giovedì 21 febbraio 2019
Cardinale accusato di abuso su minori riceve la massima pena. Iniziata la Tolleranza zero
Alla fine, Theodore McCarrick, per anni tra i nomi più influenti della Chiesa statunitense, è stato ridotto allo stato laicale.
La sentenza, per l'arcivescovo emerito di Washington, è arrivata l'11 gennaio e porta in calce una nota che è come una scure: il caso è res iudicata, non soggetto a ricorso, inappellabile.
Accusato di abusi su un minore e di condotta sessualmente inappropriata con seminaristi e sacerdoti, Papa Francesco gli aveva tolto la porpora cardinalizia già il 28 luglio del 2018.
A sette mesi di distanza e a una manciata di giorni dal maxi vertice in Vaticano sulla lotta agli abusi nel Clero (21-24 febbraio), Bergoglio decide anche di infliggergli la massima pena per un chierico e di spretarlo: la tolleranza zero promessa sulla pedofilia è iniziata.
La conferma ai rumors americani arriva con una nota della Congregazione per la Dottrina della Fede. McCarrick, si legge, è stato dichiarato colpevole di "sollecitazione in Confessione e violazioni del Sesto Comandamento del Decalogo con minori e adulti, con l'aggravante dell'abuso di potere, pertanto gli è stata imposta la pena della dimissione dallo stato clericale".
L'accusa di aggressione nei confronti dell'adolescente si riferisce a fatti commessi 45 anni fa, quando l'ex arcivescovo era un sacerdote a New York. A questa, resa pubblica solo a giugno del 2018, se ne è aggiunta un'altra, di un uomo che afferma di essere stato violentato in confessionale a 11 anni, negli anni Settanta.
L'ex presule è però tristemente noto già dagli anni Novanta, quando nella chiesa del New Jersey si vociferava di suoi ricatti sessuali e abusi di potere nei confronti dei seminaristi. Nonostante questo, però, McCarrick ha proseguito la sua carriera senza intoppi, fino ad arrivare alla guida della prestigiosa diocesi di Washington, affidatagli da Giovanni Paolo II nel 2000, un anno prima di essere creato cardinale. Benedetto XVI, salito al potere, aveva sottoposto l'ex porporato a delle sanzioni blande.
Ma si è dovuto aspettare l'arrivo di Bergoglio, nonostante le accuse avanzate dall'ex Nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò, perché l'ex arcivescovo di Washington venisse privato della porpora prima e ridotto allo stato laicale poi. Con questa decisione, McCarrick diventa il prelato cattolico di più alto rango ad essere spretato, ma si attende ancora l'esito in Australia dei due processi in cui è coinvolto il prefetto per l'Economia, George Pell, per coperture e abusi su minori.
Luigi Di Maio, l'offerta ai dissidenti del M5S: dentro il governo tre loro ministri
Il voto su Salvini con la piattaforma Rousseau si sta rivelando un boomerang per Luigi Di Maio. Perchè, come scrive Il Giornale, è vero che il 59% di coloro che hanno votato si sono espressi contro il processo a Salvini e a favore del governo, quindi anche dello stesso leader M5S.
Ma è anche vero che, seppur in modo spannometrico, i cosiddetti "dissidenti" si sono potuti contare. E il 41% che ha votato contro la linea del capo non è roba da poco.
Il quale capo non potrà non tenerne conto, scegliendo se andare allo scontro frontale determinando una scissione del Movimento che in tanti ritengono probabile subito dopo le europee, oppure aprendo con fatti concreti a quella parte del M5S che non ha mai digerito l'intesa di governo con la Lega.
Come? Secondo Il Giornale con un rimpasto della compagine governativa pentastellata che plachi le continue rivendicazioni dei ribelli e allo stesso tempo li faccia accedere alla stanza dei bottoni, rendendoli così corresponsabili, per forza di cose, di scelte non sempre in linea coi "sacri" principi del grillismo. I nomi che si fanno, tra i sacrificabili, sono quelli di gaffe-man Toninelli, della ministra della Difesa Trenta e dell'evanescente titolare della Sanità Grillo.
Al loro posto, tra i nomi dei papabili per un ingresso a Palazzo Chigi, ci sono Luigi Gallo, Danila Nesci e Carca Ruocco.
Tav, c'è l'accordo tra Lega e M5s. Mozione per ridiscutere l'opera
L'accordo tra Lega e Movimento 5 stelle sulla Tav c'è. L'opera va ridiscussa. Bisogna rivedere integralmente il progetto della Linea Torino-Lione, nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia. È questo l'impegno che la maggioranza chiede al governo con la mozione depositata alla Camera, firmata dai capigruppo M5s e Lega, Francesco D’Uva e Riccardo Molinari.
Nel testo, si ricorda, fra l'altro, che la scelta di realizzare l’Asse ferroviario Torino-Lione veniva consolidata e assunta al Vertice Italo Francese di Torino del 29 gennaio 2001 e perfezionata poi con l’accordo supplementare del 5 maggio 2004. Il progetto definitivo è stato poi approvato dal CIPE con delibera del 20 febbraio 2015.
Quindi si fa riferimento all’analisi costi-benefici chiesta dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha dato mandato di predisporre una nuova valutazione dell’adeguamento dell’asse ferroviario T in questione. Obiettivo dell’analisi consentire "un’allocazione delle risorse più efficiente per supportare il procedimento decisionale, con cognizione di causa, se attuare o meno una proposta di investimento o se optare per eventuali alternative", si legge.
I due paesi, con il ministro Toninelli e l’omologa francese, nel contempo, hanno firmato "congiuntamente una lettera per posticipare i bandi di gara relativi al tunnel di Base". In sostanza, il sospetto è che fino alle elezioni europee non si prenderà una decisione netta sulla Tav. E le opposizioni accusano: questa mozione è uno "scambio" tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini per il caso Diciotti.
Boldrini schiuma rabbia da tutti i pori: così insulta i Cinquestelle che hanno votato per Salvini
Laura Boldrini contro il Movimento 5 Stelle che ha salvato, tramite il voto su Rousseau, il ministro dell’Interno dall’autorizzazione a procedere “Prima gli hanno lasciato la guida pur avendo preso il doppio dei suoi voti. Poi, dopo aver gridato per anni ‘onestà’, per Salvini hanno venduto pure l’anima, salvandolo dal processo“.
Laura Boldrini commenta così la decisione del Movimento 5 Stelle, tramite la sua base di elettori che ha votato sulla piattaforma Rousseau, di salvare Matteo Salvinidall’autorizzazione a procedere chiesta dal Tribunale dei Ministri di Catania per il caso della nave Diciotti.
L’ex presidente della Camera dei deputati va così all’attacco via social – Twitter per l’esattezza – dei pentastellati, accusandoli di aver venduto l’anima pur di non votare contro l’alleato leghista, cosa che avrebbe probabilmente innescato una crisi di governo irreparabile.
Dunque, la Boldrini ha calcato la mano e ha concluso il suo affondo tirando una stoccata anche all’indirizzo del ministro del Lavoro: “La storia del #M5S al governo è ingloriosa quanto l’attaccamento di #DiMaio alla sua poltrona”
"Il Governo ha tagliato i fondi per le periferie? PUTTANATE. E' stata la Corte Costituzionale ad eliminare il bando targato PD perchè incostituzionale
“Il Pd attacca il governo per un guaio causato dallo stesso Pd”. Così il M5S su Facebook condividendo un post dell’esponente pentastellato Gianluca Castaldi.
“Sentite cosa hanno detto oggi Alessia Morani e Anna Ascani del Pd sul bando periferie – scrivono i 5Stelle – Forse non ricordano o fingono di non ricordare che una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali le modalità di assegnazione delle risorse che erano state previste dal governo Gentiloni”.
Castaldi ha pubblicato su Facebook un video che mostra l’intervento delle due deputate del Pd e ha commentato: “Ascoltate cosa dice il Pd sul bando periferie. Morani e Ascani dimenticano di raccontare tutta la storia sul bando periferie.
Facciamo sapere a tutti che, ancora una volta, il Pd se la prende col nostro governo per un guaio causato dallo stesso Pd!”.
“Il Pd attacca il governo per un guaio causato dallo stesso Pd”. Così il M5S su Facebook condividendo un post dell’esponente pentastellato Gianluca Castaldi.
“Sentite cosa hanno detto oggi Alessia Morani e Anna Ascani del Pd sul bando periferie – scrivono i 5Stelle – Forse non ricordano o fingono di non ricordare che una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali le modalità di assegnazione delle risorse che erano state previste dal governo Gentiloni”.
Castaldi ha pubblicato su Facebook un video che mostra l’intervento delle due deputate del Pd e ha commentato: “Ascoltate cosa dice il Pd sul bando periferie. Morani e Ascani dimenticano di raccontare tutta la storia sul bando periferie.
Facciamo sapere a tutti che, ancora una volta, il Pd se la prende col nostro governo per un guaio causato dallo stesso Pd!”.
Giarrusso Show. Mima le manette e sfotte Renzi: “Mio padre e mia madre sono regolarmente a casa: altri sono ai domiciliari”
La bagarre, orchestrata dal Pd, deflagra nel cortile di Sant’Ivo alla Sapienza, all’ingresso della Giunta delle immunità del Senato, dopo la votazione che ha negato l’autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei ministri di Catania nei confronti del vicepremier Matteo Salvini.
Ma l’obiettivo della protesta dem, ha un nome e un cognome: il commissario M5S, Michele Giarrusso. Non a caso risparmiano Maurizio Gasparri, De Poli, perfino il leghista Pillon. Aspettano che il senatore siciliano esca dall’aula e partono all’attacco: “Sei un burattino”; “vergognati”; “ti piace la poltrona?”; “restituisci tutto lo stipendio”. Lui se la ride, quasi divertito.
Poi, all’improvviso, il gesto che non ti aspetti per ribaltare la frittata e passare da accusato ad accusatore. “Non accettiamo lezioni di onestà da chi ha parenti e amici agli arresti”, taglia corto Giarrusso verso i colleghi del Pd, mimando loro il gesto delle manette. “In galera non ci siamo noi, ai domiciliari ci sono altri…”, ribadisce il concetto poco dopo parlando con i cronisti.
“Mio padre e mia madre sono regolarmente a casa: altri sono ai domiciliari. E poi sono loro che parlano di onestà?”, riferimento per nulla velato all’inchiesta dei magistrati di Firenze che hanno disposto i domiciliari per il padre e la madre dell’ex premier, Matteo Renzi.
“Il Movimento è compatto – ha aggiunto Giarrusso -. E’ una grande festa della democrazia”. Il voto di lunedì sulla piattaforma Rousseau “non ha precedenti nella storia”, insiste l’esponente M5S rivendicando tanto la decisione di sottoporre la questione Diciotti agli iscritti del Movimento quanto il voto contro l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini.
Prima dell’ultimo affondo contro il Partito democratico: “Sono loro che dovrebbero vergognarsi per quello che hanno fatto – conclude Giarrusso -. Loro e i loro parenti per distruggere l’Italia”.
"Colpa dei 5 stelle se i miei sono al gabbio" Delirio Renzi, cosi l'ebetino sta sbavando rabbia da tutti i pori
Non ci sta, Matteo Renzi. La reazione all’arresto dei suoi genitori, Tiziano Renzie Laura Bovoli ora confinati ai domiciliari, arriva anche in un colloquio con il Corriere della Sera, firmato da Maria Teresa Meli, da sempre vicinissima al fu rottamatore.
Renzi punta il dito: “Giuridicamente l’arresto è un’assurdità totale – ribadisce -, e quindi è meglio tenere la partita sul piano giuridico. Faranno fatica a giustificare quel provvedimento cautelativo. E se io facessi la conferenza stampa a butterei troppo in politica”.
Dunque, picchia durissimo sul tempismo sospetto dell’operazione: “Tanto di cappello per il capolavoro mediatico dell’arresto di due settantenni qualche minuto prima delle sette di sera e per l’oscuramento dell’esito del voto dei 5 Stelle, ma io non risponderò alle provocazioni, non farò nessun fallo di reazione”.
Parole pesantissime, perché pur senza dirlo in modo esplicito, Renzi spiega di vedere dietro a quanto successo una regia grillina: il M5s sapeva? Possibile, forse probabile. Per certo inquietante. “Hanno messo al gabbio mia madre – prosegue l’ex premier -, di più non potevano fare.
Ora loro hanno finito e inizio io”. E ancora: “Vorrebbero giudicarci tutti nelle piazze populiste e aspettare un mio fallo di reazione. C’è una tale campagna di odio contro di me… Lo sanno anche i sassi dove vogliono andare a parare.
Però è da vigliacchi mettere in mezzo la mia famiglia – sottolinea Renzi -. Se la prendessero con me, avessero questo coraggio. Io sto qui, non mi muovo e non ho paura”:
mercoledì 20 febbraio 2019
Saviano dedica il premio alle ong. Meloni: “Strano! Pensavo lo dedicasse a chi lotta contro il crimine….”
Lo scrittore Roberto Saviano non perde occasione per proseguire la sua guerra personale contro il governo: “Dedico questo premio alle Ong che salvano vite nel Mediterraneo.
E dedico questo premio ai maestri di strada che a Napoli salvano vite nei quartieri”. Sono state infatti queste le parole di Saviano durante la premiazione della 69ma edizione del Festival di Berlino, dove La paranza dei bambini, tratto dal suo libro, ha vinto per la miglior sceneggiatura.
“Scrivere questo film ha significato compiere un atto di resistenza perché raccontare nel nostro Paese la verità oggi è una cosa molto complessa”, aggiunge Saviano. Perplessa e stupita la reazione della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che su Facebook ha commentato: “Saviano dedica il premio per il suo film alle Ong. Strano!
E io che pensavo lo dedicasse ai tanti eroi italiani che hanno sacrificato la vita lottando contro il crimine organizzato…”.
Saviano infatti non capisce, o finge di non capire, che le ong non “salvano” vite in mkare, perché coloro che tentato in entrare illegalmente nel nostro Paese, lasciando illegalmente il loro spesso mettendo a repentaglio la vita di minori, si mettyono in mare sol oquando sanno con certezza che a due miglia dal gommone ci sono le navi ong pronte a traghettarli in Italia, in violazione della legge del mare, che stabilisce chiaramente che i naufraghi (ma chi va in mare appositamente per essere salvato può esere considerato naufrago?) debbano essere condotti nel porto vicino più sicuro, non stasbilisce che debbano esere portati in Italia.
E dalla Libia prima di arrivare in Italia, ci sono moltissimi porti sicuri: Tripoli, Misurata, Gerba, Sfax, Monastir, Tunisi, Biserta, Malta…. dobbiamo continuare affiché Saviano si convinca che c”è un inconfessabile accordo con gli scafisti trafficanti di uomini?
Marco Travaglio, la crisi di nervi sui grillini che salvano Salvini: l'insulto più sanguinoso
Marco Travaglio ha deciso di cavalcare il malcontento che cova nella pancia del Movimento Cinque Stelle, provocato dall'indecisione grillina sul da farsi sul caso Diciotti e la richiesta del Tribunale dei ministri di processare Matteo Salvini.
Così Travaglio riserva ai parlamentari grillini l'insulto più sanguinoso che conosce, stampato a caratteri cubitali in prima pagina sul suo Fatto quotidiano: "Mezzo M5s parla come B.".
La colpa dei senatori grillini è quella di spaccarsi tra vecchia guardia, che difende "i nostri principi", mentre la maggioranza degli eletti è intenzionata a salvare il vicepremier, cioè il proprio governo
Sardegna, l’azienda che compra latte dalla Romania? E’ sufficiente questa foto per farti capire chi la possiede
E la visita di Renzi PD di appena un anno fa al caseificio Pinna di Thiesi in Sardegna, proprio col gruppo di industriali che ha messo in ginocchio l’economia lattiero casearia sarda e gli allevatori, importando il latte dalla Romania e dalla Bulgaria spacciandolo poi per formaggio prodotto con latte Sardo, e che ha deciso il misero prezzo di 0.60 centesimi di euro a litro di quest’anno agli allevatori, ve la ricordate? Vi ricordate come festeggiavano felici insieme i fratelli Pinna e gli esponenti del PD? Eravamo nel novembre 2017
Ovviamente la storia del latte rumeno era gia’ stata denunciata ai tempi del PD, con Martina ministro dell’agricoltura:
di Romano Satolli- Unione Nazionale Consumatori Sardegna: 27 giugno 2017 Ho saputo del sequestro del formaggio rumeno dalla stampa toscana, prima che dall’Unione. Telefonai subito ad un amico dirigente dell’ICQRF del Mipaaf, il quale non sapeva nulla, cosi come all’ICQRF di Cagliari e Sassari. Già da subito, però, immaginai che il latte provenisse dal caseificio dei F.lli Pinna di Timisoara, in Romania. Oggi leggo che era destinato al loro stabilimento di Thiesi. A parte la dichiarazione del titolare che il latte rumeno è migliore di quello sardo, per cui certe dichiarazioni gridano vendetta se pronunciate da un sardo, che ripete ancora una volta che non era un formaggio DOP e che non hanno mai importato latte rumeno in Sardegna, i nostri pastori ringraziano commossi. In occasione della costruzione del loro caseificio in Romania, scrissi che le mie parole non sarebbero state tenute in considerazione, laddove appariva la pubblicità del “Brigante” (guarda il caso di certi nomi!).
Scrissi allora, e ripeto oggi, che ci mancava altro che vendessero dalla Romania formaggi DOP sardi ottenuti da latte rumeno e bulgaro, ma chiesi perché quei formaggi venivano venduti con nomi italiani, invece che Rumeni! Non era una domanda oziosa!
Denunciai anche il fatto che quel caseificio in Romania era stato finanziato con i fondi del nostro Ministero dell’Agricoltura che poteva meglio investirli in Sardegna per aiutare i nostri pastori! Un altro fatto scandaloso era che in quei tempi il Pinna era presidente del Consorzio di Tutela del Pecorino sardo! Un difensore del nostro DOP che gli fa concorrenza con formaggi da lui prodotti in Romania, dove notoriamente il costo del lavoro e della materia prima sono notevolmente più bassi.
Ora leggo che la Coldiretti scende in piazza, con la solita sfilata di trattori e bandiere gialle, un’altra bella occasione di pubblicizzarsi davanti ai consumatori e dare un contentino agli allevatori incazzati che versano ogni anno la quota per essere tutelati. Poiché il pecorino di Sardegna DOP certificato è meno del 10% della produzione totale, perché non convincono i produttori ad aumentare la quota del certificato, e far capire che la DOP certificata non è una spesa, ma in grado di dare un valore aggiunto che remunera i loro sacrifici, convincendo i consumatori a scegliere solo quello certificato? Tra l’altro, il consorzio di tutela non ha nemmeno un ispettore che vada sul mercato a fare i controlli, cosi come fanno gli ispettori dei vari Parmigiano, Emmenthal, Caciocavallo, Fontina ecc.?
La questione del sequestro, a quanto pare, è stata superata, ma si poteva risolvere con una contravvenzione. La mancanza di etichette, come riportato dalla stampa, non era necessaria in quanto il formaggio era destinato ad un altro stabilimento e non al consumo. Era sufficiente una lettera di vettura con le caratteristiche del prodotto: formaggio di latte di pecora o pecorino da grattugia, per esempio.
Il Signor Pinna dovrebbe però spiegare ai consumatori che non credono più alle favole, per quali motivi questa partita di formaggio, invece di essere esportata direttamente dalla Romania, deve passare prima in Sardegna: forse per fargli prendere l’aria isolana? In vista del TTIP che il nostro governo si appresta a firmare e dare la mazzata definitiva alla nostra agricoltura, credo che questi nostri “capitani coraggiosi” siano quelli che avranno più da guadagnarci! Ho letto che oggi alla Sella & Mosca ci sarà un convegno sui formaggi DOP con tutto il gotha dell’industria casearia. Cosa dirà la nostra Assessora all’Agricoltura di questo fatto? Ci sarà anche il signor Pinna, quale maggior industriale dell’industria casearia sarda e rumena?
LANCIA UN UOVO CONTRO SALVINI E COLPISCE UNA INNOCENTE SIGNORA, LA REAZIONE DEL CAPITANO E ESEMPLARE
Lancia un uovo contro Salvini ma colpisce una signora, la reazione del Capitano è esemplare!
Lancia un uovo contro Salvini ma colpisce una signora, la reazione del Capitano è esemplare!
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