giovedì 23 aprile 2020

Varese, il sindaco del PD attaccava la Lombardia. Ora la Guardia di Finanza fa visita alla sua casa di riposo



Poche settimane fa Davide Galimberti, sindaco di Varese appartenente al Partito democratico, aveva firmato insieme ad altri primi cittadini lombardi dello stesso partito, come per esempio Beppe Sala e Giorgio Gori, rispettivamente primi cittadini di Milano e Bergamo, una lettera contro la regione Lombardia.
La lettera firmata dal sindaco di sinistra contro Fontana
Come riportato da La Verità, nella lettera venivano chieste spiegazioni al governatore Fontana e alla giunta regionale leghista riguardo le norme adottate contro il coronavirus. In poche parole, un attacco mosso da sindaci di sinistra in un momento in cui le polemiche certo non servivano. Fontana la definì infatti una “pura e bieca speculazione politica, inopportuna, triste e in questo momento sconsiderata”. Avvenuta in un momento in cui, almeno la Regione, sarebbe dovuta essere unita e compatta. Chi l’averebbe mai detto che dopo tre settimane sarebbe stata una Rsa di Varese a finire sotto indagine, pure gestita da una fondazione del Comune.

Si tratta nello specifico della Fondazione Molina. Lo scorso lunedì, 20 aprile, la Guardia di finanza si è presentata alla casa di riposo e ha chiesto di poter visionare tutta la documentazione inerente la gestione dell’emergenza coronavirus all’interno della struttura. Al centro dell’indagine un sospetto focolaio. Diverse sono le residenze per anziani presenti nella zona finite nel mirino della Procura di Busto Arsizio. Lo stesso giorno Edoardo Paganini, subentrato come direttore sanitario a Giuseppe Ferrari perché quest’ultimo era risultato positivo al Covid-19, ha dato le dimissioni.
La visita della Gdf
In una nota, Molina ha spiegato di “aver fornito la nostra completa collaborazione, chiarendo i provvedimenti adottati e fornendo copia dei documenti interni e delle cartelle cliniche dei deceduti da inizio anno”. Ha inoltre voluto precisare che l’ispezione è volta all’acquisizione di documenti e non è collegata a ipotesi di reato. Nella struttura vi sono 470 posti letto e 500 dipendenti. Nel solo mese di marzo erano stati 38 gli ospiti deceduti e 13 nei primi giorni di aprile. 

Per un totale di 51 morti. Nonostante questi dati i vertici avevano lasciato correre, adducendo che molti dei decessi non c’entravano con l’epidemia coronavirus ma riguardavano patologie pregresse. Qualcuno però non deve essersi accontentato delle spiegazioni date e ha preferito rivolgersi all’avvocato e fare un esposto in procura. Adesso i morti hanno raggiunto quota 80, se non di più, e gli operatori sanitari rimasti contagiati sarebbero circa un centinaio. Più o meno come accaduto nelle Rsa italiane e al Trivulzio. Solo che questa struttura è controllata in toto dal Comune di Varese.
L’inizio del focolaio
Secondo La Verità, la situazione sarebbe peggiorata ai primi di marzo. Un ospite della struttura, il padre di una funzionaria del Comune, avrebbe iniziato ad avere i primi sintomi di una polmonite. Diagnosticata però solo come batterica. Il poveretto è deceduto. Da quel momento si sarebbe innescata una pandemia in tutta la Rsa. La situazione è degenerata proprio mentre Il sindaco era impegnato ad attaccare Fontana e la giunta della Lombardia. Il 15 aprile sarebbe quindi stata inviata a tutto il personale una lettera di Vanni Belli, direttore generale nominato lo scorso anno, in cui veniva imposto categoricamente di non parlare.

Nel documento è “richiesto a tutto il personale il rispetto della riservatezza delle informazioni professionali e il divieto di utilizzarle o divulgarle al di fuori della Fondazione”. Nell’ottobre 2018 Galimberti aveva rinnovato il consiglio d’amministrazione che, per regolamento della Fondazione, è costituito da 5 membri, di cui uno indicato dal prevosto. Tutti però nominati dal sindaco. Guarda caso, tra i consiglieri ci sono Barbara Cirivello, candidata in una lista in appoggio a Galimberti nel 2016 e Anna Zanetti, coordinatrice della lista personale dell’attuale primo cittadino.

ANCHE GLI ESTREMISTI GAY VOGLIONO UNA TASK FORCE



L’oligarchia vuole polverizzare la società. Vogliono che vi vediate come maschi, femmine, gay, meridionali, settentrionali, operai, imprenditori e via via sempre più polverizzando. Tutto questo perché una società divisa è controllabile. Divide et impera. E in questo senso che dobbiamo leggere tutta la storia degli ultimi decenni, dal ‘femminismo’ alla propaganda gay.

Udite udite, arriva la ciliegina sulla torta, che aggiunge un alito surreale al confronto attorno alle task force. La rivendicazione di quote. In una nota d’agenzia, il portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo, lamenta che, negli organismi messi in piedi per affrontare la crisi Coronavirus non compaiano esponenti della «comunità Lesbica, Gay e Trans», nonostante «rappresenti il 15% della popolazione». La nota, inoltre, ragiona: «l’Onu sottolinea l’importanza che le misure dei governi introdotte per mitigare l’impatto economico della crisi debbano considerare pienamente le persone Lesbiche, Gay, Bisex e Trans, che hanno maggiori probabilità di essere disoccupate e di vivere in povertà rispetto alla popolazione generale», oltre «all’essere costretti in ambienti ostili con familiari che disapprovano, aumentando il rischio di violenze». La nota, inoltre, denuncia: «Purtroppo gli attuali decreti non hanno considerato nessuno degli aspetti evidenziati dall’Onu, che sono emersi anche nella nostra Ricerca sulla comunità lesbica, gay, bisex e trans nell’emergenza Covid19. Pertanto chiediamo al Governo e al premier Conte di ascoltare le nostre istanze al più presto».

Certo, ci manca la task-force fru fru. Siete il 3% della popolazione, e mentre a voi come attivisti piacerebbe tanto rappresentare tutti gli omosessuali, non rappresentate che voi stesse. Una frangia minoritaria e iperattiva di una piccola percentuale della popolazione. Cercate posti e prebende utilizzando una rappresentanza che non esiste.

Non esistono ‘i gay’. Sono cittadini come gli altri, con gli stessi diritti degli altri.

Spiacenti, a volte le ciambelle non riescono col buco.

LA SECONDA ONDATA DALL’AFRICA: UN’ECATOMBE GRAZIE AGLI SBARCHI



Un rapporto riservato commissionato dalla dirigenza di Forza Italia prevede una seconda ondata dell’epidemia di coronavirus – la seconda ondata è praticamente certa secondo tutte le previsioni – che arriverebbe dall’Africa a partire da gennaio 2021. La seconda ondata dell’epidemia, infatti, secondo lo studio, arriverà dall’Africa e dalle Americhe. Vista l’attuale politica sugli sbarchi c’è da aspettarsi uno scenario da incubo.

Una minaccia che sarebbe stata discussa con i governatori di destra del Mezzogiorno; all’ordine del giorno, la pianificazione di una risposta sanitaria adeguata al pericolo imminente.

Secondo il dossier sarebbero entro la fine dell’anno saranno un milione e settecentomila le piccole e medie imprese a rischio default finanziario. Le previsioni sul Prodotto interno lordo vanno ben oltre quel già catastrofico -10 % stimato da diverse agenzie e dal Fmi: precipiterebbe a -14,7%, facendo perdere il lavoro a quasi 6 milioni e mezzo di italiani. Con un tasso di povertà al 22,7%. E una disoccupazione vicina al 20 per cento.

Questo, prima della seconda ondata.

mercoledì 22 aprile 2020

Magistratura rossa al servizio del PD. Diktat al governo: “Regolarizzare tutti i 600mila clandestini”



Di Adolfo Spezzaferro – Roma, 22 apr – Per la grande gioia del governo giallofucsia e soprattutto del ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova, dalle toghe rosse arriva la richiesta di regolarizzare gli immigrati con tanto di imbeccata della Commissione Ue. Mentre gli italiani rischiano di restare senza lavoro e senza un soldo, da Bruxelles fanno sapere che “niente impedisce a uno Stato membro dal punto di vista giuridico di dare permessi di soggiorno ai migranti che vuole regolarizzare“.

A chiarirlo è un portavoce della Commissione, Adalbert Jahnz, rispondendo a una domanda sulla possibilità che l’Italia regolarizzi centinaia di migliaia di clandestini per lavorare nel settore dell’agricoltura (come se non ci fossero offerte di lavoro per gli italiani). La Commissione non entra nei dettagli: “Si tratta di una misura attualmente in corso di discussione in Italia e dunque non abbiamo commenti particolari sulla sostanza di questa misura“, ha detto il portavoce. Tuttavia l’indicazione che arriva dalla Ue è chiara: il governo Conte può procedere con la regolarizzazione di quella che di fatto è (senza entrare nel merito del rischio di contagi, visto la scarsa propensione dei soggetti in questione a rispettare le regole) oltretutto concorrenza sleale per gli italiani, manodopera a basso costo.
Lamorgese conferma che il governo sta lavorando a una sanatoria
I tecnocrati della Ue fanno capire benissimo che non avranno nulla in contrario se il governo italiano dovesse regolarizzare i clandestini, con la scusa dell’emergenza coronavirus. Ecco, se dipendesse dal ministro delle Politiche agricole, sarebbero subito messi in regola 600mila immigrati. Tuttavia, nel corso di un’audizione alla commissione Affari costituzionali alla Camera, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha fatto presente che sì “stiamo lavorando ad una proposta” per regolarizzare gli immigrati “ma non si tratta di 600mila” immigrati. La sanatoria allo studio riguarderebbe soltanto gli stranieri che “servono”.
Magistratura democratica: “Vanno regolarizzati con urgenza, tutti”
A dar manforte all’iniziativa del governo ci pensano anche le toghe rosse, con il solito tono imperativo. La regolarizzazione dei lavoratori stranieri oggi irregolari nel nostro Paese “è certamente una scelta opportuna e urgente“. Lo afferma Magistratura democratica che reputa “importanti” gli appelli al governo in tale direzione. Come se non bastasse, secondo Magistratura democratica, “l’ottica contrapposta e riduttiva espressa sinteticamente con la frase ‘regolarizziamo solo quelli che ci servono‘ oltre ad apparire avvilente sotto il profilo umano dimostra di non aver compreso quella che è la grande lezione di questi mesi.

Per salvarsi è necessario l’impegno e la partecipazione generali“. Insomma, i giudici di sinistra la pensane come la renziana Bellanova: vanno regolarizzati tutti è 600mila gli immigrati clandestini. Insomma, il dato politico è che il governo Conte, nonostante la grave crisi economica scatenata dall’emergenza coronavirus, vuole mettere in regola gli immigrati. Come se fosse una delle priorità, data la situazione. Una posizione del tutto anti-italiana. Di Adolfo Spezzaferro

L’assist di Bruxelles al “governo scafista” PD-M5S: “Giusto regolarizzare tutti i migranti”. Le coop rosse “brindano”



Quando dalle sedi comunitarie arriva l’espressione “niente ostacoli”, c’è da scommettere che sul fatto che si è davanti non solo ad un lasciapassare tecnico, ma anche ad una precisa indicazione politica. E così, ecco che nelle scorse ore da Bruxelles è arrivato il via libera alla sanatoria, chiamata “regolarizzazione” per non spaventare troppo una fetta di elettorato vicino all’attuale maggioranza, relativa ai migranti irregolari. Una misura quest’ultima che il governo Conte II vorrebbe varare a breve, con l’obiettivo dichiarato di immettere subito manodopera a lavoro nei campi visto il repentino abbandono da parte di molti braccianti dopo l’esplosione dell’emergenza coronavirus.

“Niente impedisce ad uno Stato membro ,dal punto di vista giuridico, di dare permessi di soggiorno ai migranti che vuole regolarizzare”, ha dichiarato nelle scorse ore Adalbert Jahnz, uno dei portavoce della commissione europea.

In poche parole, secondo Bruxelles non ci sarebbero ostacoli giuridici o tecnici alla mossa che l’Italia vorrebbe attuare sui migranti. E quindi l’Europa ha già messo in chiaro che non avanzerà alcuna rimostranza al progetto di Roma di regolarizzare la posizione di migliaia di migranti irregolari.

Quanti ancora non si sa, visto che sotto questo profilo al momento sussistono diverse posizioni in seno alla maggioranza ed allo stesso governo. Ieri, nel corso di un’audizione tenuta in sede di commissione affari costituzionali alla Camera, il ministro dell’interno Luciana Lamorgese ha smentito l’ipotesi di una regolarizzazione di tutti gli irregolari: “Stiamo lavorando ad una proposta – ha dichiarato il titolare del Viminale – Ma non si tratta di 600mila migranti”.

Questo perché dal ministero dell’interno l’idea principale che trapela riguarda una regolarizzazione soltanto di chi ha già un lavoro. Un’ipotesi ben contraria alla proposta originaria del ministro delle politiche agricole, Teresa Bellanova. È stata lei ad inizio aprile a lanciare per prima l’idea di una regolarizzazione volta a riportare nei campi i lavoratori stranieri.

L’esponente di Italia Viva ha parlato in più occasioni di una platea di più di mezzo milione di migranti, il tutto per far emergere, tra le altre cose, anche il lavoro in nero e combattere il fenomeno del caporalato. A darle manforte anche la compagna di partito Maria Elena Boschi, intervenuta a favore dell’idea di una regolarizzazione nei giorni scorsi.

Come detto però, dal ministero dell’interno è arrivata qualche frenata: fermo restando l’idea originaria di regolarizzare i migranti, è sulle modalità che sono emerse le posizioni più discordanti. Se dovesse passare la linea del Viminale, la platea di persone raggiunte da un’eventuale sanatoria scenderebbe a non più di 200.000.

Circostanza quest’ultima che ha suscitato malumori anche negli ambienti culturalmente più vicini alla maggioranza. Martedì ad esempio, è emersa la posizione del comitato “Ero straniero”, secondo cui l’eventuale scelta del governo di imporre forti limiti numerici e temporali alle regolarizzazioni, renderebbe quasi inutile la norma e non risolverebbe nessun aspetto legato al lavoro nero ed alla marginalità sociale.

Nel governo dunque si dibatte ed infatti l’Unione Europea al momento non si è espressa sul merito della proposta italiana: “Si tratta di una misura attualmente in corso di discussione in Italia – ha ribadito il portavoce Adalbert Jahnz – e dunque non abbiamo commenti particolari sulla sostanza di questa misura”. La proposta non è stata messa nero su bianco, è il senso delle parole del portavoce della commissione, e dunque non è possibile commentarla. Ma, sull’idea di fondo della possibile misura del governo, l’Ue comunque non si metterà di traverso.

Lockdown, giovane disperato: “Non ho niente da mangiare, voglio suicidarmi”. Salvato dalla polizia locale



SASSARI – Quarantatrè persone controllate e sei esercizi, con una sola sanzione per violazione della normativa per il contenimento della diffusione del coronavirus e una denuncia per evasione dagli arresti domiciliari. Complice la pioggia che ha ridotto ulteriormente la voglia di uscire, ieri la Polizia locale di Sassari ha riscontrato durante i quotidiani controlli, una netta riduzione delle auto in giro.

Durante i pattugliamenti nel centro storico, gli agenti hanno eseguito un’attività di polizia giudiziaria e hanno denunciato una persona che era evasa dagli arresti domiciliari. Tutti in regola invece gli esercizi commerciali controllati.

Continua, parallela, anche l’attività della Protezione civile comunale, di supporto alla popolazione e alle tante situazioni critiche che si sono venute a creare con l’emergenza sanitaria.

Sono numerose le telefonate che arrivano ai numeri della Polizia locale e della Protezione civile: persone che chiedono aiuti economici, supporto psicologico o anche pratico, per la consegna di beni di prima necessità o medicine.

Tra queste, giorni fa è arrivata quella di un giovane talmente disperato da dichiarare di volersi togliere la vita.

La chiamata è stata presa in carico da un agente della Polizia locale, mentre alcuni volontari della Protezione civile sono andati dal ragazzo e gli hanno portato subito un po’ di viveri.

Leggi la notizia su L’Unione Sarda

martedì 21 aprile 2020

Pier Ferdinando Casini “spara” sul premier: “Giuseppe Conte è morto, lo cacceranno coi forconi”



Un’altra profezia di Pier Ferdinando Casini piomba sul governo. “Il governo di Giuseppe Conte – sentenzia l’ex presidente della Camera – è morto. È già morto, anche se la crisi si consumerà tra uno, due mesi. E sarà determinata da un clima da rivolta sociale per cui Giuseppe Conte sarà costretto ad andarsene.

Un po’ come avvenne nel 2011 con Berlusconi. Solo che il Cav è una persona seria, che ha senso dello Stato, e dieci anni fa prese da solo la decisione di farsi da parte. Invece Conte, che non ha l’istinto del politico o dell’imprenditore”. Insomma, questo premier “sarà mandato via con i forconi”. A captare lo sfogo di Casini, nel suo consueto retroscena, è Augusto Minzolini che sul Giornale non può fare a meno di ricordare le passate profezie del fu leader Udc, poi puntualmente avveratesi,

Non a caso Casini dieci anni fa predisse tre mesi prima la fine del governo di Silvio Berlusconi. Ma non solo, perchè prima che Matteo Salvini aprisse la crisi di agosto con il Movimento 5 Stelle, l’ex presidente della Camera preannunciò la fine del sodalizio. Motivi questi che dovrebbero dar da pensare a Conte, la cui corsa secondo l’oracolo (come lo definisce il retroscenista sul quotidiano di Alessandro Sallusti) è al capolinea. Per la precisione Casini profetizza una fine tra “luglio e settembre, quando la gente, dopo avere trascorso due mesi reclusa in casa, non avrà i soldi per andare in vacanza”.

Giuseppe Conte si è venduto agli “strozzini”: “Ecco perché dirò si al Mes”. Boato e fischi in aula al Senato



Mes, dl di 50 miliardi, app Immuni e mascherine. Giuseppe Conte si presenta in Aula al Senato per dare un “quadro compiuto delle più recenti iniziative che il governo ha adottato sul piano interno e un aggiornamento sulle iniziative che, a livello europeo, sono in programma per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid19. Questo passaggio viene compiuto nella chiara consapevolezza, di chi vi parla ma anche dell’intero governo, della necessità di coinvolgere appieno il Parlamento”.

Occorre, spiega Conte, un “rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti sospetti, il cosiddetto contact tracing, e di teleassistenza con l’utilizzo delle nuove tecnologie. L’immediatezza nella individuazione dei contatti stretti dei casi positivi e il loro conseguente isolamento sono cruciali per evitare che singoli contagiati possano determinare nuovi focolai. Per questo, un’adeguata applicazione informativa direttamente disponibile su smartphone è uno strumento essenziale per accelerare tale processo”

Nella fase 2, il premier ha ribadito che bisognerà continuare a rispettare il distanziamento sociale e sarà promosso “l’utilizzo diffuso di dispositivi di protezione individuale fino a quando non saranno disponibili una terapia o un vaccino”. Finché non ci saranno, si dovranno usare le mascherine. Ma, dice il premier, “Ci saranno modifiche sul distanziamento sociale”.

Per quanto riguarda il Mes: “Rifiutare la linea di credito che offre sarebbe un torto agli altri Paesi, ma l’Italia ha bisogno di altro. I criteri del Mes sono inaccettabili per la natura di questa crisi”. Una dichiarazione cghe ha scatenato la furia dell’opposizione, con esponenti dei partiti che hanno protestato con urla contro le parole del premier che è stato costretto a interrompere la sua informativa per alcuni minuti.

Il governo con un nuovo decreto legge intende iniettare 50 miliardi di euro. “Il governo invierà a brevissimo al Parlamento un’ulteriore relazione con una richiesta di scostamento di bilancio pari a 50 miliardi di euro, con intervento complessivo che, sommando i precedenti 25 miliardi, sarà non inferiore a 75 miliardi”.

AGLI ARRESTI DOMICILIARI ANCHE DOPO IL 4 MAGGIO, LA FOLLE IDEA DEL BECCHINO CONTE



Altro giro, altra promessa di Giuseppe Conte, che sposta sempre l’asticella più in là: “Prima della fine di questa settimana confido di comunicarvi e di illustrarvi i dettagli del programma” per la cosiddetta Fase 2 della gestione dell’emergenza coronavirus. L’annuncio del premier viaggia ovviamente su Facebook, dove scrive che “riaprire tutto subito sarebbe irresponsabile. Farebbe risalire la curva del contagio in modo incontrollato e vanificherebbe tutti gli sforzi fatti”.

E ancora: “Non possiamo permetterci di agire affidandoci all’improvvisazione – prosegue su Facebook il presidente del Consiglio -. Non possiamo abbandonare la linea della massima cautela, anche nella prospettiva della ripartenza. Non possiamo affidarci a decisioni estemporanee pur di assecondare una parte dell’opinione pubblica o di soddisfare le richieste di alcune categorie produttive, di singole aziende o di specifiche Regioni”.

La ricetta, ancora molto fumosa a pochi giorni dal suo teorico lancio, prevede un “allentamento delle misure” che “deve avvenire sulla base di un piano ben strutturato e articolato, un programma nazionale che tenga però conto delle peculiarità territoriali. Perché il trasporto in Basilicata non è lo stesso che in Lombardia. Come pure la recettività degli ospedali cambia da Regione a Regione e deve essere costantemente commisurata al numero dei contagi”.

Secondo Conte “dobbiamo riaprire sulla base di un programma che prenda in considerazione tutti i dettagli e incroci tutti i dati. Un programma serio, scientifico. Non possiamo permetterci di tralasciare nessun particolare, perché l’allentamento porta con sè il rischio concreto di un deciso innalzamento della curva dei contagi e dobbiamo essere preparati a contenere questa risalita ai minimi livelli, in modo che il rischio del contagio risulti ‘tollerabile’ soprattutto in considerazione della ricettività delle nostre strutture ospedaliere”.

Questi sono totalmente incapaci. Stare chiusi in casa non serve a nulla. Serviva impedire l’arrivo degli immigrati cinesi:

In Svezia hanno resistito alle sirene della quarantena, e ora hanno un un numero di morti molto inferiore al nostro in rapporto alla popolazione. E non avranno milioni di disoccupati e quindi morti di infarto, suicidio e altro.

Notizia choc dalla CNN: dittatore della Corea del Nord Kim Jong-un ricoverato in gravissime condizioni



La bomba viene sganciata dalla Cnn, secondo cui il dittatore della Corea del Nord, Kim Jong-un, sarebbe ricoverato in gravissime condizioni in seguito a un’operazione chirurgica.

Di certo c’è che il leader dello stato comunista non si vede da giorni, tanto che si sospettava un suo contagio da coronavirus (smentito e che non trova conferme).

L’indiscrezione viene monitorata dall’intelligence degli Stati Uniti. La notizia relativa alle gravi condizioni era stata rilanciata alla vigilia da Daily NK, sito della galassia di dissidenti che opera da Seoul, Corea del Sud. Per la Cnn, che cita fonti dell’intelligence a stelle e strisce, la notizia del ricovero sarebbe credibile, ma non ci sono conferme sufficienti sulle gravi condizioni.

Daily NK sostiene che Kim è stato operato all’ospedale di Hyangsan, una struttura dedicata alla cura dei componenti della famiglia Kim vicino al monte Myohyang, il 12 aprile. Successivamente sarebbe stato curato da un gruppo di medici presso la villa Hyangsan, che si trova vicino all’ospedale.

A provocare la crisi cardiaca di Kim Jong-un, sempre secondo Daily Nk, sarebbero stati diversi elementi, tra i quali “la sua obesità, l’abitudine di fumare molto e gli altissimi carichi di lavoro a cui si presta”.

Milano, bengalese irregolare dà fuoco a 12 auto per divertimento: processato ma è già libero



Gli agenti del commissariato del noto quartiere “Città Studi” di Milano hanno tratto in arresto due notti fa un cittadino bengalese di 22 anni, colto in flagranza di reato dai poliziotti che lo stavano tenendo d’occhio già da alcune settimane mentre stava dando fuoco a due auto parcheggiate in strada. La notizia è stata diffusa dal quotidiano locale Il Giorno.

Nelle ultime settimane gli autoveicoli di Città Studi erano stati presi di mira da un ignoto piromane, il quale aveva già dato fuoco ad altre dieci vetture per poi fuggire via indisturbato accompagnato solo dall’assordante silenzio notturno della città meneghina in quarantena. I poliziotti, guidati da Giovanni Giammarrusti, sospettavano già del bengalese, per questo motivo l’asiatico era tenuto costantemente sotto la lente d’ingrandimento delle forze dell’ordine.

Così intorno all’1:30 della notte fra venerdì e sabato scorso dei poliziotti in borghese hanno notato in atteggiamenti particolarmente sospetti il 22enne, il quale accovacciato a terra stava dando fuoco ad una Renault Clio parcheggiata all’angolo tra piazza Bernini e via Lippi per mezzo di un fazzoletto imbevuto di un liquido altamente infiammabile. Le fiamme hanno avvolto anche una Volvo parcheggiata vicino, danneggiandola seriamente.

I poliziotti sono piombati addosso al bengalese, immobilizzandolo e sottoponendolo ad un’accurata perquisizione personale, grazie alla quale gli uomini indivisa hanno rinvenuto nelle tasche del soggetto due accendini. Condotto in commissariato per accertamenti lo straniero è stato sottoposto ad interrogatorio ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nessuna spiegazione quindi circa i motivi che lo hanno portato a dar fuoco alle due auto e, con buona probabilità, anche alle dieci delle scorse settimane.

Successivi approfondimenti degli investigatori hanno fatto emergere che il giovane, senza fissa dimora, aveva già il pallino per questo tipo di reati, essendo già stato denunciato in passato per aver danneggiato un’auto, sempre a Città Studi. La presenza del bengalese sul territorio italiano inoltre non è assolutamente legittima, poichè l’uomo era già stato destinatario di ben due provvedimenti d’espulsione dal nostro Paese, uno della Prefettura di Milano e una del Questore di Roma: provvedimenti che il giovane asiatico si era ben guardato dal rispettare evidentemente.

Ieri mattina il giovane è stato processato per direttissima e ha patteggiato una condanna di un anno e due mesi. Il giudice, fa sapere la Questura, ne ha disposto la liberazione e come misura cautelare ha scelto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

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