giovedì 21 febbraio 2019
"Il Governo ha tagliato i fondi per le periferie? PUTTANATE. E' stata la Corte Costituzionale ad eliminare il bando targato PD perchè incostituzionale
“Il Pd attacca il governo per un guaio causato dallo stesso Pd”. Così il M5S su Facebook condividendo un post dell’esponente pentastellato Gianluca Castaldi.
“Sentite cosa hanno detto oggi Alessia Morani e Anna Ascani del Pd sul bando periferie – scrivono i 5Stelle – Forse non ricordano o fingono di non ricordare che una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali le modalità di assegnazione delle risorse che erano state previste dal governo Gentiloni”.
Castaldi ha pubblicato su Facebook un video che mostra l’intervento delle due deputate del Pd e ha commentato: “Ascoltate cosa dice il Pd sul bando periferie. Morani e Ascani dimenticano di raccontare tutta la storia sul bando periferie.
Facciamo sapere a tutti che, ancora una volta, il Pd se la prende col nostro governo per un guaio causato dallo stesso Pd!”.
“Il Pd attacca il governo per un guaio causato dallo stesso Pd”. Così il M5S su Facebook condividendo un post dell’esponente pentastellato Gianluca Castaldi.
“Sentite cosa hanno detto oggi Alessia Morani e Anna Ascani del Pd sul bando periferie – scrivono i 5Stelle – Forse non ricordano o fingono di non ricordare che una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali le modalità di assegnazione delle risorse che erano state previste dal governo Gentiloni”.
Castaldi ha pubblicato su Facebook un video che mostra l’intervento delle due deputate del Pd e ha commentato: “Ascoltate cosa dice il Pd sul bando periferie. Morani e Ascani dimenticano di raccontare tutta la storia sul bando periferie.
Facciamo sapere a tutti che, ancora una volta, il Pd se la prende col nostro governo per un guaio causato dallo stesso Pd!”.
Giarrusso Show. Mima le manette e sfotte Renzi: “Mio padre e mia madre sono regolarmente a casa: altri sono ai domiciliari”
La bagarre, orchestrata dal Pd, deflagra nel cortile di Sant’Ivo alla Sapienza, all’ingresso della Giunta delle immunità del Senato, dopo la votazione che ha negato l’autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei ministri di Catania nei confronti del vicepremier Matteo Salvini.
Ma l’obiettivo della protesta dem, ha un nome e un cognome: il commissario M5S, Michele Giarrusso. Non a caso risparmiano Maurizio Gasparri, De Poli, perfino il leghista Pillon. Aspettano che il senatore siciliano esca dall’aula e partono all’attacco: “Sei un burattino”; “vergognati”; “ti piace la poltrona?”; “restituisci tutto lo stipendio”. Lui se la ride, quasi divertito.
Poi, all’improvviso, il gesto che non ti aspetti per ribaltare la frittata e passare da accusato ad accusatore. “Non accettiamo lezioni di onestà da chi ha parenti e amici agli arresti”, taglia corto Giarrusso verso i colleghi del Pd, mimando loro il gesto delle manette. “In galera non ci siamo noi, ai domiciliari ci sono altri…”, ribadisce il concetto poco dopo parlando con i cronisti.
“Mio padre e mia madre sono regolarmente a casa: altri sono ai domiciliari. E poi sono loro che parlano di onestà?”, riferimento per nulla velato all’inchiesta dei magistrati di Firenze che hanno disposto i domiciliari per il padre e la madre dell’ex premier, Matteo Renzi.
“Il Movimento è compatto – ha aggiunto Giarrusso -. E’ una grande festa della democrazia”. Il voto di lunedì sulla piattaforma Rousseau “non ha precedenti nella storia”, insiste l’esponente M5S rivendicando tanto la decisione di sottoporre la questione Diciotti agli iscritti del Movimento quanto il voto contro l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini.
Prima dell’ultimo affondo contro il Partito democratico: “Sono loro che dovrebbero vergognarsi per quello che hanno fatto – conclude Giarrusso -. Loro e i loro parenti per distruggere l’Italia”.
"Colpa dei 5 stelle se i miei sono al gabbio" Delirio Renzi, cosi l'ebetino sta sbavando rabbia da tutti i pori
Non ci sta, Matteo Renzi. La reazione all’arresto dei suoi genitori, Tiziano Renzie Laura Bovoli ora confinati ai domiciliari, arriva anche in un colloquio con il Corriere della Sera, firmato da Maria Teresa Meli, da sempre vicinissima al fu rottamatore.
Renzi punta il dito: “Giuridicamente l’arresto è un’assurdità totale – ribadisce -, e quindi è meglio tenere la partita sul piano giuridico. Faranno fatica a giustificare quel provvedimento cautelativo. E se io facessi la conferenza stampa a butterei troppo in politica”.
Dunque, picchia durissimo sul tempismo sospetto dell’operazione: “Tanto di cappello per il capolavoro mediatico dell’arresto di due settantenni qualche minuto prima delle sette di sera e per l’oscuramento dell’esito del voto dei 5 Stelle, ma io non risponderò alle provocazioni, non farò nessun fallo di reazione”.
Parole pesantissime, perché pur senza dirlo in modo esplicito, Renzi spiega di vedere dietro a quanto successo una regia grillina: il M5s sapeva? Possibile, forse probabile. Per certo inquietante. “Hanno messo al gabbio mia madre – prosegue l’ex premier -, di più non potevano fare.
Ora loro hanno finito e inizio io”. E ancora: “Vorrebbero giudicarci tutti nelle piazze populiste e aspettare un mio fallo di reazione. C’è una tale campagna di odio contro di me… Lo sanno anche i sassi dove vogliono andare a parare.
Però è da vigliacchi mettere in mezzo la mia famiglia – sottolinea Renzi -. Se la prendessero con me, avessero questo coraggio. Io sto qui, non mi muovo e non ho paura”:
mercoledì 20 febbraio 2019
Saviano dedica il premio alle ong. Meloni: “Strano! Pensavo lo dedicasse a chi lotta contro il crimine….”
Lo scrittore Roberto Saviano non perde occasione per proseguire la sua guerra personale contro il governo: “Dedico questo premio alle Ong che salvano vite nel Mediterraneo.
E dedico questo premio ai maestri di strada che a Napoli salvano vite nei quartieri”. Sono state infatti queste le parole di Saviano durante la premiazione della 69ma edizione del Festival di Berlino, dove La paranza dei bambini, tratto dal suo libro, ha vinto per la miglior sceneggiatura.
“Scrivere questo film ha significato compiere un atto di resistenza perché raccontare nel nostro Paese la verità oggi è una cosa molto complessa”, aggiunge Saviano. Perplessa e stupita la reazione della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che su Facebook ha commentato: “Saviano dedica il premio per il suo film alle Ong. Strano!
E io che pensavo lo dedicasse ai tanti eroi italiani che hanno sacrificato la vita lottando contro il crimine organizzato…”.
Saviano infatti non capisce, o finge di non capire, che le ong non “salvano” vite in mkare, perché coloro che tentato in entrare illegalmente nel nostro Paese, lasciando illegalmente il loro spesso mettendo a repentaglio la vita di minori, si mettyono in mare sol oquando sanno con certezza che a due miglia dal gommone ci sono le navi ong pronte a traghettarli in Italia, in violazione della legge del mare, che stabilisce chiaramente che i naufraghi (ma chi va in mare appositamente per essere salvato può esere considerato naufrago?) debbano essere condotti nel porto vicino più sicuro, non stasbilisce che debbano esere portati in Italia.
E dalla Libia prima di arrivare in Italia, ci sono moltissimi porti sicuri: Tripoli, Misurata, Gerba, Sfax, Monastir, Tunisi, Biserta, Malta…. dobbiamo continuare affiché Saviano si convinca che c”è un inconfessabile accordo con gli scafisti trafficanti di uomini?
Marco Travaglio, la crisi di nervi sui grillini che salvano Salvini: l'insulto più sanguinoso
Marco Travaglio ha deciso di cavalcare il malcontento che cova nella pancia del Movimento Cinque Stelle, provocato dall'indecisione grillina sul da farsi sul caso Diciotti e la richiesta del Tribunale dei ministri di processare Matteo Salvini.
Così Travaglio riserva ai parlamentari grillini l'insulto più sanguinoso che conosce, stampato a caratteri cubitali in prima pagina sul suo Fatto quotidiano: "Mezzo M5s parla come B.".
La colpa dei senatori grillini è quella di spaccarsi tra vecchia guardia, che difende "i nostri principi", mentre la maggioranza degli eletti è intenzionata a salvare il vicepremier, cioè il proprio governo
Sardegna, l’azienda che compra latte dalla Romania? E’ sufficiente questa foto per farti capire chi la possiede
E la visita di Renzi PD di appena un anno fa al caseificio Pinna di Thiesi in Sardegna, proprio col gruppo di industriali che ha messo in ginocchio l’economia lattiero casearia sarda e gli allevatori, importando il latte dalla Romania e dalla Bulgaria spacciandolo poi per formaggio prodotto con latte Sardo, e che ha deciso il misero prezzo di 0.60 centesimi di euro a litro di quest’anno agli allevatori, ve la ricordate? Vi ricordate come festeggiavano felici insieme i fratelli Pinna e gli esponenti del PD? Eravamo nel novembre 2017
Ovviamente la storia del latte rumeno era gia’ stata denunciata ai tempi del PD, con Martina ministro dell’agricoltura:
di Romano Satolli- Unione Nazionale Consumatori Sardegna: 27 giugno 2017 Ho saputo del sequestro del formaggio rumeno dalla stampa toscana, prima che dall’Unione. Telefonai subito ad un amico dirigente dell’ICQRF del Mipaaf, il quale non sapeva nulla, cosi come all’ICQRF di Cagliari e Sassari. Già da subito, però, immaginai che il latte provenisse dal caseificio dei F.lli Pinna di Timisoara, in Romania. Oggi leggo che era destinato al loro stabilimento di Thiesi. A parte la dichiarazione del titolare che il latte rumeno è migliore di quello sardo, per cui certe dichiarazioni gridano vendetta se pronunciate da un sardo, che ripete ancora una volta che non era un formaggio DOP e che non hanno mai importato latte rumeno in Sardegna, i nostri pastori ringraziano commossi. In occasione della costruzione del loro caseificio in Romania, scrissi che le mie parole non sarebbero state tenute in considerazione, laddove appariva la pubblicità del “Brigante” (guarda il caso di certi nomi!).
Scrissi allora, e ripeto oggi, che ci mancava altro che vendessero dalla Romania formaggi DOP sardi ottenuti da latte rumeno e bulgaro, ma chiesi perché quei formaggi venivano venduti con nomi italiani, invece che Rumeni! Non era una domanda oziosa!
Denunciai anche il fatto che quel caseificio in Romania era stato finanziato con i fondi del nostro Ministero dell’Agricoltura che poteva meglio investirli in Sardegna per aiutare i nostri pastori! Un altro fatto scandaloso era che in quei tempi il Pinna era presidente del Consorzio di Tutela del Pecorino sardo! Un difensore del nostro DOP che gli fa concorrenza con formaggi da lui prodotti in Romania, dove notoriamente il costo del lavoro e della materia prima sono notevolmente più bassi.
Ora leggo che la Coldiretti scende in piazza, con la solita sfilata di trattori e bandiere gialle, un’altra bella occasione di pubblicizzarsi davanti ai consumatori e dare un contentino agli allevatori incazzati che versano ogni anno la quota per essere tutelati. Poiché il pecorino di Sardegna DOP certificato è meno del 10% della produzione totale, perché non convincono i produttori ad aumentare la quota del certificato, e far capire che la DOP certificata non è una spesa, ma in grado di dare un valore aggiunto che remunera i loro sacrifici, convincendo i consumatori a scegliere solo quello certificato? Tra l’altro, il consorzio di tutela non ha nemmeno un ispettore che vada sul mercato a fare i controlli, cosi come fanno gli ispettori dei vari Parmigiano, Emmenthal, Caciocavallo, Fontina ecc.?
La questione del sequestro, a quanto pare, è stata superata, ma si poteva risolvere con una contravvenzione. La mancanza di etichette, come riportato dalla stampa, non era necessaria in quanto il formaggio era destinato ad un altro stabilimento e non al consumo. Era sufficiente una lettera di vettura con le caratteristiche del prodotto: formaggio di latte di pecora o pecorino da grattugia, per esempio.
Il Signor Pinna dovrebbe però spiegare ai consumatori che non credono più alle favole, per quali motivi questa partita di formaggio, invece di essere esportata direttamente dalla Romania, deve passare prima in Sardegna: forse per fargli prendere l’aria isolana? In vista del TTIP che il nostro governo si appresta a firmare e dare la mazzata definitiva alla nostra agricoltura, credo che questi nostri “capitani coraggiosi” siano quelli che avranno più da guadagnarci! Ho letto che oggi alla Sella & Mosca ci sarà un convegno sui formaggi DOP con tutto il gotha dell’industria casearia. Cosa dirà la nostra Assessora all’Agricoltura di questo fatto? Ci sarà anche il signor Pinna, quale maggior industriale dell’industria casearia sarda e rumena?
LANCIA UN UOVO CONTRO SALVINI E COLPISCE UNA INNOCENTE SIGNORA, LA REAZIONE DEL CAPITANO E ESEMPLARE
Lancia un uovo contro Salvini ma colpisce una signora, la reazione del Capitano è esemplare!
Lancia un uovo contro Salvini ma colpisce una signora, la reazione del Capitano è esemplare!
Davide Casaleggio, affari d'oro con il M5s al governo: ecco quali nuovi contratti ha firmato
Ancora non sappiamo se - come garantito dal vicepremier nonché ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio - il Movimento 5 Stelle abolirà la povertà, certo è che ha giovato alle casse della piccola azienda di marketing informatico Casaleggio Associati, di cui è presidente Davide Casaleggio, fondatore, presidente e tesoriere dell' Associazione Rousseau da cui dipende il M5S.
Infatti, da quando i pentastellati sono al governo - ma sarà solo una coincidenza -, al primogenito di Roberto Casaleggio si rivolgono nuovi giganteschi clienti, che hanno consentito alla società del dominus del movimento di incrementare negli ultimi mesi il proprio giro d' affari prima quasi del tutto piatto, tanto che nel 2017 la Casaleggio Associati aveva chiuso l' anno con un utile di 20 mila euro, sempre meglio degli anni precedenti in cui il bilancio era in rosso. Anche Poste italiane, che ora si occuperà della distruzione del reddito di cittadinanza, ha deciso di investire 30 mila euro, insieme a Consulcesi che ne ha versati altrettanti, per finanziare una piccola ricerca di poco più di 50 paginette, commissionandola all' azienda di Casaleggio junior che l' ha presentata lo scorso novembre.
L'argomento del volumetto è la blockchain, nuova tecnologia di condivisione delle informazioni tra diversi sistemi, tecnologia allo sviluppo della quale l' esecutivo, in particolare il ministero dello Sviluppo economico, con la legge di bilancio ha destinato 45 milioni di euro nell' ambito del "Fondo Blockckhain e Internet of things".
A Davide, del resto, non possiamo farne una colpa se numerosi colossi finanziari scelgono di rivolgersi alla sua minuscola società milanese per riceverne dritte, consigli, suggerimenti di strategie al fine di continuare a fare quello che hanno fatto alla grande negli ultimi decenni anche senza l' aiuto della Casaleggio Associati, ossia espandersi sul mercato ed innovarsi. Magari questi prestigiosi marchi ritengono Davide determinante nei loro business e non gli fa minimamente gola - come si potrebbe pensare - il fatto che Casaleggio junior gestisca l' Associazione Rousseau e abbia per statuto pieni poteri sul movimento che ora è al governo.
SOLO COINCIDENZE È un' altra coincidenza che Poste Italiane, cliente della società privata Casaleggio Associati Srl, sia uno dei soggetti principali nella gestione del flusso finanziario del reddito di cittadinanza mediante le apposite card fornite ai cittadini che hanno diritto al sussidio. L' amministratore delegato di Poste, Matteo Del Fante, ha chiarito il suo rapporto con l' azienda di Casaleggio junior, spiegando che quei 30 mila euro non erano che un semplice finanziamento a un ente di ricerca, come se la Casaleggio Associati fosse un ente senza scopo di lucro che ha ricevuto un po' di beneficenza.
Il conflitto di interessi c' è ed è pure bello grosso. Ma i cinquestelle fingono di non accorgersene, proprio loro che avevano fatto della battaglia a questo genere di discrepanze una sorta di vessillo. Ed i conflitti di interesse non finiscono mica qui.
Poi c' è lui: Mimmo Parisi, profeta in patria, docente di demografia e statistica applicata presso il Dipartimento di Sociologia e Lavoro Sociale dell' Università del Mississippi ed Executive director del NSPARC (National Strategic Planning & Analysis Research Center), centro di ricerca della stessa Mississippi State University. Parisi è - e lo diciamo senza sarcasmo - una sorta di cervello in fuga che Di Maio ha voluto recuperare e riportare all' ovile, in quanto egli ha sviluppato un software di incontro domanda-offerta che ha presentato in un' audizione in Commissione Lavoro della Camera dei deputati come il pezzo mancante e fondamentale del sistema informativo italiano per garantire il successo del reddito di cittadinanza.
Di Maio, che non si sa dove abbia conosciuto il professore italo-americano e perché abbia da subito nutrito tanta stima e fiducia nei suoi riguardi, ha designato Parisi, tirandolo fuori dal cilindro, quale presidente dell' Agenzia ministeriale per le politiche attive del lavoro, Anpal, nonché amministratore unico di Anpal Servizi SPA, società in house della stessa Agenzia a cui il decreto legge sul reddito di cittadinanza assegna ben 500 milioni di euro (il doppio dei fondi destinati alle Regioni), al fine di assumere i cosiddetti "navigator" mediante procedure di selezione che consistono in un semplice colloquio o in test a risposta multipla.
Nella passata legislatura fu proprio l'attuale presidente della Commissione Lavoro del Senato, la solerte grillina Nunzia Catalfo, a rilevare a proposito della governance di Anpal ed Anpal Servizi SPA un evidente conflitto di interessi a causa della coincidenza tra soggetto controllore e soggetto controllato, paventando la nullità degli atti di nomina per manifesta illegittimità.
Forse per questo la prima proposta del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali fu il superamento della coincidenza dei ruoli nonché la previsione di due distinti vertici per Anpal e la sua società controllata Anpal Servizi SPA, inseriti prima nel "decreto Genova" e poi nel decreto "Semplificazioni" approvato dal Consiglio dei ministri di lunedì 15 ottobre 2018. Fino al colpo di scena almeno: nella legge di bilancio 2019 viene non solo riproposta la medesima situazione designata dal Jobs Act ed evidenziata con allarme dalla senatrice Catalfo, ma vengono altresì ridotti i poteri del direttore generale dell' Anpal a favore del potenziamento di quelli del presidente. Occorre sottolineare inoltre che lo statuto dell' Anpal prevede l' incompatibilità tra l' incarico di presidente e altri rapporti di lavoro subordinato pubblico o privato, nonché con qualsiasi altra attività di lavoro autonomo, anche occasionale, che possa entrare in conflitto con gli scopi e i compiti dell' Anpal. Quindi Parisi dovrebbe rinunciare agli incarichi che ha negli Stati Uniti nonché ai suoi affari per ricoprire codesto nuovo ruolo.
GLI AFFARI DI MIMMO PARISI Come se non bastasse l' art. 6, comma 8, del decreto legge sul reddito di cittadinanza prevede la possibilità per il ministero del Lavoro di dotarsi di strumenti e piattaforme informatiche, volte a favorire l' incontro tra domanda e offerta di lavoro come il software messo a punto da Parisi, attraverso enti controllati e società in house, come appunto Anpal Servizi SPA. Tuttavia, speriamo che il ministero non si sia scordato che per questo genere di acquisti i dicasteri stessi così come gli enti controllati e le società in house devono procedere mediante bandi e gare, ossia rispettando le leggi nazionali e comunitarie che non possono essere in alcun modo aggirate mediante delega.
Sul costo poi di queste eventuali piattaforme informatiche non viene specificato nulla. L' unica certezza è che non abbiamo altra scelta che comprare il sistema studiato in America da Parisi per riuscire in qualche modo a portare nelle tasche degli italiani l' elemosina di Stato e pervenire al boom economico nonché all' abolizione della povertà. Mimmo Parisi ci salverà.
Ultima ora Di Maio:“Tagli agli stipendi di Fazio e Vespa? È finita l’epoca di chi guadagna 3 milioni di euro in tv di Stato”
“Tagliare gli stipendi di Bruno Vespa e Fabio Fazio? È finita l’epoca in cui si può guadagnare nella tv di Stato 3-3,5 milioni all’anno.
Credo che sia arrivato il momento di dare una sforbiciataagli stipendi dei politici ma anche di qualcuno, che non è politico, ma che sta dentro un’azienda di stato. Questo è un obiettivo di questa legislatura”.
Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, a Pomigliano D’Arco.
GUARDA IL VIDEO: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/04/rai-di-maio-tagli-agli-stipendi-di-fazio-e-vespa-e-finita-lepoca-di-chi-guadagna-3-milioni-di-euro-in-tv-di-stato/4945279/?fbclid=IwAR3R0uNHLR9eOP7-JcPLOO7aDBTOezI8OE7_11Oeks07Sdy76tA8zSnGBmU
Sardegna, l’azienda che compra latte dalla Romania? E’ sufficiente questa foto per farti capire chi la possiede
E la visita di Renzi PD di appena un anno fa al caseificio Pinna di Thiesi in Sardegna, proprio col gruppo di industriali che ha messo in ginocchio l’economia lattiero casearia sarda e gli allevatori, importando il latte dalla Romania e dalla Bulgaria spacciandolo poi per formaggio prodotto con latte Sardo, e che ha deciso il misero prezzo di 0.60 centesimi di euro a litro di quest’anno agli allevatori, ve la ricordate? Vi ricordate come festeggiavano felici insieme i fratelli Pinna e gli esponenti del PD? Eravamo nel novembre 2017
Ovviamente la storia del latte rumeno era gia’ stata denunciata ai tempi del PD, con Martina ministro dell’agricoltura:
di Romano Satolli- Unione Nazionale Consumatori Sardegna: 27 giugno 2017 Ho saputo del sequestro del formaggio rumeno dalla stampa toscana, prima che dall’Unione. Telefonai subito ad un amico dirigente dell’ICQRF del Mipaaf, il quale non sapeva nulla, cosi come all’ICQRF di Cagliari e Sassari. Già da subito, però, immaginai che il latte provenisse dal caseificio dei F.lli Pinna di Timisoara, in Romania. Oggi leggo che era destinato al loro stabilimento di Thiesi. A parte la dichiarazione del titolare che il latte rumeno è migliore di quello sardo, per cui certe dichiarazioni gridano vendetta se pronunciate da un sardo, che ripete ancora una volta che non era un formaggio DOP e che non hanno mai importato latte rumeno in Sardegna, i nostri pastori ringraziano commossi. In occasione della costruzione del loro caseificio in Romania, scrissi che le mie parole non sarebbero state tenute in considerazione, laddove appariva la pubblicità del “Brigante” (guarda il caso di certi nomi!).
Scrissi allora, e ripeto oggi, che ci mancava altro che vendessero dalla Romania formaggi DOP sardi ottenuti da latte rumeno e bulgaro, ma chiesi perché quei formaggi venivano venduti con nomi italiani, invece che Rumeni! Non era una domanda oziosa!
Denunciai anche il fatto che quel caseificio in Romania era stato finanziato con i fondi del nostro Ministero dell’Agricoltura che poteva meglio investirli in Sardegna per aiutare i nostri pastori! Un altro fatto scandaloso era che in quei tempi il Pinna era presidente del Consorzio di Tutela del Pecorino sardo! Un difensore del nostro DOP che gli fa concorrenza con formaggi da lui prodotti in Romania, dove notoriamente il costo del lavoro e della materia prima sono notevolmente più bassi.
Ora leggo che la Coldiretti scende in piazza, con la solita sfilata di trattori e bandiere gialle, un’altra bella occasione di pubblicizzarsi davanti ai consumatori e dare un contentino agli allevatori incazzati che versano ogni anno la quota per essere tutelati. Poiché il pecorino di Sardegna DOP certificato è meno del 10% della produzione totale, perché non convincono i produttori ad aumentare la quota del certificato, e far capire che la DOP certificata non è una spesa, ma in grado di dare un valore aggiunto che remunera i loro sacrifici, convincendo i consumatori a scegliere solo quello certificato? Tra l’altro, il consorzio di tutela non ha nemmeno un ispettore che vada sul mercato a fare i controlli, cosi come fanno gli ispettori dei vari Parmigiano, Emmenthal, Caciocavallo, Fontina ecc.?
La questione del sequestro, a quanto pare, è stata superata, ma si poteva risolvere con una contravvenzione. La mancanza di etichette, come riportato dalla stampa, non era necessaria in quanto il formaggio era destinato ad un altro stabilimento e non al consumo. Era sufficiente una lettera di vettura con le caratteristiche del prodotto: formaggio di latte di pecora o pecorino da grattugia, per esempio.
Il Signor Pinna dovrebbe però spiegare ai consumatori che non credono più alle favole, per quali motivi questa partita di formaggio, invece di essere esportata direttamente dalla Romania, deve passare prima in Sardegna: forse per fargli prendere l’aria isolana? In vista del TTIP che il nostro governo si appresta a firmare e dare la mazzata definitiva alla nostra agricoltura, credo che questi nostri “capitani coraggiosi” siano quelli che avranno più da guadagnarci! Ho letto che oggi alla Sella & Mosca ci sarà un convegno sui formaggi DOP con tutto il gotha dell’industria casearia. Cosa dirà la nostra Assessora all’Agricoltura di questo fatto? Ci sarà anche il signor Pinna, quale maggior industriale dell’industria casearia sarda e rumena?
FINI PRIMA UDIENZA PER 12 ANNI DI GALERA, RIDI ADESSO CARO GIANFRANCO
Oggi,per Gianfranco Fini è un giorno drammatico: dopo il rinvio a giudizio per riciclaggio stabilito dal Gup di Roma lo scorso luglio - che lo ha spedito a processo insieme ad Elisabetta Tulliani, il padre e il fratello di quest'ultima, Sergio e Giancarlo Corallo - l'ex presidente della Camera affronta oggi il suo primo di giudizio.
E, sulla carta, rischia fino a 12 anni di carcere: siamo a un passo, dunque, dal termine di una parabola che ha avuto inizi gloriosi, passati burrascosi e un probabile finale disastroso.
Leggi anche: Fini avvistato al negozio di antiquariato. E umiliato Il processo è fissato davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Roma: oggi saranno rese note le date delle prossime udienze e non verrà ascoltato nessuno. Al centro delle contestazioni dei magistrati, nel dettaglio, l'operazione di compravendita del celeberrimo appartamento di Montecarlo.
I reati contestati dalla procura ad alcuni imputati sono quelli di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio ed evasione fiscale.
Da par suo, Fini si mostra poco preoccupato per l'avvio del processo: "Finalmente. Serenità, coscienza a posto e, quindi, fiduciosa attesa del giudizio".
Dunque le parole dell'avvocato di Giancarlo Tulliani, Alessandro Diddi, che commenta così la posizione del suo assistito, che si trova a Dubai: "È preoccupato, ma nell'assoluta consapevolezza di essere innocente e non latitante". Staremo a vedere...
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