lunedì 4 febbraio 2019
Ultima ora Di Maio:“Tagli agli stipendi di Fazio e Vespa? È finita l’epoca di chi guadagna 3 milioni di euro in tv di Stato”
“Tagliare gli stipendi di Bruno Vespa e Fabio Fazio? È finita l’epoca in cui si può guadagnare nella tv di Stato 3-3,5 milioni all’anno.
Credo che sia arrivato il momento di dare una sforbiciataagli stipendi dei politici ma anche di qualcuno, che non è politico, ma che sta dentro un’azienda di stato. Questo è un obiettivo di questa legislatura”.
Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, a Pomigliano D’Arco.
GUARDA IL VIDEO: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/04/rai-di-maio-tagli-agli-stipendi-di-fazio-e-vespa-e-finita-lepoca-di-chi-guadagna-3-milioni-di-euro-in-tv-di-stato/4945279/?fbclid=IwAR3R0uNHLR9eOP7-JcPLOO7aDBTOezI8OE7_11Oeks07Sdy76tA8zSnGBmU
domenica 3 febbraio 2019
Elisabetta Gardini, si cambia la storia: schiaffo ai comunisti a Bruxelles. Foibe, la verità sugli orrori
L'azzurra Elisabetta Gardini guida "l'operazione verità" su Foibe, esuli italiani in Istria e gli orrori dei comunisti jugoslavi di Tito.
Il 5 febbraio a Bruxelles la capogruppo di Forza Italia al Parlamento Europeo organizza una mostra e un convegno dedicato alla tragedia della Seconda Guerra mondiale troppo spesso dimenticata dagli storici italiani e potrebbe essere l'occasione giusta per chiedere ai vertici delle repubbliche dell'ex Jugoslavia accesso agli archivi.
L'obiettivo, spiega al Giornale Vito Comencini, segretario della Commissione esteri della Camera, è quello di creare una Commissione parlamentare d'inchiesta per far luce sui crimini commessi da Tito "a cominciare dalla strage di Vergarolla, che provocò la fuga degli italiani da Pola del 1947".
Le vittime italiane di quella campagna sanguinaria di eliminazione fisica "non erano solo fascisti o collaborazionisti, ma anche di antifascisti, democratici e patrioti che, dopo aver combattuto nella Liberazione, si opponevano alle mire del regime comunista di Belgrado".
Una verità scomoda per decenni ignorata consapevolmente da politici e storici di sinistra.
CALENDA, DI BATTISTA E UN GRAN BUFFONE, UN CRETINO!
«Di Battista è un gran buffone». Così Carlo Calenda ospite del forum #PoliticaPresse parlando dell'ex deputato 5 stelle.
«Vedere un grande paese che è in balia di uno che dice cose enormi, tu puoi essere anche uno che nella vita ha fatto solo l'animatore con il soprannome di 'cuore di panna', può succedere, ma quando parli di cose serie ne parli seriamente», ha detto l'ex ministro dello Sviluppo economico che poi ha aggiunto: «Cerca l'incidente diplomatico sulla Francia, e su che? Io l'ho fatto, su Fincantieri e Stx.
Il punto non è farlo, lo può fare anche un imbecille, ma un grande paese vi ricorre come ultima istanza, perché lui lo usa così? Fai solo la figura del cretino, ma così fai fare la figura del cretino agli italiani».
LIPPOLIS (LEGA) LA KYENGE HA 38 FRATELLI? MANDO UNO SCATOLONE DI PRESERVATIVI AI SUOI GENITORI
„Il commento del consigliere regionale alle dichiarazioni dell'europarlamentare del PD, che in un'intervista aveva dichiarato di avere "38 fratelli sparsi in giro per il mondo"“
La Kyenge sembra che abbia 38 fratelli che, aggiunge lei, potrebbero anche venire tutti in Italia. Chi mi dà l'indirizzo del padre che gli spedisco uno scatolone di preservativi". Si tratta di un post del consigliere regionale della Lega Antonio Lippolis.
Così aveva dichiarato l'ex ministro Cécile Kyenge in un'intervista a La Zanzara di Radio 24: "I miei fratelli e le mie sorelle sono un po’sparsi per il mondo. Ma che c’entrano con la nave? (la Sea Watch, ndr) Ne ho 38. Non è una cosa strana. Lo dico chiaramente senza vergognarmi. Se la mia famiglia è questa, lo devo dire. Quelli di mia madre sono nove. Poi mio padre ha fatto figli con altre donne". Alla domanda "In Italia ci sarebbe posto per loro?" Kyenge ha risposto "E perché no? Con 38 posti l’Italia va in tilt?".
SALVINI NON REAGISCE ALLE PROVOCAZIONI, VALUTEREMO E FAREMO LA COSA MIGLIORE PER GLI ITALIANI
Sia l'Abruzzo che l'Italia hanno bisogno di più opere, di più ferrovie, di più strade: i soldi servono per finire le opere cominciate, non per tornare indietro".
Lo dice il ministro dell'Interno e vicepremier, Matteo Salvini, al mercato di Campli, in provincia di Teramo, durante un'iniziativa della Lega, in vista delle elezioni regionali.
A chi dal pubblico gli grida "Però non litigare con Luigi Di Maio", il vicepremier replica con un sorriso: "Tranquilli, io non litigo con nessuno. Il mio è un pensiero, se sono stati scavati 25 chilometri di tunnel, è più utile andare avanti e finirlo o spendere soldi per chiudere il buco? Io sono per andare avanti". "Non faccio saltare il governo ma le cose vanno fatte"
"I giornalisti continuano a dirmi 'Salvini guarda i sondaggi, la Lega è diventata il primo partito. Tu sei la persona più importante. Fai saltare tutto così eleggi più deputati e senatori'. A queste persone dico che la mia parola vale più di qualsiasi sondaggio. Non faccio saltare il governo per quello che dicono i sondaggi. Però le cose bisogna farle, non bloccarle" dice poi Salvini durante un comizio a Sant'Egidio, una delle tappe del tour elettorale in Abruzzo.
No allo scambio Tav-caso Diciotti Salvini inoltre a chi gli chiedeva se l'indecisione di Luigi Di Maio sul voto per il caso Diciotti fosse un grimaldello per avere un via libera sul Tav, ha replicato: "Non siamo al mercato, io ti dò questo tu mi dai quello, è roba di vecchi governi".
Di Maio: "Non si farà, ridimensionamento è una 'supercazzola'" Replica a distanza dell'altro vicepremier, Luigi Di Maio, anche lui in campagna elettorale, che insiste da Ortona, sempre n Abruzzo: "Alla fine la Tav non si farà. Il tema non è il ridimensionamento dell'opera, se parliamo di ridimensionamento parliamo di una supercazzola".
E aggiunge: "Per me valgono le priorità. In questo governo ce lo siamo detti chiaramente dall'inizio: ci sono cose su cui siamo d'accordo e altre no. Lavoriamo su quelle su cui siamo d'accordo, altrimenti devo concludere che si spinge su cose su cui non siamo d'accordo per creare tensioni nel governo". -
Tav, Salvini è docile. Di Maio provoca, Di Battista lo insulta ma lui zitto. "Alla fine...", il suo piano
Il dubbio su Matteo Salvini è uno solo: come mai mentre Luigi Di Maio provoca e Alessandro Di Battista lo insulta senza mezzi termini, il leader della Lega sulla Tav appare tranquillo, quasi noncurante?
La risposta la fornisce il vicepremier stesso, dall'Abruzzo dov'è impegnato nel tour elettorale per le imminenti elezioni regionali e in una intervista al Messaggero.
I toni sono concilianti, morbidi, insolitamente docili per chi, come il leader leghista, è abituato a usare parole ruvide e dritte al punto. "Per la Tav troveremo un accordo con il Movimento 5 Stelle come è sempre accaduto in questi mesi".
Sarà un accordo al ribasso, in grado di accontentare chi come il governatore del Veneto Luca Zaia, leghista e portavoce del Nord, vuole le grandi opere, e di salvare la faccia a chi, come i grillini, sul no alla Tav ha fatto una bandiera "importante quanto il reddito di cittadinanza", chiariscono fonti vicine a Di Maio. In più, suggerisce Salvini, siamo in piena campagna elettorale ed è impensabile che i 5 Stelle abbassino i toni su un provvedimento-bandiera per i loro elettori.
Di Battista, in fondo, è tornato in Italia per aizzare gli animi dei 5 Stelle, anche a suon di "Salvini non rompa i cogl***". Il leghista lo sa e lo sopporta, almeno fino a maggio. Poi inizierà un'altra storia.
Sondaggio Piepoli Demos, Luigi Di Maio superato da Salvini e pure da Giuseppe Conte: la sciagura grillina
Se il governo giallo-verde in generale, guadagna consensi, bene non va per Luigi Di Maio che nel gradimento è superato non solo come noto da Matteo Salvini ma anche da Giuseppe Conte.
Ilvo Diamanti riporta i risultati del sondaggio Demos per Repubblica e spiega che rispetto alle ultimi elezioni del 4 marzo, gli equilibri delle principali forze politiche sono completamente cambiati. Leggi anche: Salvini, Di Maio e il gioco del muro.
Vespa, la profezia: "Ora vi dico chi dei due ci andrà a sbattere (e perché)" "Insieme, hanno rafforzato la base elettorale della maggioranza. Alle elezioni di un anno fa, insieme, superavano appena il 50%. Oggi si avvicinano al 59%", annuncia il sondaggista.
"All'opposizione, il Pd pare in ripresa. Oltre il 18%. Si avvicina al risultato del 4 marzo, dopo essere disceso fino al 16,5%, lo scorso ottobre. FI galleggia intorno al 9% (oggi: 9,4%). Gli altri stanno i margini. A Sinistra (LeU), a Destra (Fd' I), al Centro (+ Europa). Tutti prossimi al 3%. Dunque, l' intesa Giallo-Verde mantiene una larga maggioranza. Tuttavia, è difficile ritenerla solida. E, soprattutto, "stabile". Perché i rapporti di forza segnalati dai sondaggi, non solo di Demos, ma di tutti i principali istituti, appaiono profondamente instabili".
La Lega in particolare è vicina al 34%, "praticamente il doppio, rispetto al 4 marzo. Mentre il M5s è sceso costantemente. Oggi è appena sotto al 25%: 8 punti in meno rispetto alle elezioni politiche. Quasi 9 sotto alla Lega. La maggioranza Giallo-Verde, dunque, è divenuta Verde-Giallo", scrive Diamanti.
E se "la fiducia verso il governo non sembra averne risentito" il gradimento di Matteo Salvini, infatti, "è saldamente attestato sul 60%: 10 punti sopra Di Maio". In clamorosa risalita Giuseppe Conte che come il leader della Lega "ottiene il 60% dei consensi".
Laura Boldrini cerca visibilità e bussa alla porta del Pd. Ma i renziani non la vogliono
Laura Boldrini sembra avere la capacità di attirare su di sé non solo le antipatie dell’elettorato di destra ma anche di parte di quello del Pd, che non le perdona il fuoco amico contro il governo Renzi.
Così sono stati proprio i renziani a non prendere bene la notizia secondo cui Laura Boldrini, con la sua associazione Futura, sta convogliando voti alle primarie del 3 marzo in favore di Nicola Zingaretti.
“Chi è fuori dal Pd, chi ha brindato alla sconfitta del referendum, non può concorrere all’elezione del nostro segretario”, ha detto il deputato Antonello Giacomelli. E di “endorsement impropri” parla la senatrice Caterina Bini, secondo quanto riporta un servizio de Il Foglio.
Ma nel frattempo la Boldrini imperterrita lascia filtrare anche la voce che potrebbe presentarsi in prima persona alle primarie, e proprio per votare Zingaretti.
L’asse ideologico con chi ha fondato LeU può in prospettiva diventare un problema per lo stesso Zingaretti, accusato dai sostenitori del più moderato Maurizio Martina di voler trasformare il Pd in un collage di sigle di reduci di quella sinistra radicale che per decenni ha sempre sabotato il progetto politico dei democratici.
Zingaretti però non respingere del tutto le avances boldriniane, come dimostra il commento ecumenico alla vicenda di Massimiliano Smeriglio, coordinatore del movimento zingarettiano Piazza Grande: “Le primarie potrebbero diventare l’occasione della ricomposizione di tutte le culture uliviste del Paese, da quelle più moderate a quelle più radicali”.
DANIELE MODENA SCRIVE ALLA BOLDRINI, LI VOGLIAMO ACCOGLIERE? OK PARLIAMONE PERO A QUESTE CONDIZIONI! LE VA BENE?
Buongiorno cara ex Presidenta, Laura Boldrini, grande paladina di immigrati, minoranze, donne, desinenze e in questo caso, soprattutto, dei poveri.
Si fa molto presto a dire dobbiamo accoglierli, perche non si riduce il suo stipendio a quello medio nazionale? se lo riduca a 1200 euro mese, rinunci a tutti i privilegi, auto blu, scorta, viaggi pagati, ristoranti e tutti i rimborsi vari che riceve
Allora si da Italiano medio potro discutere se sia il caso di accoglierli o meno, ma adesso assolutamente no, non ho tempo per lei, sono troppo impegnato per cercare di arrivare a fine mese.
Già, perché la pauperista Laura dichiara la bellezza di 144.883 euro annui. Una discreta somma. Anzi, soldoni, considerando che si tratta di molti denari in più rispetto alla media del reddito dei parlamentari.
Certo, la Boldrini perde impietosamente il confronto con l’omologo al Senato, Pietro Grasso, il quale di imponibile dichiara 340mila e rotti euro. Ma quest’ultimo non ha certo l’etichetta di “paladino dei poveri”.
DI BATTISTA ATTACCO A SALVINI, NON ROMPA I COGL""""I O SE NE TORNI DAL BERLUSCA (VIDEO)
Dopo Luigi Di Maio, anche Alessandro Di Battista colpisce duro Matteo Salvinisulla Tav. “Finché ci saremo noi al governo, l’alta velocità Torino-Lione non si farà”, aveva giurato il vicepremier.
E l’ex deputato, a Chieti per le Regionali in Abruzzo, nel pomeriggio ha rincarato la dose andando sul personale: “Se la Lega intende andare avanti su un buco inutile che costa 20 miliardi e non serve a niente – ha tuonato – tornasse da Berlusconi e non rompesse i cogl***, chiaro?”.
Allargando il campo, Dibba ha provato a difendere l’indifendibile: “Questa storia che il Movimento 5 Stelle è per il no alle infrastrutture è una bugia totale che smantelleremo giorno per giorno. Siamo favorevoli alle infrastrutture giuste”.
Finora, non ne hanno individuata nemmeno una.
PARLA TONINELLI: E' FINITO IL BUSINESS DELL'IMMIGRAZIONE SARA' GESTITO TUTTO CON LEGALIATA'! GUARDA E DIFFONDI!
Il ministro Toninelli ribadisce la linea del nuovo governo: "Con noi l'immigrazione sarà gestita solo nella legalità". E chiede più responsabilità all'Europa. "Il business dell'immigrazione non è più un business".
A dirlo è Danilo Toninelli che a Circo Massimo su Radio Capital ribadisce la posizione del governo per contrastare l'emergenza sbarchi. "Sembrava normale che decine di migliaia di persone ogni anno dovevano sbarcare per forza nei porti italiani, ma ora le cose cambieranno.
L'immigrazione verrà gestita nella legalità", dice il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Che ha smentito anche la chiusura dei porti: "Non è mai stata all'ordine del giorno", spiega, "La lettera di Salvini è una totale fake news. Non esiste una lettera ma una mail inviata a Malta per chiedere di rispondere a un obbligo: salvare vite. All'ordine del giorno - ha evidenziato ancora Toninelli - non c'è mai stata la chiusura dei porti italiani ma l'apertura dei porti altrui".
Quanto poi alla gestione delle prossime navi, "ogni situazione è diversa", ha aggiunto: "Dipenderà da dove sono stati salvati e da chi". Toninelli ha anche assicurato compattenza sulla linea da tenere all'interno dell'esecutivo: "C'è stata una condivisione all'interno del governo totale", spiega, "Abbiamo messo i nostri tecnici a lavorare, vogliamo dare le soluzioni che finora non sono state date. L'Italia è il paese che ha salvato il maggior numero di vite e nessuno si deve permettere di abbinare la parola xenofobia all'Italia e a questo governo.
Il torto sta nelle case degli altri, negli altri paesi. L'Italia è stata lasciata sola". Il riferimento è all'Europa, a cui il ministro chiede di fare di più: "L'Italia continuerà a salvare vite umane", assicura Toninelli al Corriere della Sera, "Però siamo stati chiari: bisogna condividere le responsabilità. Ognuno ha le sue: la nazione in cui navigano le carrette del mare, i Paesi per cui battono bandiera le navi delle Ong. Oggi si apre una nuova era.
Il gesto della Spagna, che ringrazio, dimostra che in Europa c'è un nuovo vento di solidarietà e cooperazione, che spero investa altre nazioni".
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