sabato 23 febbraio 2019

RETROSCENA DI PALAZZO voci sul piano di Sergio Mattarella per azzerarla e far cadere il governo


Sulla manovra incombe l’incubo dell’esercizio provvisorio: se non venisse approvata entro il 31 dicembre scatterebbe il regime in questione, che prevede lo stop ad ogni attività economica (lo Stato si dovrebbe limitare alle spese ordinarie).

Mario Monti teme che quella del regime provvisorio sia una possibilità concreta: “Se mai si riuscirà ad evitare…”, ha affermato sibillino.

Nel caso, Sergio Mattarella – sottolinea Dagospia – avrebbe argomenti validi per dare una spallata al governo di Lega e M5s. Nelle ultime ore, fonti vicine al Colle, hanno riferito dello “stupore” e dello “sconcerto” del capo dello Stato per quanto accaduto nelle ore che hanno preceduto l’ok al Senato della legge di bilancio.

 Ma c’è di più. Sabato, tra leghisti e pentastellati, in molti si chiedevano se dietro ai ritardi non ci fosse davvero una “manina”, il cui obiettivo, appunto, sarebbe arrivare all’esercizio provvisorio e, dunque, magari far crollare l’esecutivo. Se questo scenario clamoroso si realizzasse, ci sarebbe già il nome del futuro premier: Mario Draghi.

 “C’è chi vuole renderci la vita difficile, azzopparci in vista delle prossime elezioni europee e magari sperare nell’esercizio provvisorio per far saltare il banco”, confida un grillino a Dagospia. Staremo a vedere. Per certo, Draghi è popolarissimo tra gli italiani: secondo un recente sondaggio Gpf, infatti, il 33% lo vorrebbe come prossimo premier.

Cifre con cui stacca anche Matteo Salvini, al 24%, e Luigi Di Maio, al 22,5 per cneto

"Matteo, elimina Saviano". Salvini reagisce alle grida, ma la sinistra lo attacca


Ancora polemiche per la visita ad Afragola di Matteo Salvini. Dopo il baciamano, ora la sinistra attacca per le parole di un uomo su Roberto Saviano

La visita ad Afragola (Napoli) tra la folla che lo attendeva è minata di polemiche per Matteo Salvini. 

Prima il baciamano, criticato da alcuni. Poi il grido contro Saviano. Ma lui, il ministro dell'Interno, sembra farsi scivolare addosso le polemiche.

L'ultima riguarda Roberto Saviano e a sollevarla è il quotidiano Repubblica. Mentre stringeva le mani ai sostenitori scesi in piazza per salutarlo, alle orecchie del leader della Lega è arrivato un grido ripetuto tre volte. A urlare è un giovane: "Elimina Saviano. Elimina Saviano".

Il riferimento, ovviamente, è all'autore di Gomorra che col ministro dell'Interno è in "guerra" aperta tra polemiche, accuse, insulti e querele. Secondo Repubblica a quelle parole contro Saviano, Salvini non avrebbe risposto "ci si aspetterebbe da un uomo delle istituzioni che ascolta una frase minacciosa lanciata all'indirizzo di un autore che rischia la pelle da più di dieci anni".

 In realtà il leader del Carroccio ha prestato attenzione a quelle grida e le ha fatte tacere: "No, lunga vita a Saviano", ha detto in direzione del ragazzo. Eppure quelle parole, quel "togligli la scorta, la paghiamo noi", per alcuni è bastato a creare un caso politico

“Cagati addosso, ma che voce hai?” così Mario Giordano demolisce Gino Strada, costringendolo a rispondere come un bambino di terza elementare


Duro scontro, costellato di insulti, ieri 12 febbraio a CartaBianca tra il capo di Emergency Gino Strada e Mario Giordano. Si parlava di migranti, sbarchi e ong.

“Lei pensa che gli africani vogliano tutti venire in Italia? Pensa che vogliano quello? Ma che idea si è fatto? Ciascuno ha la sua storia”, dice Strada. “Adesso i nostri giovani migrano dall’Italia, se li immagina se venissero espatriati”, aggiunge il dottore, evidentemente scollegato da ogni logica. Mario Giordano replica: “In tutti gli stati del mondo esistono regole d’accesso.

Altrimenti teorizziamo l’abolizione dei confini. Finché esiste uno stato, può decidere”. Interviene la conduttrice Bianca Berlinguer che dice che effettivamente l’Italia non si può fare carico di tutto. Parla Gino Strada: “La migrazione è un valore.

Nel passato pensiamo a Freud, Einstein, quanti ne perdiamo in fondo al mare per la nostra ottusità mentale. Se uno chiede aiuto è disumano e criminoso non darglielo. Il clima si surriscalda. Giordano incalza: “Non possiamo accogliere tutti”. “Tanti hanno fatto soldi su accoglienza”.

“Sono cag**”, ribatte il fondatore di Emergency, “io non riesco a discutere con questo grillo parlante, tra l’altro con la voce sgradevole“. Inizia a imitarlo. “Bravo faccia l’imitazione”, replica Giordano, “si è ridotto al livello di Sgarbi”. E ancora lo imita. “E’ come discutere con la friggitrice”, dice Strada, che fa un siparietto con la Berlinguer fingendo di non conoscere il giornalista.

“Ma dove l’avete trovato? Non l’avevo mai visto, ma scrive?”. Il dibattito prosegue con Giordano che spiega: “Vorrei che le navi non governative non fossero nel Mediterraneo”. Strada: “Cioè la cosa più umana è impedire alle ong di salvare persone? Ma vada dalla guardia psichiatrica“. Ci vada lei, no lei. La rissa è totale. I toni, ormai, irrimediabili.

Soldi nostri per pagare i ricorsi dei clandestini! Umbria, così la governatrice del PD spende i soldi della sua gente


La Lega insorge: “Impensabile sottrarre 70mila euro di risorse pubbliche destinate agli umbri”. Salvini: “Pd pensa a spendere soldi per gli immigrati”

È partita sfida dell’Umbria al decreto Sicurezza di Matteo Salvini. Il tema è sempre quello degli immigrati. “La Regione stanzia un fondo per i primi 70 profughi che escono dal programma d’accoglienza in seguito al Decreto Salvini”, denuncia Marco Squarta, consigliere regionale di Fratelli d’Italia.

La giunta guidata da Catiuscia Marini starebbe infatti pensando di destinare “1000 euro ai Comuni per ogni profugo” colpito dal dl Sicurezza. “Uno schiaffo ai 5mila umbri che non possono permettersi di comprare i farmaci, alle madri costrette ad indebitarsi per assistere il figlio disabile e in generale alle migliaia di umbri che vivono in povertà“, attacca Squarta.

L’intenzione della giunta regionale, secondo quanto riportano i media locali, sarebbe quella di destinare un fondo di risorse in favore dei migranti coinvolti nella riforma del sistema di accoglienza. Da Palazzo Donini arriverebbero almeno mille euro per ogni straniero, soldi da destinare ai Comuni. “Impensabile sottrarre 70mila euro di risorse pubbliche destinate agli umbri e finanziare progetti di assistenza per gli immigrati”, attacca a Umbriajournal il commissario della Lega a Terni, nonché deputata leghista, Barbara Saltamartini.

“La Regione Umbria prosegue nella sua personale battaglia politica contro il Decreto Sicurezza di Matteo Salvini – spiega l’onorevole – ma ad esserne penalizzati sono ancora una volta i cittadini che non hanno servizi essenziali, che non hanno un lavoro, che viaggiano su strade dissestate, che attendono anni per una visita specialistica“.

Uno scontro a viso aperto tra “la sinistra” la cui “priorità è dare soldi per assistere gli immigrati” e la Lega che intende “sostenere le piccole e medie imprese che stanno chiudendo, le comunità locali e le famiglie in difficoltà, promuovere occupazione giovanile“. Sul caso interviene anche il ministro dell’Interno. “Niente, non ce la fanno, perseverano – scrive su Facebook Matteo Salvini – Nell’Umbria amministrata (ancora per poco) dal Pd si pensa a spendere soldi per gli sbarcati anziché per gli italiani! Ma come si fa?“

Luigi Di Maio, un "comitato centrale" per riorganizzare il Movimento 5 Stelle


Di sinistra lo sono già, almeno su tanti temi. Ora che Luigi Di Maio sta pensando di imprimere una svolta organizzativa radicale al Movimento 5 Stelle, non possono riecheggiare nella testa le parole pronunciate qualche giorno fa da Silvio Berlusconi, che ha definito i 5 Stelle "il male assoluto, persino peggio dei comunisti". Già, i comunisti.

Chissà se è da loro che il leader M5S ha mutuato l'idea di costituire una sorta di "comitato centrale" (quello che nei partiti tradizionali si chiama "direzione") affiancato da una serie di comitati tematici verticali?

 La svolta dovrebbe avviarsi già martedì, il giorno dell'assemblea dei deputati pentastellati cui seguirà una serie di voti sulla piattaforma Rousseau per ratificare (o meno) le proposte.

Quel che è certo è che Di Maio intende, con quei comitati, rabbonire gli "inquieti", i cosiddetti "dissidenti" assegnandogli cariche di rilievo, seguendo quel che a livello istituzionale era stato fatto per Roberto Fico.

Diciotti, il grillino Patuanelli svela il patto con Salvini: "Se non lo salvavamo si tornava al voto e noi..."


È un big grillino a svelare il terrore del Movimento 5 Stelle e il motivo per cui i vertici pentastellati hanno tifato per il "salvataggio" di Matteo Salvini sul processo per il caso Diciotti.

"C'era il rischio di andare ad elezioni anticipate", confida a chiare lettere Stefano Patuanelli, presidente dei senatori M5s intercettato da Augusto Minzolini, nel suo retroscena sul Giornale. 

Patuanelli è esponente dell'ala governativa vicina a Luigi Di Maio, e per questo le sue parole sono ancora più illuminanti e pesanti: "Dare l'autorizzazione al processo al leader leghista avrebbe equivalso a staccare la spina e ad aprire la strada per le urne, con il rischio di prendere meno del 20%. Per cui, tra grandi travagli, abbiamo scelto il no.

In cambio Salvini, che è uomo di parola, andrà avanti in questa esperienza di governo", trovando una mediazione su Tav e autonomie. Ma con quale forza contrattuale riuscirà Di Maio a reggere il gioco?

“I popoli devono rimanere nelle loro terre”. Mons. Crepaldi si schiera con Salvini e la Dottrina Sociale della Chiesa contro la politica immigrazionista di Bergoglio


“La dottrina sociale della Chiesa è chiara: i popoli devono rimanere nelle loro terre.

La politica decide se accogliere o no, la religione deve annunciare Cristo. Ma forse qualcuno se n’è scordato…“

A parlare è Monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e presidente dell’Osservatorio cardinale Van Thuan sulla dottrina sociale.

E’ chiaro che sono parole in netto contrasto con la linea di Bergoglio.

Bergoglio che continuamente sostiene l’immigrazione e condanna il nostro Governo che chiude i porti.

Bergoglio che fa politica invece di preoccuparsi di evangelizzare Cristo.

Bergoglio che vuole arrivare ad un’unione tra le religioni senza tener conto delle differenze sostanziali che le dividono.

Vediamo ora di analizzare le discrepanze tra l’operato di Bergoglio e quanto afferma la dottrina della Chiesa secondo l’arcivescovo Crepaldi.

Prima di tutto Crepaldi, nell’affrontare il problema dei flussi migratori, afferma che bisogna tener conto “del bene comune non solo degli immigrati ma anche della nazione che li accoglie“. Bisogna “interrogarsi sulle reali possibilità di integrazione. Non solo i bisogni di chi chiede l’accoglienza. La politica deve regolare l’accoglienza in modo strutturale nella tutela del bene di tutti“. E riferendosi all’Italia non sottovaluta i problemi legati all’immigrazione: “Combattere la criminalità organizzata e non scaricare tutta la responsabilità sull’Italia” .

Dichiarazioni che suonano nuove per noi cattolici abituati a sentire Bergoglio che non perde occasione per incentivare l’accoglienza di tutti gli immigrati.

Chiediamo quindi a Bergoglio: accogliendo nel nostro Paese uomini forti africani che non scappano da guerre ma entrano irregolarmente con il solo scopo di portare la malavita impadronendosi anche di Paesi come Castel Volturno in mano alla mafia nigeriana, si fa il bene dell’Italia?

Chiediamo a Bergoglio: favorendo con l’immigrazione la criminalità organizzata si fa il bene di uomini, donne, bambini che, una volta entrati nel nostro Paese, non solo vengono costretti a prostituirsi ma macellati per togliere organi vitali e venderli?

Chiediamo a Bergoglio: questi uomini forti, robusti con cellulari all’ultima moda che una volta messo il piede sul territorio italiano si impongono, hanno solo pretese, non rispettano regole di convivenza, vogliono realmente integrarsi nel nostro Paese?

L’integrazione prima di tutto esige il rispetto per il Paese che ospita. I fatti dimostrano che sono gli italiani a subire!!!

Chiediamo a Bergoglio: come “capo” (presunto) della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, perché porta avanti l’obiettivo di costruire un’unica religione mondiale? Come poter accogliere e condividere “prassi contrarie al bene dell’uomo“?

L’arcivescovo Crepaldi proprio riferendosi all’integrazione afferma: “Non bisogna sottovalutare la religione delle persone che vengono accolte. In questo caso l’Islam. Non bisogna far finta che nella teologia islamica non ci siano elementi che rendono difficile l’integrazione“. Aggiunge: “Una società multireligiosa non è un bene in sè. Ci sono religioni che propongono e impongono prassi contrarie al bene dell’uomo, come la superiorità del maschio sulla femmina o le mutilazioni genitali“.

Anche qui doverose sono le domande da rivolgere a Bergoglio.

Chiediamo a Bergoglio: accogliendo tutti questi uomini prevalentemente di religione islamica non c’è il pericolo che l’Italia perda la sua identità di Paese con radici cristiane cattoliche?

Chiediamo a Bergoglio: come mai, invece di continuare ad evangelizzare Cristo, per rispetto verso gli immigrati e per non offenderli, ha appoggiato sacerdoti che si sono posti contro i presepi e hanno chiuso la Chiesa nel giorno del Santo Natale in segno di protesta verso un governo che chiude i porti per il bene del Paese?

Chiediamo a Bergoglio: come mai invece di difendere la religione cattolica non si è pronunciato quando nelle scuole hanno cercato di sostituire il nome di Gesù e Maria nelle canzoncine di Natale per non ferire bambini di religione islamica?

Chiediamo a Bergoglio: perché questi uomini forti, robusti che non scappano da guerre non rimangono nei loro Paesi per aiutare nello sviluppo, nella crescita? Hanno forse l’obiettivo, come del resto dimostrato, di destabilizzare il nostro Paese?

Chiediamo a Bergoglio: come mai è così appoggiato dalla Massoneria internazionale che arriva anche a ringraziarla pubblicamente?

Da non sottovalutare sono anche le posizioni dei vescovi africani che invitano i loro giovani a non emigrare sostenendo la Dottrina Cattolica della Chiesa che al riguardo dice: “Esiste prima di tutto un diritto a non emigrare e a rimanere nella propria nazione e presso il proprio popolo“.

Manovra, l'Ue attacca di nuovo chiede altri tagli all'Italia: ​"Servono ancora tre miliardi"!


Per l'Europa mancano all'appello ancora tre miliardi. Di fatto dopo l'invio dello schema della manovra con le correzioni apportate dall'esecutivo, a quanto pare la situazione versa ancora in una fase di stallo.

Stallo che però potrebbe trasformarsi presto in un procedimento di infrazione. Il dialogo tra Tria e i Commissari Ue continua sulla linea di nuove limature. Ma da Roma i due vicepremier, Salvini e Di Maio, fanno sapere che il dialogo è chiuso e che il deficit/Pil deve restare al 2,04. La Commissione ha chiesto venerdì scorso un taglio di altri 3,5 miliardi di euro.

Tria non è riuscito nell'impresa di trovarli. La soluzione su questo fronte, come sottolinea il Corriere, tarda ad arrivare e adesso è corsa contro il tempo. L'Ue si prepara all'ultima riunione prima di Natale, poi dovrebbero arrivare le raccomandazioni per l'Italia con cui andranno corretti i conti nei prossimi anni.

Non ci sono ancora indicazioni definitive ma dall'Ue trapela la convinzione che i tagli promessi dall'Italia sono poco credibili. Il verdetto Ue comunque potrebbe arrivare il mese prossimo dai capi di Stato e di governo nel corso delle riunioni di Eurogruppo e Consiglio europeo.

In quei vertici si decideranno le sorti dell'Italia.

Per il momento il dialogo prosegue, ma non è esclusa ancora del tutto la possibilità che su Roma arrivi la richiesta di varare una manovra correttiva entro maggio o addirittura entro marzo.

Milioni rubati all’Africa? Scovata una parte del bottino spazzolato: indovinate in quale cassa si trova


Famiglia Renzi, i 38 mila euro per l’Africa ancora in cassa Il caso finisce in Portogallo –

Parte dei soldi sono stati usati dalla società del parente Conticini per immobili a Lisbona di Marco Lillo per Il Fatto quotidiano

La signora Laura Bovoli, mamma di Matteo Renzi, è una persona cortese. Quando la contattiamo per capire che fine abbiano fatto i soldi versati nella società di famiglia nel 2011 da Alessandro Conticini (indagato dai pm insieme al fratello, Andrea Conticini, il marito della figlia Matilde Renzi e all’altro fratello, Luca) la signora non ci prende a male parole, come pure era lecito attendersi, ma ci risponde. La domanda era un po’ rude: signora Renzi, perché la società di famiglia non regala all’Unicef i soldi incassati nel 2011 da Alessandro Conticini, visto che i pm sostengono che li avrebbe distolti dai fini previsti, insomma ‘rubati’ all’Unicef stessa e ad altre organizzazioni?

Per i pm, Alessandro Conticini, 42 anni, come titolare della Play Therapy Africa Ltd e poi dell’Ida S.a. e dell’Ida Ltd, avrebbe incassato 10 milioni di dollari in gran parte da Unicef (3 milioni e 882 mila euro) e dalla Fondazione Ceil and Michael E. Pulitzer (5,5 milioni di dollari) per portare il sorriso sulla bocca dei poveri bambini africani. Invece di fare la terapia del gioco, secondo i pm, Conticini avrebbe fatto passare i soldi sui suoi conti di Bologna e Capo Verde.

Secondo i pm l’appropriazione indebita sarebbe pari a 6 milioni e 600 mila euro. Il rivolo più velenoso del fiume di soldi è rappresentato dai 133 mila e 900 euro finiti nel periodo 21 febbraio-7 marzo 2011 alla società Eventi6, di cui Matteo Renzi è stato un dirigente in aspettativa fino al 2014, mentre la mamma e le sorelle di Matteo sono socie. Nel 2011, quando Eventi6 non se la passava bene, Conticini fece un finanziamento per 130 mila euro e un aumento di capitale con sovraprezzo per 50 mila euro.

La mamma di Matteo Renzi replica sul punto: “La nostra società ha restituito totalmente ad Alessandro Conticini il finanziamento infruttifero ricevuto l’otto marzo 2011”. Poi prosegue: “La prima e la seconda rata, ciascuna di 26 mila euro, tramite Unicredit Banca il giorno 11 marzo del 2013. La terza rata di 28 mila, con la stessa modalità il giorno 26 giugno 2013. La quarta rata di 10 mila euro il 4 luglio 2013. La quinta rata sempre di 10 mila euro il 12 novembre 2013. Il giorno 24 marzo del 2014, con l’ultimo bonifico di 30 mila euro, il finanziamento è stato azzerato”.

Un mese dopo il giuramento di Matteo Renzi la famiglia del premier aveva chiuso i conti con il finanziamento contestato dalla Procura di Firenze ad Alessandro Conticini e Andrea, il marito di Matilde Renzi. Andrea – quale procuratore del fratello – è accusato di avere impiegato parte del provento criminoso nella società dei Renzi. I pm contestano solo il finanziamento soci per 133.900 euro.

Al Fatto, però, risulta che Conticini entra nella società dei Renzi partecipando a un aumento di capitale e versa il 21 febbraio 2011 altri 50 mila euro per comprare una quota che ha un valore nominale di 12 mila euro, con il meccanismo del sovraprezzo. In pratica il capitale passa da 10 mila a 60 mila euro ma a pagare per l’aumento è solo un socio: Conticini. Alla fine lui avrà solo il 20 per cento della società, mentre le sorelle, senza tirar fuori un euro, avranno il 36 per cento a testa (di un capitale di 60 mila) e la mamma di Matteo l’8 per cento.

Quando Conticini esce nel 2013 però retrocede a Matilde Renzi la sua quota al prezzo nominale di 12 mila euro. Quindi nel capitale della società restano i 38 mila euro di differenza. Alla signora Bovoli abbiamo chiesto: “Perché non donate i 38 mila euro rimasti all’Unicef?”. Inizialmente ha tentato di sostenere che non c’era la differenza. Dopo avere ricevuto via Whatsapp la foto dell’atto, ha corretto il tiro: “Grazie del consiglio ma scelgo da sola (…) domani con l’aiuto del commercialista risolvo il resto”.

Il Fatto intanto ha seguito la pista portoghese. I pm indagano Alessandro e l’altro fratello, Luca Conticini, perché sostengono che un milione e 965 mila euro dal novembre 2015 all’aprile del 2017 è stati distolto dalle iniziative a favore dell’Africa per finire in “un investimento immobiliare in Portogallo”. Ieri La Verità ha scoperto la società immobiliare Cosmikocean Ltd, creata nel gennaio del 2017 di cui è stato gestore Alessandro Conticini a Lisbona. Ora il gestore è Alessandro Radici, un dirigente della Safilo in Portogallo. La società ha sede in rua Santa Marta 66, in un vecchio palazzo in ristrutturazione.

Nel giugno scorso la società ha presentato una domanda urbanistica al comune. Sui siti di agenzie immobiliari di lusso come Sotheby’s si scopre che nel palazzo di rua Santa Marta 66 sono in in vendita almeno quattro appartamenti. Si va da un prezzo di 980 mila euro fino a un milione 390 mila euro. Sui siti ci sono le foto degli interni. Sono le stesse pubblicate da un operatore specializzato in disegni architettonici e foto che attribuisce le case fotografate a “Conticini/Radici”. Contattato dal Fatto, l’autore dice di avere conosciuto Conticini per il lavoro anche se ha ricevuto l’incarico da un’agenzia. Abbiamo chiesto ieri inutilmente ad Andrea Conticini, di rintracciare Alessandro per chiedergli delucidazioni. Andrea ha declinato.

È proprio necessario costringere gli Italiani a rottamare le loro auto Euro4? No, perché in Germania si potranno ammodernare installando nuovi filtri più efficienti finanziati dallo Stato! Siamo solo noi ad essere coglioni?


Mentre in Italia si obbligano i cittadini a cambiare l’auto Euro4, in Germania si stanziano soldi per evitarlo installando nuovi filtri più efficienti!

Il sole 24ore ci informa precisamente di quanto sopra. Ma non nel titolo, fra le righe dell’articolo, alla fine. In tutto questo, giova ricordarlo, ormai è chiaro che:

– l’auto elettrica allo stato attuale inquina più di un mezzo diesel.

– il diesel emette meno CO2 di quasi tutti i cicli termici tradizionali.

Parallelamente, ormai penso tutti abbiate capito che le leggi di blocco del diesel nei centri superiori a 30’000 abitanti sono la traslazione di imposizioni europee da applicare per disposizione dell’EUropa, pena multe all’Italia. Di fatto il risultato è che un cittadino con un’auto Euro3 o Euro4 che deve usarla per lavoro nelle città medio-piccole e nelle metropoli è costretto a cambiare l’auto. Leggasi, sebbene la crisi morda e si sia tutti in crisi bisogna spendere soldi! Ne abbiamo parlato

La cosa interessante è che, come cita il sole24ore.com nel corpo del suo articolo, al contrario dell’Italia in Germania – che è sempre nell’UE, almeno per ora – vengono stanziati soldi per migliorare i filtri esistenti delle auto inquinati in modo da evitare di costringere la gente a cambiare l’auto. E’ risaputo infatti che esistono riconosciute tecnologie relativamente semplici ed a basso costo in grado di ridurre le PM10 praticamente a zero iniettando idrogeno in camera di combustione (costo: qualche centinaio di euro per installazione, più 10 euro per 10’000 km circa).

Cito, dall’articolo del Sole24ore.com, dal titolo “Auto diesel, blocchi del traffico con scatola nera solo su base volontaria“, del 14.11.2018:

“…L’azione legale conta sulla collaborazione di Ugo Taddei, avvocato specializzato in materia perché lavora per ClientEarth, organizzazione che ha già portato avanti iniziative analoghe con risultati in Germania, Regno Unito, Francia e Polonia. Ma solo in Germania la combinazione tra blocchi del traffico imposti dalle amministrazioni locali e pressioni della politica ha inditto i costruttori a stanziare una cifra considerevole (si parla di 3.000 euro) per montare su ogni vettura diesel già circolante filtri e aggiornamenti che consentano di ridurne realmente le emissioni di polveri sottili e biossido di azoto. …”

In Italia invece no, nessun aiuto, gli italiani devono spendere e magari indebitarsi per cambiare l’auto pena multe da sanguisuga: classico esempio di asimmetria intra-comunitaria, comportanti diversi dello Stato a fronte dello stesso problema! Ovvero oggi in Italia si fa pagare al cittadino il costo di far girare l’economia [ed arricchendo con i poveri soldi dei “consumatori obbligati” sempre i soliti eletti, che però oggi non impiegano più nemmeno così tante persone in Italia per produrre auto, …].

Italia vacca da mungere, i cittadini italiani sono vacca da mungere e dunque devono indebitarsi per cambiare l’auto. Finchè la mucca non muore….

Viene il dubbio – legittimo – che lo scopo di queste leggi EUropee non sia quello di salvaguardare l’ambiente (visto che le auto elettriche, sebbene più inquinati siano esonerate dai blocchi) ma espressamente di costringere i cittadini italiani a SPENDERE PER CAMBIARE L’AUTO! [per volere – ed interesse – EUropeo, ndr]

Per inciso, quanto sopra rappresenta il classico sintomo del colonialismo imperante con cui gli italiani dovranno abitarsi a convivere negli anni a venire, se non si uscirà dall’EU. Per inciso, se ancora non lo avete capito, i colonizzati siete voi che mi leggete.

Renzi fa censurare le Iene e il servizio su di lui nonm va in onda



Il servizio era già pronto. Tagliato, confezionato e approvato per la messa in onda lunedì 23 novembre. Poi il dietrofront: Mediaset decide che non deve andare.

E così sparisce anche il post che sulla pagina ufficiale delle Iene aveva annunciato nuove rivelazioni sugli scontrini di Matteo Renzi. “Anteprima del servizio ‘Gli scontrini di Renzi #escili’ di Iena Dino – Dino Giarrusso in onda questa sera #LeIene“, si leggeva online. Oggi, cliccando su quel post, il risultato è una pagina vuota in cui si legge: “Spiacenti, questo contenuto non è al momento disponibile”.

Sulla vicenda degli scontrini di Renzi sindaco (2009-2014) oggi si è pronunciata la Corte dei Conti, che ha archiviato l’inchiesta. Stesso destino anche per quella che riguardava le spese quando era presidente della Provincia (2004-2009).

La mancata messa in onda è stata rilanciata anche da diversi utenti su Twitter, specie dopo l’intervento – riportato anche da Dagospia – di Giuseppe Cruciani, conduttore de la Zanzara su Radio 24. “Perché ieri sera non è andato in onda il servizio delle Iene di Dino Giarrusso sugli scontrini di Renzi quando era sindaco e presidente della Provincia? – ha detto durante la trasmissione del 24 novembre – Sul sito Facebook del programma era uscita persino un’anteprima di trenta secondi in cui si annunciavano nuove rivelazioni imbarazzanti per il premier. E il pezzo era regolarmente in scaletta. Cosa è successo?”. E prosegue ancora: “E’ intervenuta una manina dall’alto o l’ufficio legale Mediaset ha bloccato tutto per fare ulteriori verifiche? Nel servizio si parlava di una cena familiare di Renzi al ristorante da Lino interamente rimborsata dalla Provincia, con tanto di fattura”.

Cruciani, si legge sul sito di Radio 24, rivela anche il contenuto del servizio: “La iena aveva scoperto – ho poi saputo da altre fonti – che Renzi si sarebbe fatto pagare dalla provincia di Firenze una cena familiare da 80 euro, con la moglie che era incinta della terza figlia (nata nel 2006, ndr). Hanno pure scoperto che la scusa ridicola del sindaco Nardella di non rendere trasparente le spese di Renzi al comune – c’è un’inchiesta della Corte dei Conti – non regge da un punto di vista legislativo”.

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