sabato 16 febbraio 2019
“HANNO TRUCCATO I DATI PER AFFONDARE L’ITALIA” MONTI E UNA BANCA EUROPEA SPUTTANATI DAI PM
Per questo motivo il pubblico ministero alla fine della requisitoria ha chiesto la condanna a due anni di reclusione e 300mila euro di multa per Deven Sharma, all’ epoca presidente mondiale di S&P, e a tre anni di reclusione ciascuno e 500mila euro di multa per Yann Le Pallec, responsabile per l’ Europa, e per gli analisti del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer.
Per la società di valutazione è stata chiesta la condanna alla sanzione pecuniaria di 4,647 milioni di euro.
Insomma, mentre il quarto governo Berlusconi viveva la sua fase più angosciosa sotto la spinta della crisi da spread, l’ agenzia di rating non avrebbe ottemperato agli obblighi di veridicità delle informazioni fornite. I report sotto accusa sono quattro, l’ ultimo dei quali è il declassamento del rating dell’ Italia di due gradini (da A a BBB+) del 13 gennaio 2012. Il confronto tra 2010 e 2011 citato Ruggiero, che ha parlato per cinque ore, attiene al fatto che il contratto tra il Tesoro e l’ agenzia di rating, durato 17 anni, cessò nel 2010 «ed è dal 2011 – ha sostenuto il magistrato – che si registrano bocciature dell’ Italia da parte dell’ agenzia» adducendo così un «movente ritorsivo» per il delitto contestato.
Il pm ha poi fatto riferimento alla testimonianza del direttore del Debito pubblico presso il Tesoro, Maria Cannata, secondo cui S&P «avrebbe sempre enfatizzato aspetti critici rispetto all’ Italia» e che parlare con i suoi analisti era come «parlare al vento». Ruggiero ha citato come «bazooka fumante» due intercettazioni.
La prima è la telefonata del 3 agosto 2011 tra l’ ex manager S&P Maria Pierdicchi col presidente Sharma in cui si faceva riferimento al fatto che «serve più personale senior che si occupi dell’ Italia», dunque ammettendo l’ impreparazione del team di valutazione. La seconda è una mail dell’ ex responsabile corporate rating Renato Panichi nella quale si sottolineava come la valutazione del sistema bancario al momento del taglio del rating fosse «esattamente contraria alla situazione reale».
«Molti indizi raccolti fanno più di una prova sul complotto ordito da oligarchie, troika, banche di affari e massonerie internazionali, per abbattere e sostituire con un loro fiduciario, un governo democraticamente eletto, quello presieduto da Silvio Berlusconi», ha commentato il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta, parlando di «un vero e proprio colpo di Stato» e invocando ancora una commissione d’ inchiesta parlamentare. «Le agenzie di rating sono state gli esecutori di un complotto che però ha mandanti politici», ha chiosato la deputata azzurra Elvira Savino. S&P ha ribadito che «le accuse non sono suffragate da prove degne».
Gino Strada fuori controllo, diluvio di insulti a Matteo Salvini: "Cogl***, criminale, hitleriano"
Il fondatore di Emergency, Gino Strada, attacca ancora una volta il governo dopo l'ultimo naufragio nel Mediterraneo e l'intervento forzato dal premier Giuseppe Conte sulle autorità libiche per il salvataggio di 100 naufraghi su un barcone in avaria. Intervistato a Circo Massimo su Radio Capital, Strada si è sfogato contro il rimpallo degli ultimi giorni tra i Paesi Ue: "Gli esseri umani non sono sacchi di patate, che vengono dirottati, tu ne prendi 10, io 15.
Ma dico siamo impazziti? Questo è un mondo di barbari. Qui stiamo tornando con le stesse logiche di tempi che speravamo non dovessero più presentarsi.
Questa idea di un'Europa che si chiude con muri è un'idea che ha un nome molto chiaro: l'idea della forzetta Europa è un'idea hitleriana". Leggi anche: Che tempo che fa, Strada: "In Italia nuova forma di fascismo" Alla scarsa stima per chi governa l'Unione europea si aggiunge il disprezzo di Strada per il governo italiano: "Quando alla fine si è governati da una banda dove una metà sono fascisti e l'altra metà sono cogl*** non c'è una grande prospettiva per il Paese".
L'obiettivo principale del medico di Emergency è ovviamente il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sostanzialmente il colpevole di quel che sta accadendo secondo Strada: "Mi stupisce la completa disumanità di questo signore. È un atteggiamento che non è soltanto non solidale o indifferente, ma è gretto, ignorante.
È un atteggiamento criminale, questi sono dei criminali, dobbiamo svegliarci ci stanno ammazzando la gente sotto i nostri occhi e li sta ammazzando un governo che, purtroppo, molti italiani hanno anche assecondato e votato. È il nuovo fascistello, che indossa tutte le divise possibili eccettoquella dei carcerati, non ha preso il 90% dei voti".
Secondo Strada è il momento di una rivolta popolare, tanto che invoca la reazione dei cittadini contro il governo: "I cittadini devono organizzare una resistenza di fronte a questa nuova barbarie, a questo nuovo fascismo misto a incompetenza e a bullismo che sta dilagando".
RETROSCENA DI PALAZZO voci sul piano di Sergio Mattarella per azzerarla e far cadere il governo
Sulla manovra incombe l’incubo dell’esercizio provvisorio: se non venisse approvata entro il 31 dicembre scatterebbe il regime in questione, che prevede lo stop ad ogni attività economica (lo Stato si dovrebbe limitare alle spese ordinarie).
Mario Monti teme che quella del regime provvisorio sia una possibilità concreta: “Se mai si riuscirà ad evitare…”, ha affermato sibillino.
Nel caso, Sergio Mattarella – sottolinea Dagospia – avrebbe argomenti validi per dare una spallata al governo di Lega e M5s. Nelle ultime ore, fonti vicine al Colle, hanno riferito dello “stupore” e dello “sconcerto” del capo dello Stato per quanto accaduto nelle ore che hanno preceduto l’ok al Senato della legge di bilancio.
Ma c’è di più. Sabato, tra leghisti e pentastellati, in molti si chiedevano se dietro ai ritardi non ci fosse davvero una “manina”, il cui obiettivo, appunto, sarebbe arrivare all’esercizio provvisorio e, dunque, magari far crollare l’esecutivo. Se questo scenario clamoroso si realizzasse, ci sarebbe già il nome del futuro premier: Mario Draghi.
“C’è chi vuole renderci la vita difficile, azzopparci in vista delle prossime elezioni europee e magari sperare nell’esercizio provvisorio per far saltare il banco”, confida un grillino a Dagospia. Staremo a vedere. Per certo, Draghi è popolarissimo tra gli italiani: secondo un recente sondaggio Gpf, infatti, il 33% lo vorrebbe come prossimo premier.
Cifre con cui stacca anche Matteo Salvini, al 24%, e Luigi Di Maio, al 22,5 per cneto
"Matteo, elimina Saviano". Salvini reagisce alle grida, ma la sinistra lo attacca
Ancora polemiche per la visita ad Afragola di Matteo Salvini. Dopo il baciamano, ora la sinistra attacca per le parole di un uomo su Roberto Saviano
La visita ad Afragola (Napoli) tra la folla che lo attendeva è minata di polemiche per Matteo Salvini.
Prima il baciamano, criticato da alcuni. Poi il grido contro Saviano. Ma lui, il ministro dell'Interno, sembra farsi scivolare addosso le polemiche.
L'ultima riguarda Roberto Saviano e a sollevarla è il quotidiano Repubblica. Mentre stringeva le mani ai sostenitori scesi in piazza per salutarlo, alle orecchie del leader della Lega è arrivato un grido ripetuto tre volte. A urlare è un giovane: "Elimina Saviano. Elimina Saviano".
Il riferimento, ovviamente, è all'autore di Gomorra che col ministro dell'Interno è in "guerra" aperta tra polemiche, accuse, insulti e querele. Secondo Repubblica a quelle parole contro Saviano, Salvini non avrebbe risposto "ci si aspetterebbe da un uomo delle istituzioni che ascolta una frase minacciosa lanciata all'indirizzo di un autore che rischia la pelle da più di dieci anni".
In realtà il leader del Carroccio ha prestato attenzione a quelle grida e le ha fatte tacere: "No, lunga vita a Saviano", ha detto in direzione del ragazzo. Eppure quelle parole, quel "togligli la scorta, la paghiamo noi", per alcuni è bastato a creare un caso politico
Cazzola: ‘Ho scritto una lettera per chiedere al Presidente della Repubblica di nominare Elsa Fornero senatore a vita’ VIDEO
Cazzola: ‘Ho scritto una lettera per chiedere al Presidente della Repubblica di nominare Elsa Fornero senatore a vita’
Parlando di pensioni impossibile non citare Elsa Fornero e Cazzola spiega il perchè ha scritto una lettera pubblicata dal Foglio dove chiedeva di nominare Elsa Fornero, senatore a vita…IL VIDEO:
“Cagati addosso, ma che voce hai?” così Mario Giordano demolisce Gino Strada, costringendolo a rispondere come un bambino di terza elementare
Duro scontro, costellato di insulti, ieri 12 febbraio a CartaBianca tra il capo di Emergency Gino Strada e Mario Giordano. Si parlava di migranti, sbarchi e ong.
“Lei pensa che gli africani vogliano tutti venire in Italia? Pensa che vogliano quello? Ma che idea si è fatto? Ciascuno ha la sua storia”, dice Strada. “Adesso i nostri giovani migrano dall’Italia, se li immagina se venissero espatriati”, aggiunge il dottore, evidentemente scollegato da ogni logica. Mario Giordano replica: “In tutti gli stati del mondo esistono regole d’accesso.
Altrimenti teorizziamo l’abolizione dei confini. Finché esiste uno stato, può decidere”. Interviene la conduttrice Bianca Berlinguer che dice che effettivamente l’Italia non si può fare carico di tutto. Parla Gino Strada: “La migrazione è un valore.
Nel passato pensiamo a Freud, Einstein, quanti ne perdiamo in fondo al mare per la nostra ottusità mentale. Se uno chiede aiuto è disumano e criminoso non darglielo. Il clima si surriscalda. Giordano incalza: “Non possiamo accogliere tutti”. “Tanti hanno fatto soldi su accoglienza”.
“Sono cag**”, ribatte il fondatore di Emergency, “io non riesco a discutere con questo grillo parlante, tra l’altro con la voce sgradevole“. Inizia a imitarlo. “Bravo faccia l’imitazione”, replica Giordano, “si è ridotto al livello di Sgarbi”. E ancora lo imita. “E’ come discutere con la friggitrice”, dice Strada, che fa un siparietto con la Berlinguer fingendo di non conoscere il giornalista.
“Ma dove l’avete trovato? Non l’avevo mai visto, ma scrive?”. Il dibattito prosegue con Giordano che spiega: “Vorrei che le navi non governative non fossero nel Mediterraneo”. Strada: “Cioè la cosa più umana è impedire alle ong di salvare persone? Ma vada dalla guardia psichiatrica“. Ci vada lei, no lei. La rissa è totale. I toni, ormai, irrimediabili.
La poltrona d’oro alla vigilessa perchè amica di Renzi? Non ne aveva i titoli, ma i giudici ci hanno messo ben 3 anni per stabilire quello che tutti sapevano dal primo giorno
Meglio tardi che mai. Nonostante da ben tre anni svolga la funzione di consigliere di Stato, solo ora si accerterà sul serio se Antonella Manzione abbia davvero i titoli per ricoprire un incarico tanto delicato come quello a Palazzo Spada.
Dove era entrata dal portone principale grazie al governo allora guidato da Matteo Renzi che, una volta diventato presidente del Consiglio, l’ aveva voluta con lui a Roma a capo del Dipartimento affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi.
Salvo poi dirottarla al Consiglio di Stato, nonostante non avesse neppure l’età minima per essere nominata e a dispetto dei dubbi che erano stati avanzati pure sul livello del suo profilo considerato non eccellente. Ma a quanto pare neppure questo aveva scoraggiato Renzi.
Che senza farsi alcun problema era andato avanti, mandando la pratica al Colle dove la nomina di Manzione era stata finalizzata con decreto dal Presidente della Repubblica. Proprio per questo, l’Associazione nazionale magistrati amministrativi, che ne ha contestato la correttezza, ha chiamato in causa non solo Manzione ma pure il Quirinale oltre che la Presidenza del Consiglio, ossia tutti i livelli più alti dell’ amministrazione statale che con quella faccenda hanno avuto a che fare.
E l’ altroieri gli stessi colleghi di Manzione al Consiglio di Stato, organo di appello del Tar che in primo grado aveva respinto il ricorso, hanno deciso che invece è proprio il caso di chiarire la questione. Ordinando che vengano acquisiti i documenti che la riguardano e che sono custoditi al comune di Firenze. Dove l’ attuale consigliera di Stato lavorava, a fianco di Renzi, prima che le loro strade si rincrociassero a Roma. Ma che carte cercano?
Per essere nominati consiglieri di Stato bisogna come minimo essere professori universitari, avvocati di rango, o almeno magistrati di Corte d’ appello. Non avendo nessuno di questi profili e non sapendo che pesci prendere, il Consiglio di presidenza di Palazzo Spada all’ epoca aveva certificato che il curriculum di Manzione poteva tranquillamente essere equiparato a quello di dirigenti generali o funzionari di primaria importanza di ministeri, organi costituzionali e delle altre amministrazioni pubbliche.
Nonostante le perplessità di più d’ uno, tra quelli che furono chiamati a valutarne la piena idoneità. Compreso Giuseppe Conte che all’ epoca sedeva nell’ organismo chiamato a decidere e che inutilmente aveva cercato di far notare che l’ ex capo dei vigili urbani di Firenze non aveva esattamente le competenze e il profilo richiesto, mentre era piuttosto chiara la natura fiduciaria che la legava a Renzi.
Per accertare la legittimità della nomina, ora dovrà essere acquisita “la documentazione idonea a definire, in modo chiaro e preciso, quali specifiche e analitiche funzioni competessero – in concreto – alla dott.ssa Manzione in ragione dei predetti incarichi svolti, nonché le esatte grandezze del personale e della dotazione finanziaria in tali ruoli dalla stessa amministrato, le eventuali funzioni propositive di indirizzo amministrativo generale ovvero le eventuali attribuzioni di coordinamento, direzione e sanzione di personale con qualifica dirigenziale a lei formalmente sottordinato”.
E non basta. Per i giudici del Consiglio di Stato servono anche “chiarimenti” sulle procedure con cui le vennero conferiti quegli uffici a Firenze e quali titoli di studio o qualifiche li hanno giustificati. Insomma, pare di capire che si voglia approfondire sul serio. Alla buon’ ora.
Soldi nostri per pagare i ricorsi dei clandestini! Umbria, così la governatrice del PD spende i soldi della sua gente
La Lega insorge: “Impensabile sottrarre 70mila euro di risorse pubbliche destinate agli umbri”. Salvini: “Pd pensa a spendere soldi per gli immigrati”
È partita sfida dell’Umbria al decreto Sicurezza di Matteo Salvini. Il tema è sempre quello degli immigrati. “La Regione stanzia un fondo per i primi 70 profughi che escono dal programma d’accoglienza in seguito al Decreto Salvini”, denuncia Marco Squarta, consigliere regionale di Fratelli d’Italia.
La giunta guidata da Catiuscia Marini starebbe infatti pensando di destinare “1000 euro ai Comuni per ogni profugo” colpito dal dl Sicurezza. “Uno schiaffo ai 5mila umbri che non possono permettersi di comprare i farmaci, alle madri costrette ad indebitarsi per assistere il figlio disabile e in generale alle migliaia di umbri che vivono in povertà“, attacca Squarta.
L’intenzione della giunta regionale, secondo quanto riportano i media locali, sarebbe quella di destinare un fondo di risorse in favore dei migranti coinvolti nella riforma del sistema di accoglienza. Da Palazzo Donini arriverebbero almeno mille euro per ogni straniero, soldi da destinare ai Comuni. “Impensabile sottrarre 70mila euro di risorse pubbliche destinate agli umbri e finanziare progetti di assistenza per gli immigrati”, attacca a Umbriajournal il commissario della Lega a Terni, nonché deputata leghista, Barbara Saltamartini.
“La Regione Umbria prosegue nella sua personale battaglia politica contro il Decreto Sicurezza di Matteo Salvini – spiega l’onorevole – ma ad esserne penalizzati sono ancora una volta i cittadini che non hanno servizi essenziali, che non hanno un lavoro, che viaggiano su strade dissestate, che attendono anni per una visita specialistica“.
Uno scontro a viso aperto tra “la sinistra” la cui “priorità è dare soldi per assistere gli immigrati” e la Lega che intende “sostenere le piccole e medie imprese che stanno chiudendo, le comunità locali e le famiglie in difficoltà, promuovere occupazione giovanile“. Sul caso interviene anche il ministro dell’Interno. “Niente, non ce la fanno, perseverano – scrive su Facebook Matteo Salvini – Nell’Umbria amministrata (ancora per poco) dal Pd si pensa a spendere soldi per gli sbarcati anziché per gli italiani! Ma come si fa?“
venerdì 15 febbraio 2019
“MA COSA PIANGI, SEI RIDICOLA!” COSI’ PORRO ASFALTA EMMA ‘POMPETTA’ BONINO E LA SUA SCENEGGIATA DA PREMIO OSCAR
Ha fatto discutere e ha impressionato il pianto di Emma Bonino in aula al Senato.
Al termine di un durissimo intervento in cui accusava il governo di Lega e M5s di “calpestare la democrazia” (per non aver fatto passare in commissione la manovra), la Bonino è infatti scoppiata in lacrime.
Un pianto che, però, non convince Nicola Porro. Il quale, nella sua rubrica Zuppa di Porro, ci va giù durissimo contro la radicale.
Poche parole, ma pesantissime: “Il pianto di Emma Bonino che sembra diventata la custode dei valori repubblicani. Ridicola”. Nicola Porro, insomma, va dritto al punto.
“I popoli devono rimanere nelle loro terre”. Mons. Crepaldi si schiera con Salvini e la Dottrina Sociale della Chiesa contro la politica immigrazionista di Bergoglio
“La dottrina sociale della Chiesa è chiara: i popoli devono rimanere nelle loro terre.
La politica decide se accogliere o no, la religione deve annunciare Cristo. Ma forse qualcuno se n’è scordato…“
A parlare è Monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e presidente dell’Osservatorio cardinale Van Thuan sulla dottrina sociale.
E’ chiaro che sono parole in netto contrasto con la linea di Bergoglio.
Bergoglio che continuamente sostiene l’immigrazione e condanna il nostro Governo che chiude i porti.
Bergoglio che fa politica invece di preoccuparsi di evangelizzare Cristo.
Bergoglio che vuole arrivare ad un’unione tra le religioni senza tener conto delle differenze sostanziali che le dividono.
Vediamo ora di analizzare le discrepanze tra l’operato di Bergoglio e quanto afferma la dottrina della Chiesa secondo l’arcivescovo Crepaldi.
Prima di tutto Crepaldi, nell’affrontare il problema dei flussi migratori, afferma che bisogna tener conto “del bene comune non solo degli immigrati ma anche della nazione che li accoglie“. Bisogna “interrogarsi sulle reali possibilità di integrazione. Non solo i bisogni di chi chiede l’accoglienza. La politica deve regolare l’accoglienza in modo strutturale nella tutela del bene di tutti“. E riferendosi all’Italia non sottovaluta i problemi legati all’immigrazione: “Combattere la criminalità organizzata e non scaricare tutta la responsabilità sull’Italia” .
Dichiarazioni che suonano nuove per noi cattolici abituati a sentire Bergoglio che non perde occasione per incentivare l’accoglienza di tutti gli immigrati.
Chiediamo quindi a Bergoglio: accogliendo nel nostro Paese uomini forti africani che non scappano da guerre ma entrano irregolarmente con il solo scopo di portare la malavita impadronendosi anche di Paesi come Castel Volturno in mano alla mafia nigeriana, si fa il bene dell’Italia?
Chiediamo a Bergoglio: favorendo con l’immigrazione la criminalità organizzata si fa il bene di uomini, donne, bambini che, una volta entrati nel nostro Paese, non solo vengono costretti a prostituirsi ma macellati per togliere organi vitali e venderli?
Chiediamo a Bergoglio: questi uomini forti, robusti con cellulari all’ultima moda che una volta messo il piede sul territorio italiano si impongono, hanno solo pretese, non rispettano regole di convivenza, vogliono realmente integrarsi nel nostro Paese?
L’integrazione prima di tutto esige il rispetto per il Paese che ospita. I fatti dimostrano che sono gli italiani a subire!!!
Chiediamo a Bergoglio: come “capo” (presunto) della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, perché porta avanti l’obiettivo di costruire un’unica religione mondiale? Come poter accogliere e condividere “prassi contrarie al bene dell’uomo“?
L’arcivescovo Crepaldi proprio riferendosi all’integrazione afferma: “Non bisogna sottovalutare la religione delle persone che vengono accolte. In questo caso l’Islam. Non bisogna far finta che nella teologia islamica non ci siano elementi che rendono difficile l’integrazione“. Aggiunge: “Una società multireligiosa non è un bene in sè. Ci sono religioni che propongono e impongono prassi contrarie al bene dell’uomo, come la superiorità del maschio sulla femmina o le mutilazioni genitali“.
Anche qui doverose sono le domande da rivolgere a Bergoglio.
Chiediamo a Bergoglio: accogliendo tutti questi uomini prevalentemente di religione islamica non c’è il pericolo che l’Italia perda la sua identità di Paese con radici cristiane cattoliche?
Chiediamo a Bergoglio: come mai, invece di continuare ad evangelizzare Cristo, per rispetto verso gli immigrati e per non offenderli, ha appoggiato sacerdoti che si sono posti contro i presepi e hanno chiuso la Chiesa nel giorno del Santo Natale in segno di protesta verso un governo che chiude i porti per il bene del Paese?
Chiediamo a Bergoglio: come mai invece di difendere la religione cattolica non si è pronunciato quando nelle scuole hanno cercato di sostituire il nome di Gesù e Maria nelle canzoncine di Natale per non ferire bambini di religione islamica?
Chiediamo a Bergoglio: perché questi uomini forti, robusti che non scappano da guerre non rimangono nei loro Paesi per aiutare nello sviluppo, nella crescita? Hanno forse l’obiettivo, come del resto dimostrato, di destabilizzare il nostro Paese?
Chiediamo a Bergoglio: come mai è così appoggiato dalla Massoneria internazionale che arriva anche a ringraziarla pubblicamente?
Da non sottovalutare sono anche le posizioni dei vescovi africani che invitano i loro giovani a non emigrare sostenendo la Dottrina Cattolica della Chiesa che al riguardo dice: “Esiste prima di tutto un diritto a non emigrare e a rimanere nella propria nazione e presso il proprio popolo“.
Matteo Renzi, Martina vuole sfiduciare l'ex segretario del Pd: come si rende ridicolo
Il ruggito di Maurizio Martina spiazza la base democratica: «È arrivato il momento di presentare una mozione di sfiducia al ministro Salvini, ha violato la legge nel fare il suo lavoro». Roar. Intervenendo alla convenzione nazionale del Pd, il candidato alla segreteria del partito individua il nemico.
Basta contrasti interni, dice, iniziamo a mettere nel mirino il leader della Lega. La pistola di Martina è piuttosto scarica, però.
È chiaro che una mozione di sfiducia individuale contro Salvini non ha alcuna speranza di avere i numeri in Parlamento. Anzi: il capitano rischia di ricevere anche una quota di voti in arrivo dai suoi alleati del centrodestra. Farebbe un figurone, invece di essere mandato a casa. Ma Martina non ne vuole sapere: «I miei avversari sono Lega e M5s senza ambiguità perché sono contro la democrazia liberale.
I miei avversari», prosegue, «sono quelli che sostengono la legge Pillon, che prendono in giro i disabili con questa legge di bilancio, che lisciano il pelo al razzismo e al fascismo, che chiudono il centro di Castelnuovo di Porto e non chiudono le sedi di Casapound», ha proseguito l' ex ministro delle Politiche Agricole, «quelli che lasciano gli sfollati di Genova soli dopo aver preso gli applausi davanti alle telecamere, quelli che si mettono le divise delle forze dell' ordine e poi bloccano i ragazzi che vogliano entrare con i concorsi pubblici, sono quelli che governano e hanno una posizione ambigua sulla dittatura venezuelana». Poi Martina parla di Salvini: «Il mio avversario è un ministro coniglio, forte con i deboli e debole con i forti, che scappa dal processo anziché affrontarlo».
Ed è per questo che, secondo il candidato alla segreteria dei dem, il ministro dell' Interno va sottoposto alla mozione di sfiducia e deve andare in Tribunale: «Deve difendersi nel processo e non dal processo».
Infine l' ex vice di Matteo Renzi parla alla base: «Questo non è un congresso normale, ci giochiamo il futuro del Paese e ci giochiamo il nostro futuro. Molti scommettono che il futuro nasca dalle ceneri del Pd, ma io dico di no. Io penso», aggiunge, «che nelle settimane che ci separano dalle primarie deve crescere la consapevolezza che il confronto è una risorsa. Per me è il congresso il mezzo dell' unità».
Senza pluralità e unità, conclude, «si diventa un piccolo partito, ma questo non serve. Voglio fare un congresso sulla prospettiva e non sui rancori, sulle rabbie, sulle rivincite. Non faccio opposizione ai governi del Pd per battere Salvini».
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