venerdì 22 maggio 2020
Roma, aggredissione e sputi ai passanti! Poi tenta di colpire gli agenti: arrestato romeno
Roma, 20 mag. (askanews) – Importunava i passanti con urla e sputi quando, ieri sera, un cittadino di nazionalità romena di 44 anni è stato fermato da una pattuglia del I Gruppo Trevi della Polizia Locale di Roma Capitale nella zona di Piazza Navona.
Nonostante i tentativi degli operanti di calmarlo, l’uomo ha proseguito con comportamenti aggressivi, minacciando e tentando di colpire gli agenti ed alcuni cittadini che nel frattempo si erano avvicinati: il 44enne è stato bloccato e condotto presso la sede di via della Greca dove è stato posto in stato di arresto per oltraggio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale , oltreché per molestie nei confronti dei passanti.
Questa mattina il processo con rito per direttissima, con arresto convalidato dall’Autorità Giudiziaria.
Importunava i passanti con urla e sputi quando, ieri sera, un cittadino di nazionalità romena di 44 anni è stato fermato da una pattuglia del I Gruppo Trevi della Polizia Locale di Roma Capitale nella zona di Piazza Navona.
Nonostante i tentativi degli operanti di calmarlo, l’uomo ha proseguito con comportamenti aggressivi, minacciando e tentando di colpire gli agenti ed alcuni cittadini che nel frattempo si erano avvicinati: il 44enne è stato bloccato e condotto presso la sede di via della Greca dove è stato posto in stato di arresto per oltraggio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale , oltreché per molestie nei confronti dei passanti.
Questa mattina il processo con rito per direttissima, con arresto convalidato dall’Autorità Giudiziaria.
Toghe rosse, Palamara intercettato: “C’è anche quella mer.. di Salvini, ma mi sono nascosto”
“C’è anche quella merda di Salvini, ma mi sono nascosto”: è uno spaccato vergognoso e imbarazzante quello che emerge nelle chat di Luca Palamara con alcuni colleghi magistrati su Whatsapp. Conversazioni fra toghe, spuntate ora, grazie a uno scoop de La Verità, nell’inchiesta della Procura di Perugia sul pm romano Luca Palamara.
Che, di fronte ai dubbi espressi da alcuni colleghi per l’attacco giudiziario sferrato contro Salvini dalla magistratura agrigentina per il caso degli immigrati sulla nave Diciotti, replicava così esplicitamente: “Ora bisogna attaccarlo”. Chiarendo così, definitivamente, che certa magistratura non persegue l’interesse della Giustizia, come amano far credere. Ma solamente il proprio furore ideologico.
Un tempo si parlava di “toghe rosse“. E l’Associazione Nazionale magistrati, il politicizzatissimo sindacato di cui Palamara, oggi indagato, è stato presidente, si sollevava, indignata, come un sol uomo giurando e spergiurando la propria equidistanza di giudizio.
Ma a leggere ora quelle chat segrete fra alcuni magistrati c’è da restare allibiti per la violenza verbale espressa contro Salvini. E per l’ottusa furia ideologica. Che faceva, appunto, dire a Palamara, parlando con l’ex-presidente dell’Anm, Francesco Minisci, esponente di Unicost, la corrente centrista, ed ex-pm del pool antiterrorismo romano: “C’è anche quella merda di Salvini, ma mi sono nascosto”.
C’è da chiedersi quale serenità di giudizio potessero avere certi magistrati nel pieno delle loro funzioni se, poi, nel privato, si esprimevano in questa orrenda maniera contro Salvini. E dichiaravano, sprezzanti, le proprie posizioni ideologiche da perseguire con ogni mezzo.
Ruotano tutte attorno alla figura di Luca Palamara – salito agli onori delle cronache quando venne strapazzato pubblicamente in televisione da Cossiga che lo definì “faccia da tonno” – le chat su Whatsapp dei magistrati finite ora in pasto all’opinione pubblica.
E se c’è qualcuno che ammette, onestamente, rivolto a Palamara “siamo indifendibili, indifendibili”, molti altri schiumano nelle chat tutto il loro imbarazzante odio. Stillando veleno e ideologia. Come se fosse la cosa più normale del mondo per dei funzionari dello Stato. Che dovrebbero – dovrebbero – essere equilibrati e, distaccati e sereni.
“Mi dispiace dover dire che non vedo dove Salvini stia sbagliando”, ragiona pacatamente, rivolto a Palamara, il suo ex-collega romano Paolo Auriemma. Divenuto, poi, capo della Procura di Viterbo.
E’ l’estate del 2018. E i due stanno parlando dell’offensiva giudiziaria della Procura di Agrigento scattata contro Salvini dopo che l’allora ministro dell’Interno ha bloccato lo sbarco degli immigrati dalla nave Dicioti.
“Illegittimamente si cerca di entrare in Italia. E il ministro dell’Interno (Salvini, ndr) interviene perché questo non avvenga – riflette Auriemma. – E non capisco cosa c’entri la Procura di Agrigento. Questo dal punto di vista tecnico, aldilà del lato politico. Tienilo per te ma sbaglio?”.
La replica di Palamara è sconcertante e sgradevole: “No, hai ragione. Ma ora bisogna attaccarlo”. Detto da un magistrato, perdipiù uno dei più potenti d’Italia all’epoca ed ex-capo dei sindacalisti in toga, è agghiacciante. E lascia capire che la definizione “toghe rosse” è solo un eufemismo.
Auriemma sembra non volersi arrendere alla pervicacia ideologica del suo interlocutore. E rivolto a Palamara rincara la sua convinzione sulla campagna giudiziaria della Procura di Agrigento contro Salvini: “Comunque è una cazzata atroce attaccarlo adesso.Perché tutti la pensano come lui. E tutti pensano che ha fatto benissimo a bloccare i migranti che avrebbero dovuto portare di nuovo da dove erano venuti”.
Non c’è solo, nelle parole del capo della Procura di Viterbo, un convincimento tecnico ma, anche, una valutazione di opportunità. Perché il rischio è che la magistratura, già in pesante crisi reputazionale e di consenso, si trovi isolata dall’opinione pubblica.
“Indagato per non aver permesso l’ingresso a soggetti invasori – rileva Auriemma – Siamo indifendibili. Indifendibili”.
Una posizione di buon senso che si rintraccia anche nelle parole di un altro interlocutore di Palamara.L’ex capocentro della Direzione Investigativa Antimafia di Catania, Renato Panvino. L’amico poliziotto che Palamara – così dicono le carte dei magistrati di Perugia – incaricò di acquistare un anello per un’amica.
Panvino, che non risulta indagato, dice, rivolto all’amico Palamara: “Io credo che rafforzano Salvini così…”. E il pm romano: “è una cosa complessa…sarà, comunque, un casino”. Lasciando capire che l’iniziativa della Procura di Agrigento non è propriamente un atto tecnicamente giustificabile.
Ma sono molti i magistrati che restano impigliati nelle chat Whatsapp con Palamara. Che si fa inviare sul cellulare dal consigliere di Cassazione, Giovanni Ariolli, le sentenze del processo a Umberto Bossi e all’ex-tesoriere della Lega, Francesco Belsito.
Dalle carte dei magistrati di Perugia che indagano su Luca Palamara emergono gli scambi di mesaggi con Bianca Ferramosca, componente della giunta esecutiva dell’Anm, che rivela a “Luca mio” come, nel Comitato del Direttivo centrale delle toghe qualcuno abbia osato dare ragione a Salvini. Una specie di bestemmia in chiesa, par di capire.
Il riferimento è ad Antonio Sangermano, uno dei pm del processo Ruby. Che la Ferramosca accusa di fronte a Palamara di aver osato perorare “una linea filogovernativa sul Dl Sicurezza”.
Quella di Palamara e di altri magistrati contro Salvini e la Lega appare proprio un’ossessione. Ma la questione riguarda, in realtà, tutto il Centrodestra.
“Io dovevo andare contro Berlusconi” confida Palamara a un amico nel periodo in cui, assieme al pm romano, Giuseppe Cascini, oggi consigliere di Area, la corrente di sinistra della magistratura, guidava l’Associazione nazionale magistrati. Forse il periodo più conflittuale dell’Anm nei rapporti con l’esecutivo.
Sbarchi fuori controllo, altri 135 clandestini approdati a Lampedusa: “Non sappiamo più dove metterli”
Non accenna a diminuire la pressione migratoria sull’isola di Lampedusa: nella serata di mercoledì infatti, un nuovo barcone con 135 migranti a bordo è approdato lungo le coste della più grande delle Pelagie. Si tratta di uno degli sbarchi più importanti, anche in termini numerici, degli ultimi mesi e che ha coinvolto le motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza. Gli uomini delle forze dell’ordine, in particolare, hanno iniziato quando già era buio le operazioni di soccorso che ha poi condotto i 135 migranti all’interno del porto di Lampedusa.
Qui tutti sono stati provvisoriamente ospitati sul molo Favarolo, la parte dello scalo lampedusano che da anni accoglie le persone arrivate dal Mediterraneo. E adesso Lampedusa sta rischiando di ripiombare nuovamente nei giorni più bui di questo 2020, in cui tra marzo ed aprile è stata costretta a fronteggiare l’emergenza migratoria assieme a quella sanitaria legata all’epidemia di coronavirus.
Il locale centro di accoglienza attualmente ospita 116 migranti, dieci in più della capienza della struttura. Tutte le persone all’interno dell’edificio stanno effettuando il loro periodo di quarantena, imposto per gli ovvi motivi riguardanti l’emergenza sanitaria. Dunque, è impossibile portare nel centro di accoglienza situato in contrada Imbracola altre persone.
Allo stesso tempo però, risulta difficile trasferire i migranti a bordo della nave Moby Zaza, il mezzo inviato in Sicilia per ospitare le persone sbarcate che devono trascorrere il periodo di quarantena. Attualmente la nave si trova in rada di fronte le coste di Porto Empedocle, dunque nell’immediato non è semplice raggiungerla. Inoltre, a bordo ci sono già altri migranti e l’aggiunta dei 135 sbarcati ieri sera potrebbe portare alla saturazione dei posti disponibili. La nave infatti complessivamente potrebbe ospitare 250 migranti in cabine singole.
La situazione quindi non appare di facile risoluzione. Anche perché proprio la Moby Zaza è al centro di numerose polemiche da quando, nella notte tra martedì e mercoledì, un ragazzo tunisino si è lanciato dalla nave. Forse un tentativo di fuga od un gesto dettato da altre ragioni, il giovane è stato purtroppo ritrovato senza vita nelle ore successive scatenando le reazioni soprattutto delle Ong.
Queste ultime, tra cu la tedesca Sea Watch, hanno definito la Moby Zaza una vera e propria “prigione”, criticando duramente il governo italiano per la scelta di far trascorrere la quarantena dei migranti a bordo di un’unità navale. Dal canto suo, l’8 aprile scorso il governo di Roma ha ufficialmente dichiarato “non sicuri” i porti italiani per via dell’emergenza coronavirus. Intanto però si continua a sbarcare e Lampedusa, ancora una volta, è specchio del problema legato al fenomeno migratorio che in estate potrebbe definitivamente esplodere.
giovedì 21 maggio 2020
Teresa Bellanova fuori controllo, ora vuole i braccianti “al volo”: “Charter per portare gli stranieri nei campi”
La ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova non si arrende dinanzi alla bocciatura della regolarizzazione indiscriminata degli immigrati. Anzi, rilancia. E potrebbe mettere in scena, a breve, un altro tentativo di sanatoria mascherata con tanto di ingaggio per gli stranieri che approderebbero in Italia per lavorare nei campi. Arrivando non più dal mare con barconi o barchini di fortuna o sulle navi Ong, ma con appositi voli charter pagati dall’erario.
La crociata intrapresa dalla Bellanova si arricchisce ogni giorno di un nuovo capitolo e quella dei charter è l’ultima novità anche se ha ammesso lei stessa che: «Anche organizzare i voli charter non è una cosa facile e soprattutto dobbiamo sapere che queste persone devono arrivare in condizioni di sicurezza e devono essere sottoposti a quarantena attiva». Già, però è molto tentata di portare avanti quest’idea perché avrebbe un ritorno d’immagine immediato: avrebbe vinto su quanti ritengono, per prima Confagricoltura, che sono tanti gli italiani disponibili a lavorare nei campi e a prestare il loro servizio percependo il reddito di cittadinanza. Macché. Per la ministra la strada maestra è invece percorrere e attuare il cosiddetto corridoio verde richiesto da Coldiretti. Strada che però non manca di tortuosità manifeste. Prima fra tutte la regolarizzazione dei lavoratori con l’utilizzo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro che non incontra affatto la stagionalità della natura agricola. I tempi tra arrivo, permesso e raccolta dovrebbero essere più compressi per consentire una rapida legalizzazione degli stranieri.
Non manca poi il dettato sul periodo di quarantena che, a oggi, non consente ad alcuno di circolare liberamente prima di essere stato isolato per un minimo di due settimane. Dunque i nuovi arrivati, dovrebbero essere ospitati in apposite strutture di accoglienza. Tutte e solo per loro.
Ma non sarebbe meglio mettere in piedi un bando, provincia per provincia e ingaggiare chi ha le carte in regola, italiani per primi? Certo che sì, sarebbe sicuramente più facile e lineare, ma è evidente che la linearità non è una dote del governo giallorosso. Va da sé che una procedura semplice non consentirebbe scappatoie amministrative.
La Bellanova e i suoi sostenitori credono davvero che concluso il contratto stagionale, al ritorno a casa, su quegli stessi charter ci sarà lo stesso numero di immigrati partito? Pia illusione. Anche perché dopo la raccolta delle fragole ci sarebbe quella delle pesche, quella dell’uva, quella delle mele e delle arance. Altro che stagionali. Quei lavoratori resterebbero fintanto che qualcuno non si andasse a rendere conto di quante baraccopoli assimilabili a quella calabrese di San Ferdinando sono state messe in piedi nel frattempo.
Vergogna PD in Puglia: Emiliano spende 50mila euro (dei cittadini) per acquistare le biciclette ai migranti
Stanziati 50mila euro per l’acquisto di biciclette da consegnare ai lavoratori stagionali immigrati. Lo ha deciso la giunta della Regione Puglia, riunita oggi in seduta ordinaria, stanziando 50mila euro a cui potranno accedere le associazioni di volontariato a cui affidare l’acquisto di biciclette, nelle provincie di Foggia, Lecce e Taranto.
«Esprimendo la volontà di mettere a disposizione dei lavoratori migranti stagionali, delle Provincie di Foggia, Lecce e Taranto, dei mezzi di trasporto, allo scopo di facilitare loro il raggiungimento del posto di lavoro, ottimizzando la gestione logistica, la tutela della sicurezza e la cura degli immigrati nelle strutture temporanee di accoglienza» la Giunta regionale ha approvato un apposito schema di avviso di manifestazione d’interesse per la selezione cui affidare l’acquisto di biciclette da fornire ai lavoratori stagionali immigrati.
Stanziati 50mila euro per l’acquisto di biciclette da consegnare ai lavoratori stagionali immigrati. Lo ha deciso la giunta della Regione Puglia, riunita oggi in seduta ordinaria, stanziando 50mila euro a cui potranno accedere le associazioni di volontariato a cui affidare l’acquisto di biciclette, nelle provincie di Foggia, Lecce e Taranto.
«Esprimendo la volontà di mettere a disposizione dei lavoratori migranti stagionali, delle Provincie di Foggia, Lecce e Taranto, dei mezzi di trasporto, allo scopo di facilitare loro il raggiungimento del posto di lavoro, ottimizzando la gestione logistica, la tutela della sicurezza e la cura degli immigrati nelle strutture temporanee di accoglienza» la Giunta regionale ha approvato un apposito schema di avviso di manifestazione d’interesse per la selezione cui affidare l’acquisto di biciclette da fornire ai lavoratori stagionali immigrati.
Ora Malta fa la “vice-scafista” e dirotta i barconi carichi di clandestini verso l’Italia
È l’11 aprile scorso, i Paesi attorno al Mediterraneo sono scossi dall’esplodere della pandemia da coronavirus e l’Italia, così come Malta, già da qualche giorno avevano dichiarato i propri porti non sicuri e non idonei ad ospitare operazioni di salvataggio di migranti.
Quel giorno non lontano da La Valletta ed all’interno delle acque di competenza del governo maltese, un gommone con 101 migranti a bordo sembra in procinto di essere soccorso da una motovedetta delle autorità dell’isola. Un mezzo militare con la bandiera di Malta si è infatti avvicinato alla piccola imbarcazione, alcuni migranti hanno iniziato a tuffarsi convinti di essere vicini al momento di poter salire sulla motovedetta.
Al contrario, i maltesi hanno sì iniziato le operazioni di soccorso ma, al tempo stesso, hanno anche iniziato a dare istruzioni ai migranti per come raggiungere l’Italia: “A Malta c’è il coronavirus, siamo tutti malati e non possiamo accogliervi”, avrebbe dichiarato un militare della Guardia Costiera di La Valletta ad un migrante che chiedeva spiegazioni.
Il migrante in questione ha riportato la sua testimonianza ad Alarm Phone, il network telefonico gestito da Don Zerai che rilancia su Twitter le allerte ricevute direttamente dalle imbarcazioni in difficoltà.
E sul canale di Alarm Phone è stato anche pubblicato un video che testimonierebbe i momenti più importanti dell’episodio dell’11 aprile scorso. In particolare, i militari maltesi avrebbero fornito ai migranti un nuovo motore ed il carburante necessario per raggiungere la Sicilia. Inoltre, sono stati lanciati anche giubbotti salvagente e, subito dopo, hanno intimato agli occupanti del gommone di continuare la loro traversata verso le acque italiane.
Secondo la testimonianza del migrante, i militari maltesi avrebbero puntato contro il gommone e le armi, dando tempo mezzora prima di continuare a percorrere la rotta verso le nostre coste. L’imbarcazione sarebbe partita tra l’8 ed il 9 aprile da Zliten, località lungo la costa libica ad est di Tripoli.
Il giorno dopo, il gruppo di 101 migranti è stato poi soccorso dalle nostre autorità e condotto all’interno del porto di Pozzallo. In quelle ore in Sicilia era già molto forte la polemica circa i nuovi sbarchi che, dall’inizio del mese ed in piena emergenza coronavirus, stavano mettendo sotto pressione comuni e territori per via dei problemi relativi all’accoglienza.
Nel giorno dello sbarco dei migranti dirottati da Malta verso la Sicilia, 32 sindaci dell’agrigentino ad esempio avevano scritto una missiva indirizzata al presidente del consiglio Giuseppe Conte per chiedere urgenti provvedimenti e per non essere lasciati soli nel gestire la doppia emergenza, quella sanitaria e quella migratoria.
I retroscena svelati dalla testimonianza resa nota da Alarm Phone, hanno dato maggior risalto ad un quadro che ha visto nel Mediterraneo, anche durante le fasi più delicate della pandemia, l’Italia considerata spesso come unici approdo possibile per i migranti.
mercoledì 20 maggio 2020
Abbiamo scherzato, Renzi e Italia Viva si “sigillano” alle poltrone: “Votiamo contro la sfiducia a Bonafede”
Il “discorso più sofferto della mia vita”? Già, perché Matteo Renzi per l’ennesima volta si inginocchia, ingoia pure Alfonso Bonafede pur di difendere la poltrona e i parlamentari che, in caso di crisi di governo, ad oggi non rieleggerebbe. Mai. Tutto come previsto: Italia Viva non vota nessuna delle due mozioni di sfiducia contro l’improbabile Guardasigilli grillino, blindando così esecutivo e Giuseppe Conte.
“Non erano mozioni strumentali, ve lo devo riconoscere – spiega al Senato l’ex premier -. Ma per motivi politici non le voteremo”. E i motivi politici sono salvare Conte e se stesso. Poi, certo, Renzi spiega che il momento è difficile, tra ripartenza e coronavirus, e che sono dunque queste le ragioni che lo spingono a salvare Bonafede. Almeno per chi ci vuole crede…
Il “discorso più sofferto della mia vita”? Già, perché Matteo Renzi per l’ennesima volta si inginocchia, ingoia pure Alfonso Bonafede pur di difendere la poltrona e i parlamentari che, in caso di crisi di governo, ad oggi non rieleggerebbe. Mai. Tutto come previsto: Italia Viva non vota nessuna delle due mozioni di sfiducia contro l’improbabile Guardasigilli grillino, blindando così esecutivo e Giuseppe Conte.
“Non erano mozioni strumentali, ve lo devo riconoscere – spiega al Senato l’ex premier -. Ma per motivi politici non le voteremo”. E i motivi politici sono salvare Conte e se stesso. Poi, certo, Renzi spiega che il momento è difficile, tra ripartenza e coronavirus, e che sono dunque queste le ragioni che lo spingono a salvare Bonafede. Almeno per chi ci vuole crede…
Violenza a Roma: straniero prende di mira un 50enne per strada e lo terrorizza con un coltello. Denunciato
Di Gianluca Corrente – Paura nelle strade di Roma a causa di uno straniero che ha terrorizzato un 50enne puntandogli un coltello. È l’ennesimo episodio di violenza accaduto nella Capitale in questi mesi di emergenza. I carabinieri di San Pietro hanno denunciato un polacco di 61 anni, senza fissa dimora e con precedenti. Ora deve rispondere alle accuse di minaccia, ricettazione porto abusivo di arma atta ad offendere.
Lo straniero e l’aggressione al passanteLa vittima è un passante. Stava camminando in piazza Bergoncini Duca. Ad un tratto lo straniero l’ha minacciato brandendo un coltello in mano. L’uomo, un 50enne, ha immediatamente segnalato l’accaduto al “Nue 112”. In breve tempo, i carabinieri l’hanno raggiunto sul posto trovando il 61enne poco lontano.
Di Gianluca Corrente – Paura nelle strade di Roma a causa di uno straniero che ha terrorizzato un 50enne puntandogli un coltello. È l’ennesimo episodio di violenza accaduto nella Capitale in questi mesi di emergenza. I carabinieri di San Pietro hanno denunciato un polacco di 61 anni, senza fissa dimora e con precedenti. Ora deve rispondere alle accuse di minaccia, ricettazione porto abusivo di arma atta ad offendere.
Lo straniero e l’aggressione al passanteLa vittima è un passante. Stava camminando in piazza Bergoncini Duca. Ad un tratto lo straniero l’ha minacciato brandendo un coltello in mano. L’uomo, un 50enne, ha immediatamente segnalato l’accaduto al “Nue 112”. In breve tempo, i carabinieri l’hanno raggiunto sul posto trovando il 61enne poco lontano.
Schio, prende la pensione da cieco, ma guida l’auto e fa jogging: sudanese truffa l’Inps per 87.500 euro
Di Luciana Delli Colli – Per l’Inps era “cieco assoluto”. Nella realtà guidava la macchina, faceva jogging, all’occorrenza lavorava in nero come muratore. Per questo un cittadino sudanese residente a Schio è stato denunciato per truffa aggravata ai danni dello Stato, in concorso con la moglie ghanese. Inoltre, la Guardia di Finanza ha anche eseguito il sequestro preventivo di beni equivalenti a oltre 87.500 euro, stabilito dal Gip.
Cieco, ma per due volte rinnova la patenteDalle indagini, iniziate nel 2019, è risultato che il sudanese percepiva la pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento dal dicembre 2013. Le Fiamme gialle, però, hanno scoperto che l’uomo svolgeva “attività quotidiane del tutto incompatibili con la patologia riscontrata”. L’uomo faceva jogging, lavorava come muratore, benché formalmente disoccupato, guidava perfino l’auto. E, anzi, per ben due volte, hanno rivelato gli investigatori, aveva rinnovato la patente. Anche a prelevare andava da solo. Quando, invece, doveva andare in banca per sottoscrivere dei documenti, si faceva accompagnare dalla moglie, che fingeva di assisterlo. Per questo per la donna è scattata la denuncia in concorso.
Il trucco per truffare l’InpsIl sudanese era riuscito a ottenere la pensione di invalidità con un escamotage. Durante la visita aveva messo in atto stratagemmi come chiudere gli occhi o ribaltare le pupille verso l’alto adducendo fastidi provocati dalla luce, per evitare al medico di visitarlo accuratamente. Un oculista aveva anche scritto che il paziente era affetto dalla cosiddetta “sindrome da indennizzo” proprio perché si rifiutava di collaborare. L’indennità, però, gli era stata accordata lo stesso per lo status in parola, alla luce di un glaucoma acquisito a un occhio.
Milano, schiaffo in faccia ai commercianti in ginocchio. In piena crisi aumenta lo stipendio dei dirigenti comunali
“Non tutti a Milano piangono”. Musica e testo dei consiglieri comunali del Movimento 5 stelle, Patrizia Bedori e Gianluca Corrado, che martedì sera con una nota ufficiale hanno denunciato aumenti “sostanziosi a tutti i dirigenti” di palazzo Marino in piena emergenza Coronavirus.
I due politici grillini non usano particolari giri di parole: “La crisi economica colpisce duro a Milano. Nonostante la retorica dell’andrà tutto bene il virus ha già chiuso decine di negozi, imprese e ristoranti – scrivono nel comunicato -. La riapertura del 18 maggio ha visto molte saracinesche abbassate, la realtà vede migliaia di cittadini alle prese con la disoccupazione e non solo”.
E ancora, in una triste ricostruzione di questi mesi di emergenza sanitario e sociale, come l’ha definita più volte anche lo stesso sindaco Beppe Sala: “Si affaccia anche la fame, come le 35mila domande giunte alla task force dei buoni spesa del Comune di Milano testimoniano con forza – sottolineano Bedori e Corrado -. Solo un terzo dei richiedenti hanno ricevuto i buoni spesa, molte le difficoltà e la confusione sui requisiti come filtra dagli uffici coinvolti in via Larga”.
Eppure non tutti, a Milano, piangono. Sull’albo pretorio del Comune spiccano alcuni aumenti, sostanziosi, a tutti i dirigenti del Comune di Milano, fino a 23.000 euro annui – rendono noto i due grillini -. A cascata aumenti economici a stipendi per dirigenti che già oggi guadagnano dai 77.000 ai 145.000 euro lordi annui”.
Nulla di illegale, chiaramente, ma – evidenziano i consiglieri del Movimento cinque stelle – “un pessimo segnale di cui nessun giornale, nessun sindacato osa parlare. Uno schiaffo in faccia a tutti quei cittadini che fanno fatica. Difficile da capire per chi – concludono i due – magari con figli piccoli da mantenere, si è visto negare 350 euro per fare la spesa”
martedì 19 maggio 2020
Furia dell’ammiraglio: “Il governo regolarizza 500.000 clandestini e libera i boss. Il 2 giugno tutti in piazza”
STANNO AVVELENANDO I POZZI! 500.000 clandestini regolarizzati, 376 detenuti in gran parte mafiosi scarcerati, altri 456 ne hanno fatto richiesta, insieme a diversi terroristi tra i quali il pluriomicida Cesare Battisti.
Provvedimenti economici del dopovirus che snobbano le imprese e gli italiani che lavorano, preferendo una politica assistenzialista di stampo comunistoide che non permette il rilancio dell’Italia. Questi (M5S, PD, IV) sanno che sono alla frutta e vogliono lasciare ai prossimi che saranno al Governo la gestione di una situazione difficilissima!
TUTTI IN PIAZZA A ROMA IL 2 GIUGNO!
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