sabato 25 aprile 2020

MEDICI CONTRO GOVERNO: “OSPEDALI TRASFORMATI IN LUOGO DI DIFFUSIONE DEL CONTAGIO”



Continua la strage di medici. Sono saliti a 150 i morti in Italia.

 È il bilancio aggiornato della Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri. L’ultimo nome inserito nell’ “elenco caduti” dalla Fnomceo è quello di Guido Retta, primario emerito, ortopedico, consulente di tribunale, in pensione, dopo che ieri sera la Federazione aveva segnalato il decesso di Gianbattista Perego.

Intanto sale la protesta contro il governo e il cosiddetto decreto “Cura Italia”.

«Governo e Parlamento dimenticano» i medici “eroi”, gli “angeli” e anche i martiri: “Risparmiateci, caro presidente del Consiglio, cari ministri e cari parlamentari, vuote retoriche che mai si trasformano in atti concreti di riconoscimento e valorizzazione della nostra categoria, e arrossite per ’leggi vergogna’ che hanno legittimato condizioni di lavoro che hanno portato a malattia e morte tanti colleghi”. La nuova legge delude l’Anaao, spiega Palermo, “anzitutto perché conferma la sciagurata legislazione vigente che esclude gli operatori sanitari dall’obbligo precauzionale di quarantena nell’ipotesi di contatti stretti e non protetti con casi confermati di malattia, trasformandoli in malati a loro volta e untori”.

Ma anche perché “consente l’utilizzo della mascherina chirurgica, un semplice presidio medico, al posto delle maschere filtranti Ffp2/Ffp3, prescritte dalla normativa europea e dalle linee guida delle società scientifiche come dispositivi di protezione individuale per il rischio biologico elevato. Un combinato disposto normativo, provato come nefasto dalle evidenze sul campo, che è alla base dei contagi negli ospedali, trasformati in luoghi di diffusione della malattia Covid-19, nel vuoto di indicazioni e programmi coerenti“.

venerdì 24 aprile 2020

Coronavirus, scarcerato Pasquale Zagaria, superboss dei Casalesi: “Poverino È malato”



Scarcerato il boss Pasquale Zagaria. Il Tribunale di Sorveglianza di Sassari ha disposto ha scarcerazione di Pasquale Zagaria, l’imprenditore recluso al 41 bis legato al clan dei Casalesi, fratello del superboss Michele Zagaria. La decisione è stata presa dai magistrati anche a causa dell’indisponibilità da parte delle strutture sanitarie dell’isola di poter garantire al detenuto la prosecuzione dell’iter diagnostico e terapeutico di cui ha bisogno a causa di una grave patologia.

 «È ristretto in regime di 41bis» e «quindi in celle singole e con tutte le limitazioni del predetto regime che lo proteggono dal rischio di contagio». Con questa motivazione il giudice della Sorveglianza di Milano ha bocciato la richiesta di differimento pena ai domiciliari per motivi di salute del capomafia ergastolano Nitto Santapaola.

Scarcerato il boss Pasquale Zagaria. Il Tribunale di Sorveglianza di Sassari ha disposto ha scarcerazione di Pasquale Zagaria, l’imprenditore recluso al 41 bis legato al clan dei Casalesi, fratello del superboss Michele Zagaria. La decisione è stata presa dai magistrati anche a causa dell’indisponibilità da parte delle strutture sanitarie dell’isola di poter garantire al detenuto la prosecuzione dell’iter diagnostico e terapeutico di cui ha bisogno a causa di una grave patologia.

 «È ristretto in regime di 41bis» e «quindi in celle singole e con tutte le limitazioni del predetto regime che lo proteggono dal rischio di contagio». Con questa motivazione il giudice della Sorveglianza di Milano ha bocciato la richiesta di differimento pena ai domiciliari per motivi di salute del capomafia ergastolano Nitto Santapaola.

La Coldiretti lancia l’allarme: “Un milione di nuovi poveri a causa delle misure anti coronavirus del governo” Il governo aiuto solo i clandestini



Roma, 24 apr – L’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio la nostra economia e i cittadini stessi. Salgono di oltre un milione infatti i nuovi poveri che hanno bisogno di aiuto anche per mangiare. E’ l’effetto delle limitazioni imposte per contenere il contagio e la conseguente perdita di opportunità di lavoro.

A lanciare l’allarme è la Coldiretti, secondo cui fra i nuovi poveri ci sono coloro che hanno perso il lavoro e non possono utilizzare lo smart working, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie.
“Alle mense si presentano famiglie mai state così in difficoltà”
Coldiretti rivela che presso i centri di distribuzione dei pacchi alimentari e alle mense della solidarietà si presentano persone e famiglie che mai prima d’ora si erano ritrovate in condizioni così gravi e ai centralini arrivano decine di telefonate al giorno con richieste di aiuto perché padri e madri non sanno come sfamare i figli e si vergognano di trovarsi per la prima volta in questo tipo di difficoltà economica. E’ una fascia di nuovi indigenti che fa salire a 3,7 milioni il numero di persone che in Italia in questo momento sono talmente povere da avere bisogno di auto per mangiare.
I nuovi indigenti sono diffusi in tutto il Paese
Le situazioni di difficoltà sono diffuse in tutto il Paese ma le maggiori criticità – precisa la Coldiretti – si registrano nel Mezzogiorno con il 20% degli indigenti che si trova in Campania, il 14% in Calabria e l’11% in Sicilia. Tuttavia situazioni diffuse di bisogno alimentare si rilevano anche nel Lazio (10%) e nella Lombardia (9%) dove più duramente ha colpito l’emergenza sanitaria, secondo gli ultimi dati del Fead, il Fondo di aiuti europei agli indigenti.
La rete di distribuzione degli aiuti Fead
Una emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra a oggi – sottolinea l’associazione degli imprenditori agricoli – contro la quale si è attivata la solidarietà per rafforzare gli interventi sul piano alimentare a chi si trova in difficoltà. 

In campo sono scese molte organizzazioni attive nella distribuzione degli alimenti, e si contano in Italia circa diecimila strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da quasi 200 istituzioni caritatevoli impegnate nel coordinamento degli enti territoriali ufficialmente riconosciute che si occupa della distribuzione degli aiuti Fead erogati dall’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea). 

 In prima fila, come sempre, per aiutare gli italiani in difficoltà a causa dell’emergenza coronavirus anche CasaPound (ma senza fondi Ue), che in occasione del Natale di Roma lo scorso 21 aprile ha distribuito 5 tonnellate di aiuti alimentari e sanitari per le famiglie più bisognose della Capitale, abbandonate dalle istituzioni.

Truffa Mes, furia di Meloni contro Conte: “Ci prestano soldi nostri, pago interessi e ringrazio pure?”



Dopo il Consiglio europeo Giuseppe Conte esulta, al pari della sinistra, per l’accordo raggiunto a Bruxelles. E mai esultanza fu così fuori luogo: c’è il Mes, ben definito, mentre del cosiddetto Recovery Fund ancora si è capito poco. I dettagli? Rimandati. Staremo a vedere, ma le speranze – considerato cosa abbiamo “ottenuto” fino ad ora dalla Ue per gli aiuti per il post-coronavirus – sono piuttosto flebili. Ma Giorgia Meloni è ancor più tranchant, drastica, pessimista.

E ospite in collegamento a Dritto e Rovescio di Paolo Del Debbio, su Rete 4 nella puntata di giovedì 23 aprile, mette in guardia dai pericoli del Mes. E, soprattutto, la leader di Fratelli d’Italia spiega quale sia la trappola che la sinistra e Conte non vogliono raccontare. Insomma, al di là del Recovery Fund, il sospetto è che quel cappio attorno al collo, l’Italia lo abbia già. E ben stretto

“Il Mes non ha condizionalità per le spese santiarie?”, premette con amaro sarcasmo la Meloni. “Ci dicono: vogliono darci 36 miliardi di euro e che facciamo, non li prendiamo? In pratica te la raccontano come se questi soldi ce li stessero regalando. Allora vale la pena di chiarirlo agli italiani: nel fondo salva-Stati l’Italia ha messo 15 miliardi di euro. Quello che l’Euroopa ci propone è di prendere in prestito 36 miliardi di euro che noi dovremmo restituire per intero con gli interessi. In pratica mi prestano i soldi miei, ci devo pagare sopra gli interessi e gli devo pure dire grazie. Scusatemi, io non riesco a capire l’affare”, picchia durissimo.

Il leader dei “pagliacci” Grillo torna a fare il comico: “L’Europa comincia a diventare comunità. Continuiamo così”



Il premier Giuseppe Conte rivendica il risultato di aver ottenito òuna accelerazionein Ue sul piano sul Recovery Fund e la maggioranza è compatta con lui e anche Beppe Grillo plaude: ‘”Forse l’Europa comincia a diventare una Comunità. “Giuseppi” sta aprendo la strada a qualcosa di nuovo. Continuiamo così!”. Ma è scontro con Matteo Salvini.

 “Approvato il MES, una drammatica ipoteca sul futuro dell’Italia e dei nostri figli. Di tutto il resto, come il Recovery Fund, si parlerà solo più avanti, ma già si delinea una dipendenza perenne da Berlino e Bruxelles. Sconfitta, fallimento, disfatta, oltretutto avendo impedito al Parlamento di votare, violando la legge”, dice il leader della Lega, Matteo Salvini mentre Giorgia Meloni fa sapere di avere presentato un odg che verrà messo in votazione alla Camera contro l’uso del Mes.
La maggioranza plaude a Conte.
“I governi Ue hanno compreso l’importanza della proposta del Governo Conte per un fondo europeo a sostegno di famiglie e imprese. Quello che chiedevamo. L’Europa si sta muovendo, come si è visto in questi giorni drammatici di emergenza Covid-19. Ora sta alla nostra forza, alla nostra creatività, al nostro impegno realizzare la rinascita e ricostruire la fiducia”, dice il leader del Pd, Nicola Zingaretti. 


“Il match è ancora in corso, ma possiamo dire di aver raggiunto un primo importante risultato: il Recovery Fund. Ora bisogna lavorare sui tempi, affinché i fondi siano disponibili da subito, per aiutare imprese, lavoratori e famiglie italiane. C’è un’Italia da ricostruire. Solo uniti ce la faremo”. Lo scrive su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, commentando l’esito del videosummit europeo. E aggiunge: “Grazie al presidente Conte per l’ottimo lavoro svolto fino ad ora. Grazie a chi sostiene la nostra Nazione nella sfida più importante di sempre. Non molliamo”

giovedì 23 aprile 2020

Rachele Mussolini: “Il 25 aprile si canti l’Inno di Mameli, non Bella Ciao”. “Per me il 25 aprile è la festa di San Marco”



– “Il Paese piange: la gente è disperata. E rischiamo una rivolta sociale. C’è ben poco da cantare. Piuttosto rimbocchiamoci le maniche”. Così Rachele Mussolini commenta l’ultima iniziativa dell’Anpi. Quella di intonare Bella ciao dalle finestre il 25 aprile.
Rachele Mussolini: c’è poco da festeggiare il 25 aprile
Anche in tempi di pandemia i nipotini dei partigiani non dissotterrano l’ascia della divisione ideologica. “L’Italia è stata travolta dallo tsunami coronavirus”, dice la nipote del Duce. “Un anniversario sottotono sarebbe stato più opportuno. Rispetto chi ha voglia di festeggiare le ricorrenze di tutte la parti politiche. Ma, per favore, senza morti di Serie A e di serie B”. La Mussolini, consigliera comunale di Roma chiarisce. La scelta di utilizzare la canzone simbolo della Resistenza è inadeguata. “Mi è salito il sangue al cervello quando ho ascoltato la notizia. Se si vuole lanciare un messaggio unitario allora cantiamo l’inno di Mameli. Non Bella ciao”.
“Per me è la festa di San Marco…”
E la proposta di La Russa? “Non sono in disaccordo. Ma dedicherei alle vittime del coronavirus un’altra data che non sia il 25 aprile”. Il senatore di Fratelli d’Italia ha lanciato l’idea di collocare il 25 aprile l’omaggio ai morti per il Covid-19. Una proposta che ha suscitato a destra la presa di distanza di molti. L’anniversario della Liberazione per Rachele Mussolini è semplicemente la festa di San Marco, Si chiama così il padre delle mie figlie. E per me quel giorno è la sua festa”. Poi non si sottrae alla verità storica. Per la figlia di Romano Mussolini il 25 aprile non può rappresentare un giorno di festa. “Il mio stesso dna non mi consente di festeggiarlo. Sebbene rispetto le ricorrenze di tutte la parti politiche”. Infine ricorda di aver sempre denunciato l’errore delle leggi razziali. “Anche se in Italia fu cosa ben diversa di quanto accaduto in Germania. Al di là dei fatti, io sono parte coinvolta della storia per ragioni familiari ed emotive”.
“Come mio padre, non guardo le immagini di Piazzale Loreto”
“Mio padre quando perse il suo aveva solo 17 anni. Non riusciva a sopportare la vista delle immagini di piazzale Loreto. Ogni volta che venivano proiettate. Il suo era solo il dolore di un figlio. Che emotivamente mi ha trasmesso attraverso sentimenti di tristezza. E inquietudine. Al di là del fatto che potesse essere un criminale (e non era il caso di mio nonno) vedere tuo padre a testa ingiù è uno scenario che nessun figlio avrebbe il coraggio di guardare. Dolore riflesso. Aach’io come mio padre (jazzista di fama internazionale) ho il rifiuto di quelle immagini. Fanno male al cuore”.

Gasparri: “Chi favorisce e non espelle i clandestini viene messo sul trono. E sotto processo ci va Salvini”



Non è ancor chiaro se davvero il 4 luglio si avvierà il processo all’ex ministro dell’Interno, Salvini. Con tutto quello che c’è da fare in Italia, in termini di ricostruzione e in termini di ripresa del funzionamento della giustizia, ricominciare dal processo a Salvini sarà ancora di più un paradosso. Ci troviamo, infatti, in una condizione in cui il governo ha deciso di chiudere, a causa dell’emergenza cina-virus, i porti italiani.

O meglio, di chiuderli a metà, visto che gli sbarchi proseguono ogni giorno e i clandestini che non possono sbarcare vengono addirittura assistiti al largo con navi messe a disposizione per la quarantena, ovviamente con pagamento a carico dei cittadini italiani.

La loro priorità è processare Salvini
Ma di questo non ci preoccupiamo perché la priorità è processare Salvini, uno che i porti li voleva tenere chiusi e i clandestini rispediti nel loro Paese. Personalmente avevo sostenuto, in quanto presidente della Giunta per le immunità, la correttezza della condotta dell’allora capo del Viminale. Il Parlamento è stato, invece, di avviso contrario e quindi favorevole al processo.

Ma io mi chiedo ancora: è giusto processare chi ha bloccato l’ingresso di clandestini? Se critiche vanno mosse, ci sarebbe da farle per la mancata espulsione di tutti coloro che dovevano essere cacciati dall’Italia e che adesso il governo Conte 2 vorrebbe regolarizzare. Il processo a Salvini è assurdo, ma sarebbe giusto un cartellino giallo, invece, per le mancate espulsioni. In ogni caso credo che Salvini trasformerà questa iniziativa del 4 luglio, sempre che non venga rinviata, in una comprensibile platea per esporre con ancora con più forza le proprie giuste ragioni. E certamente ha più ragione lui di chi lo ha voluto mandare a giudizio.

Trump dà un altro schiaffone ai buonisti: “Per 2 mesi negli Usa non entrerà nemmeno un immigrato”



“Io tutelo gli americani”. Con queste parole il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che firmerà un ordine esecutivo per sospendere l’immigrazione negli Stati Uniti. Affermando che deve proteggere i lavori americani mentre il Coronavirus “devasta” l’economia.

“Alla luce dell’attacco del nemico invisibile e della necessità di proteggere i lavori dei nostri grandi cittadini, firmerò un ordine esecutivo per sospendere temporaneamente l’immigrazione negli Stati Uniti”. Lo ha scritto su twitter. E’ l’ultima di una serie di mosse di The Donald per fronteggiare il Covid. Che si propaga negli Stati Uniti a macchia d’olio. Gli Stati Uniti hanno di gran lunga il maggior numero al mondo di casi confermati di Coronavirus, con oltre 42mila vittime e 774mila contagi accertati.
Il piano di Trump
Il piano di Donald Trump si applicherà solo per chi aspira a ottenere la Green Card: durerà 60 giorni e non riguarderà i lavoratori che entreranno temporaneamente negli Usa. L’obiettivo del presidente degli Stati Uniti è quello di “tutelare i lavoratori americani”. Lo ha chiarito nelle ultime ore lo stesso Trump0, aggiungendo che l’ordine esecutivo è in fase di definizione e che probabilmente lo firmerà nelle prossime ore.

E’ quello che avrebbe dovuto fare anche l’Italia. Ma il nostro governo è in altre imprese impegnato. Attraverso i suoi avamposti, Lamorgese e Bellanova, i migranti sono al primo posto nelle priorità. Pur in tempi di pandemia. Tra l’altro Trump, non esclude una proroga alla scadenza dei 60 giorni. “Dobbiamo preoccuparci prima di tutto dei lavoratori americani”, ha insistito Trump nelle dichiarazioni rilanciate dalla Cnn .
“Sbagliato sostituire gli americani con immigrati dall’estero”
“Con questa pausa, aiuteremo a mettere i disoccupati americani in prima fila per il lavoro. Sarebbe sbagliato sostituirli con flussi di nuovi lavoratori immigrati dall’estero“. Esattamente il contrario delle uscite del governo italiano. E’ la frase che vorremmo ascoltare anche noi: “tutelare i lavoratori italiani prima di ogni cosa”.

La dichiarazione è arrivata dopo un giorno di frenetiche consultazioni alla Casa Bianca tra funzionari e legali. Per valutare gli aspetti pratici e le implicazioni legali dell’annuncio di Trump. Forzando quindi la mano per arrivare in fretta ad una bozza. Nonostante i maggiori chiarimenti, al dipartimento di Stato aspettano ulteriori indicazioni. Indicazioni per sapere se tra i visti sospesi vi saranno anche quelli per i ricongiungimenti familiari con cittadini americani o residenti permanenti.

Altri visti sono per i lavoratori stranieri che hanno già un posto che li attende: tra questi infermieri richiesti negli ospedali. Quello che già è certo che lo stop non interesserà i lavoratori agricoli stagionali. Quanto mai necessari in questo momento in cui la raccolta stagionale coincide con la pandemia.

I “traditori” del M5$ pronti a ingoiare pure il rospo del Mes. Ma tira aria di scissione



È ancora prima mattina quando molti grillini di rango saltano dalla sedia sfogliando Il Fatto Quotidiano. Il quotidiano diretto da Marco Travaglio, sempre più vicino al premier Giuseppe Conte, mette nel mirino Davide Casaleggio, che non ha mai interrotto il filo con Alessandro Di Battista, e lo accusa di aver avuto alcuni «incontri riservati» con Claudio Descalzi, l’ad di Eni riconfermato nell’ultima infornata di nomine nelle società partecipate.

«Forse un modo per sviare l’attenzione dal Mes», dice chi critica dall’interno il premier Conte. E nel giorno del Consiglio europeo prosegue la guerra sotto traccia sul Fondo Salva-Stati. Tutte le anime del Movimento concordano sul fatto che l’ex avvocato del popolo italiano in qualche modo ingoierà la clausola della possibilità di un ricorso al Meccanismo europeo di Stabilità. D’altronde il M5s non si può permettere di far saltare il governo.

O almeno deve allungare la vita della maggioranza giallorossa fin quando è possibile. Lo ha detto chiaramente martedì il reggente Vito Crimi al Corriere della Sera: «Niente governissimi, non lasceremo commissariare l’Italia». Lo ribadisce Luigi Di Maio in un’intervista a Sky Tg24: «Domani al Consiglio europeo tutti con Conte, in nessun Paese del mondo durante una pandemia si discute di cambiare il presidente del Consiglio». E ancora: «Draghi è una persona rispettabilissima, ma l’utilizzo del suo nome da parte di alcune forze politiche è strumentale per buttare giù Conte». Da giorni l’ex capo politico sta preparando il terreno per far digerire al Movimento l’ennesima giravolta su uno dei pilastri originari. I comunicatori grillini stanno già approntando il maquillage per rivestire di buone intenzioni l’ultimo tradimento. Come accaduto sulla Tav o sul deficit in questi due anni di governo ininterrotto dei pentastellati. Ma stavolta il gioco potrebbe rivelarsi più pericoloso.

E la dimostrazione è il favore crescente che stanno riscuotendo le tesi barricadere di Dibba all’interno del gruppo parlamentare. Tanti che volevano sottoscrivere l’appello sulle nomine si sono bloccati all’ultimo, ma stanno aspettando al varco sul Mes. «Di giorno in giorno aumentano gli attestati di solidarietà nei confronti di Alessandro», così descrive la situazione un eletto. Contesto ancora più anomalo se consideriamo che proprio la truppa in Parlamento negli ultimi anni è stata la parte del grillismo più critica verso le mosse dell’ex deputato romano. Giudicato spesso come un «irresponsabile» e soprannominato «l’anguilla» negli ambienti di Palazzo Madama e Montecitorio per la sua capacità di lanciare il sasso e nascondere la mano. Adesso è diverso. Ed è partita la conta di chi sta con lui.

Il timore è che il Movimento possa non reggere all’impatto di un voto in Parlamento sul Salva-Stati. Soprattutto al Senato, dove la maggioranza per il governo è risicata, ancora più in bilico dopo l’espulsione dal M5s di Mario Michele Giarrusso e il suo transito nel gruppo Misto. Lo scenario estremo è quello dell’immagine plastica di una scissione durante il voto in Aula. Ipotesi evocata per quanto riguarda il Parlamento Europeo dall’eurodeputato Piernicola Pedicini, che ha parlato di «rischio scissione del M5s in Europa». Intanto Pedicini, Ignazio Corrao, Rosa D’Amato e Eleonora Evi, gli eletti a Bruxelles che non hanno seguito le indicazioni del gruppo sulla votazione della risoluzione sul Mes, sono sotto la lente d’ingrandimento dei probiviri: rischiano l’espulsione.DDS

Varese, il sindaco del PD attaccava la Lombardia. Ora la Guardia di Finanza fa visita alla sua casa di riposo



Poche settimane fa Davide Galimberti, sindaco di Varese appartenente al Partito democratico, aveva firmato insieme ad altri primi cittadini lombardi dello stesso partito, come per esempio Beppe Sala e Giorgio Gori, rispettivamente primi cittadini di Milano e Bergamo, una lettera contro la regione Lombardia.
La lettera firmata dal sindaco di sinistra contro Fontana
Come riportato da La Verità, nella lettera venivano chieste spiegazioni al governatore Fontana e alla giunta regionale leghista riguardo le norme adottate contro il coronavirus. In poche parole, un attacco mosso da sindaci di sinistra in un momento in cui le polemiche certo non servivano. Fontana la definì infatti una “pura e bieca speculazione politica, inopportuna, triste e in questo momento sconsiderata”. Avvenuta in un momento in cui, almeno la Regione, sarebbe dovuta essere unita e compatta. Chi l’averebbe mai detto che dopo tre settimane sarebbe stata una Rsa di Varese a finire sotto indagine, pure gestita da una fondazione del Comune.

Si tratta nello specifico della Fondazione Molina. Lo scorso lunedì, 20 aprile, la Guardia di finanza si è presentata alla casa di riposo e ha chiesto di poter visionare tutta la documentazione inerente la gestione dell’emergenza coronavirus all’interno della struttura. Al centro dell’indagine un sospetto focolaio. Diverse sono le residenze per anziani presenti nella zona finite nel mirino della Procura di Busto Arsizio. Lo stesso giorno Edoardo Paganini, subentrato come direttore sanitario a Giuseppe Ferrari perché quest’ultimo era risultato positivo al Covid-19, ha dato le dimissioni.
La visita della Gdf
In una nota, Molina ha spiegato di “aver fornito la nostra completa collaborazione, chiarendo i provvedimenti adottati e fornendo copia dei documenti interni e delle cartelle cliniche dei deceduti da inizio anno”. Ha inoltre voluto precisare che l’ispezione è volta all’acquisizione di documenti e non è collegata a ipotesi di reato. Nella struttura vi sono 470 posti letto e 500 dipendenti. Nel solo mese di marzo erano stati 38 gli ospiti deceduti e 13 nei primi giorni di aprile. 

Per un totale di 51 morti. Nonostante questi dati i vertici avevano lasciato correre, adducendo che molti dei decessi non c’entravano con l’epidemia coronavirus ma riguardavano patologie pregresse. Qualcuno però non deve essersi accontentato delle spiegazioni date e ha preferito rivolgersi all’avvocato e fare un esposto in procura. Adesso i morti hanno raggiunto quota 80, se non di più, e gli operatori sanitari rimasti contagiati sarebbero circa un centinaio. Più o meno come accaduto nelle Rsa italiane e al Trivulzio. Solo che questa struttura è controllata in toto dal Comune di Varese.
L’inizio del focolaio
Secondo La Verità, la situazione sarebbe peggiorata ai primi di marzo. Un ospite della struttura, il padre di una funzionaria del Comune, avrebbe iniziato ad avere i primi sintomi di una polmonite. Diagnosticata però solo come batterica. Il poveretto è deceduto. Da quel momento si sarebbe innescata una pandemia in tutta la Rsa. La situazione è degenerata proprio mentre Il sindaco era impegnato ad attaccare Fontana e la giunta della Lombardia. Il 15 aprile sarebbe quindi stata inviata a tutto il personale una lettera di Vanni Belli, direttore generale nominato lo scorso anno, in cui veniva imposto categoricamente di non parlare.

Nel documento è “richiesto a tutto il personale il rispetto della riservatezza delle informazioni professionali e il divieto di utilizzarle o divulgarle al di fuori della Fondazione”. Nell’ottobre 2018 Galimberti aveva rinnovato il consiglio d’amministrazione che, per regolamento della Fondazione, è costituito da 5 membri, di cui uno indicato dal prevosto. Tutti però nominati dal sindaco. Guarda caso, tra i consiglieri ci sono Barbara Cirivello, candidata in una lista in appoggio a Galimberti nel 2016 e Anna Zanetti, coordinatrice della lista personale dell’attuale primo cittadino.

ANCHE GLI ESTREMISTI GAY VOGLIONO UNA TASK FORCE



L’oligarchia vuole polverizzare la società. Vogliono che vi vediate come maschi, femmine, gay, meridionali, settentrionali, operai, imprenditori e via via sempre più polverizzando. Tutto questo perché una società divisa è controllabile. Divide et impera. E in questo senso che dobbiamo leggere tutta la storia degli ultimi decenni, dal ‘femminismo’ alla propaganda gay.

Udite udite, arriva la ciliegina sulla torta, che aggiunge un alito surreale al confronto attorno alle task force. La rivendicazione di quote. In una nota d’agenzia, il portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo, lamenta che, negli organismi messi in piedi per affrontare la crisi Coronavirus non compaiano esponenti della «comunità Lesbica, Gay e Trans», nonostante «rappresenti il 15% della popolazione». La nota, inoltre, ragiona: «l’Onu sottolinea l’importanza che le misure dei governi introdotte per mitigare l’impatto economico della crisi debbano considerare pienamente le persone Lesbiche, Gay, Bisex e Trans, che hanno maggiori probabilità di essere disoccupate e di vivere in povertà rispetto alla popolazione generale», oltre «all’essere costretti in ambienti ostili con familiari che disapprovano, aumentando il rischio di violenze». La nota, inoltre, denuncia: «Purtroppo gli attuali decreti non hanno considerato nessuno degli aspetti evidenziati dall’Onu, che sono emersi anche nella nostra Ricerca sulla comunità lesbica, gay, bisex e trans nell’emergenza Covid19. Pertanto chiediamo al Governo e al premier Conte di ascoltare le nostre istanze al più presto».

Certo, ci manca la task-force fru fru. Siete il 3% della popolazione, e mentre a voi come attivisti piacerebbe tanto rappresentare tutti gli omosessuali, non rappresentate che voi stesse. Una frangia minoritaria e iperattiva di una piccola percentuale della popolazione. Cercate posti e prebende utilizzando una rappresentanza che non esiste.

Non esistono ‘i gay’. Sono cittadini come gli altri, con gli stessi diritti degli altri.

Spiacenti, a volte le ciambelle non riescono col buco.

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