martedì 26 maggio 2020

“Aisha” esce di casa e aggredisce i fotografi “Sono matta, ve le spacco tutte”



Silvia Romano, la ragazza 25enne liberata lo scorso 8 maggio dopo una prigionia durata 18 mesi, tra il Kenya e la Somalia, è uscita oggi per la prima volta. La giovane ha infatti terminato il periodo di quarantena scattata lo scorso 11 maggio e, per festeggiare il primo giorno di libertà, si è recata a bordo di un taxi in un centro estetico del quartiere Casoretto di Milano, a poca distanza dal suo condominio. Silvia indossava una lunga tunica scura e un velo di colore beige che le copriva in parte il volto e una mascherina bordeaux.
La prima uscita di Silvia Romano
Secondo quanto raccontato, Silvia è uscita dalla sua abitazione verso le 14.30 e, accompagnata dalla madre, Francesca Fumagalli, si è fiondata su un taxi e ha raggiunto il centro estetico. Dopo poco più di un’ora, intorno alle 15.40, è uscita dall’esercizio di via Wildt attraverso una porta secondaria. Fuori dal salone di bellezza la attendevano una decina di giornalisti e fotografi, nel tentativo di intervistarla e fotografarla.

La madre della ragazza, infastidita dalla folla di curiosi, ha iniziato a urlare e a colpire la macchina fotografica di un giornalista. “Sono matta, ve le spacco tutte così vediamo se non la smettete” , ha detto la signora rivolta ai professionisti. Le due donne sono poi salite su un altro taxi e hanno fatto ritorno alla loro casa.
Polemiche e tensione
Fin da quando la Romano ha fatto ritorno in Italia non sono mancate le polemiche e neppure i momenti di tensione, dovuti anche al fatto che la 25enne si è convertita all’Islam e ha continuato a voler indossare gli abiti islamici. Durante la quarantena, obbligatoria a causa dell’emergenza coronavirus, Silvia ha passato in isolamento domiciliare i 14 giorni dopo il suo rientro. 

Molti gli insulti e le minacce di morte rivolte nei suoi confronti durante questo periodo. Lo scorso 12 maggio una bottiglia di vetro era stata lanciata contro la finestra dell’appartamento della 25enne. Un suo vicino di casa, dopo aver trovato alcuni cocci di vetro sul davanzale di una finestra rivolta verso la strada, aveva chiamato le forze dell’ordine. 

La finestra colpita era proprio quella da cui la cooperante italiana si era affacciata per salutare tutti i suoi sostenitori che avevano atteso in strada il suo rientro a casa. Anche allora la madre di Silvia non aveva gradito l’attenzione rivolta verso la figlia da parte dei media. Ai giornalisti presenti aveva infatti detto di lasciare in pace la giovane, che sarebbe stata molto meglio senza averli continuamente addosso.

lunedì 25 maggio 2020

CORONAVIRUS, IL FALLIMENTO DEL GOVERNO: MORTI E CROLLO ECONOMIA, NESSUNO COSÌ MALE NEL MONDO



L’Italia, con la Spagna e il Belgio, ha il peggior risultato possibile in termini di risposta al coronavirus. La totale chiusura non è servita a ridurre il numero di morti rispetto ad altri Paesi, ma è riuscita a devastare l’economia.

 Questo grafico è la sintesi di un fallimento senza scuse e senza eguali nel mondo: Ovviamente vanno esclusi Paesi dove le statistiche sono false, come la Cina.

E altri, come Usa e Brasile, dove l’epidemia è ancora a metà. In Europa, il Belgio ha in proporzione più morti di tutti, più di Italia e Spagna.

Che però hanno sacrificato l’economia e quindi ‘prenotato’ più morti future.


VAURO SI SCALDA: “SALVINI DEVE ESSERE PROCESSATO”



“Che Salvini per un reato come il sequestro di persona non vada a processo mi sembra assurdo. Vada! E salti il voto alle Camere come mi sembrava avere inteso volesse fare”. Lo dice all’Adnkronos il vignettista Vauro Senesi ironizzando: “Adesso riaprono anche gli stabilimenti balneari. Corra al Papeete, si faccia due mojito e vediamo come va”.

 Vauro se ne deve essere fatti tanti, in vita sua, per essere in grado di sparare sciocchezze ogni volta che apre bocca. Il fatto che Salvini possa andare a processo per avere trattenuto qualche giorno un’orda di clandestini su una nave, mentre Conte che ha sequestrato 60 milioni di persone no, è l’esemplificazione di quanto faccia schifo la giustizia italiana.

 L’ex grillino Mario Giarrusso non esclude un voto a favore dell’ex ministro dell’Interno: “Lo ha già salvato una volta – risponde il vignettista – Non mi stupirei lo facesse una seconda”. Alessandra Riccardi del M5s afferma che ‘la discussione è ancora aperta’: “Ognuno cerca la sua visibilità e il prossimo approdo o salvagente. Per Giarrusso o la signorina saranno sicuramente Salvini”.

Ma “non capisco – prosegue Vauro – perché in questo paese quando un politico è indiziato di reato sembra che andare a processo sia come andare al rogo. Gli scandali sono altri: persone in carcere da anni in attesa di essere processate; stragi rimaste senza verità. Dovrei scandalizzarmi se Salvini potrebbe essere processato? I pesi e le misure sono saltati. E’ saltata la bilancia, che è il simbolo della giustizia”.

BELLANOVA HA DIFFUSO FAKE NEWS DI BRACCIANTE PESTATO PER SPINGERE LA SUA SANATORIA



Quando si dimette questo quintale di falsità? 


 Una settimana fa, giusto in tempo per spingere la sanatoria, ecco nascere la notizia fasulla diffusa dai media di distrazione di massa. Un bracciante indiano picchiato da due agricoltori di Terracina e gettato in un canale. Si erano mossi i ministri. La Bellanova l’aveva usata per spingere la sua folle sanatoria degli spacciatori.

La grillina Catalfo, ministro del lavoro, con un tweet aveva comunicato di avere telefonato alla povera vittima. Solo che, come sempre, le vere vittime erano gli italiani.

Non era vero nulla. E ora la Bellanova dovrebbe scusarsi con gli imprenditori che erano stati accusati ingiustamente. Assieme alla sua degna collega Catalfo.

Il GIP, infatti, ha scritto nero su bianco che “non sussistono i gravi indizi di colpevolezza”. Gli imprenditori di Terracina non hanno mai picchiato l’indiano, anzi sarebbe stato quest’ultimo a minacciare gli italiani.

Procaccini, parlamentare di FdI: “Di questo caso hanno parlato telegiornali, tv, commentatori, politicanti, i “professionisti” dell’agromafia, come li chiamerebbe Sciascia.

Procaccini (Fdi): “Sanatoria giustificata con una balla” – C’è stato persino un Ministro che ha giustificato la sanatoria di centinaia di migliaia di immigrati irregolari, citando proprio questo caso su Terracina. Rivelatosi dunque, al momento, falso. A differenza di quei signori, io preferisco aspettare che le indagini si concludano, prima di sparare condanne ai quattro venti. E comunque non cambierebbe di molto la realtà dei fatti.

In questa terra, quella dove abito, vivono e lavorano duramente migliaia di italiani e di stranieri regolari. Con coraggio e solidarietà tirano fuori dalla terra prodotti che vengono esportati in tutto il mondo. Ma questo non fa notizia, né porta voti, mentre di un solo deprecabile episodio di maltrattamenti (in questo caso probabilmente falso), si imbastisce una campagna contro la verità e contro la bellezza della nostra migliore agricoltura”.

Dopo l’ennesimo sbarco esplode la rabbia dei lampedusani: “Basta migranti, l’hotspot va chiuso” (Video esclusivo)



Lampedusa alza la voce per i continui sbarchi che arrivano indisturbati nell’Isola. La popolazione protesta pacificamente e sta raccogliendo delle firme per far sì che l’hotspot venga definitivamente chiuso.Una situazione quella dei migranti che viene aggravata dall’emergenza del coronavirus. Un comitato spontaneo locale, oggi, attraverso un comizio ed una manifestazione ha chiesto al governo di Roma la chiusura del centro per migranti che proprio nel corso degli anni è stato luogo di scandali. Molti dell’isola lo percepiscono come un vero e proprio centro di detenzione.

Il problema della detenzione illegittima all’interno dell’hotspot di Lampedusa era già stato sollevato dal Garante dei diritti dei detenuti in data 11 maggio 2017. In tale occasione il prefetto di Agrigento alla richiesta del perché non venisse permesso alle persone di uscire dal Centro aveva risposto “se vogliono possono uscire da un buco nella rete”. In seguito, nel febbraio del 2018 il Prefetto inviava una comunicazione all’allora ente gestore con l’indicazione di dotarsi di sistemi per consentire ai richiedenti asilo di circolare liberamente. Da oltre due anni da tale comunicazione, tali sistemi non sono stati adottati.

“È assurdo – dice Attilio Lucia del Comitato spontaneo lampedusano – che a fronte di diversi radar e numerose motovedette, i migranti riescano ad entrare direttamente in porto senza essere notati. Quest’anno, complice il coronavirus non arrivano i turisti causando il dramma della già nostra debole economia, ma in compenso arrivano migranti giornalmente senza che il governo Conte si preoccupi più di tanto”

La popolazione nel 2014 ha presentato un esposto alla procura della Repubblica di Agrigento per una delle tante parabole installate nell’isola, quella in dotazione della Guardia di Finanza in funzione dal 2008. Molte le associazioni e i cittadini, i quali denunciano di non aver avuto risposte da parte dell’amministrazione comunale “che continua a tacere”. Lo stesso tipo di apparecchiatura è stata rimossa altrove perché ritenuta nociva per la salute. Oltre al danno la beffa. Nel frattempo proprio ieri mattina l’ennesimo sbarco autonomo. Una trentina di immigrati, in prevalenza tunisini, sono arrivati, indisturbati, direttamente al porto. Una scena che, purtroppo, si verifica quasi giornalmente.

“È evidente che è una strategia che viene portata avanti dal Pd da molti anni. Anche l’euro parlamentare Bartolo credo che sia favorevole a ciò che sta accadendo a Lampedusa. Oltre alla crisi del turismo nell’isola, lo Stato ha la volontà di utilizzare Lampedusa come piattaforma per i migranti”, afferma l’attivista del Comitato spontaneo Giacomo Sferlazzo. “C’è il rischio che a Lampedusa si ripeti l’emergenza migranti del 2011. Magari, ad un certo punto, quando i migranti saranno troppi, li porteranno nuovamente nelle strutture alberghiere. Al momento vengono portati nell’hotspot ed anche nella casa della Fraternità messa a disposizione dalla parrocchia. Quando anche quella struttura sarà piena, stazioneranno all’aria aperta al molo del porto”.

Delle misure anti-covid a Lampedusa il cittadino evidenzia numerose lacune e falle di tutto il sistema. “A Lampedusa non esiste un triage, i militari dell’isola viaggiano con i voli di Linea. In aeroporto non ci sono controlli. È attiva soltanto una ambulanza che serve sia per gli sbarchi che per la popolazione”.

Per il sindaco di Lampedusa e Linosa Totò Martello il problema andrebbe risolto in maniera “ovvia”. “Se il governo romano e l’Europa non affronta seriamente il problema dei migranti a Lampedusa gli sbarchi continueranno ad esserci come da sempre ci sono stati. Se qualcuno ha la volontà di bloccare questo flusso migratorio forse non ci sarebbe più un emergenza sociale nell’Isola. L’Europa non può pensare di poter scaricare ogni resposabilità del problema alle politiche locali soprattutto in questo periodo di coronavirus”, afferma il primo cittadino a IlGiornale.it.

Ma la popolazione non si accontenta delle parole e chiede rilevazioni che garantiscano l’assenza di rischi sanitari: “Lampedusa ha bisogno di un ospedale. Il governo Conte non può abbandonarci in questo modo”, conclude Sferlazzo.

domenica 24 maggio 2020

DECRETO RILANCIO, C’È ANCHE LA SANATORIA SUI REATI DEL SUOCERO DI CONTE



A denunciare la marchetta di Giuseppe Conte è Nicola Porro. C’è infatti un piccolo regalo per il ‘suocero’ nel cosiddetto decreto Rilancio.

 “La troviamo a metà strada, quasi, all’articolo 180. Se non abbiamo interpretato male (può sempre succedere in questi casi) essa prevede una particolare depenalizzazione per coloro che gestiscono gli alberghi. Diciamo subito che per chi scrive si tratta di cosa buona e giusta”, scrive Porro sul suo blog. Cosa prevede l’articolo? ” Nel passato se un albergatore si fosse intascato la tassa di soggiorno che è obbligato ad esigere ogni giorno ai propri ospiti, sarebbe finito in galera. A leggere il terzo e il quarto comma dell’articolo 180 del nuovo decreto, da oggi ciò non è più reato: l’albergatore dovrà pagare una sanzione amministrativa”. Questa la novità. Per Porro, come detto, si tratta di una “norma di buon senso”.

E però fa notare anche come la questione del mancato versamento della tassa di soggiorno da parte di chi gestisce un hotel al comune di Roma è un caso che lo scorso anno aveva “clamorosamente interessato” il “suocero” di Conte, Cesare Paladino, padre della sua compagna Olivia, proprietario di un hotel in centro a Roma. Stando ai pm, Cesare Paladino avrebbe intascato tra il 2014 e il 2018 circa due milioni di euro dai propri clienti senza girarli all’amministrazione di Virginia Raggi. Fu indagato e condannato, “o meglio – ricorda Porro – patteggiò la pena a poco più di un anno”.

A SILVIA ROMANO PIACE L’IMAM DEI TERRORISTI CHE HANNO SGOZZATO GLI ITALIANI A DACCA



Un’estremista islamica da rimandare al mittente. Dal nuovo profilo Facebook di Silvia Romano, ora Aisha, ecco spuntare un ‘like’ di Zakir Naik, una di telepredicatore islamico estremista.

Indiano, 53 anni, è uno dei predicatori islamici più radicali e famosi al mondo e avrebbe riciclato 28 milioni di dollari incassati da fonti che vengono definite “sospette”. E con questo fiume di milioni, stando all’agenzia investigativa indiana per i crimini finanziari, Naik avrebbe acquistato l’edificio della scuola internazionale islamica a Chennai, di dieci appartamenti, due palazzi e relativi terreni a Pune e Mumbai (India). Inoltre, avrebbe dieci conti bancari a lui riconducibili.

Ma la cosa interessante, dal punto di vista dell’evoluzione islamica di ‘Aisha’, è che l’imam teorizza la “supremazia islamica”, che diffonde attraverso la Islamic Research Foundation e a Peace Tv, un canale televisivo che trasmette da Dubai e che conta 200 milioni di telespettatori sparsi in tutto il mondo. Compresa Aisha, a quanto pare.

Degrado senza fine a Roma: a Largo Preneste straniero ubriaco defeca in piazza. “Ora Basta!” (video choc)



Di Mario Conti – Immigrato ubriaco fa i suoi bisogni per strada, in largo Preneste al Roma Sud. Certo, sono cose che sappiamo, di cui siamo a conoscenza, ma spesso ci giriamo dall’altra parte. Ma oggi, nell’epoca dei social, vedere questo schifo è tutta un’altra cosa. Richiama alle proprie responsabilità tutta la società. Chi l’ha fatto venire in Italia a tutti i costi, per guardagnare dei soldi sulla pelle di questi disperati.

Chi l’ha messo per strada, chi non gli ha dato un lavoro, dopo averlo allettato per venire nel Paese di Bengodi che è l’Italia. Chi magari gli ha passato i 5 o 10 mila dollari per pagarsi il passaggio sul gommone che lo ha portato non in Italia, ma presso la più vicina nave ong.

L’immigrato pone un problema a tutti – – Chi non lo ha controllato per strada, chi non lo ha sanzionato, chi non l’ha arrestato, chi non lo ha ripmatriato. Tra l’altro, questo immigrato, oltre a essere ubriaco e a fare i suoi bisogni per strada, alle nove di sera chiedeva l’elemosina ai passanti per andarsi a bere i soldi al vicino negozio bangla, inspiegabilmente aperto a quell’ora.

Invece ai negozianti italiani, se dopo l’orario di chiusura sono trovati aperti, vengono immediatamente sanzionati dai vigili urbani. Questo razzismo contro gli italiani deve finire, e speriamo che alle prossime elezioni le cose cambino veramente. Intere zone di Roma in mano agli stranieri

sabato 23 maggio 2020

La furia dei migranti a bordo della nave-quarantena: e il governo giallo-rosso “accontenta” i violenti



I migranti non vogliono stare sulla nave quarantena, protestano e vengono “accontentati”. È quanto successo ieri a Porto Empedocle, nell’agrigentino, all’interno della Moby Zazà, la nave entrata in funzione la scorsa settimana per ospitare i migranti che arrivano a Lampedusa e nelle coste della provincia di Agrigento attraverso gli sbarchi autonomi.

Nella giornata di ieri, mentre la nave si trovava nella banchina per effettuare i rifornimenti, 14 tunisini hanno iniziato a protestare con lo scopo di poter abbandonare l’imbarcazione. La situazione ha rischiato di degenerare ed è stato quindi deciso di far scendere i “ribelli” sulla terraferma per trasferirli in un secondo momento in un centro di accoglienza. Nella tarda serata, dopo essere stati foto segnalati dalla polizia, i 14 migranti sono stati accompagnati nel centro ex Villa Sikania di Siculiana.

Non c’è pace per la nave quarantena che, a pochi giorni dalla sua apertura ai migranti, ha già registrato episodi di una certa gravità. Prima della protesta di ieri infatti, mercoledì scorso un giovane tunisino si è lanciato dalla nave. Il suo corpo privo di vita è stato ritrovato alcune ore dopo da un elicottero della capitaneria di Palermo. Quanto accaduto ha suscitato molto scalpore, in primis nel mondo della politica. Ma non sono mancate le polemiche nemmeno da parte delle Ong che operano sul Mediterraneo. Ad esempio la Sea Watch ha parlato di “prigione galleggiante” per i migranti.

Come si ricorderà la nave quarantena è stata più volte chiesta dal sindaco di Lampedusa, di Pozzallo e di Porto Empedocle, unitamente ad altri sindaci dell’agrigentino, già dallo scorso 8 aprile. Tutto questo per fare fronte ai numerosi arrivi autonomi di migranti provenienti dal Mediterraneo. Gli extracomunitari approdati negli ultimi due mesi nelle coste agrigentine sono stati così tanti da rendere difficile la loro accoglienza in un periodo di emergenza sanitaria. Appunto per questo motivo la nave per la quarantena è stata richiesta a gran voce con diversi appelli.

La nave adesso c’è e, mettendo da parte i problemi che si sono verificati in questa prima settimana, adesso ci sono altri problemi che hanno a che fare con la sua capienza. La Moby Zazà fino a ieri ospitava 120 migranti, questa sera invece sarà al completo. Già perché più tardi saliranno a bordo i 137 extracomunitari arrivati l’altro ieri a Lampedusa. Se la matematica non è un opinione gli ospiti, da questa sera, saranno poco più delle cabine a loro disposizione, circa 250. Se nelle prossime ore dovessero arrivare altri migranti cosa dovremmo aspettarci? La nave sembra proprio non essere sufficiente.

A queste considerazioni, occorre aggiungere poi anche la beffa derivante dai costi della nave: così come sottolineato nei giorni scorsi su IlGiornale, la Moby Zazà potrebbe arrivare a costare almeno 900.000 Euro al mese ai contribuenti. Una media di 4.000 Euro al mese per ognuno dei 250 migranti che al suo interno l’unità navale può ospitare. Sono queste cifre che si leggono dal bando che ha portato all’assegnazione del servizio di quarantena per i migranti alla nave del gruppo Onorato. I costi non hanno mancato di generare polemiche di natura politica.

La Lega ad esempio, ha tuonato molto forte sia contro le importanti cifre relative al bando che contro l’opportunità di affidare il servizio ad una nave del gruppo Onorato. Quest’ultimo, sempre secondo alcuni parlamentari leghisti, avrebbe un contenzioso con il Ministero dei Trasporti e per tal motivo non avrebbe dovuto partecipare al bando. Ai nostri microfoni il vice capogruppo della Lega alla Camera, Alessandro Pagano, nei giorni scorsi ha parlato di poca trasparenza da parte del governo e di inopportunità dell’arrivo della nave in Sicilia: “Non parliamo di un gommone di terza mano, ma – ha sottolineato Pagano – di una nave dotata di ristorante self-service, pizzeria, gelateria, admiral. Tutto questo mentre famiglie e imprese italiane sono in ginocchio per la gravissima crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19”.

Tuttavia, a fronte dei costi elevati della nave e del servizio relativo al rispetto della quarantena per i migranti, la Moby Zazà come visto al momento non sembra poter assolvere alla propria funzione. E l’avanzare della bella stagione, non promette nulla di buono: in Sicilia si spera nel ritorno dei turisti dal Nord, ma i fatti degli ultimi giorni e le vicende della nave della quarantena hanno alimentato invece la paura che, al contrario, l’isola possa rimanere invischiata dai flussi migratori da Sud. Anche perché dall’altra sponda del Mediterraneo nelle ultime settimane non sono arrivate notizie confortanti. Dalla Libia e dalla Tunisia in centinaia sarebbero pronti a partire, per gli scafisti la “Fase 2” è iniziata già da un pezzo.

La guerra in Libia, in particolare, potrebbe fungere da vero e proprio detonatore del fenomeno migratorio nella prossima bella stagione. Il conflitto, come spiegato in questi giorni su InsideOver, è giunta in una fase cruciale che ha visto i miliziani fedeli al premier Al Sarraj avanzare lungo la costa ad ovest di Tripoli. Molte delle località recentemente riprese dai gruppi filo governativi, negli anni passati sono state usate spesso come base da scafisti e trafficanti. A Sabratha come a Sorman, cittadine riprese dai miliziani filo Al Sarraj nello scorso mese di aprile, diversi gruppi implicati nel traffico di esseri umani sarebbero pronti a far riprendere il macabro business legato ai viaggi della speranza. Tra questi, a spiccare è il clan degli Al Dabbashi, il cui esponente principale, ossia Ibrahim Al Dabbashi, è tornato nella “sua” Sabratha dopo tre anni di esilio. Sarebbe stato proprio lui, a partire soprattutto dal 2014, a mettere in piedi una delle più potenti organizzazioni criminali impegnata nel fenomeno migratorio.

Cattive notizie arrivano anche dalla Tunisia, dove oramai da mesi si assiste ad una vera e propria alleanza tra i gruppi criminali locali e quelli libici. In particolare, questi ultimi mandano sempre più spesso centinaia di migranti verso la confinante Tunisia, dalle cui coste è molto più semplice raggiungere Lampedusa. Non è un caso che a bordo degli ultimi gommoni giunti in Sicilia, partiti quasi sempre dalla Tunisia, sempre più raramente si nota la presenza di tunisini e, al contrario, è possibile riscontrare quella di migranti provenienti dal Sahel e transitati dalla Libia. Tra segnali negativi dal nord Africa e risposte insufficienti da Roma, la Sicilia e l’Italia rischiano dunque di dover fare i conti, tra non molto, con una delle estati più difficili sul fronte migratorio. La vicenda della nave della Moby Zazà al momento costituisce l’esempio più palese dell’attuale situazione.

Grazie a governo e magistrati “buonisti” sono stati scarcerati 8.551 criminali con la scusa del coronavirus



Dall’inizio dell’emergenza coronavirus ci sono 8.551 detenuti in meno nelle carceri italiane, un calo del 13,9 per cento in appena due mesi e mezzo: da 61.230 a 52.679, a fronte di 50.931 posti disponibili.

Sono dati diffusi questa mattina dall’associazione Antigone, che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario, nel XVI rapporto sulle condizioni di detenzione. «Da fine febbraio al 19 marzo – fanno sapere dall’associazione – il numero di detenuti è calato di 95 persone al giorno». Una tendenza accentuata ulteriormente dal decreto “Cura Italia”: dal 19 marzo al 16 aprile, infatti, il numero di detenuti cala di 158 persone al giorno. «Dal 16 aprile in poi il clima cambia.

Si pone il tema delle scarcerazioni di persone appartenenti alla criminalità organizzata e così le presenze in carcere calano di 77,3 presenti al giorno, meno della metà di prima», sottolinea l’indagine. Conseguenze anche sul sovraffollamento, diminuito dal 130,4 per cento degli ultimi giorni di febbraio al 112,2 per cento di metà maggio: una diminuzione del 18 per cento.

Scandalo toghe rosse, l’avvocato Biscotti: “Gli insulti a Salvini sono un attentato agli organi costituzionali”



Non è solo una chat privata. Gli insulti a Matteo Salvini rivolti tra Luca Palamara, ex membro del Csm, e il capo della Procura di Viterbo Paolo Auriemma (il leader della Lega “va fermato”, parola di Palamara) secondo l’avvocato penalist Valter Biscotti sono “un fatto gravissimo”. Di più: un attentato agli organi costituzionali.

“In altri casi, per molto meno, si sono aperte inchieste straordinarie di grande rilevanza mediatica – sottolinea l’uomo di legge al Giornale -. Ricordo solo quando in quelle due parole di molti anni fa Pacini Battaglia disse: Quei due mi hanno sbancato. Solo da quella frase sono nate decine di migliaia di pagine. Poi si è accertato che diceva sbiancato. Anche da poche parole si possono intravedere principi di condotte illecite. In questo caso le parole sono gravissime”.

Quando Palamara ha pronunciato quelle parole, ricorda Biscotti, “Salvini era un ministro” e lo stesso pm “un magistrato potente”. Per questo quelle frasi “sottintendono delle possibili condotte che sono gravissime perché dire bisogna attaccarlo significa che un magistrato attacca un politico solo con azioni giudiziarie. Ovvero che da parte di un organo costituzionale ovvero una parte di magistratura c’è la volontà di fare politica attraverso le inchieste giudiziarie”.

Un sospetto che va avanti da anni, con vari protagonisti e vittime, e che quella chat metterebbe dunque nero su bianco. “A questo punto – conclude l’avvocato – tutti hanno diritto di sapere quali sono le modalità della condotta di attacco a Salvini. Quali altri eventuali soggetti (colleghi di Palamara?) dovevano attuare la condotta di attacco al capo del Viminale?”.

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