lunedì 4 febbraio 2019

Carlo Calenda, l'ultimo disastro politico dei vescovi: quanto vale davvero l'ex ministro


Sembrava Luigi Sturzo e invece era un cespuglio. L' anniversario dell' Appello ai liberi e forti lanciato dal sacerdote di Caltagirone il 18 gennaio di cent' anni fa, e che allora segnò la nascita del Partito popolare, avrebbe dovuto cambiare la politica italiana.

Era stato Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi, a chiamare alle armi. Appena nato il governo Conte, dinanzi alla comunità di sant' Egidio, dove s' incrociano fede, progressismo e rapporti internazionali di alto livello, aveva detto che «in un momento così serio della nostra storia i cristiani non possono disertare quel servizio al bene comune che è fare politica». Il «momento serio» ha ovviamente la faccia di Matteo Salvini: anche se il cardinale aveva assicurato che la mobilitazione cattolica non avrebbe «favorito l' uno o l' altro disegno», il senso delle sue parole era chiaro. Lo è stato ancora di più a novembre, quando il capo dei vescovi ha indicato il nemico con precisione: «No al populismo e no al nazionalismo. Non possiamo permettere che un vento grigio di paura, rancore e xenofobia soffi sull' Europa».

Dietro, anzi avanti a tutti c' è Jorge Mario Bergoglio, che in questa sfida ha schierato l' informazione cattolica ufficiale: L' Osservatore Romano, Avvenire, Tv 2000 e l' agenzia Sir. Gli ultimi tre media, che fanno capo alla conferenza episcopale, hanno appena siglato un accordo con il Parlamento europeo per raccontare le meraviglie compiute in questi anni dalle istituzioni di Bruxelles, minacciate ora dai barbari sovranisti. E poi, sebbene eroso dalle gelosie (Flavia Prodi morde chiunque voglia appropriarsi dell' eredità politica del marito), c' è tutto il mondo ex ulivista e popolare che smania per tornare a occupare un posto al sole, ci sono le Acli, l' Azione cattolica e le altre associazioni, i movimenti, le ong e le parrocchie.

TANTO RUMORE... Tanto appare vasto lo schieramento, insomma, e tanto altolocati gli sponsor, che era lecito attendersi una "Cosa bianca" in grado di camminare sulle proprie gambe. Tra pochi giorni si vota in Abruzzo e poi toccherà alla Sardegna; la campagna elettorale per le Europee, con le quali tutto cambierà, è già iniziata: se non ora, quando? Invece l' unica cosa che è spuntata è l' ennesima sigla di cattolici progressisti, affiliata al partito-non partito di Carlo Calenda, a sua volta stampella del Partito democratico. Che è come dire una succursale del nulla. Si chiama Demos, che sta per Democrazia solidale, ed è su piazza da un pezzo, anche se in pochi se ne sono accorti. La guida il romano Mario Giro, il quale è stato sottosegretario agli Esteri nei governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni ed è membro della comunità di Sant' Egidio di Andrea Riccardi: nel 2013 si era candidato con Mario Monti, ma gli è andata male.

A questo partitino, ieri il quotidiano dei vescovi (non per la prima volta) ha dedicato mezza pagina. Avvenire dipinge una scena messa in grande fermento dall' attivismo di Bassetti: «Reti e comitati sono sorti e stanno sorgendo in tante città. Con proprie liste nelle maggiori competizioni locali e un occhio anche alle Europee». In questo magma spicca Demos, che ha subito dato «una risposta affermativa all' appello del presidente della Cei, per fare rete e ricucire l' Italia», e che promette, da adesso in poi, di essere presente «in tutte le elezioni amministrative».

Il 20 febbraio, a Milano, la creaturina sarà battezzata in grande stile, con la presenza dell' economista Carlo Cottarelli, del sociologo Alessandro Rosina e del vicesindaco Arianna Censi. È evidente che le pubbliche relazioni vanno bene e che la benedizione del Vaticano aiuta, ma agli elettori, in concreto, cosa offrono costoro? «Condividiamo la finalità di creare un coordinamento tra tutte le forze anti-sovraniste che hanno a cuore il destino dell' Unione. Se l' idea è quella di dar vita a una lista di scopo per le Europee, noi vi aderiamo», annuncia Giro al quotidiano della Cei.

ATTENTI AL BAUBAU Così, come ogni salmo finisce in gloria, il grande riscatto politico dei cattolici italiani termina nel modo in cui era facile immaginare sin dall' inizio: con l' ennesimo cespuglio utile a portare acqua alla "nuova" sinistra, che di diverso da quelle del passato ha solo i voti, dimezzati. Un progetto tenuto insieme dal Babau di turno, quel Salvini al quale il pd Maurizio Martina ora vuole dedicare una mozione di sfiducia. Tutto qui? Forse sì. Si attendono notizie dai coniugi Prodi, da Enrico Letta e dagli altri pesi massimi, ai quali l' appello di Bassetti dovrebbe aver messo una certa smania di tornare nell' arena. O no?

BERLUSCONI DRIBLA I MAGISTRATI AL PROCESSO ESCORT, ECCO LA SUA MOSSA


Appena cominciato, il processo nei confronti di Silvio Berlusconi, accusato di avere indotto l'imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini a rendere false dichiarazioni all'autorità giudiziaria sulla vicenda escort, è stato subito rinviato al 17 giugno. Motivo: il Cavaliere è candidato per Forza Italia alle elezioni europee.

La prima udienza del processo si è tenuta nel tribunale di Modugno, davanti alla giudice della seconda sezione penale Flora Cistulli, alla quale l'avvocato Francesco Paolo Sisto (che difende l'ex presidente del Consiglio insieme a Nicolò Ghedini) ha avanzato proposta di rinvio, alla quale non si è opposta la pm Eugenia Pontassuglia.

D'accordo anche l'avvocatura di Stato, costituita per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri, parte civile già dall'udienza preliminare. Berlusconi, il 16 novembre scorso, era stato rinviato a giudizio dal gup Rosa Anna Depalo, secondo la quale "il più delle volte al pagamento delle prestazioni" sessuali delle escort reclutate da Gianpaolo Tarantini "provvedeva lo stesso Berlusconi: e ciò non era propriamente indifferente per la reputazione interna e internazionale di un presidente del Consiglio". È per questo che Silvio Berlusconi avrebbe pagato Tarantini per mentire ai pm baresi che indagavano sulle escort.

Così la Botteri è pagata per nasconderci la verità: Rai, ennesimo scandalo sull’inviata rossa da New York


Un attacco durissimo, come pochi ce ne sono stati nei tanti anni in cui Giovanna Botteri è stata (com’è oggi) l’indiscussa reginetta dei collegamenti dagli Usa su Rai3.

E’ quello che appare oggi sul quotidiano economico Italia Oggi, dove un pregevole articolo a firma di Alessandra Nucci svela il retroscena della guerra fatta dai democratici al candidato alla Corte Suprema Brett Kavanaugh e tutto ciò che nei giorni successivi ha di fatto smentito o ridimensionato in maniera significativa la “drammatica” testimonianza della sua accusatrice Christine Blasey Ford davanti alla commissione del senato e a tutti gli Stati Uniti.

Tutte cose, scrive Italia Oggi, che la tv in Italia non ha nè detto nè mostrato. Sicuramente, non lo ha fatto Giovanna Botteri nei suoi collegamenti su Raitre. “Da lei – scrive Italia Oggi – gli italiani hanno saputo solo che l’accusatrice aveva avuto coraggio ed era provata, e che le donne stavano manifestando ovunque nel Paese”.

Falso pure quello, come ha rivelato la rivista Time, secondo cui “mentre le precedenti proteste avevano incluso al massimo qualche centinaio di attiviste dello zoccolo duro, alla manifestazione di giovedì (quella a cui c’erano anche alcune star del cinema come Emily Ratajkovski e Amy Schumer, ndr) c’erano mille persone”. Che in un Paese di 300 milioni di persone non sono esattamente una folla, conclude Italia Oggi.

E’ un consigliere PD l’impiegato che spiegava dei metodi per aggirare le norme per il reddito di cittadinanza


Dopo aver visto un servizio su La7 nel quale un dipendente di un Caf della Cgil a Palermo, ripreso a sua insaputa, parlava su come si potrebbero aggirare i paletti del reddito di cittadinanza, il ministro Luigi Di Maio è andato su tutte le furie.

E subito ha chiesto un intervento della Guardia di finanzacontro chi aiuta i furbetti. Stamani la Finanza ha fatto un blitz nel Caf in questione, quello di via Salita Partanna a piazza Marina, ma ancor prima il segretario della Camera del lavoro Enzo Campo, insieme ai responsanili del Caf, ha deciso di avviare un procedimento disciplinare nei confronti del dipendente in questione, Sandro Russo. Che però è anche un consigliere comunale del Pd a Monreale e adesso la vicenda rischia di rinfocolare anche la polemica politica.

Russo però si difende: “Sono stato raggirato e sto valutando una querela – dice – il giornalista de La7 si è qualificato come un collega della Cgil che voleva parlare del reddito di cittadinanza perché voleva fare degli approfondimenti. Non parlavo quindi con un utente. Anche perché l’addetto alle pratiche Isee del reddito di cittadinanza non sono io. Vi prego, basta strumentalizzare questo episodio. E poi ho solo riportato quello che le persone dicono sul reddito di cittadinanza”.

Di Maio interviene su Facebook: “Chi fa il furbo paga, il dipendente è stato sospeso per aver consigliato ad un cittadino come aggirare i paletti sul reddito di cittadinanza. Pensava di farla franca… povero illuso! Grazie alla Guardia di Finanza per l’azione tempestiva! I furbetti avranno vita breve. Abbiamo ricevuto segnalazioni da altri Caf – conclude – Siamo al lavoro. Avanti il prossimo”.

I 5 stelle contro i dem: “Domenica sera un servizio televisivo di La7 ha denunciato il comportamento vergognoso di un dipendente di un Caf di Palermo che dava dei consigli su come percepire il Reddito di Cittadinanza non rispettando la legge, addirittura proponendo dei modi per aggirarla. Oggi veniamo a sapere che quel dipendente sul quale comunque sono già in corso gli accertamenti della Guardia di Finanza sarebbe un consigliere comunale del Pd di Monreale. Se confermata, sarebbe una vicenda molto grave dalla quale il Partito che in questi anni si è fatto finto paladino degli ultimi dovrebbe prendere le distanze immediatamente”. Così in una nota i deputati del MoVimento 5 Stelle in Commissione Lavoro alla Camera.

Di Maio ha puntato il dito anche sul sindacato e il neo segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini ribatte a muso duro: “Non abbiamo nulla da nascondere, se c’è una persona che ha fatto degli errori dovrà risponderne ma questo non può mettere in discussione l’autorevolezza e l’onestà delle organizzazioni sindacali. La persona è stata sospesa cautelativamente e sono aperte le procedure per verificare il comportamento. Se il comportamento è stato contrario ai valori della Cgil si prenderanno provvedimenti del caso. Il governo- attacca- non si attacchi a queste cose e risponda alle richieste che i sindacati e gli stanno facendo aprendo un vero tavolo di trattativa. È Importante- continua- che il governo rafforzi i controlli perchè ci sono problemi di lavoro nero. Il governo rafforzasse gli ispettorati e non facesse di tutta l’erba un fascio, perchè il ruolo dei caf e dei patronati è importante per le persone, facendo i conti con una burocrazia statale, che non sempre permette a tutti di avere gli stessi diritti le stesse tutele”.

SMASCHERATA LA GRUBER, ECCO I NUMERI INVENTATI


Da Lilli Gruber si parla con Matteo Salvini di immigrati, numeri di sbarchi, richiedenti asilo e rifugiati e qualcosa non torna.

I numeri proposti da Otto e mezzo e dalla scheda di Paolo Pagliaro sono differenti da quelli del Viminale. Franco Bechis, su Twitter, lo nota e il suo commento è molto duro.

 Franco Bechis@FrancoBechis Sto vedendo #ottoemezzo su La7, e ho sotto i dati Eurostat sui migranti anno per anno paese per paese.

Non un dato coincide con quelli di Paolo Pagliaro e Lilli Gruber.

Una trasmissione seria cita la fonte dei suoi dati Anche a Salvini non sfugge il curioso sfasamento. D’altronde, il titolare del Ministero degli Interni è lui e i dati ufficiali in suo possesso sono sicuramente più freschi e attendibili.

E infatti, con garbo, le fa notare il “dettaglio”: “Voi lavorate con i numeri del 2015, io con quelli del 2018”. Caso chiuso.

LANCIA UN UOVO CONTRO SALVINI E COLPISCE UNA INNOCENTE SIGNORA, LA REAZIONE DEL CAPITANO E ESEMPLARE


Lancia un uovo contro Salvini ma colpisce una signora, la reazione del Capitano è esemplare!

DIFFONDIAMO: ECCO IL SITO PER IL REDDITO DI CITTADINANZA, COME FARE PER AVERLO.


Dal 6 marzo sarà possibile presentare domanda.

O attraverso il portale online, con l’utilizzo dello Spid, o attraverso i Caf e gli sportelli delle Poste per chi preferisce una via meno tecnologica.

Le card di cui parla Di Maio verranno stampate da Poste, non saranno riconoscibili, e permetteranno di prelevare fino a 100 euro al mese per un beneficiario single (210 per una famiglia numerosa), spendendo gli altri soldi direttamente attraverso la card. Ogni famiglia, almeno per quest’anno, riceverà una sola card: dal 2020 ogni componente maggiorenne del nucleo familiare riceverà la sua card con il reddito già diviso in proporzione. Nel caso in cui la cifra non venga spesa entro il mese in corso, l’importo verrà ridotto fino al 20% nella mensilità successiva.

Come funziona il reddito di cittadinanza
Possono accedere al reddito di cittadinanza i nuclei familiari con un reddito Isee inferiore ai 9.360 euro. Ogni beneficiario single potrà ricevere fino a un massimo di 500 euro mensili, a cui si aggiungono 150 in caso di mutuo intestato o 280 per chi vive in affitto. La cifra cresce in base al numero di componenti della famiglia. Per accedere alla misura l’Isee non è l’unico requisito: è infatti necessario avere la residenza in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in via continuativa. Il patrimonio mobiliare deve essere sotto i 30mila euro annui, mentre quello finanziario non può superare i 6mila euro, che diventano 20mila per le famiglie con disabili. Il reddito verrà erogato per 18 mesi, prorogabili per altri 18.

Per saldare l’affitto o il mutuo è possibile ricorrere a un bonifico da effettuare tramite Poste. L’altra parte dell’assegno andrà spesa entro il mese, senza comprendere però quelle che Di Maio definì “spese immorali”, con riferimento sostanzialmente al gioco d’azzardo. Ogni famiglia riceverà la card nel mese successivo a quello di presentazione della domanda, quindi non prima di aprile. Per ogni prelievo si pagherà una commissione alle Poste di un euro, mentre sarà di 1,7 euro dalle altre banche. Stesso discorso vale anche per i bonifici per il mutuo o per l’affitto.

Fonte: https://www.fanpage.it/reddito-di-cittadinanza-oggi-al-via-il-sito-come-fare-per-presentare-domanda/p1/

FICO SULLE ORME DI BOLDRINI E FINI, QUALI SONO LE SUE INTENZIONI?


Di Laura Boldrini ha l'ossessione che nutre nei confronti di Matteo Salvini, di Gianfranco Fini invece ha la tendenza ad avversare il governo al quale teoricamente appartiene.

Si parla di Roberto Fico, protagonista di un clamoroso show anti-Salvini nello studio di un soddisfatto Fabio Fazio, a Che tempo che fa su Rai 1. Il grillino presidente della Camera, infatti, attacca su ogni fronte il leader della Lega, in una lunghissima intemerata con la quale, se fosse necessario, getta ulteriormente la maschera: il leader della sinistra grillina vorrebbe archiviare questo governo a tempo record e, chissà, magari "sostituirlo" con una nuova alleanza col Pd. Il sospetto, a sentire Fico, vien più che legittimo.

Da Fazio, infatti, il grillino è partito dal caso Diciotti e dalla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini: "Personalmente, dico che semmai arrivasse a me una richiesta della magistratura nei miei confronti per qualsiasi questione, pregherei la Camera di mia appartenenza di dare l'autorizzazione senza se e senza ma". Dunque la Tav, ultimo fronte che si è aperto al governo: "Il M5s è stato sempre, costituzionalmente, per il No alla Tav" e "su questa questione non è possibile tornare indietro".

Ma l'intemerata è appena iniziata, perché Fico parlando di immigrazione afferma che è "giusto fare la voce grossa con l'Europa ma non bisogna farlo facendo rimanere a lungo le navi fuori dai porti". Quindi il sistema Sprar, finito nel mirino del decreto sicurezza salviniano, difeso a spada tratta dal presidente della Camera così come difende le Ong: "Ad ora non c'è un solo rinvio a giudizio rispetto alle Ong. Bisogna parlare chiaro e mettersi intorno a un tavolo. Anzi, io proporrei un tavolo Ong-governo". Insomma, Fico vuole anche che l'esecutivo e le Ong si mettano a un tavolo.

Insomma, Fico non può nascondere le "divergenze" tra i due partiti di governo. Interpellato a tal riguardo da Fazio, risponde: "Lega e M5s sono forze diverse, con modelli differenti la maggioranza è nata con un contratto di governo, e ci sono molte ragioni che possono portare a divergere e alcune per rimanere assieme rispetto allo stesso contratto". Parole che, ovviamente, non possono non innescare la reazione di Salvini, che piove sui social sostanzialmente in tempo reale: "Fico? Mi pare dica no a tutto tranne che agli sbarchi di immigrati e ai processi. L'Italia ha bisogno di gente che costruisca, non che blocchi tutto".

Davide Casaleggio, affari d'oro con il M5s al governo: ecco quali nuovi contratti ha firmato


Ancora non sappiamo se - come garantito dal vicepremier nonché ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio - il Movimento 5 Stelle abolirà la povertà, certo è che ha giovato alle casse della piccola azienda di marketing informatico Casaleggio Associati, di cui è presidente Davide Casaleggio, fondatore, presidente e tesoriere dell' Associazione Rousseau da cui dipende il M5S.

Infatti, da quando i pentastellati sono al governo - ma sarà solo una coincidenza -, al primogenito di Roberto Casaleggio si rivolgono nuovi giganteschi clienti, che hanno consentito alla società del dominus del movimento di incrementare negli ultimi mesi il proprio giro d' affari prima quasi del tutto piatto, tanto che nel 2017 la Casaleggio Associati aveva chiuso l' anno con un utile di 20 mila euro, sempre meglio degli anni precedenti in cui il bilancio era in rosso. Anche Poste italiane, che ora si occuperà della distruzione del reddito di cittadinanza, ha deciso di investire 30 mila euro, insieme a Consulcesi che ne ha versati altrettanti, per finanziare una piccola ricerca di poco più di 50 paginette, commissionandola all' azienda di Casaleggio junior che l' ha presentata lo scorso novembre.

L'argomento del volumetto è la blockchain, nuova tecnologia di condivisione delle informazioni tra diversi sistemi, tecnologia allo sviluppo della quale l' esecutivo, in particolare il ministero dello Sviluppo economico, con la legge di bilancio ha destinato 45 milioni di euro nell' ambito del "Fondo Blockckhain e Internet of things".

A Davide, del resto, non possiamo farne una colpa se numerosi colossi finanziari scelgono di rivolgersi alla sua minuscola società milanese per riceverne dritte, consigli, suggerimenti di strategie al fine di continuare a fare quello che hanno fatto alla grande negli ultimi decenni anche senza l' aiuto della Casaleggio Associati, ossia espandersi sul mercato ed innovarsi. Magari questi prestigiosi marchi ritengono Davide determinante nei loro business e non gli fa minimamente gola - come si potrebbe pensare - il fatto che Casaleggio junior gestisca l' Associazione Rousseau e abbia per statuto pieni poteri sul movimento che ora è al governo.

SOLO COINCIDENZE È un' altra coincidenza che Poste Italiane, cliente della società privata Casaleggio Associati Srl, sia uno dei soggetti principali nella gestione del flusso finanziario del reddito di cittadinanza mediante le apposite card fornite ai cittadini che hanno diritto al sussidio. L' amministratore delegato di Poste, Matteo Del Fante, ha chiarito il suo rapporto con l' azienda di Casaleggio junior, spiegando che quei 30 mila euro non erano che un semplice finanziamento a un ente di ricerca, come se la Casaleggio Associati fosse un ente senza scopo di lucro che ha ricevuto un po' di beneficenza.

Il conflitto di interessi c' è ed è pure bello grosso. Ma i cinquestelle fingono di non accorgersene, proprio loro che avevano fatto della battaglia a questo genere di discrepanze una sorta di vessillo. Ed i conflitti di interesse non finiscono mica qui.

Poi c' è lui: Mimmo Parisi, profeta in patria, docente di demografia e statistica applicata presso il Dipartimento di Sociologia e Lavoro Sociale dell' Università del Mississippi ed Executive director del NSPARC (National Strategic Planning & Analysis Research Center), centro di ricerca della stessa Mississippi State University. Parisi è - e lo diciamo senza sarcasmo - una sorta di cervello in fuga che Di Maio ha voluto recuperare e riportare all' ovile, in quanto egli ha sviluppato un software di incontro domanda-offerta che ha presentato in un' audizione in Commissione Lavoro della Camera dei deputati come il pezzo mancante e fondamentale del sistema informativo italiano per garantire il successo del reddito di cittadinanza.

Di Maio, che non si sa dove abbia conosciuto il professore italo-americano e perché abbia da subito nutrito tanta stima e fiducia nei suoi riguardi, ha designato Parisi, tirandolo fuori dal cilindro, quale presidente dell' Agenzia ministeriale per le politiche attive del lavoro, Anpal, nonché amministratore unico di Anpal Servizi SPA, società in house della stessa Agenzia a cui il decreto legge sul reddito di cittadinanza assegna ben 500 milioni di euro (il doppio dei fondi destinati alle Regioni), al fine di assumere i cosiddetti "navigator" mediante procedure di selezione che consistono in un semplice colloquio o in test a risposta multipla.

Nella passata legislatura fu proprio l'attuale presidente della Commissione Lavoro del Senato, la solerte grillina Nunzia Catalfo, a rilevare a proposito della governance di Anpal ed Anpal Servizi SPA un evidente conflitto di interessi a causa della coincidenza tra soggetto controllore e soggetto controllato, paventando la nullità degli atti di nomina per manifesta illegittimità.

Forse per questo la prima proposta del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali fu il superamento della coincidenza dei ruoli nonché la previsione di due distinti vertici per Anpal e la sua società controllata Anpal Servizi SPA, inseriti prima nel "decreto Genova" e poi nel decreto "Semplificazioni" approvato dal Consiglio dei ministri di lunedì 15 ottobre 2018. Fino al colpo di scena almeno: nella legge di bilancio 2019 viene non solo riproposta la medesima situazione designata dal Jobs Act ed evidenziata con allarme dalla senatrice Catalfo, ma vengono altresì ridotti i poteri del direttore generale dell' Anpal a favore del potenziamento di quelli del presidente. Occorre sottolineare inoltre che lo statuto dell' Anpal prevede l' incompatibilità tra l' incarico di presidente e altri rapporti di lavoro subordinato pubblico o privato, nonché con qualsiasi altra attività di lavoro autonomo, anche occasionale, che possa entrare in conflitto con gli scopi e i compiti dell' Anpal. Quindi Parisi dovrebbe rinunciare agli incarichi che ha negli Stati Uniti nonché ai suoi affari per ricoprire codesto nuovo ruolo.

GLI AFFARI DI MIMMO PARISI Come se non bastasse l' art. 6, comma 8, del decreto legge sul reddito di cittadinanza prevede la possibilità per il ministero del Lavoro di dotarsi di strumenti e piattaforme informatiche, volte a favorire l' incontro tra domanda e offerta di lavoro come il software messo a punto da Parisi, attraverso enti controllati e società in house, come appunto Anpal Servizi SPA. Tuttavia, speriamo che il ministero non si sia scordato che per questo genere di acquisti i dicasteri stessi così come gli enti controllati e le società in house devono procedere mediante bandi e gare, ossia rispettando le leggi nazionali e comunitarie che non possono essere in alcun modo aggirate mediante delega.

Sul costo poi di queste eventuali piattaforme informatiche non viene specificato nulla. L' unica certezza è che non abbiamo altra scelta che comprare il sistema studiato in America da Parisi per riuscire in qualche modo a portare nelle tasche degli italiani l' elemosina di Stato e pervenire al boom economico nonché all' abolizione della povertà. Mimmo Parisi ci salverà.

Sondaggio Mannheimer, inchiesta politica contro Matteo Salvini: la sorpresa tra gli elettori Pd


Quella contro Matteo Salvini è un'inchiesta politica.

Si parla del caso Diciotti e della richiesta di rinvio a giudizio che pende sul ministro dell'Interno, richiesta che sta creando non pochi grattacapi al governo. E per gli italiani, almeno questo è ciò che emerge da un sondaggio di Renato Mannheimer pubblicata su Il Giornale, quella contro Salvini è "un'inchiesta politica", appunto. La domanda posta da Mannheimer al campione è decisamente diretta: "Secondo lei i magistrati vogliono far fuori Salvini?". Per il 50% del campione la risposta è "sì" - inchiesta politica, appunto -; per il 31% no mentre il restante 19% afferma di non sapere.

Nel dettaglio, sottolinea Mannheimer, a ritenere che i giudici si siano mossi sotto la spinta di una volontà politica sono in misura maggiore le persone meno giovani, oltre i 55 anni di età, forse perché testimoni di tanti altri conflitti emersi in passato tra magistratura e potere politico. Ovviamente, la stragrande maggioranza degli elettori leghisti ha risposto "sì" alla domanda, l'82% per la precisione.

Meno prevedibile, invece, il fatto che anche per la maggioranza degli elettori grillini - il 65% - l'inchiesta sia politica. La percentuale si abbassa al 48% tra gli elettori di Forza Italia e al 23% tra gli elettori del Pd. Un dato, quest'ultimo, altrettanto impressionante: anche un quarto dell'elettorato democratico ritiene che quella contro Salvini sia un'indagine con una doppia finalità. Ed è forse il dato relativo agli elettori democrat che più di tutti gli altri dà la cifra della percezione che hanno gli italiani sulla vicenda Diciotti.

Baglioni, è reato penale! Il conflitto d’interessi sui contratti di Sanremo è da processo senza se e senza ma


1. BAGLIONI RISCHIA CONSEGUENZE LEGALI PER IL SUO CONFLITTO D’INTERESSI DAGONEWS – Il direttore artistico del festival di San Remo in virtù del contratto firmato con la Rai ( gestore del servizio pubblico radiotelevisivo) può essere considerato nello svolgimento degli obblighi del contratto un “ incaricato di pubblico servizio” e pertanto subirebbe tutte le aggravanti connesse ( sia civili che penali) nel caso di violazioni della normativa sul conflitto d’interessi .

È chiaro che tali violazioni debbono essere provate e ciò può farlo chiunque abbia un interesse legittimo o dallo stesso magistrato. Nel caso in cui le violazioni fossero provate ne risponderebbe anche la Rai se si dimostrasse che ne era conoscenza e nulla ha fatto per impedirle.

2. ARRIVANO TAGLI AI COMPENSI PER BISIO IL PIÙ PESANTE Marco Molendini per ”Il Messaggero” Alla fine il taglio c’ è stato, ma solo per Bisio. Parliamo dei compensi. Da una parte c’ è quello fissato da tempo per il direttore artistico Baglioni, rimasto a 585 mila euro, come un anno fa. Per Bisio, invece, rispetto alla cifra iniziale, c’ è stato un decurtamento di 50 mila euro: 400 il totale, 80 a serata. Virginia Raffaele, a sua volta, prenderà 350 mila euro, come inizialmente pattuito, vale a dire 70 mila a serata.

LA LINEA Insomma, più o meno siamo sulla stessa linea di un anno fa, quando Favino prese 350 mila euro e la Hunziker 420. Per gli ospiti, fissato un tetto massimo di 50 mila euro, in una linea di calmieramento dei costi chiesta dall’ ad Salini. La Rai spenderà poco più di 500 mila euro a serata, per un totale di 2,6 milioni. Un costo più basso rispetto ai Festival di Bonolis (3,2 milioni per cast e ospiti nel 2009), quelli di Fazio (tre i 2,9 e i 3,2) e quelli di Morandi (3,3 il primo e 3 milioni il secondo), in linea comunque con quelli di Conti. In totale il Sanremo 2019 avrà un costo identico a quello di un anno fa, circa 17 milioni (compresi i 5 milioni della convenzione con il Comune di Sanremo). Quanto ai ricavi, la previsione parla di un sorpasso sulle entrate del Baglioni 1 andando sopra i 25 milioni, come ha anticipato alla conferenza stampa di presentazione la direttrice di Rai1 Teresa De Santis.

3. OMBRE SUL FESTIVAL TRA CONFLITTI D’INTERESSI E CRITICHE Marco Molendini per ”Il Messaggero”

IL CASO Ombrelli aperti su Sanremo: nuvole grosse, tempesta in arrivo. Il Festival dell’ armonia (definizione baglioniana) minaccia di trasformarsi in tormenta se non in tormento. Non è una novità, l’ Ariston è abitualmente megafono di polemiche stagionali, spesso preelettorali, come quest’ anno. Ma tuoni e lampi stavolta sono molto più forti. E non solo perché a dare la carica c’ è il manipolo di conducenti Ncc che prepara una plateale irruzione (una volta c’ erano i metalmeccanici), o per l’ ipotesi, in una lettera a Dagospia, di azioni legali da parte del boss di Rtl, la leader della radiofonia, Lorenzo Suraci, contro lo strapotere dell’ ex alleato Ferdinando Salzano e l’ esclusione dei suoi artisti dalla gara.

SCANDALO Il nembo più scuro, però, riguarda il conflitto di interesse del conduttore-direttore artistico. Ma perché scoppia con 12 mesi di ritardo? Quando, un anno fa, ne parlammo praticamente la cosa fu fata cadere, stavolta la voglia di scandalo cresce ogni giorno di più. Cosa è cambiato? La risposta è facile: la Rai non è più la stessa, altra governance, altro atteggiamento verso il divo Claudio.

Così, dopo l’ uscita sui migranti, la neodirettrice di Rai1, Teresa De Santis, ha messo i sigilli sul suo futuro festivaliero: «Sarà l’ ultimo» (mentre, a casa Baglioni, non era remota l’ intenzione del triplete, in stile Conti). Il carico lo ha aggiunto Paragone dei Cinque stelle chiedendo in vigilanza l’ audizione dell’ ad Salini. A viale Mazzini il clima non dispiace: serve a calamitare attenzione sul Festival (gioco che ha sempre premiato) e dovrebbe funzionare da monito, tanto più che lo stesso Baglioni ha telefonato a Salvini per assicurare che non impugnerà il megafono.

RIFLETTORI Ma al Festival, si sa, può succedere di tutto. A qualcuno, per esempio, approfittando dei riflettori puntati, potrebbe venire in mente di rispolverare una vecchia sentenza della Cassazione sulla posizione di Baglioni direttore artistico di una rete pubblica, quindi obbligato a rispondere alle regole del servizio pubblico. In poche parole, un magistrato che si alza la mattina con la luna storta potrebbe decidere di indagare sul tema «interesse privato in atto pubblico». Resta da chiedersi perché Claudio non si sia tutelato, come il suo amico e collega Morandi, che aveva voluto in contratto la seguente clausola di trasparenza: «Resta convenuto che ella non dovrà essere in rapporto giuridico con gli artisti, gli autori, le case discografiche, le società editoriali-musicali, le etichette indipendenti et similia che parteciperanno al Festival della Canzone Italiana». Insomma, una fesseria, dato che Morandi il Festival l’ ha fatto, delegando le grane a Giammarco Mazzi e Lucio Presta.

POSIZIONE Resta, poi, da chiedersi perché la Rai si sia messa in una posizione simile. Effetto di una resa ventennale, nata quando i vertici decisero, in nome del risparmio, di aprire le porte ai produttori esterni. Ne andò di mezzo anche il Festivalone: finiva l’ epoca dei capistruttura (Maffucci) o dei conduttori (Pippo Baudo) che dettavano legge. Cominciava quella dei Ballandi, dei Presta con Giammarco Mazzi, di Caschetto, di Salzano.

Oggi le chiavi di Sanremo (ma neanche le serrature) non le ha più la Rai, mentre il mondo della musica vive ha un monopolio della musica nazionale con Friends & partner (oltre a Baglioni, Ligabue, Mannoia, Pausini &Antonacci, Venditti, Amoroso, Elisa, tutti gli ospiti del Festivalone e 10 dei nomi in gara). Un moloch italiano che parla tedesco, visto che dipende dal colosso Cts Eventim, azionista anche del portale di riferimento della vendita dei biglietti on line, TicketOne, e che via via ha acquisito la Vertigo (Ramazzotti, Manuel Agnelli), Vivo Concerti (Giorgia), D’ Alessandro & Galli (promoter dei Rolling Stones e Bublè).

VETRINA La situazione è che, se Sanremo vuole essere la vetrina della musica italiana, deve rivolgersi a chi ha la merce da esporre, come F&P. L’ azienda di Stato non può che andare a rimorchio delle variazioni di mercato in un circolo vizioso ma infallibile: talent, radio, Festival, concerti. Così i ragazzi di Amici hanno vinto a ripetizione all’ Ariston (Carta, Scanu, Emma), Suraci con Rtl è riuscito a imporre Modà, Dear Jack, The Kolors, Bianca Atzei. Naturalmente, l’ esclusione quest’ anno di Carone e Dear Jack e dell’ Atzei non è stata gradita, tanto più nel momento in cui si è spezzata l’ alleanza con Salzano e Maria De Filippi con Amici, deve cambiare radio di riferimento perché Mediaset si è tuffata nel ramo con Radio 101 e Radio 105, soffiandole proprio a Suraci. Rivalità che insieme a politica, errori, conflitti, d’ interesse e non, portano i nuvoloni a Sanremo.

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