mercoledì 27 maggio 2020

PALAMARA, SMS A PATRONAGGIO SU CASO DICIOTTI: “SIAMO TUTTI CON TE”, COMPLOTTO TOGHE PER ELIMINARE SALVINI

E’ evidente che si è verificato un vero e proprio colpo di Stato istituzionale del deep state contro Salvini e la democrazia.

 Una vasta rete di corruzione politica e morale imprigiona l’Italia. Toghe rosse, politici e vertici istituzionali: un verminaio senza precedenti. Serve una grande igiene che spazzi via tutto.

Un messaggio al pm di Agrigento Luigi Patronaggio: “Carissimo Luigi ti chiamerà anche Legnini siamo tutti con te”. Firmato: Luca Palamara. Bastano queste parole per comprendere il clima di accerchiamento politico e giudiziario in cui si muoveva Matteo Salvini. La data è significativa: le 16.45 del 24 agosto 2018, come riporta il Fatto quotidiano.

Palamara e Legnini (all’epoca ancora vicepresidente del Csm) esprimono il loro appoggio totale al procuratore che stava indaga nndo sul ministro degli Interni per il caso Diciotti. “Il giorno successivo – ricorda ancora il Fatto -, quando sarà a Roma per interrogare i funzionari del Viminale, Salvini che è ministro dell’Interno, sarà indagato”. Interpellato dal Fatto, Legnini smentisce: “Non ne ho alcun ricordo e comunque mai ho parlato con Patronaggio di indagini penali”.

Il giorno dopo, alle 8.20, Patronaggio risponde a Palamara e, spiega ancora il Fatto, ad altri esponenti della magistratura: “Il Viminale nella persona del capo di gabinetto Piantedosi è sempre stato informato dell’evolversi della situazione così come il capo della polizia”. La polizia giudiziaria sta valutando “i rilievi penali della condotta della ong i cui rappresentanti già oggi verranno iscritti nel registro degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

Patronaggio anticipa ai collegi, via sms, un atto d’indagine: l’iscrizione dei futuri indagati. Pochi minuti dopo, la notizia diventa di pubblico dominio con un’agenzia Ansa. Quei messaggi, spiegava il procuratore siciliano, avevano un solo fine: “Che la discussione avvenga con criteri tecno-giuridici corretti”. Ora, interpellato dal Fatto, commenta così: “Ricordo solo sms ricevuti e inviati a carattere istituzionale nell’interesse di una corretta informazione”.

Open Arms, messaggio di Orban a Salvini: “Congratulazioni. La tua è una buona battaglia. L’Ungheria è con te”



Da Il Tempo – Il messaggio del premier ungherese Viktor Orban a Matteo Salvini per festeggiare il no della giunta per le Elezioni e le Immunità del Senato alla richiesta di processo sul caso Open Arms parte da un vecchio cellulare Nokia.

 “La tua battaglia è una buona battaglia. Siamo con te, Matteo!”, scrive in un post il premier ungherese alfiere del sovranismo che posta su Facebook la foto del suo cellulare con l’sms al leader della Lega. “Caro amico! Congratulazioni. L’Ungheria è con te”. Rilanciando il post del premier ungherese, Salvini commenta: “Grazie di cuore all’amico premier ungherese Viktor Orbán per il bellissimo messaggio”.
Un messaggio che fa male a tutti quelli che volevano vedere l’ex ministro dell’Interno leghista alla sbarra per “sequestro di persona” nella vicenda dello sbarco dei migranti della nave Ong.
Sui social gli anti-Salvini si attaccano al cellulare di Orban tra ironia e frustrazione complottista: “Ha un telefono usa e getta come gli spacciatori di Better Call Saul (la serie Netflix, ndr)”, scherza uno. “Ha volutamente messo un telefono vecchio per raccogliere empatia/nostalgia presso chi non si può permettere telefoni recenti.

Ogni scatto è marketing politico”, scrive un altro non realizzando che il cellulare in foto è di Orban, non di Salvini. “La notizia è che Salvini e Orban comunicano con un usa e getta Il caro vecchio non hackerabile Nokia”. Insomma ogni scusa è buona per gettare ombre sui sovranisti. Leggi la notizia su Il Tempo

Latina: senegalese terrorizza i clienti di un bar e minaccia gli agenti con bicchiere rotto e forbici in mano



Di Greta Paolucci – Una furia scatenata quella del 40enne senegalese che ha seminato il panico a Latina. Una violenza cieca e incontenibile, fortunatamente arginata al momento giusto dalle forze dell’ordine che hanno evitato che la situazione degenerasse ulteriormente. E allora: prima la provocazione sulle panchine rimosse dalla strada. Poi le ingiurie e le minacce contro le forze dell’ordine. Infine l’aggressione brandendo nelle mani un paio di forbici…
Senegalese minaccia i clienti di un bar e gli agenti intervenuti
Ma andiamo con ordine. Gli agenti di pattuglia, impegnati nei controlli sulla prevenzione e contrasto delle trasgressioni dei divieti imposti dalle prescrizioni del Dpcm in materia di contenimento del coronavirus, arrivano sul posto indicato in una selezione telefonica arrivata al 113. Un passante ha appena denunciato la presenza di persone che minavano la sicurezza recando disturbo. Sono le 17.30 circa quando la volante arriva in via Pier Luigi Nervi a Latina. Gli agenti, giunti nelle vicinanze di un bar della zona, notano subito uno straniero che, in evidente stato di alterazione, inveisce contro i clienti. Alla richiesta di esibizione dei documenti, però, l’uomo si rifiuta di mostrarli. In contemporanea, alle spalle dei poliziotti, arriva un altro straniero, G.M. senegalese di 40 anni, che ingiuriando e minacciando poliziotti e cittadini presenti, lamenta che sono state tolte alcune panchine poste nelle vicinanze, deliberatamente per danneggiarli.
Prima rifiuta di farsi identificare. Poi minaccia gli agenti con le forbici
La situazione peggiora ulteriormente al momento dei controlli. Come l’altro immigrato, anche il senegalese arrivato a supporto del primo straniero, rifiuta di collaborare all’identificazione. E dopo aver aggredito sia verbalmente che fisicamente gli agenti. Dopo essere entrato nel bar con un bicchiere di vetro e con un paio di forbici, ha continuato a inveire contro i poliziotti. L’uomo si è poi allontanato entrando in un palazzo. Ma a quel punto, grazie all’invio di altre pattuglie, gli agenti hanno chiuso tutte le vie di fuga dello stabile, costringendolo a consegnarsi. Accompagnato presso gli uffici di Polizia è stato arrestato. Informato il pm di turno, ieri G.M. è stato condannato a sei mesi di reclusione con la misura cautelare dell’obbligo di firma.

martedì 26 maggio 2020

IMMIGRATO, SEDIATE DI FERRO IN TESTA AD ANZIANO: IN 14 PER BLOCCARLO – FOTO



Tutto è iniziato quando due carabinieri in pensione di ronda per garantire la sicurezza del mercatino all’aperto hanno chiesto ad un magrebino di circa 30 anni di mettersi la mascherina.

Che ha reagito afferrando una sedia di ferro e cercando di colpire sulla testa uno dei due ex carabinieri.

Sono corsi in aiuto i passanti che si sono frapposti fra l’uomo e i due ex carabinieri.

A dare una mano sono intervenute anche 4 vigilesse che però, ovviamente, non sono riuscite a bloccare l’energumeno di 1.90 per oltre 120 kg che si divincolava colpendo le persone a destra e a manca. La pistola, evidentemente, è ormai un oggetto non utilizzabile, quasi di antiquariato nel mondo di Sun Angeles.

Allora a supporto delle 8 persone sono intervenute anche due pattuglie della Polizia di Stato: dopo aver inseguito il soggetto con non poca fatica sono riuscite a bloccarlo e ammanettarlo a terra.

Ci sono volute una quindicina di persone per bloccare l’africano che ha seminato il panico fra le persone che facevano acquisti: 4 vigilesse e 2 pattuglie della Polizia. Non è normale. Ormai la politica buonista impone di non ferire il criminale, rendendo gli arresti un’impresa.

E pensare che una sola pallottola risolverebbe il problema. Per sempre.

PROCURA LANCIA ALLARME: “BARCONI CARICHI DI DELINQUENTI TUNISINI”



Gli sbarchi autonomi delle ultime settimane a Lampedusa e sulle coste dell’Agrigentino hanno messo a nudo un fenomeno che preoccupa la Procura di Agrigento. Un vero e proprio allarme: barconi carichi di delinquenti:

 “A bordo di quelle imbarcazioni c’è un gran numero di giovani tunisini con precedenti penali già espulsi dall’Italia che ritornano”, dice il procuratore Luigi Patronaggio, uno non certo xenofobo, che ha appena firmato il fermo di alcuni di loro ritenuti gli scafisti dell’ultimo barcone con 51 clandestini a bordo arrivato qualche giorno fa a Lampedusa. E 63 tunisini sono arrivati direttamente a Pantelleria.
Vengono a farsi regolarizzare:
Ieri sera la squadra mobile di Agrigento diretta da Giovanni Minardi ha bloccato due giovani di 21 e 23 anni accusandoli di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e tentata estorsione nei confronti di un connazionale che non aveva potuto pagare per intero il costo della traversata.

I due sono anche i responsabili delle violenze a bordo della nave Moby Zazà dove i tunisini erano stati trasferiti per trascorrere in crociera il periodo di quarantena e dalla quale si è gettato in mare, perdendo la vita, un clandestino di 28 anni.

Poi sono stati trasferiti nel resort di lusso Villa Sikania. L’attività della Procura di Agrigento, in sinergia con la Squadra Mobile, è particolarmente mirata sul reingresso illegale in Italia di cittadini tunisini già ritenuti indesiderati per pregresse attività illecite.

SENTENZE EVERSIVE: TOGLIERE BUONI SPESA A ITALIANI PER DARLI A IMMIGRATI



Perché questo è: se hai un numero limitato di soldi e li destini anche a loro, li neghi ai nostri.

 La magistratura è un verminaio indecoroso. Lo dimostrano le intercettazioni di Palamara.

Quindi non sorprende che Asgi, finanziata da Soros, presenti deliranti ricorsi in tribunali che ritiene ‘adatti’ e che questi tribunali partoriscano sentenze eversive in cui: De Magistris che ‘discrimina’ gli immigrati. Roba da fiction.

 La Costituzione parla chiaramente di CITTADINI. Qualunque sentenza di questo tipo è costituzionalmente eversiva. Oltre che naturalmente eversiva, che poi è quello che più importa.


Perché questo è: se hai un numero limitato di soldi e li destini anche a loro, li neghi ai nostri.

 La magistratura è un verminaio indecoroso. Lo dimostrano le intercettazioni di Palamara.

Quindi non sorprende che Asgi, finanziata da Soros, presenti deliranti ricorsi in tribunali che ritiene ‘adatti’ e che questi tribunali partoriscano sentenze eversive in cui: De Magistris che ‘discrimina’ gli immigrati. Roba da fiction.

 La Costituzione parla chiaramente di CITTADINI. Qualunque sentenza di questo tipo è costituzionalmente eversiva. Oltre che naturalmente eversiva, che poi è quello che più importa.

Lamorgese ha spalancato tutto, ora le frontiere sono “assediate”: è iniziato l’assalto dei clandestini all’Italia



Aumentano le partenze dalla Libia, non si fermano gli attraversamenti sul Carso triestino, tornano i respingimenti a Ventimiglia. Negli ultimi giorni le frontiere italiane sono state prese d’assalto. Sono 285 i migranti sbarcati tra sabato e domenica, stando ai dati diffusi dal Viminale. Ma con la fine del lockdown e l’estate ormai alle porte i numeri potrebbero salire ulteriormente già a partire dalle prossime settimane.

 Soltanto negli ultimi due giorni almeno 400 migranti sono stati intercettati dalla Guardia Costiera libica mentre tentavano di raggiungere le coste italiane. A riferirlo è Safa Msehli, portavoce dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim). I richiedenti asilo sono stati poi trasferiti in un centro di detenzione a Zawya, cittadina ad ovest di Tripoli.
Non si fermano gli sbarchi in Sicilia
In settanta, invece, ce l’hanno fatta. Sono quelli che domenica mattina, a bordo di un peschereccio di dieci metri, hanno raggiunto la marina di Palma di Montechiaro, nell’Agrigentino. Alcuni testimoni all’inizio avevano parlato di 400 rifugiati. “Sono state viste tantissime persone che scappavano per le campagne circostanti”, aveva riferito il sindaco, Stefano Castellino. Una versione poi smentita dalle autorità, che oggi hanno disposto il trasferimento dei migranti, quasi tutti tunisini, a Taranto.

Quello di Palma di Montechiaro è l’ennesimo sbarco fantasma. Domenica altri 52 sono approdati sugli scogli di Linosa a bordo di una imbarcazione di medie dimensioni. Il giorno prima a Lampedusa erano sbarcati 47 tunisini. È di questa mattina, invece, la segnalazione di un barcone in pericolo con a bordo 91 persone. I migranti si trovavano a 35 miglia da Malta quando si sono messi in contatto con la linea della Ong Alarm Phone per richiedere un “salvataggio immediato”.

Anche a maggio i numeri del Viminale fotografano un aumento degli arrivi rispetto allo stesso periodo del 2019. Dall’inizio dell’anno sono 4.737 le persone giunte in Italia, contro le 1.490 dell’anno precedente. Di quelli approdati sulle coste siciliane nel finesettimana nove sono pure finiti in manette per aver fatto rientro nel nostro Paese dopo essere stati espulsi o respinti. Alcuni di loro dovevano scontare condanne per reati commessi all’interno dei confini italiani.
Altri 70 migranti intercettati sul Carso triestino
Continuano gli ingressi anche al confine italo-sloveno. Qui i migranti arrivano a piedi, zaino in spalla, dopo aver attraversato i Balcani, oppure stipati all’interno di auto o tir. I passaggi sono ripresi dalla fine di aprile, con l’inizio della fase due dell’emergenza sanitaria. In 70 sono stati bloccati alle porte di Trieste tra domenica e lunedì. In maggioranza afghani e pakistani, anche loro come gli altri verranno messi in quarantena nella tendopoli allestita al Campo Sacro, un ex campo scout sul Carso.

Il Sap, Sindacato autonomo di Polizia, parla di “rintracci quotidiani”. “L’ennesimo, dopo quello di ieri e dei giorni scorsi: una situazione che obbliga oggi una maggiore attenzione da parte del governo centrale”, denuncia in una nota il segretario provinciale di Trieste, Lorenzo Tamaro. Per il rappresentante di categoria “è fondamentale che si agevolino ed incrementino le pratiche di riammissione in Slovenia degli immigrati che entrano clandestinamente sul nostro territorio nazionale”. Ma secondo il prefetto, Valerio Valenti, i numeri non sarebbero “eccessivamente preoccupanti”. “È chiaro poi che possono anche intervenire fattori scatenanti: se ad esempio ne arrivano 200 in una sola giornata e non riusciamo ad attivare i meccanismi per accoglierli, allora il problema diventa serio”, ha aggiunto. Finora però, assicura, “il governo è molto attento”.

Non è d’accordo il vice sindaco di Trieste, Paolo Polidori. “La rete cittadina dell’accoglienza è messa a dura prova, soltanto i minori non accompagnati che il comune ha l’obbligo di prendere in carico nelle strutture della città sono 400, e ci costano un milione di euro al mese”, ci dice al telefono. “Da Roma – attacca – non arrivano indicazioni precise, la quarantena rende tutto più difficile e il sistema rischia di collassare da un momento all’altro perché i flussi non si fermeranno”. “In Bosnia – continua Polidori – i campi profughi sono stracolmi, si parla di almeno 10mila persone, so per certo che da lì si sono messi in marcia almeno in 500″.

L’arrivo dell’estate rischia di peggiorare le cose. “La Croazia fa il possibile per controllare le proprie frontiere, ma appena inizieranno a sbarcare i primi turisti la maggior parte degli agenti di polizia verrà spostata nelle zone di villeggiatura e il confine resterà sguarnito – aggiunge il vicesindaco – sono tutti fattori che non fanno prevedere miglioramenti da questo punto di vista”. La soluzione per lui sono i respingimenti. “Al confine con la Slovenia però non vengono fatti – denuncia Polidori – il governo ha paura, i militari sono pochi e i migranti una volta passato il confine si cambiano e buttano tutti gli oggetti riconducibili al Paese di provenienza”.
Tornano i respingimenti a Ventimiglia
A Ventimiglia, invece, i respingimenti da parte dei poliziotti francesi sono ricominciati. A denunciarlo qualche giorno fa, è stata la Caritas Intemelia, che parla di una ripresa del transito dei migranti, “soprattutto afghani”. Per ora i numeri sono esigui. Si parla di una decina di persone al giorno. Cifre che però potrebbero salire nelle prossime settimane. “Se continueranno gli sbarchi in Sicilia di conseguenza aumenteranno anche gli arrivi qui al confine, e poi non dimentichiamoci che ci sono anche gli ingressi dalla rotta balcanica, quelli non si sono mai fermati”, ci spiegano dagli uffici della Polizia di frontiera.

Il prefetto di Imperia, Alberto Intini, per ora è tranquillo. “Non mi sembra una situazione preoccupante, forse può esserlo in prospettiva”, dice raggiunto al telefono da ilGiornale.it. “Siamo sull’ordine dei 10 respingimenti al giorno da parte dei francesi, sabato sono arrivati una ventina di migranti alla stazione di Ventimiglia – fa sapere – dati che sono certamente in aumento rispetto all’ultima settimana”. “Ma – sottolinea – veniamo da un periodo di lockdown in cui gli arrivi sono stati zero”.

“Come hanno fatto ad attraversare l’Italia se gli spostamenti tra le regioni sono ancora vietati”, attacca invece il deputato leghista Flavio Di Muro. “Se continueranno a mancare i controlli e una gestione degli sbarchi – avverte – è inevitabile che presto assisteremo di nuovo alle scene che abbiamo vissuto in passato qui a Ventimiglia”. “L’annuncio della sanatoria voluta dalla ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova e l’inserimento nel decreto rilancio della possibilità di accogliere i richiedenti asilo nella rete SIPROIMI, quella degli ex Sprar, sicuramente stanno contribuendo a far aumentare il numero delle partenze”, ragiona il deputato della Lega.

Finalmente anche l’Onu smentisce i “vice-scafisti” di sinistra: “I migranti non sono profughi”



L’immigrazione illegale come «investimento» per il futuro. Così scrive l’Undp (United Nations Development Programme) presentando la ricerca The Scaling Fences: Voices of Irregular African Migrants to Europes, realizzata intervistando più di 3mila immigrati provenienti da 43 diversi paesi africani e stabilitisi in 13 paesi europei (ma quasi la metà degli intervistati vive in Spagna e Italia, cioè i due porti di arrivo per il 90% di loro).

Il dossier, anche se realizzato da un’organizzazione fortemente terzomondista e immigrazionista come le Nazioni unite, conferma in realtà le tesi opposte. Perché sfata la propaganda secondo cui gli immigrati scapperebbero da guerre, carestia e povertà in cerca di asilo politico, e quindi ci sarebbe il dovere morale di spalancargli le frontiere. La realtà che raccontano i diretti interessati, arrivati quasi tutti con i barconi attraverso le rotte gestite dalla criminalità organizzata, è completamente diversa.

Non solo non scappano dalla fame nè dalle persecuzioni politiche, ma anzi la metà di loro stava discretamente bene nel paese di origine, il 49% aveva un lavoro, in molti casi uno stipendio maggiore e un livello di istruzione più alto della media dei connazionali. Il 50% degli immigrati che lavorava, alla domanda se guadagnasse a sufficienza per farcela in Africa, risponde positivamente, addirittura il 12% dice che era in grado anche di mettere via risparmi. «In Gambia avevo una vita confortevole, non eravamo ricchi ma i nostri genitori si sono assicurati che fossimo istruiti e curati» racconta Mahmadou.

E allora perché pagano cifre elevate per mettersi in viaggio, rischiando anche la pelle? Risponde Aziz, dal Senegal: «Alla fine tutti vogliamo le stesse cose nella vita: buona salute, lavori dignitosi, opportunità per le nostre famiglie e per noi stessi. E poiché molte persone non sentono di averle in Africa, vengono in Europa». Insomma migranti economici, puri e semplici. «La ricerca dimostra che quelli che sono partiti stavano relativamente meglio rispetto ai loro coetanei» si legge nel rapporto. Quali sono le più importanti motivazioni che ti hanno spinto a partire per l’Europa? chiedono ai migranti intervistati. Il 60% risponde «lavoro/mandare soldi a casa», il 18% «famiglia, amici», l’8% «istruzione», ma nessuno accenna a situazioni di pericolo in patria o di essere stato costretto.

Il loro è appunto un «investimento», anche consistente, mediamente di 2700 dollari, finanziati spesso dai parenti, per farsi portare illegalmente in Europa e poi, una volta lì, cercare un lavoro, una fonte di reddito, e quindi mandare soldi alle famiglie in Africa, gli «investitori» nel viaggio che quindi si attendono degli utili, un «return on investment» (Roi) scrive l’Onu utilizzando una espressione finanziaria. Il valore delle «rimesse» che il parente immigrato in Europa riesce a mandare a casa (lo fa il 78%) richiederebbe «40 anni per generare un’equivalente posizione economica in patria», scrive l’Onu.

Quindi il ritorno dell’investimento, per quanto rischioso, è estremamente allettante. La migrazione clandestina può rappresentare «un salto di una generazione in termini di mobilità sociale». La ricercatrice Anna Bono, esperta di Africa, è stata la prima in Italia a spiegare che è la classe media africana, urbanizzata e tutto sommato benestante, a partire per l’Europa. «I risultati della indagine dell’Undp parlano chiaro – commenta su La Bussola Quotidiana -. Confermano che centinaia di migliaia di africani hanno raggiunto l’Europa illegalmente e per non essere respinti hanno mentito sostenendo di essere profughi in fuga da guerre e persecuzioni».

Toghe rosse eversive, lo scandalo si allarga: nelle chat con Palamara spuntano anche Zingaretti e Minniti



Giudici, vip, dirigenti sportivi, ministri, politici. La tela su cui poggiava il sistema di potere creato da Luca Palamara comprendeva al suo interno le categorie più disparate. Scorrendo le centinaia di chat del magistrato, indagato per una presunta corruzione, emergono nomi più o meno noti.

Se in un primo momento le conversazioni tra il pm di Unicost e due deputati del Pd, Luca Lotti e Cosimo Ferri, avevano scosso dalle fondamenta il Csm, ora, sottolinea L’Espresso, i nuovi messaggi potrebbero travolgere in pieno esponenti della magistratura e far imbarazzare noti esponenti politici. Certo, per il momento nessuno è indagato ad eccezione di Palamara. Ma le relazioni, gli scambi, le richieste e, talvolta, pure gli incontri, disegnano la degenerazione “sviluppatasi nella magistratura negli ultimi dieci anni”.
Le chat con Nicola Zingaretti
Oltre ai giudici, nelle chat di Palamara sono apparsi anche nomi di esponenti del mondo politico. Matteo Salvini va “attaccato anche se ha ragione”: ma questa è solo la punta dell’iceberg. Già, perché L’Espresso ha notato come le conversazioni del pm sembrino legate per lo più a esponenti del Partito democratico. Basti pensare che nel marzo 2018 Nicola Zingaretti, attuale segretario Pd, dopo la vittoria alle Regionali riceve un sms di congratulazioni da Palamara: “Grande Nicola grande vittoria!! Ripartiamo da qui tutti insieme!”. Zingaretti ringrazia con tre punti esclamativi: “Grazie!!!”. Non è finita qui, perché il 23 maggio 2019, prima delle Europee, Palamara scrive che “noi ti vogliamo molto occupato”.

Questa è la risposta a un’affermazione fatta da Zingaretti sul possibile esito di quelle elezioni: “Se perdo – disse il segretario Dem – avrò molto tempo libero”. Le chat tra i due sono state depositate dai giudici umbri e consegnate agli avvocati difensori. Partono nel marzo 2019 e proseguono fino al 29 maggio del medesimo anno. Lo stesso giorno in cui viene data la notizia delle indagini di Perugia sui rapporti tra Palamara e Fabrizio Centofanti. Nei quattordici mesi citati, il pm e il politico si incontrano più volte, tra caffé, cene e appuntamenti in vari bari romani.

Non conosciamo tuttavia i temi delle loro discussioni. Sempre secondo quanto scritto da L’Espresso, nell’ottobre 2018 Zingaretti avrebbe inoltre organizzato un incontro tra Palamara e il commissario straordinario Nicola Tasco, capo di un Istituto regionale di studi giuridici controllato dalla Regione Lazio. A questo proposito c’è chi ipotizza che Zingaretti, indagato nel luglio 2018 dalla Procura di Roma assieme a Centofanti per un presunto finanziamento illecito, volesse ingraziarsi un pm della procura romana.
La scorta e Marco Minniti
Nelle chat di Palamara compare anche Marco Minniti. Tra il luglio 2017 e il novembre 2018, l’allora membro del Csm e il ministro dell’Interno Dem si sentono più di una volta. Lo fanno, ad esempio, in vista di importanti nomine nella magistratura. Discutono del nuovo procuratore di Napoli. Dalle conversazioni, scrive ancora L’Espresso, Minniti sembra imbastire strategie assieme a Palamara. 

Dulcis in fundo, nell’aprile 2018, Palamara si rivolge ancora a Minniti lamentandosi di un fatto ben preciso: “Buongiorno Marco ci tenevo ad informarti che da questa mattina mi è stato sospeso il servizio di protezione non essendo stata concessa al momento ulteriore proroga”. Risposta: “Ok Adesso vedo”. Alla fine, conclude L’Espresso, Palamara non sarebbe riuscito a riottenere la scorta.

Open Arms, colpo di scena: Italia Viva e Renzi salvano Salvini dal processo. Bloccato l’assalto dei traditori M5S



Nonostante la soffiata su due ex grillini, Matteo Salvini sembrava non nutrire grande speranza nell’esito del voto in commissione Giustizia di martedì 26 maggio, quello per cui la giunta per le immunità deciderà se rinviarlo a giudizio o meno. “Comunque finisca – commentava il leader della Lega accusato di sequestro di persona per aver tenuto in mare 164 migranti a bordo della Open Arms – poi l’aula mi manderà a processo“.

 Uno sfogo amaro, soprattutto dopo le intercettazioni emerse in questi giorni dove i togati si confessavano di dar contro a Salvini “anche se aveva ragione”. “Solo me – è ormai certo – vogliono processare… Intendiamoci, io le responsabilità me le assumo tutte e anche di più: una ong spagnola, nonostante un porto sicuro in Spagna, ha portato i migranti in Italia. Io ho difeso la sovranità, la sicurezza, l’onore e la dignità italiani. E rifarei tutto quanto”.

Ma in soccorso del leghista ecco Matteo Renzi. A poche ore dal voto, I tre senatori di Italia Viva che fanno parte della Giunta delle elezioni e delle immunità hanno reso noto che non parteciperanno al voto. “Ci rimettiamo dunque all’aula. Non c’è stata a nostro parere un’istruttoria seria, così come avevamo richiesto sia in questo caso che nella precedente vicenda Gregoretti. La motivazione principale per cui Italia Viva decide di non partecipare al voto risiede però nel fatto che, dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex Ministro dell’Interno dei fatti contestati”.

Di fatto, Renzi evita a Salvini il processo. Il leader leghista ora ha dalla sua parte ha già dodici voti sicuri (5 della Lega, 4 di Forza Italia, 1 di Fratelli d’Italia, 1 delle Autonomie e quasi sicuramente il voto dell’ex M5s Mario Giarrusso, considerato fino a questa mattina l’ago della bilancia ma a questo punto non più determinante) contro otto a favore del processo (Anna Rossomando del Pd, Pietro Grasso di Leu, Gregorio de Falco del Misto e i cinque senatori M5s, sebbene con un paio di incerti). Una mossa, quella di Italia Viva, anticipata alla vigilia da Augusto Minzolini in un retroscena. Una scelta di coerenza, quella del garantista Renzi. Ma anche una scelta che ha un significato politico: Renzi manda un altro segnale a Conte, cerca un vero governo di unità nazionale per uscire dal pantano del coronvirus. Governo che, oggi, senza Salvini e la Lega è impossibile anche soltanto da ipotizzare.

“Aisha” esce di casa e aggredisce i fotografi “Sono matta, ve le spacco tutte”



Silvia Romano, la ragazza 25enne liberata lo scorso 8 maggio dopo una prigionia durata 18 mesi, tra il Kenya e la Somalia, è uscita oggi per la prima volta. La giovane ha infatti terminato il periodo di quarantena scattata lo scorso 11 maggio e, per festeggiare il primo giorno di libertà, si è recata a bordo di un taxi in un centro estetico del quartiere Casoretto di Milano, a poca distanza dal suo condominio. Silvia indossava una lunga tunica scura e un velo di colore beige che le copriva in parte il volto e una mascherina bordeaux.
La prima uscita di Silvia Romano
Secondo quanto raccontato, Silvia è uscita dalla sua abitazione verso le 14.30 e, accompagnata dalla madre, Francesca Fumagalli, si è fiondata su un taxi e ha raggiunto il centro estetico. Dopo poco più di un’ora, intorno alle 15.40, è uscita dall’esercizio di via Wildt attraverso una porta secondaria. Fuori dal salone di bellezza la attendevano una decina di giornalisti e fotografi, nel tentativo di intervistarla e fotografarla.

La madre della ragazza, infastidita dalla folla di curiosi, ha iniziato a urlare e a colpire la macchina fotografica di un giornalista. “Sono matta, ve le spacco tutte così vediamo se non la smettete” , ha detto la signora rivolta ai professionisti. Le due donne sono poi salite su un altro taxi e hanno fatto ritorno alla loro casa.
Polemiche e tensione
Fin da quando la Romano ha fatto ritorno in Italia non sono mancate le polemiche e neppure i momenti di tensione, dovuti anche al fatto che la 25enne si è convertita all’Islam e ha continuato a voler indossare gli abiti islamici. Durante la quarantena, obbligatoria a causa dell’emergenza coronavirus, Silvia ha passato in isolamento domiciliare i 14 giorni dopo il suo rientro. 

Molti gli insulti e le minacce di morte rivolte nei suoi confronti durante questo periodo. Lo scorso 12 maggio una bottiglia di vetro era stata lanciata contro la finestra dell’appartamento della 25enne. Un suo vicino di casa, dopo aver trovato alcuni cocci di vetro sul davanzale di una finestra rivolta verso la strada, aveva chiamato le forze dell’ordine. 

La finestra colpita era proprio quella da cui la cooperante italiana si era affacciata per salutare tutti i suoi sostenitori che avevano atteso in strada il suo rientro a casa. Anche allora la madre di Silvia non aveva gradito l’attenzione rivolta verso la figlia da parte dei media. Ai giornalisti presenti aveva infatti detto di lasciare in pace la giovane, che sarebbe stata molto meglio senza averli continuamente addosso.

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