ezechiele era ospitato, ma nello stesso tempo dava qualcosa e non si limitava a chiedere. Integriamo a colpi di legge gente che mette il cappuccio alle donne? Che non le fa studiare? Che non ha avuto l’illuminismo. Prima si integrassero poi si vede. Dell’integrazione non gliene frega niente a nessuno è una marchetta del partito democratico che fa sapendo che ha perso voti per conquistare quelli dei genitori dei minori che sono cresciuti in Italia”. Mancinetti replica: “Parole su cui riflettere…”.

Auriemma e Palamara anche in un’altra chat tornano sui temi di stretta attualità, come l’indagine per stragi di mafia del 1993. Silvio Berlusconi è indagato. Auriemma commenta: “Non bastava lo ius soli. Pure la strage per far vincere la destra. Con il contributo di Di Matteo”. Palamara si interessa alla questione Berlusconi e chiede il nome del procuratore di Firenze: “Forse lo ricordi tu Paolo”. Ma Auriemma gli risponde: “Non è colpa del procuratore di Firenze, ma di Palermo che ha mandato il fascicolo (Nino Di Matteo). Spero che il procuratore di Firenze affronti questa pagliacciata rapidamente”.

Posta nella chat il link a un articolo di Repubblica su Berlusconi indagato per le stragi di mafia del 1993. Il servizio giornalistico riporta le intercettazioni del boss Giuseppe Graviano che, finite in un fascicolo aperto a Firenze, evocano il leader forzista come mandante. Torna anche sullo ius soli, ma non risparmia un colpo a Nino Di Matteo. Di Matteo all’epoca era ancora un pm della procura di Palermo. E fu lui, come abbiamo scritto, a segnalare all’ufficio giudiziario fiorentino il verbale ritenuto la chiave per riaprire le indagini che erano già state fatte, ma senza risultati concreti. Auriemma scrive: “Comunque lo ius soli bastava da solo a fare perdere le elezioni alla sinistra. Ora anche le indagini per mafia: un vero suicidio”.

martedì 2 giugno 2020

ASSALTO TUNISINO A LAMPEDUSA: MIGLIAIA SBARCANO PER FARSI REGOLARIZZARE – VIDEO



Tra Lampedusa e la Sicilia, nelle ultime settimane migliaia di tunisini sono sbarcati. Molti scappati dall’Italia al tempo di Salvini, stanno tornando per fingere di non essersene mai andati e ottenere la regolarizzazione: e poi spacciare senza problemi.

La sindaca Martello è inascoltabile. Secondo lui gli sbarchi sono inevitabili. Roba da ricovero: con Salvini erano praticamente azzerati solo dopo pochi mesi da ministro.

li sbarchi autonomi delle ultime settimane a Lampedusa e sulle coste dell’Agrigentino hanno messo a nudo un fenomeno che preoccupa la Procura di Agrigento. Un vero e proprio allarme: barconi carichi di delinquenti:

“A bordo di quelle imbarcazioni c’è un gran numero di giovani tunisini con precedenti penali già espulsi dall’Italia che ritornano”, dice il procuratore Luigi Patronaggio, uno non certo xenofobo, che ha appena firmato il fermo di alcuni di loro ritenuti gli scafisti dell’ultimo barcone con 51 clandestini a bordo arrivato qualche giorno fa a Lampedusa. E 63 tunisini sono arrivati direttamente a Pantelleria.

Migranti, Lamorgese fa ripartire il business: 50 clandestini a Rovigo, residenti in rivolta scendono in piazza



Da La Voce Di Rovigo – ROVIGO – Sono arrivati stamattina 1 giugno, alla “Piccola Venezia” di Loreo i 50 profughi che erano stati annunciati nei giorni scorsi tra le proteste dei residenti. E mercoledì 3 giugno, alle 18, lo annuncia l’ex senatore Bartolomeo Amidei, è stata autorizzata la manifestazione, prima di una serie, contro questa decisione.

 “Manifesteremo – dichiara Amidei – perché si è fatto qualcosa contro il buonsenso, che va a danno dei cittadini del posto, delle attività come la mia, che ho incidentalmente un B&B proprio a fianco, e delle famiglie vicine”.

Stamattina la questura di Rovigo ha autorizzato la manifestazione. “Dall’accoglienza diffusa, in cui si trovavano – aggiunge Amidei – ci ritroviamo alla situazione di prima, in cui ci sarà una concentrazione di persone, in questo modo la cooperativa Edeco guadagnerà dai 18,50 che prendeva prima, 24,50”.

“Attualmente i migranti in Polesine sono circa 200, quando sono arrivata erano 800 – ha spiegato il prefetto De Luca nei giorni scorsi – Non ci sono state nuove distribuzioni. La maggior parte dei migranti si trova tra Rovigo, San Marino, Ariano, Canaro, Papozze, e Bagnolo di Po. E’ proprio da queste strutture che verranno trasferiti i profughi in verso la struttura di Loreo. Questo permetterà di azzerare completamente la presenza dei migranti a Ariano e Canaro mentre a Bagnolo verrà dimezzata. Si tratta di profughi che sono in Polesine da circa 2 anni, sono integrati e parlano l’italiano”

Stati Uniti in fiamme, altri 2 morti negli scontri coi terroristi antifascisti. Trump minaccia di inviare l’esercito



Di Adolfo Spezzaferro – Washington, 2 giu – Due persone sono rimaste uccise durante i disordini a Chicago nel settimo giorno di proteste per la morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso dalla polizia a Minneapolis lo scorso 25 maggio. Ancora non è chiara la dinamica dell’episodio. Sono oltre 60 gli arresti. Migliaia di americani, sfidando il coprifuoco, sono scesi in strada in numerose città americane per protestare. La situazione è grave. Almeno 40 città hanno imposto il coprifuoco, compresa New York, e sono 26 gli Stati americani che hanno attivato la Guardia nazionale, compresa la capitale. Dall’inizio dei disordini sono sei le vittime in tutto il Paese.
Non solo proteste, anche saccheggi e devastazioni
Proprio a Washington la folla si è di nuovo radunata davanti alla Casa Bianca, mentre lunghi cortei si sono svolti a New York, Philadelphia, Atlanta. Prosegue l’ondata di violenze e di saccheggi in tutto il Paese. La polizia di St. Louis ha denunciato che quattro suoi agenti sono stati colpiti da armi da fuoco durante le proteste per l’uccisione di Floyd. “Sono stati tutti trasportati in ospedale, sono coscienti, riteniamo che non siano in pericolo di vita”, ha fatto sapere il dipartimento metropolitano su Twitter, sottolineando che la situazione nel centro della città del Missouri è ancora tesa. Anche a New York, dopo il coprifuoco che è stato imposto dalle 23, le proteste non si sono fermate. Ma sono proseguiti anche i saccheggi e le devastazioni. In numerose città sono stati sfregiati i monumenti.
Trump minaccia di inviare l’esercito
Dal canto suo, il presidente Donald Trump ha minacciato di inviare l’esercito per reprimere i disordini civili. L’inquilino della Casa Bianca ha affermato che se le città e gli Stati non riuscissero a controllare le proteste e a “difendere chi vi abita” avrebbe schierato l’esercito e “risolto rapidamente il problema per loro”. Mentre Trump parlava alla Casa Bianca, la polizia ha disperso i manifestanti da un parco vicino con gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Nel suo discorso tenuto alla Casa Bianca, Trump ha affermato che i governatori devono stabilire una “schiacciante presenza delle forze dell’ordine” e dispiegare la Guardia nazionale in “numero sufficiente da dominare le strade”. “Se una città o uno stato rifiuta di intraprendere le azioni necessarie per difendere la vita e la proprietà dei loro residenti, dispiegherò le forze armate statunitensi e risolverò rapidamente il problema per loro”, ha quindi assicurato Trump.
“Sconfiggeremo i gruppi Antifa che istigano alla violenza”
“Io sono il presidente della legalità e dell’ordine” e “il presidente – ha sottolineato ancora – ha il diritto di difendere il suo Paese e di proteggere la sua nazione. Dobbiamo garantire giustizia per l’uccisione di George Floyd, ma non possiamo lasciare il Paese in balia di una massa violenta. La sommossa deve finire. Queste non sono più proteste: questi sono atti di terrorismo. Sconfiggeremo i gruppi Antifa che istigano alla violenza. L’America è basata sullo Stato di diritto: è questa la chiave della nostra prosperità”. Per mandare l’esercito, il presidente dovrà fare ricorso a una legge del 1807, l’Insurrection Act. La norma è stata utilizzata diverse volte nella storia americana: l’ultima in California nel 1992, per sedare l’insurrezione nata dal caso Rodney King. “Altro che gruppi della supremazia bianca: questa è opera degli Antifa che noi dichiareremo organizzazioni terroriste“. Nel mirino di Trump ci sono i nuclei della sinistra radicale e ribelle che si sono moltiplicati e sono molto attivi nelle scene degli scontri.

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi aggiornamenti e le migliori guide direttamente nella tua inbox.