sabato 25 aprile 2020

Non ci va di festeggiare il 25 aprile: preferiamo ricordare la 13enne Giuseppina Gherzi, massacrata dai partigiani



E’ vero: prima di alcuni anni fa nessuno aveva mai sentito nominare Giuseppina Ghersi, savonese uccisa il 30 aprile dai partigiani, che l’avevano arrestata insieme ai genitori qualche giorno prima. Giusto in coincidenza con la cosiddetta “liberazione”. Classe 1931, nel 1945 la Ghersi non aveva ancora compiuto i 14 anni. Su wikipedia la sua voce non c’è. Si tende a rimuovere tutto ciò che attribuisce al “liberatori” reponsabilità sui loro delitti e gettare una zona d’ombra. Perché non si può chiamarli altrimenti.
I nuovi partigiani negano ancora la storia della Ghersi
Ancora oggi sul web troviamo tentativi vani dei negazionisti di sinistra che, oltre a negare le foibe, negano anche le uccisioni a guerra finita di moltissimi innocenti. Tra cui questa bambina, accusata dai partigiani di essere nientemeno che una “spia” dei nazifascisti. A 13 anni? I comunisti, anche oggi, inventano bufale, come che la bambina girasse armata a Savona. Maestri leninisti della menzogna e delle denigrazione umana dell’avversario, i negazionisti partigiani hanno sottaciuto queste e altre atrocità per decenni.
I documenti e le testimonianze ci sono
Ma oggi grazie alle opere di persone che quegli anni li hanno vissuti, come i giornalisti Giorgio Pisanò e successivamente Giampaolo Pansa, la verità sta sia pur lentamente emergendo dalla narrazione eroica della storia della guerra civile fatta dagli pseudo storici del regime e dai loro servi. E’ una questione di buon senso e di statistica: i partigiani, secondo quello che ancora oggi si insegna a scuola, erano tutti buoni e altruisti, la parte sana della nazione. Mentre gli altri, i fascisti, erano bestie feroci da cui finalmente gli eroici partigiani ci hanno liberati. Bianchi e neri, insomma, con il bene tutto da una parte e il male tutto dall’altra. E’ ovvio che non è possibile.
Guai per chi parla del martirio della Ghersi
E la retorica resistenzialista va avanti da anni, e guai a chi osa metterla in dubbio. Viene additato come fascista o peggio. Non lavora. Ma anche se la storiografia ufficiale non racconta dei crimini dei partigiani, molti dei quali a guerra ampiamente finita, nei territori la memoria è presente. Si raccontano le storie degli eccidi, ma sottovoce, per timore di rappresaglie dei comunisti. Persone sono state costretta ad abbandonare per sempre le loro terre, i loro beni sono finiti in mani partigiane, chi sapeva non parlava. E non solo nel triangolo della morte. Ricordiamo quando lo stesso Togliatti, pochi anni dopo la fine della guerra, dovette andare nella Federaione del Pci di Reggio Emilia a ordinare che la mattanza finisse.
I metodi terroristi dei partigiani: da Gentile ai fratelli Govoni
Non avremmo nulla da recriminare se i partigiani avessero combattuto contro le forze naziste e fasciste in guerra. Quello che molti italiani non ammettono è il metodo terrorista attuato troppo spesso dai partigiani. Bombe, attentati, sabotaggi, autentici omicidi contro anziani come Giovanni Gentile o contro donne e, come in questo caso, bambini. Violenze, torture, come nel caso dei fratelli Govoni, stupri contro le ausiliarie della Rsi. E poi i saccheggi, i furti. Più di una testimonianza, anche quella dei genitori della Ghersi, hanno indicato che i partigiani si impossessarono di oro, denato e gioielli delle vittime. Ricordiamo il caso di Luisa Ferida,, l’attrice fucilata a Milano insieme con Osvaldo Valenti da partigiani facenti capo a Pertini, e la cui casa fu svuotata di ogni cosa preziosa.

 Il 25 aprile? non ci va proprio di festeggiarlo. Non finché non sarà state resa giusitizia alle decine di mifgiliaia di italiani innocenti morti per mano criminale

“Sul Mes dobbiamo essere pragmatici”: l’ultimo tradimento di Luigi Di Maio. Ma ora il M5$ rischia di implodere



“Sul Mes dobbiamo essere pragmatici”. Luigi Di Maio, in una intervista sulla Stampa, serve il “tradimento” definitivo del Movimento 5 Stelle ai suoi elettori, dopo aver raccontato per anni del no categorico dei grillini. “Faccio una riflessione più ampia – premette il ministro degli Esteri ed ex leader del M5s -. Abbiamo da una parte chi tifa contro l’Italia, e io lo trovo sconcertante. Dall’altra abbiamo chi considera il Mes la salvezza nazionale. Non è vero neanche questo. Dobbiamo essere pragmatici. Questa è la partita della vita per noi. E non è ancora finita. Anzi, è appena iniziata”.

Grecia e Spagna, osserva, “dicono si’ a uno strumento che, ancora sulla carta, sembrerebbe senza condizionalità. Per ora siamo nel campo delle intenzioni”. Per Di Maio, “Conte ha ragione. Oggi gli aspetti fondamentali sono due: la quantità di soldi e i tempi dello stanziamento. Soprattutto i tempi, che devono essere certi. L’Italia non può aspettare. Così come non dobbiamo fare l’errore di pensare che siamo usciti dall’emergenza coronavirus, non dobbiamo pensare di aver già vinto in Europa”, riconosce il ministro M5s, che commentando il Def varato ieri dal governo sottolinea: “Lo scostamento approvato ieri dal Consiglio dei Ministri è una delle più grandi manovre di sempre.

I 55 miliardi serviranno a dare nuove risorse alle imprese, a finanziare gli ammortizzatori sociali a favore dei lavoratori, a sostenere il sistema sanitario e a introdurre strumenti di tutela per tutti i cittadini in difficoltà, specie per gli autonomi e le partite Iva“. E sul reddito d’emergenza, nuovo slogan grillino, “c’è ampio consenso nella maggioranza” e difende anche la legge sul reddito di cittadinanza, “grazie alla quale oggi quasi 3 milioni di persone riescono a mangiare”.

MEDICI CONTRO GOVERNO: “OSPEDALI TRASFORMATI IN LUOGO DI DIFFUSIONE DEL CONTAGIO”



Continua la strage di medici. Sono saliti a 150 i morti in Italia.

 È il bilancio aggiornato della Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri. L’ultimo nome inserito nell’ “elenco caduti” dalla Fnomceo è quello di Guido Retta, primario emerito, ortopedico, consulente di tribunale, in pensione, dopo che ieri sera la Federazione aveva segnalato il decesso di Gianbattista Perego.

Intanto sale la protesta contro il governo e il cosiddetto decreto “Cura Italia”.

«Governo e Parlamento dimenticano» i medici “eroi”, gli “angeli” e anche i martiri: “Risparmiateci, caro presidente del Consiglio, cari ministri e cari parlamentari, vuote retoriche che mai si trasformano in atti concreti di riconoscimento e valorizzazione della nostra categoria, e arrossite per ’leggi vergogna’ che hanno legittimato condizioni di lavoro che hanno portato a malattia e morte tanti colleghi”. La nuova legge delude l’Anaao, spiega Palermo, “anzitutto perché conferma la sciagurata legislazione vigente che esclude gli operatori sanitari dall’obbligo precauzionale di quarantena nell’ipotesi di contatti stretti e non protetti con casi confermati di malattia, trasformandoli in malati a loro volta e untori”.

Ma anche perché “consente l’utilizzo della mascherina chirurgica, un semplice presidio medico, al posto delle maschere filtranti Ffp2/Ffp3, prescritte dalla normativa europea e dalle linee guida delle società scientifiche come dispositivi di protezione individuale per il rischio biologico elevato. Un combinato disposto normativo, provato come nefasto dalle evidenze sul campo, che è alla base dei contagi negli ospedali, trasformati in luoghi di diffusione della malattia Covid-19, nel vuoto di indicazioni e programmi coerenti“.

venerdì 24 aprile 2020

Coronavirus, scarcerato Pasquale Zagaria, superboss dei Casalesi: “Poverino È malato”



Scarcerato il boss Pasquale Zagaria. Il Tribunale di Sorveglianza di Sassari ha disposto ha scarcerazione di Pasquale Zagaria, l’imprenditore recluso al 41 bis legato al clan dei Casalesi, fratello del superboss Michele Zagaria. La decisione è stata presa dai magistrati anche a causa dell’indisponibilità da parte delle strutture sanitarie dell’isola di poter garantire al detenuto la prosecuzione dell’iter diagnostico e terapeutico di cui ha bisogno a causa di una grave patologia.

 «È ristretto in regime di 41bis» e «quindi in celle singole e con tutte le limitazioni del predetto regime che lo proteggono dal rischio di contagio». Con questa motivazione il giudice della Sorveglianza di Milano ha bocciato la richiesta di differimento pena ai domiciliari per motivi di salute del capomafia ergastolano Nitto Santapaola.

Scarcerato il boss Pasquale Zagaria. Il Tribunale di Sorveglianza di Sassari ha disposto ha scarcerazione di Pasquale Zagaria, l’imprenditore recluso al 41 bis legato al clan dei Casalesi, fratello del superboss Michele Zagaria. La decisione è stata presa dai magistrati anche a causa dell’indisponibilità da parte delle strutture sanitarie dell’isola di poter garantire al detenuto la prosecuzione dell’iter diagnostico e terapeutico di cui ha bisogno a causa di una grave patologia.

 «È ristretto in regime di 41bis» e «quindi in celle singole e con tutte le limitazioni del predetto regime che lo proteggono dal rischio di contagio». Con questa motivazione il giudice della Sorveglianza di Milano ha bocciato la richiesta di differimento pena ai domiciliari per motivi di salute del capomafia ergastolano Nitto Santapaola.

La Coldiretti lancia l’allarme: “Un milione di nuovi poveri a causa delle misure anti coronavirus del governo” Il governo aiuto solo i clandestini



Roma, 24 apr – L’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio la nostra economia e i cittadini stessi. Salgono di oltre un milione infatti i nuovi poveri che hanno bisogno di aiuto anche per mangiare. E’ l’effetto delle limitazioni imposte per contenere il contagio e la conseguente perdita di opportunità di lavoro.

A lanciare l’allarme è la Coldiretti, secondo cui fra i nuovi poveri ci sono coloro che hanno perso il lavoro e non possono utilizzare lo smart working, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie.
“Alle mense si presentano famiglie mai state così in difficoltà”
Coldiretti rivela che presso i centri di distribuzione dei pacchi alimentari e alle mense della solidarietà si presentano persone e famiglie che mai prima d’ora si erano ritrovate in condizioni così gravi e ai centralini arrivano decine di telefonate al giorno con richieste di aiuto perché padri e madri non sanno come sfamare i figli e si vergognano di trovarsi per la prima volta in questo tipo di difficoltà economica. E’ una fascia di nuovi indigenti che fa salire a 3,7 milioni il numero di persone che in Italia in questo momento sono talmente povere da avere bisogno di auto per mangiare.
I nuovi indigenti sono diffusi in tutto il Paese
Le situazioni di difficoltà sono diffuse in tutto il Paese ma le maggiori criticità – precisa la Coldiretti – si registrano nel Mezzogiorno con il 20% degli indigenti che si trova in Campania, il 14% in Calabria e l’11% in Sicilia. Tuttavia situazioni diffuse di bisogno alimentare si rilevano anche nel Lazio (10%) e nella Lombardia (9%) dove più duramente ha colpito l’emergenza sanitaria, secondo gli ultimi dati del Fead, il Fondo di aiuti europei agli indigenti.
La rete di distribuzione degli aiuti Fead
Una emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra a oggi – sottolinea l’associazione degli imprenditori agricoli – contro la quale si è attivata la solidarietà per rafforzare gli interventi sul piano alimentare a chi si trova in difficoltà. 

In campo sono scese molte organizzazioni attive nella distribuzione degli alimenti, e si contano in Italia circa diecimila strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da quasi 200 istituzioni caritatevoli impegnate nel coordinamento degli enti territoriali ufficialmente riconosciute che si occupa della distribuzione degli aiuti Fead erogati dall’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea). 

 In prima fila, come sempre, per aiutare gli italiani in difficoltà a causa dell’emergenza coronavirus anche CasaPound (ma senza fondi Ue), che in occasione del Natale di Roma lo scorso 21 aprile ha distribuito 5 tonnellate di aiuti alimentari e sanitari per le famiglie più bisognose della Capitale, abbandonate dalle istituzioni.

Truffa Mes, furia di Meloni contro Conte: “Ci prestano soldi nostri, pago interessi e ringrazio pure?”



Dopo il Consiglio europeo Giuseppe Conte esulta, al pari della sinistra, per l’accordo raggiunto a Bruxelles. E mai esultanza fu così fuori luogo: c’è il Mes, ben definito, mentre del cosiddetto Recovery Fund ancora si è capito poco. I dettagli? Rimandati. Staremo a vedere, ma le speranze – considerato cosa abbiamo “ottenuto” fino ad ora dalla Ue per gli aiuti per il post-coronavirus – sono piuttosto flebili. Ma Giorgia Meloni è ancor più tranchant, drastica, pessimista.

E ospite in collegamento a Dritto e Rovescio di Paolo Del Debbio, su Rete 4 nella puntata di giovedì 23 aprile, mette in guardia dai pericoli del Mes. E, soprattutto, la leader di Fratelli d’Italia spiega quale sia la trappola che la sinistra e Conte non vogliono raccontare. Insomma, al di là del Recovery Fund, il sospetto è che quel cappio attorno al collo, l’Italia lo abbia già. E ben stretto

“Il Mes non ha condizionalità per le spese santiarie?”, premette con amaro sarcasmo la Meloni. “Ci dicono: vogliono darci 36 miliardi di euro e che facciamo, non li prendiamo? In pratica te la raccontano come se questi soldi ce li stessero regalando. Allora vale la pena di chiarirlo agli italiani: nel fondo salva-Stati l’Italia ha messo 15 miliardi di euro. Quello che l’Euroopa ci propone è di prendere in prestito 36 miliardi di euro che noi dovremmo restituire per intero con gli interessi. In pratica mi prestano i soldi miei, ci devo pagare sopra gli interessi e gli devo pure dire grazie. Scusatemi, io non riesco a capire l’affare”, picchia durissimo.

Il leader dei “pagliacci” Grillo torna a fare il comico: “L’Europa comincia a diventare comunità. Continuiamo così”



Il premier Giuseppe Conte rivendica il risultato di aver ottenito òuna accelerazionein Ue sul piano sul Recovery Fund e la maggioranza è compatta con lui e anche Beppe Grillo plaude: ‘”Forse l’Europa comincia a diventare una Comunità. “Giuseppi” sta aprendo la strada a qualcosa di nuovo. Continuiamo così!”. Ma è scontro con Matteo Salvini.

 “Approvato il MES, una drammatica ipoteca sul futuro dell’Italia e dei nostri figli. Di tutto il resto, come il Recovery Fund, si parlerà solo più avanti, ma già si delinea una dipendenza perenne da Berlino e Bruxelles. Sconfitta, fallimento, disfatta, oltretutto avendo impedito al Parlamento di votare, violando la legge”, dice il leader della Lega, Matteo Salvini mentre Giorgia Meloni fa sapere di avere presentato un odg che verrà messo in votazione alla Camera contro l’uso del Mes.
La maggioranza plaude a Conte.
“I governi Ue hanno compreso l’importanza della proposta del Governo Conte per un fondo europeo a sostegno di famiglie e imprese. Quello che chiedevamo. L’Europa si sta muovendo, come si è visto in questi giorni drammatici di emergenza Covid-19. Ora sta alla nostra forza, alla nostra creatività, al nostro impegno realizzare la rinascita e ricostruire la fiducia”, dice il leader del Pd, Nicola Zingaretti. 


“Il match è ancora in corso, ma possiamo dire di aver raggiunto un primo importante risultato: il Recovery Fund. Ora bisogna lavorare sui tempi, affinché i fondi siano disponibili da subito, per aiutare imprese, lavoratori e famiglie italiane. C’è un’Italia da ricostruire. Solo uniti ce la faremo”. Lo scrive su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, commentando l’esito del videosummit europeo. E aggiunge: “Grazie al presidente Conte per l’ottimo lavoro svolto fino ad ora. Grazie a chi sostiene la nostra Nazione nella sfida più importante di sempre. Non molliamo”

giovedì 23 aprile 2020

Rachele Mussolini: “Il 25 aprile si canti l’Inno di Mameli, non Bella Ciao”. “Per me il 25 aprile è la festa di San Marco”



– “Il Paese piange: la gente è disperata. E rischiamo una rivolta sociale. C’è ben poco da cantare. Piuttosto rimbocchiamoci le maniche”. Così Rachele Mussolini commenta l’ultima iniziativa dell’Anpi. Quella di intonare Bella ciao dalle finestre il 25 aprile.
Rachele Mussolini: c’è poco da festeggiare il 25 aprile
Anche in tempi di pandemia i nipotini dei partigiani non dissotterrano l’ascia della divisione ideologica. “L’Italia è stata travolta dallo tsunami coronavirus”, dice la nipote del Duce. “Un anniversario sottotono sarebbe stato più opportuno. Rispetto chi ha voglia di festeggiare le ricorrenze di tutte la parti politiche. Ma, per favore, senza morti di Serie A e di serie B”. La Mussolini, consigliera comunale di Roma chiarisce. La scelta di utilizzare la canzone simbolo della Resistenza è inadeguata. “Mi è salito il sangue al cervello quando ho ascoltato la notizia. Se si vuole lanciare un messaggio unitario allora cantiamo l’inno di Mameli. Non Bella ciao”.
“Per me è la festa di San Marco…”
E la proposta di La Russa? “Non sono in disaccordo. Ma dedicherei alle vittime del coronavirus un’altra data che non sia il 25 aprile”. Il senatore di Fratelli d’Italia ha lanciato l’idea di collocare il 25 aprile l’omaggio ai morti per il Covid-19. Una proposta che ha suscitato a destra la presa di distanza di molti. L’anniversario della Liberazione per Rachele Mussolini è semplicemente la festa di San Marco, Si chiama così il padre delle mie figlie. E per me quel giorno è la sua festa”. Poi non si sottrae alla verità storica. Per la figlia di Romano Mussolini il 25 aprile non può rappresentare un giorno di festa. “Il mio stesso dna non mi consente di festeggiarlo. Sebbene rispetto le ricorrenze di tutte la parti politiche”. Infine ricorda di aver sempre denunciato l’errore delle leggi razziali. “Anche se in Italia fu cosa ben diversa di quanto accaduto in Germania. Al di là dei fatti, io sono parte coinvolta della storia per ragioni familiari ed emotive”.
“Come mio padre, non guardo le immagini di Piazzale Loreto”
“Mio padre quando perse il suo aveva solo 17 anni. Non riusciva a sopportare la vista delle immagini di piazzale Loreto. Ogni volta che venivano proiettate. Il suo era solo il dolore di un figlio. Che emotivamente mi ha trasmesso attraverso sentimenti di tristezza. E inquietudine. Al di là del fatto che potesse essere un criminale (e non era il caso di mio nonno) vedere tuo padre a testa ingiù è uno scenario che nessun figlio avrebbe il coraggio di guardare. Dolore riflesso. Aach’io come mio padre (jazzista di fama internazionale) ho il rifiuto di quelle immagini. Fanno male al cuore”.

Gasparri: “Chi favorisce e non espelle i clandestini viene messo sul trono. E sotto processo ci va Salvini”



Non è ancor chiaro se davvero il 4 luglio si avvierà il processo all’ex ministro dell’Interno, Salvini. Con tutto quello che c’è da fare in Italia, in termini di ricostruzione e in termini di ripresa del funzionamento della giustizia, ricominciare dal processo a Salvini sarà ancora di più un paradosso. Ci troviamo, infatti, in una condizione in cui il governo ha deciso di chiudere, a causa dell’emergenza cina-virus, i porti italiani.

O meglio, di chiuderli a metà, visto che gli sbarchi proseguono ogni giorno e i clandestini che non possono sbarcare vengono addirittura assistiti al largo con navi messe a disposizione per la quarantena, ovviamente con pagamento a carico dei cittadini italiani.

La loro priorità è processare Salvini
Ma di questo non ci preoccupiamo perché la priorità è processare Salvini, uno che i porti li voleva tenere chiusi e i clandestini rispediti nel loro Paese. Personalmente avevo sostenuto, in quanto presidente della Giunta per le immunità, la correttezza della condotta dell’allora capo del Viminale. Il Parlamento è stato, invece, di avviso contrario e quindi favorevole al processo.

Ma io mi chiedo ancora: è giusto processare chi ha bloccato l’ingresso di clandestini? Se critiche vanno mosse, ci sarebbe da farle per la mancata espulsione di tutti coloro che dovevano essere cacciati dall’Italia e che adesso il governo Conte 2 vorrebbe regolarizzare. Il processo a Salvini è assurdo, ma sarebbe giusto un cartellino giallo, invece, per le mancate espulsioni. In ogni caso credo che Salvini trasformerà questa iniziativa del 4 luglio, sempre che non venga rinviata, in una comprensibile platea per esporre con ancora con più forza le proprie giuste ragioni. E certamente ha più ragione lui di chi lo ha voluto mandare a giudizio.

Trump dà un altro schiaffone ai buonisti: “Per 2 mesi negli Usa non entrerà nemmeno un immigrato”



“Io tutelo gli americani”. Con queste parole il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che firmerà un ordine esecutivo per sospendere l’immigrazione negli Stati Uniti. Affermando che deve proteggere i lavori americani mentre il Coronavirus “devasta” l’economia.

“Alla luce dell’attacco del nemico invisibile e della necessità di proteggere i lavori dei nostri grandi cittadini, firmerò un ordine esecutivo per sospendere temporaneamente l’immigrazione negli Stati Uniti”. Lo ha scritto su twitter. E’ l’ultima di una serie di mosse di The Donald per fronteggiare il Covid. Che si propaga negli Stati Uniti a macchia d’olio. Gli Stati Uniti hanno di gran lunga il maggior numero al mondo di casi confermati di Coronavirus, con oltre 42mila vittime e 774mila contagi accertati.
Il piano di Trump
Il piano di Donald Trump si applicherà solo per chi aspira a ottenere la Green Card: durerà 60 giorni e non riguarderà i lavoratori che entreranno temporaneamente negli Usa. L’obiettivo del presidente degli Stati Uniti è quello di “tutelare i lavoratori americani”. Lo ha chiarito nelle ultime ore lo stesso Trump0, aggiungendo che l’ordine esecutivo è in fase di definizione e che probabilmente lo firmerà nelle prossime ore.

E’ quello che avrebbe dovuto fare anche l’Italia. Ma il nostro governo è in altre imprese impegnato. Attraverso i suoi avamposti, Lamorgese e Bellanova, i migranti sono al primo posto nelle priorità. Pur in tempi di pandemia. Tra l’altro Trump, non esclude una proroga alla scadenza dei 60 giorni. “Dobbiamo preoccuparci prima di tutto dei lavoratori americani”, ha insistito Trump nelle dichiarazioni rilanciate dalla Cnn .
“Sbagliato sostituire gli americani con immigrati dall’estero”
“Con questa pausa, aiuteremo a mettere i disoccupati americani in prima fila per il lavoro. Sarebbe sbagliato sostituirli con flussi di nuovi lavoratori immigrati dall’estero“. Esattamente il contrario delle uscite del governo italiano. E’ la frase che vorremmo ascoltare anche noi: “tutelare i lavoratori italiani prima di ogni cosa”.

La dichiarazione è arrivata dopo un giorno di frenetiche consultazioni alla Casa Bianca tra funzionari e legali. Per valutare gli aspetti pratici e le implicazioni legali dell’annuncio di Trump. Forzando quindi la mano per arrivare in fretta ad una bozza. Nonostante i maggiori chiarimenti, al dipartimento di Stato aspettano ulteriori indicazioni. Indicazioni per sapere se tra i visti sospesi vi saranno anche quelli per i ricongiungimenti familiari con cittadini americani o residenti permanenti.

Altri visti sono per i lavoratori stranieri che hanno già un posto che li attende: tra questi infermieri richiesti negli ospedali. Quello che già è certo che lo stop non interesserà i lavoratori agricoli stagionali. Quanto mai necessari in questo momento in cui la raccolta stagionale coincide con la pandemia.

I “traditori” del M5$ pronti a ingoiare pure il rospo del Mes. Ma tira aria di scissione



È ancora prima mattina quando molti grillini di rango saltano dalla sedia sfogliando Il Fatto Quotidiano. Il quotidiano diretto da Marco Travaglio, sempre più vicino al premier Giuseppe Conte, mette nel mirino Davide Casaleggio, che non ha mai interrotto il filo con Alessandro Di Battista, e lo accusa di aver avuto alcuni «incontri riservati» con Claudio Descalzi, l’ad di Eni riconfermato nell’ultima infornata di nomine nelle società partecipate.

«Forse un modo per sviare l’attenzione dal Mes», dice chi critica dall’interno il premier Conte. E nel giorno del Consiglio europeo prosegue la guerra sotto traccia sul Fondo Salva-Stati. Tutte le anime del Movimento concordano sul fatto che l’ex avvocato del popolo italiano in qualche modo ingoierà la clausola della possibilità di un ricorso al Meccanismo europeo di Stabilità. D’altronde il M5s non si può permettere di far saltare il governo.

O almeno deve allungare la vita della maggioranza giallorossa fin quando è possibile. Lo ha detto chiaramente martedì il reggente Vito Crimi al Corriere della Sera: «Niente governissimi, non lasceremo commissariare l’Italia». Lo ribadisce Luigi Di Maio in un’intervista a Sky Tg24: «Domani al Consiglio europeo tutti con Conte, in nessun Paese del mondo durante una pandemia si discute di cambiare il presidente del Consiglio». E ancora: «Draghi è una persona rispettabilissima, ma l’utilizzo del suo nome da parte di alcune forze politiche è strumentale per buttare giù Conte». Da giorni l’ex capo politico sta preparando il terreno per far digerire al Movimento l’ennesima giravolta su uno dei pilastri originari. I comunicatori grillini stanno già approntando il maquillage per rivestire di buone intenzioni l’ultimo tradimento. Come accaduto sulla Tav o sul deficit in questi due anni di governo ininterrotto dei pentastellati. Ma stavolta il gioco potrebbe rivelarsi più pericoloso.

E la dimostrazione è il favore crescente che stanno riscuotendo le tesi barricadere di Dibba all’interno del gruppo parlamentare. Tanti che volevano sottoscrivere l’appello sulle nomine si sono bloccati all’ultimo, ma stanno aspettando al varco sul Mes. «Di giorno in giorno aumentano gli attestati di solidarietà nei confronti di Alessandro», così descrive la situazione un eletto. Contesto ancora più anomalo se consideriamo che proprio la truppa in Parlamento negli ultimi anni è stata la parte del grillismo più critica verso le mosse dell’ex deputato romano. Giudicato spesso come un «irresponsabile» e soprannominato «l’anguilla» negli ambienti di Palazzo Madama e Montecitorio per la sua capacità di lanciare il sasso e nascondere la mano. Adesso è diverso. Ed è partita la conta di chi sta con lui.

Il timore è che il Movimento possa non reggere all’impatto di un voto in Parlamento sul Salva-Stati. Soprattutto al Senato, dove la maggioranza per il governo è risicata, ancora più in bilico dopo l’espulsione dal M5s di Mario Michele Giarrusso e il suo transito nel gruppo Misto. Lo scenario estremo è quello dell’immagine plastica di una scissione durante il voto in Aula. Ipotesi evocata per quanto riguarda il Parlamento Europeo dall’eurodeputato Piernicola Pedicini, che ha parlato di «rischio scissione del M5s in Europa». Intanto Pedicini, Ignazio Corrao, Rosa D’Amato e Eleonora Evi, gli eletti a Bruxelles che non hanno seguito le indicazioni del gruppo sulla votazione della risoluzione sul Mes, sono sotto la lente d’ingrandimento dei probiviri: rischiano l’espulsione.DDS

Varese, il sindaco del PD attaccava la Lombardia. Ora la Guardia di Finanza fa visita alla sua casa di riposo



Poche settimane fa Davide Galimberti, sindaco di Varese appartenente al Partito democratico, aveva firmato insieme ad altri primi cittadini lombardi dello stesso partito, come per esempio Beppe Sala e Giorgio Gori, rispettivamente primi cittadini di Milano e Bergamo, una lettera contro la regione Lombardia.
La lettera firmata dal sindaco di sinistra contro Fontana
Come riportato da La Verità, nella lettera venivano chieste spiegazioni al governatore Fontana e alla giunta regionale leghista riguardo le norme adottate contro il coronavirus. In poche parole, un attacco mosso da sindaci di sinistra in un momento in cui le polemiche certo non servivano. Fontana la definì infatti una “pura e bieca speculazione politica, inopportuna, triste e in questo momento sconsiderata”. Avvenuta in un momento in cui, almeno la Regione, sarebbe dovuta essere unita e compatta. Chi l’averebbe mai detto che dopo tre settimane sarebbe stata una Rsa di Varese a finire sotto indagine, pure gestita da una fondazione del Comune.

Si tratta nello specifico della Fondazione Molina. Lo scorso lunedì, 20 aprile, la Guardia di finanza si è presentata alla casa di riposo e ha chiesto di poter visionare tutta la documentazione inerente la gestione dell’emergenza coronavirus all’interno della struttura. Al centro dell’indagine un sospetto focolaio. Diverse sono le residenze per anziani presenti nella zona finite nel mirino della Procura di Busto Arsizio. Lo stesso giorno Edoardo Paganini, subentrato come direttore sanitario a Giuseppe Ferrari perché quest’ultimo era risultato positivo al Covid-19, ha dato le dimissioni.
La visita della Gdf
In una nota, Molina ha spiegato di “aver fornito la nostra completa collaborazione, chiarendo i provvedimenti adottati e fornendo copia dei documenti interni e delle cartelle cliniche dei deceduti da inizio anno”. Ha inoltre voluto precisare che l’ispezione è volta all’acquisizione di documenti e non è collegata a ipotesi di reato. Nella struttura vi sono 470 posti letto e 500 dipendenti. Nel solo mese di marzo erano stati 38 gli ospiti deceduti e 13 nei primi giorni di aprile. 

Per un totale di 51 morti. Nonostante questi dati i vertici avevano lasciato correre, adducendo che molti dei decessi non c’entravano con l’epidemia coronavirus ma riguardavano patologie pregresse. Qualcuno però non deve essersi accontentato delle spiegazioni date e ha preferito rivolgersi all’avvocato e fare un esposto in procura. Adesso i morti hanno raggiunto quota 80, se non di più, e gli operatori sanitari rimasti contagiati sarebbero circa un centinaio. Più o meno come accaduto nelle Rsa italiane e al Trivulzio. Solo che questa struttura è controllata in toto dal Comune di Varese.
L’inizio del focolaio
Secondo La Verità, la situazione sarebbe peggiorata ai primi di marzo. Un ospite della struttura, il padre di una funzionaria del Comune, avrebbe iniziato ad avere i primi sintomi di una polmonite. Diagnosticata però solo come batterica. Il poveretto è deceduto. Da quel momento si sarebbe innescata una pandemia in tutta la Rsa. La situazione è degenerata proprio mentre Il sindaco era impegnato ad attaccare Fontana e la giunta della Lombardia. Il 15 aprile sarebbe quindi stata inviata a tutto il personale una lettera di Vanni Belli, direttore generale nominato lo scorso anno, in cui veniva imposto categoricamente di non parlare.

Nel documento è “richiesto a tutto il personale il rispetto della riservatezza delle informazioni professionali e il divieto di utilizzarle o divulgarle al di fuori della Fondazione”. Nell’ottobre 2018 Galimberti aveva rinnovato il consiglio d’amministrazione che, per regolamento della Fondazione, è costituito da 5 membri, di cui uno indicato dal prevosto. Tutti però nominati dal sindaco. Guarda caso, tra i consiglieri ci sono Barbara Cirivello, candidata in una lista in appoggio a Galimberti nel 2016 e Anna Zanetti, coordinatrice della lista personale dell’attuale primo cittadino.

ANCHE GLI ESTREMISTI GAY VOGLIONO UNA TASK FORCE



L’oligarchia vuole polverizzare la società. Vogliono che vi vediate come maschi, femmine, gay, meridionali, settentrionali, operai, imprenditori e via via sempre più polverizzando. Tutto questo perché una società divisa è controllabile. Divide et impera. E in questo senso che dobbiamo leggere tutta la storia degli ultimi decenni, dal ‘femminismo’ alla propaganda gay.

Udite udite, arriva la ciliegina sulla torta, che aggiunge un alito surreale al confronto attorno alle task force. La rivendicazione di quote. In una nota d’agenzia, il portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo, lamenta che, negli organismi messi in piedi per affrontare la crisi Coronavirus non compaiano esponenti della «comunità Lesbica, Gay e Trans», nonostante «rappresenti il 15% della popolazione». La nota, inoltre, ragiona: «l’Onu sottolinea l’importanza che le misure dei governi introdotte per mitigare l’impatto economico della crisi debbano considerare pienamente le persone Lesbiche, Gay, Bisex e Trans, che hanno maggiori probabilità di essere disoccupate e di vivere in povertà rispetto alla popolazione generale», oltre «all’essere costretti in ambienti ostili con familiari che disapprovano, aumentando il rischio di violenze». La nota, inoltre, denuncia: «Purtroppo gli attuali decreti non hanno considerato nessuno degli aspetti evidenziati dall’Onu, che sono emersi anche nella nostra Ricerca sulla comunità lesbica, gay, bisex e trans nell’emergenza Covid19. Pertanto chiediamo al Governo e al premier Conte di ascoltare le nostre istanze al più presto».

Certo, ci manca la task-force fru fru. Siete il 3% della popolazione, e mentre a voi come attivisti piacerebbe tanto rappresentare tutti gli omosessuali, non rappresentate che voi stesse. Una frangia minoritaria e iperattiva di una piccola percentuale della popolazione. Cercate posti e prebende utilizzando una rappresentanza che non esiste.

Non esistono ‘i gay’. Sono cittadini come gli altri, con gli stessi diritti degli altri.

Spiacenti, a volte le ciambelle non riescono col buco.

LA SECONDA ONDATA DALL’AFRICA: UN’ECATOMBE GRAZIE AGLI SBARCHI



Un rapporto riservato commissionato dalla dirigenza di Forza Italia prevede una seconda ondata dell’epidemia di coronavirus – la seconda ondata è praticamente certa secondo tutte le previsioni – che arriverebbe dall’Africa a partire da gennaio 2021. La seconda ondata dell’epidemia, infatti, secondo lo studio, arriverà dall’Africa e dalle Americhe. Vista l’attuale politica sugli sbarchi c’è da aspettarsi uno scenario da incubo.

Una minaccia che sarebbe stata discussa con i governatori di destra del Mezzogiorno; all’ordine del giorno, la pianificazione di una risposta sanitaria adeguata al pericolo imminente.

Secondo il dossier sarebbero entro la fine dell’anno saranno un milione e settecentomila le piccole e medie imprese a rischio default finanziario. Le previsioni sul Prodotto interno lordo vanno ben oltre quel già catastrofico -10 % stimato da diverse agenzie e dal Fmi: precipiterebbe a -14,7%, facendo perdere il lavoro a quasi 6 milioni e mezzo di italiani. Con un tasso di povertà al 22,7%. E una disoccupazione vicina al 20 per cento.

Questo, prima della seconda ondata.

mercoledì 22 aprile 2020

Magistratura rossa al servizio del PD. Diktat al governo: “Regolarizzare tutti i 600mila clandestini”



Di Adolfo Spezzaferro – Roma, 22 apr – Per la grande gioia del governo giallofucsia e soprattutto del ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova, dalle toghe rosse arriva la richiesta di regolarizzare gli immigrati con tanto di imbeccata della Commissione Ue. Mentre gli italiani rischiano di restare senza lavoro e senza un soldo, da Bruxelles fanno sapere che “niente impedisce a uno Stato membro dal punto di vista giuridico di dare permessi di soggiorno ai migranti che vuole regolarizzare“.

A chiarirlo è un portavoce della Commissione, Adalbert Jahnz, rispondendo a una domanda sulla possibilità che l’Italia regolarizzi centinaia di migliaia di clandestini per lavorare nel settore dell’agricoltura (come se non ci fossero offerte di lavoro per gli italiani). La Commissione non entra nei dettagli: “Si tratta di una misura attualmente in corso di discussione in Italia e dunque non abbiamo commenti particolari sulla sostanza di questa misura“, ha detto il portavoce. Tuttavia l’indicazione che arriva dalla Ue è chiara: il governo Conte può procedere con la regolarizzazione di quella che di fatto è (senza entrare nel merito del rischio di contagi, visto la scarsa propensione dei soggetti in questione a rispettare le regole) oltretutto concorrenza sleale per gli italiani, manodopera a basso costo.
Lamorgese conferma che il governo sta lavorando a una sanatoria
I tecnocrati della Ue fanno capire benissimo che non avranno nulla in contrario se il governo italiano dovesse regolarizzare i clandestini, con la scusa dell’emergenza coronavirus. Ecco, se dipendesse dal ministro delle Politiche agricole, sarebbero subito messi in regola 600mila immigrati. Tuttavia, nel corso di un’audizione alla commissione Affari costituzionali alla Camera, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha fatto presente che sì “stiamo lavorando ad una proposta” per regolarizzare gli immigrati “ma non si tratta di 600mila” immigrati. La sanatoria allo studio riguarderebbe soltanto gli stranieri che “servono”.
Magistratura democratica: “Vanno regolarizzati con urgenza, tutti”
A dar manforte all’iniziativa del governo ci pensano anche le toghe rosse, con il solito tono imperativo. La regolarizzazione dei lavoratori stranieri oggi irregolari nel nostro Paese “è certamente una scelta opportuna e urgente“. Lo afferma Magistratura democratica che reputa “importanti” gli appelli al governo in tale direzione. Come se non bastasse, secondo Magistratura democratica, “l’ottica contrapposta e riduttiva espressa sinteticamente con la frase ‘regolarizziamo solo quelli che ci servono‘ oltre ad apparire avvilente sotto il profilo umano dimostra di non aver compreso quella che è la grande lezione di questi mesi.

Per salvarsi è necessario l’impegno e la partecipazione generali“. Insomma, i giudici di sinistra la pensane come la renziana Bellanova: vanno regolarizzati tutti è 600mila gli immigrati clandestini. Insomma, il dato politico è che il governo Conte, nonostante la grave crisi economica scatenata dall’emergenza coronavirus, vuole mettere in regola gli immigrati. Come se fosse una delle priorità, data la situazione. Una posizione del tutto anti-italiana. Di Adolfo Spezzaferro

L’assist di Bruxelles al “governo scafista” PD-M5S: “Giusto regolarizzare tutti i migranti”. Le coop rosse “brindano”



Quando dalle sedi comunitarie arriva l’espressione “niente ostacoli”, c’è da scommettere che sul fatto che si è davanti non solo ad un lasciapassare tecnico, ma anche ad una precisa indicazione politica. E così, ecco che nelle scorse ore da Bruxelles è arrivato il via libera alla sanatoria, chiamata “regolarizzazione” per non spaventare troppo una fetta di elettorato vicino all’attuale maggioranza, relativa ai migranti irregolari. Una misura quest’ultima che il governo Conte II vorrebbe varare a breve, con l’obiettivo dichiarato di immettere subito manodopera a lavoro nei campi visto il repentino abbandono da parte di molti braccianti dopo l’esplosione dell’emergenza coronavirus.

“Niente impedisce ad uno Stato membro ,dal punto di vista giuridico, di dare permessi di soggiorno ai migranti che vuole regolarizzare”, ha dichiarato nelle scorse ore Adalbert Jahnz, uno dei portavoce della commissione europea.

In poche parole, secondo Bruxelles non ci sarebbero ostacoli giuridici o tecnici alla mossa che l’Italia vorrebbe attuare sui migranti. E quindi l’Europa ha già messo in chiaro che non avanzerà alcuna rimostranza al progetto di Roma di regolarizzare la posizione di migliaia di migranti irregolari.

Quanti ancora non si sa, visto che sotto questo profilo al momento sussistono diverse posizioni in seno alla maggioranza ed allo stesso governo. Ieri, nel corso di un’audizione tenuta in sede di commissione affari costituzionali alla Camera, il ministro dell’interno Luciana Lamorgese ha smentito l’ipotesi di una regolarizzazione di tutti gli irregolari: “Stiamo lavorando ad una proposta – ha dichiarato il titolare del Viminale – Ma non si tratta di 600mila migranti”.

Questo perché dal ministero dell’interno l’idea principale che trapela riguarda una regolarizzazione soltanto di chi ha già un lavoro. Un’ipotesi ben contraria alla proposta originaria del ministro delle politiche agricole, Teresa Bellanova. È stata lei ad inizio aprile a lanciare per prima l’idea di una regolarizzazione volta a riportare nei campi i lavoratori stranieri.

L’esponente di Italia Viva ha parlato in più occasioni di una platea di più di mezzo milione di migranti, il tutto per far emergere, tra le altre cose, anche il lavoro in nero e combattere il fenomeno del caporalato. A darle manforte anche la compagna di partito Maria Elena Boschi, intervenuta a favore dell’idea di una regolarizzazione nei giorni scorsi.

Come detto però, dal ministero dell’interno è arrivata qualche frenata: fermo restando l’idea originaria di regolarizzare i migranti, è sulle modalità che sono emerse le posizioni più discordanti. Se dovesse passare la linea del Viminale, la platea di persone raggiunte da un’eventuale sanatoria scenderebbe a non più di 200.000.

Circostanza quest’ultima che ha suscitato malumori anche negli ambienti culturalmente più vicini alla maggioranza. Martedì ad esempio, è emersa la posizione del comitato “Ero straniero”, secondo cui l’eventuale scelta del governo di imporre forti limiti numerici e temporali alle regolarizzazioni, renderebbe quasi inutile la norma e non risolverebbe nessun aspetto legato al lavoro nero ed alla marginalità sociale.

Nel governo dunque si dibatte ed infatti l’Unione Europea al momento non si è espressa sul merito della proposta italiana: “Si tratta di una misura attualmente in corso di discussione in Italia – ha ribadito il portavoce Adalbert Jahnz – e dunque non abbiamo commenti particolari sulla sostanza di questa misura”. La proposta non è stata messa nero su bianco, è il senso delle parole del portavoce della commissione, e dunque non è possibile commentarla. Ma, sull’idea di fondo della possibile misura del governo, l’Ue comunque non si metterà di traverso.

Lockdown, giovane disperato: “Non ho niente da mangiare, voglio suicidarmi”. Salvato dalla polizia locale



SASSARI – Quarantatrè persone controllate e sei esercizi, con una sola sanzione per violazione della normativa per il contenimento della diffusione del coronavirus e una denuncia per evasione dagli arresti domiciliari. Complice la pioggia che ha ridotto ulteriormente la voglia di uscire, ieri la Polizia locale di Sassari ha riscontrato durante i quotidiani controlli, una netta riduzione delle auto in giro.

Durante i pattugliamenti nel centro storico, gli agenti hanno eseguito un’attività di polizia giudiziaria e hanno denunciato una persona che era evasa dagli arresti domiciliari. Tutti in regola invece gli esercizi commerciali controllati.

Continua, parallela, anche l’attività della Protezione civile comunale, di supporto alla popolazione e alle tante situazioni critiche che si sono venute a creare con l’emergenza sanitaria.

Sono numerose le telefonate che arrivano ai numeri della Polizia locale e della Protezione civile: persone che chiedono aiuti economici, supporto psicologico o anche pratico, per la consegna di beni di prima necessità o medicine.

Tra queste, giorni fa è arrivata quella di un giovane talmente disperato da dichiarare di volersi togliere la vita.

La chiamata è stata presa in carico da un agente della Polizia locale, mentre alcuni volontari della Protezione civile sono andati dal ragazzo e gli hanno portato subito un po’ di viveri.

Leggi la notizia su L’Unione Sarda

martedì 21 aprile 2020

Pier Ferdinando Casini “spara” sul premier: “Giuseppe Conte è morto, lo cacceranno coi forconi”



Un’altra profezia di Pier Ferdinando Casini piomba sul governo. “Il governo di Giuseppe Conte – sentenzia l’ex presidente della Camera – è morto. È già morto, anche se la crisi si consumerà tra uno, due mesi. E sarà determinata da un clima da rivolta sociale per cui Giuseppe Conte sarà costretto ad andarsene.

Un po’ come avvenne nel 2011 con Berlusconi. Solo che il Cav è una persona seria, che ha senso dello Stato, e dieci anni fa prese da solo la decisione di farsi da parte. Invece Conte, che non ha l’istinto del politico o dell’imprenditore”. Insomma, questo premier “sarà mandato via con i forconi”. A captare lo sfogo di Casini, nel suo consueto retroscena, è Augusto Minzolini che sul Giornale non può fare a meno di ricordare le passate profezie del fu leader Udc, poi puntualmente avveratesi,

Non a caso Casini dieci anni fa predisse tre mesi prima la fine del governo di Silvio Berlusconi. Ma non solo, perchè prima che Matteo Salvini aprisse la crisi di agosto con il Movimento 5 Stelle, l’ex presidente della Camera preannunciò la fine del sodalizio. Motivi questi che dovrebbero dar da pensare a Conte, la cui corsa secondo l’oracolo (come lo definisce il retroscenista sul quotidiano di Alessandro Sallusti) è al capolinea. Per la precisione Casini profetizza una fine tra “luglio e settembre, quando la gente, dopo avere trascorso due mesi reclusa in casa, non avrà i soldi per andare in vacanza”.

Giuseppe Conte si è venduto agli “strozzini”: “Ecco perché dirò si al Mes”. Boato e fischi in aula al Senato



Mes, dl di 50 miliardi, app Immuni e mascherine. Giuseppe Conte si presenta in Aula al Senato per dare un “quadro compiuto delle più recenti iniziative che il governo ha adottato sul piano interno e un aggiornamento sulle iniziative che, a livello europeo, sono in programma per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid19. Questo passaggio viene compiuto nella chiara consapevolezza, di chi vi parla ma anche dell’intero governo, della necessità di coinvolgere appieno il Parlamento”.

Occorre, spiega Conte, un “rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti sospetti, il cosiddetto contact tracing, e di teleassistenza con l’utilizzo delle nuove tecnologie. L’immediatezza nella individuazione dei contatti stretti dei casi positivi e il loro conseguente isolamento sono cruciali per evitare che singoli contagiati possano determinare nuovi focolai. Per questo, un’adeguata applicazione informativa direttamente disponibile su smartphone è uno strumento essenziale per accelerare tale processo”

Nella fase 2, il premier ha ribadito che bisognerà continuare a rispettare il distanziamento sociale e sarà promosso “l’utilizzo diffuso di dispositivi di protezione individuale fino a quando non saranno disponibili una terapia o un vaccino”. Finché non ci saranno, si dovranno usare le mascherine. Ma, dice il premier, “Ci saranno modifiche sul distanziamento sociale”.

Per quanto riguarda il Mes: “Rifiutare la linea di credito che offre sarebbe un torto agli altri Paesi, ma l’Italia ha bisogno di altro. I criteri del Mes sono inaccettabili per la natura di questa crisi”. Una dichiarazione cghe ha scatenato la furia dell’opposizione, con esponenti dei partiti che hanno protestato con urla contro le parole del premier che è stato costretto a interrompere la sua informativa per alcuni minuti.

Il governo con un nuovo decreto legge intende iniettare 50 miliardi di euro. “Il governo invierà a brevissimo al Parlamento un’ulteriore relazione con una richiesta di scostamento di bilancio pari a 50 miliardi di euro, con intervento complessivo che, sommando i precedenti 25 miliardi, sarà non inferiore a 75 miliardi”.

AGLI ARRESTI DOMICILIARI ANCHE DOPO IL 4 MAGGIO, LA FOLLE IDEA DEL BECCHINO CONTE



Altro giro, altra promessa di Giuseppe Conte, che sposta sempre l’asticella più in là: “Prima della fine di questa settimana confido di comunicarvi e di illustrarvi i dettagli del programma” per la cosiddetta Fase 2 della gestione dell’emergenza coronavirus. L’annuncio del premier viaggia ovviamente su Facebook, dove scrive che “riaprire tutto subito sarebbe irresponsabile. Farebbe risalire la curva del contagio in modo incontrollato e vanificherebbe tutti gli sforzi fatti”.

E ancora: “Non possiamo permetterci di agire affidandoci all’improvvisazione – prosegue su Facebook il presidente del Consiglio -. Non possiamo abbandonare la linea della massima cautela, anche nella prospettiva della ripartenza. Non possiamo affidarci a decisioni estemporanee pur di assecondare una parte dell’opinione pubblica o di soddisfare le richieste di alcune categorie produttive, di singole aziende o di specifiche Regioni”.

La ricetta, ancora molto fumosa a pochi giorni dal suo teorico lancio, prevede un “allentamento delle misure” che “deve avvenire sulla base di un piano ben strutturato e articolato, un programma nazionale che tenga però conto delle peculiarità territoriali. Perché il trasporto in Basilicata non è lo stesso che in Lombardia. Come pure la recettività degli ospedali cambia da Regione a Regione e deve essere costantemente commisurata al numero dei contagi”.

Secondo Conte “dobbiamo riaprire sulla base di un programma che prenda in considerazione tutti i dettagli e incroci tutti i dati. Un programma serio, scientifico. Non possiamo permetterci di tralasciare nessun particolare, perché l’allentamento porta con sè il rischio concreto di un deciso innalzamento della curva dei contagi e dobbiamo essere preparati a contenere questa risalita ai minimi livelli, in modo che il rischio del contagio risulti ‘tollerabile’ soprattutto in considerazione della ricettività delle nostre strutture ospedaliere”.

Questi sono totalmente incapaci. Stare chiusi in casa non serve a nulla. Serviva impedire l’arrivo degli immigrati cinesi:

In Svezia hanno resistito alle sirene della quarantena, e ora hanno un un numero di morti molto inferiore al nostro in rapporto alla popolazione. E non avranno milioni di disoccupati e quindi morti di infarto, suicidio e altro.

Notizia choc dalla CNN: dittatore della Corea del Nord Kim Jong-un ricoverato in gravissime condizioni



La bomba viene sganciata dalla Cnn, secondo cui il dittatore della Corea del Nord, Kim Jong-un, sarebbe ricoverato in gravissime condizioni in seguito a un’operazione chirurgica.

Di certo c’è che il leader dello stato comunista non si vede da giorni, tanto che si sospettava un suo contagio da coronavirus (smentito e che non trova conferme).

L’indiscrezione viene monitorata dall’intelligence degli Stati Uniti. La notizia relativa alle gravi condizioni era stata rilanciata alla vigilia da Daily NK, sito della galassia di dissidenti che opera da Seoul, Corea del Sud. Per la Cnn, che cita fonti dell’intelligence a stelle e strisce, la notizia del ricovero sarebbe credibile, ma non ci sono conferme sufficienti sulle gravi condizioni.

Daily NK sostiene che Kim è stato operato all’ospedale di Hyangsan, una struttura dedicata alla cura dei componenti della famiglia Kim vicino al monte Myohyang, il 12 aprile. Successivamente sarebbe stato curato da un gruppo di medici presso la villa Hyangsan, che si trova vicino all’ospedale.

A provocare la crisi cardiaca di Kim Jong-un, sempre secondo Daily Nk, sarebbero stati diversi elementi, tra i quali “la sua obesità, l’abitudine di fumare molto e gli altissimi carichi di lavoro a cui si presta”.

Milano, bengalese irregolare dà fuoco a 12 auto per divertimento: processato ma è già libero



Gli agenti del commissariato del noto quartiere “Città Studi” di Milano hanno tratto in arresto due notti fa un cittadino bengalese di 22 anni, colto in flagranza di reato dai poliziotti che lo stavano tenendo d’occhio già da alcune settimane mentre stava dando fuoco a due auto parcheggiate in strada. La notizia è stata diffusa dal quotidiano locale Il Giorno.

Nelle ultime settimane gli autoveicoli di Città Studi erano stati presi di mira da un ignoto piromane, il quale aveva già dato fuoco ad altre dieci vetture per poi fuggire via indisturbato accompagnato solo dall’assordante silenzio notturno della città meneghina in quarantena. I poliziotti, guidati da Giovanni Giammarrusti, sospettavano già del bengalese, per questo motivo l’asiatico era tenuto costantemente sotto la lente d’ingrandimento delle forze dell’ordine.

Così intorno all’1:30 della notte fra venerdì e sabato scorso dei poliziotti in borghese hanno notato in atteggiamenti particolarmente sospetti il 22enne, il quale accovacciato a terra stava dando fuoco ad una Renault Clio parcheggiata all’angolo tra piazza Bernini e via Lippi per mezzo di un fazzoletto imbevuto di un liquido altamente infiammabile. Le fiamme hanno avvolto anche una Volvo parcheggiata vicino, danneggiandola seriamente.

I poliziotti sono piombati addosso al bengalese, immobilizzandolo e sottoponendolo ad un’accurata perquisizione personale, grazie alla quale gli uomini indivisa hanno rinvenuto nelle tasche del soggetto due accendini. Condotto in commissariato per accertamenti lo straniero è stato sottoposto ad interrogatorio ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nessuna spiegazione quindi circa i motivi che lo hanno portato a dar fuoco alle due auto e, con buona probabilità, anche alle dieci delle scorse settimane.

Successivi approfondimenti degli investigatori hanno fatto emergere che il giovane, senza fissa dimora, aveva già il pallino per questo tipo di reati, essendo già stato denunciato in passato per aver danneggiato un’auto, sempre a Città Studi. La presenza del bengalese sul territorio italiano inoltre non è assolutamente legittima, poichè l’uomo era già stato destinatario di ben due provvedimenti d’espulsione dal nostro Paese, uno della Prefettura di Milano e una del Questore di Roma: provvedimenti che il giovane asiatico si era ben guardato dal rispettare evidentemente.

Ieri mattina il giovane è stato processato per direttissima e ha patteggiato una condanna di un anno e due mesi. Il giudice, fa sapere la Questura, ne ha disposto la liberazione e come misura cautelare ha scelto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

FOLLA RESPINGE OCCUPAZIONE ROM, FIGLIA RINGRAZIA I VICINI DELLA MAMMA MALATA




Si è risolta in maniera positiva. Il gruppo di rom che ha cercato di occupare l’abitazione di una famiglia molto conosciuta e stimata del paese, è stata respinta. L’anziana proprietaria attualmente è ricoverata presso una struttura sanitaria e i figli non risiedono più in paese.

Non appena si è sparsa la voce tramite il web di quanto stava accadendo, nella via si è radunato un gruppo di cittadini che ha impedito materialmente l’occupazione dell’abitazione.

La figlia, tramite i social, ringrazia la comunità: “Non pensavo oggi di vivere una giornata cosi movimentata. Quando ti toccano negli affetti più profondi, come la tua casa dove sei nata e cresciuta, non ci sto; anche se la vita ti ha portata a vivere lontana, oggi più che mai ho sentito il forte legame che mi tiene legata alla mia casa, al mio Paese e ai suoi cari abitanti, parenti e amici che si trovano li. Oggi più che mai li ho sentiti vicini in questa triste giornata. Grazie di cuore a tutti”.

Non appena si è sparsa la voce tramite il web di quanto stava accadendo, in viale Matteotti si è radunato un gruppo…

Posted by Casteddu Online – Cagliari Online on Monday, April 20, 2020

La comunità è tutto. Per questo vogliono la società multietnica: perché non c’è solidarietà e resistenza. Infatti, queste reazioni le vedi meno nei caseggiati di Milano, dove la diversità etnica è ormai di casa.

Di Maio si fa fregare dalla Cina: mascherine comprate a prezzo raddoppiato. Delmastro lo sbugiarda in aula



Tutto l’imbarazzo di Luigi Di Maio. In audizione alla Camera, il deputato di Fratelli d’Italia Andrea Delmastro mette alla berlina il ministro degli Esteri, che balbetta e, di fatto, non riesce a rispondere.

Il tema è l’acquisto di mascherine dalla Cina a prezzo quasi raddoppiato rispetto a quello precedente allo scoppio dell’epidemia di coronavirus, con beffa ulteriore del “regalo” di migliaia di dispositivi da parte dell’Italia proprio alla Cina nel pieno del dramma di Wuhan, e deciso guarda caso dallo stesso Di Maio. “Abbiamo concluso un contratto con la Cina per 180 milioni di mascherine.

Ed è pronto un rinnovo 300 milioni di dispositivi di sicurezza”, ha spiegato nell’aula quasi deserta il capo della Farnesina. “Ministro – domanda a questo punto Delmastro -, si è speso in prima persona per firmare contratti internazionali? Che ruolo ha avuto per la partita da 209 milioni di euro?” Le mascherine Ffp2 acquistate dalla Cina, ha spiegato il meloniano, sono state infatti pagate 1.50 centesimi l’una invece degli 80 centesimi di una settimana prima dell’inizio della pandemia. E qui Di Maio non trova da dire altro se non “voglio precisare una cosa: noi non firmiamo contratti”. Più che una risposta, una presa in giro.

lunedì 20 aprile 2020

Italiani a casa, migranti in strada a giocare a pallone. E ne arrivano altri 32. Residenti in rivolta (video)



Di Martino Della Costa – Leonardo Lauricella, sindaco di Siculiana, lo dice chiaramente: sono intervenuto personalmente per placare lo sdegno e la rabbia dei cittadini. Chiusi in casa da oltre 45 giorni, e che vedono gli immigrati accolti nella nostra comunità stare in strada a giocare a pallone. E di certo, l’eventualità ventilata in città che possano arrivare a breve altri 32 immigrati, non continuisce a sedare gli animi e ad attenuare preoccupazioni e paure. Anche perché, la struttura ricettiva individuata per ospitare anche i prossimi stranieri in arrivo, ossia l’ex hotel Villa Sikania, trasformato all’occorrenza in centro d’accoglienza, è già stracolmo e al limite delle sue possibilità d’accoglienza. Ma anche i cittadini sono allo stremo: e la rabbia esplosa sui balconi dove, in tanti, si sono affacciati per protestare battendo coperchi e pentole.
Siculiana, migranti giocano a pallone in strada, italiani chiusi in casa
Una protesta rumorosa ma pacifica, quella degli abitanti di Siculiana. I quali, invece di gioire per gli ultimi allentamenti dei provvedimenti di restrizione in vista, hanno dovuto ingoiare l’annuncio di nuovi arrivi di migranti. Oltre che subire la beffa di una quarantena che, a quanto denunciato dallo stesso sindaco della città, gli stranieri sarebbero meno inclini a rispettare. e allora: tutti sui balconi a protestare. Non un flashmob come quelli di accorata solidarietà interregionale dei primi giorni di reclusione casalinga. Ma una vera manifestazione di protesta. E allora, niente canzoni. Niente appalusi, Niente striscioni colorati e appelli alla pazienza in nome della speranza. No, niente di tutto questo. Un’ondata di indignazione e preoccupazione ha portato gli abitanti di Siculiana ad affacciarsi a finestre e balconi per esprimere tutto il loro dissenso rispetto all’arrivo di nuovi migranti in paese.
E in città ne starebbero per arrivare altri 32
Già, perché come spiega anche il sito de Il Giornale che riprende la vicenda e ne denuncia il potenziale esplosivo, proprio all’ingresso di questo centro urbano «si trova un ex albergo, nel 2014 trasformato in centro di accoglienza». Il Villa Sikania, appunto, «da 6 anni a questa parte diventato un vero e proprio hub per la collocazione dei migranti che arrivano in Sicilia». La struttura, chiusa ad ottobre, improvvisamente solo una settimana fa ha riaperto i battenti, complici l’emergenza coronavirus e la non disponibilità momentanea di diverse strutture. Tanto che, 72 immigrati sono stati immediatamente trasferiti nell’ex hotel senza che, scrive il quotidiano diretto da Sallusti, neppure il sindaco Lauricella ne «fosse preventivamente informato». E oltre al danno la beffa che ha declinato l’allarme sociale già alle stelle, alla tensione causata dall’emergenza epidemica.
L’ex hotel che li ospita è al collasso, la pazienza dei cittadini al colmo…
Sì, perché nei giorni successivi alla riapertura del centro d’accoglienza, dai propri balconi alcuni residenti hanno filmato migranti che, all’interno del Villa Sikania, o in strada, giocavano a calcio. Con buona pace delle restrizioni anti-epidemia da Covid rispettate solo dai siciliani. Una sperequazione che rischia di scatenare ulteriori rabbia e più vibranti proteste. E su cui, come spiega il sindaco nel video postato su Youtube e riproposto in basso, «abbiamo sentito il Prefetto e nelle prossime ore mi sentirà in videoconferenza unitamente al Questore. In questo momento tutte le Istituzioni devono lavorare per questa emergenza. Partendo dal fatto che la struttura è oramai piena». E la pazienza dei residente al colmo… Sotto, video da Youtube

Migranti di Don Biancalani aggrediscono con violenza inaudita una coppia di italiani (video choc)



Orrore a #Vicofaro dove un’orda di #risorseINPS capeggiati da #Biancalani aggredisce con ferocia e inaudita violenza una coppia di italiani a passeggio con il cane. Ecco il risultato dei porti aperti: la sinistra c’ha portato la guerra in casa!

I 32 migranti arrivati da Lampedusa trasferiti a Villa Sikania. Residenti protestano con mestoli e padelle (video)



Da Grandangoloagrigento.it – 32 migranti sbarcati stanotte a Lampedusa e già trasferiti questa mattina in traghetto a Porto Empedocle da stasera saranno ospitati nell’ex hotel Villa Sikania adibito a centro d’accoglienza.Lo ha fatto sapere il sindaco di Siculiana Leonardo Lauricella che afferma: “Ho ricevuto una telefonata del prefetto che mi ha comunicato l’arrivo dei migranti, fra cui alcune donne in stato di gravidanza e dei bambini.

Il prefetto mi ha assicurato – spiega Lauricella – che sarà un soggiorno temporaneo in attesa che la nave, appositamente individuata per ospitare i migranti, possa riceverli. Anche i nuovi ospiti del centro osserveranno lo stato di quarantena e non potranno uscire dalla struttura”.

“Ho rappresentato al prefetto – prosegue il sindaco – la mia contrarietà per il particolare momento di emergenza sanitaria. In tema di immigrazione, il ministro dell’Interno e le Prefetture esercitano una competenza esclusiva. Il prefetto tuttavia mi ha rassicurato sul fatto che i migranti non potranno uscire perchè controllati adeguatamente dalle forze dell’ordine. Al momento, gli ospiti non presentano sintomi riconducibili al Covid-19 e al termine della quarantena verranno sottoposti a tampone. Ho preso contatti con uno studio legale per un’azione a tutela della nostra comunità”.

La gente di Siculiana tuttavia, protesta civilmente. In questo momento, ad esempio, numerose famiglie si sono affacciate al balcone e rumoreggia utilizzando pentole e mestoli come testimonia questo video. si è affacciata dai balconi con pentole e altro e fanno bordello per i migranti

La gente di Siculiana protesta con il rumore di pentole

La gente di Siculiana protesta civilmente Ma le forze politiche tendono a rassicurare la popolazione.

[ “La nostra iniziativa – ha detto la capogruppo della minoranza consiliare Vita Maria Mazza – è finalizzata a tutelare tutta la cittadinanza di Siculiana, che per tanti anni è stata aperta all’accoglienza. Ora siamo in piena emergenza Covid, qui ci sono dei migranti che da dieci giorni sono in quarantena forzata, l’arrivo di altri migranti andrebbe a creare delle situazione di allarme e problemi igienico-sanitarie all’interno. Né i soggetti che sono all’interno hanno fatto il tampone, almeno a noi non è dato sapere, e non sappiamo niente anche dei nuovi che arriveranno. Quindi oggettivamente non potrebbero entrare nella struttura senza aver fatto prima i tamponi, questo non succede.

Tra l’altro non sappiamo se i migranti sono provvisti di dispositivi di sicurezza individuale, se rispettano il distanziamento. E’ necessario tutelare i migranti perché soltanto tutelando loro si può tutelare la nostra popolazione, soprattutto evitando che esca il personale che lavora all’interno e che arrivano altri migranti. Così questo centro di fatto potrebbe diventare un centro Covid d’accoglienza senza nessun presidio che tuteli la cittadinanza. Il senso dell’iniziativa di stasera è di continuare a dire ai siculianesi di restare a casa, che le istituzioni ci sono e siamo qui proprio per questo”.

“Sta aumentando la tensione in paese, siamo qua – ha spiegato il sindaco – con i rappresentanti delle forze politiche presenti nel territorio proprio per calmare gli animi dei siculianesi che si trovano a casa da 45 giorni senza poter uscire e poi vedono questi migranti che giocano a pallone, che non rispettano le distanze e le regole di sicurezza a cui bisogna ottemperare. Quindi abbiamo preferito venire qua, diciamo ai cittadini di stare calmi, noi abbiamo avviato un dialogo con il prefetto, con il quale domani mi sentirò in videoconferenza unitamente al questore.

Le istituzione devono lavorare per superare questo momento, partendo dal fatto che la struttura è piena, ci sono settanta migranti e che in un periodo di grave emergenza sanitaria le regole vanno rispettate a tutti i costi perché rischiamo di vanificare tutto il comportamento di buon senso tenuto dalla cittadinanza”. Lauricella ha annunciato oggi di avere “preso contatti” con uno studio legale “per valutare eventuali azioni da intraprendere a tutela della nostra comunità. Ci avevano illusi con la promessa di una equa distribuzione dei migranti nel territorio provinciale ma come sempre siamo noi cittadini di Siculiana a pagare”.



HANNO LASCIATO MORIRE GLI ANZIANI: “FARE I TAMPONI COSTAVA TROPPO”, MA A LUI SUBITO



Era il tempo in cui Zingaretti, dopo avere organizzato con Sala un aperitivo ‘cinese’ a Milano, si faceva il tampone. E risultava positivo. Ma quel tampone lo negava agli anziani nelle case di riposo laziali. La Regione che governa abusivamente da anni.

 Antonello Aurigemma, consigliere regionale di Fratelli d’Italia: «Ci sono una serie di documenti, di email e pec, da cui risulta come la Regione a fronte della possibilità di utilizzare i laboratori privati, abbia preferito non farlo aggravando la situazione invece che alleviandola. C’è una circolare del Ministero della Salute che spiega come sia fondamentale eseguire i tamponi al personale sanitario.

I degenti nelle RSA sono praticamente reclusi dall’inizio della pandemia senza poter vedere nessuno. Quindi, i contagi non possono essere avvenuti attraverso i contatti inesistenti con persone esterne alle strutture. Ecco perché era e resta fondamentale che la Regione si muova e faccia i tamponi. È sorprendente vedere come negli elenchi delle determine regionali per fronteggiare l’emergenza ci siano acquisti ingenti di mascherine ma solo 150mila tamponi».

Aurigemma non parla a vanvera. Esibisce i documenti: il 2 aprile la sezione sanità dell’Unione Industriali spedisce una pec al presidente della Regione, Nicola Zingaretti e all’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, con cui viene offerta la disponibilità dei «laboratori privati accreditati di tutto» il Lazio ad «eseguire i tamponi e i test ai cittadini».

Secondo gli industriali, questa possibilità avrebbe alleggerito «le strutture pubbliche, migliorando i tempi e la sicurezza degli operatori sanitari». Non solo. Ma, aggiungeva Unindustria «saremo anche in grado di organizzare rapidamente l’effettuazione degli esami presso il domicilio del paziente nel rispetto di tutte le procedure di sicurezza».

La risposta della Regione, sei giorni dopo, è agghiacciante.: «Sono pervenute segnalazioni in merito a strutture private autorizzate proponenti in regime privatistico a prezzi esorbitanti test per il Covid».

Le vite degli anziani non valevano abbastanza. Poi, però, i soldi per fare la quarantena di lusso su un nave ai clandestini li trovano. Indegni.

Ma impuniti. Come si evince dalla difesa del presidente della Lombardia, Attilio Fontana, sui contagi di coronavirus nelle Rsa. Il governatore lombardo ha detto di aver preso provvedimenti simili a quelli del collega Nicola Zingaretti “ma in questo caso non è intervenuto nessuno”.
Zingaretti ha dato ordine di prendersela con Fontana, riporta 7Colli, il sito di Francesco Storace, in un retroscena. Con la solita “nota anonima” dalla Regione bollano come bufala l’analogia tra le misure del Lazio e quelle della Lombardia spingendosi perfino a dire che non è stata chiesta la disponibilità alle strutture a ricoverare solo pazienti Covid-19 che non necessitavano di ospedale. Affermazione in contrasto con il pasticcio del Nomentana Hospital dove furono portati gli infetti di Nerola.

ANZIANO MASSACRATO E ACCOLTELLATO DA IMMIGRATO PERCHÉ NON HA ACCENDINO



Italiani in casa, e quei pochi che si avventurano per le strade, se passano la sorveglianza dei droni, finiscono preda degli immigrati. Che hanno il permesso di delinquere.

Un anziano è stato selvaggiamente picchiato e poi accoltellato da un romenoalla fermata dell’autobus in piazza Sempione, a Roma.

La sua colpa? Non avere un accendino da dare all’immigrato.

Quando l’anziano ha risposto che non era in possesso dell’oggetto, lo straniero ha perso la testa ed è diventato una furia.

Prima un pugno in faccia. La vittima è crollata a terra. Poi l’aggressore ha percosso l’anziano con calci e schiaffi. Infine ha estratto un coltello e ha sferrato un fendente all’altezza del petto del pensionato.

Il romeno, risultato in seguito essere un 36enne già noto alle forze dell’ordine per numerosi reati contro la persona e il patrimonio, è stato bloccato dai poliziotti in borghese del commissariato Esquilino che si trovavano in zona in un servizio di prevenzione e repressione dei reati. Ovvero perseguitare i poveri pensionati a passeggio.

Appena si sono accorti di quanto stava accadendo, gli agenti sono subito entrati in azione riuscendo a bloccare il giovane e a disarmarlo, ponendo così fine alla violenza. Nel corso degli accertamenti di rito è emerso che lo straniero era stato colpito anche dal divieto di dimora nel comune di Roma. E così, l’immigrato è stato dichiarato in stato di arresto e portato nel carcere romano di Regina Coeli. L’accusa a cui dovrà rispondere davanti al giudice è tentato omicidio.

Le coltellate non gli sono state fatali solo perché il tessuto pesante della giacca gli ha fatto da barriera contro le coltellate. L’intervento degli agenti e il conseguente fermo del romeno hanno permesso al pensionato di salvarsi. Il coltello usato nell’aggressione, con una lama di 7 cm, è stato posto sotto sequestrato dalla polizia.

Se n’è accorto pure Tito Boeri: centri per immigrati nuovi focolai dell’epidemia. Nessuno indaga



Di Gianluca Veneziani – Ah, benvenuti nel club. Se ne sono accorti anche a sinistra che i centri per migranti rischiano di diventare brodi di coltura del virus, covi di Covid, focolai pericolosi per la loro salute e per la nostra. Se ne sono accorti anche da quelle parti che i prossimi vettori dell’ infezione verosimilmente saranno richiedenti asilo e immigrati irregolari; e che i luoghi dove vivono o sono accolti potrebbero trasformarsi in bombe sanitarie, oltre che sociali.

Ieri lo ammetteva pure Tito Boeri, l’ ex presidente dell’ Inps, che in un fondo su Repubblica notava come l’ allarme contagio ora derivi dagli invisibili, da chi vive «nelle case occupate e nei centri di accoglienza», «chi non ha un proprio spazio privato separato da quello pubblico, chi convive in pochi metri quadri con persone sempre diverse». Insomma, dai 650mila immigrati clandestini e dalle migliaia di richiedenti protezione internazionale.

Il caso di Verona – E lo diceva con cognizione di causa, sulla base degli ultimi fatti di cronaca, a cominciare da quanto accaduto nel Centro di accoglienza straordinaria (Cas) di Verona, dove ben 100 migranti su 140 ospiti sono stati trovati positivi al coronavirus: la struttura per presunti profughi trasformata in un lazzaretto. Come potrebbe diventare il centro di accoglienza di Torre Maura a Roma, in cui due migranti sono risultati affetti da Covid-19 e si è scatenata una rivolta degli altri ospiti, insofferenti all’ idea di essere costretti alla quarantena ed evidentemente preoccupati all’ idea di contagiarsi: a suon di materassi e lenzuola bruciati e di finestre rotte, hanno scatenato la loro “democratica” protesta Azione non troppo dissimile da quella andata in scena nel centro di accoglienza di Arluno, in provincia di Lecco, in cui un richiedente asilo è stato trovato positivo al virus e gli altri migranti hanno colto l’ occasione per protestare contro la mancanza di mascherine e misure di sicurezza: si sono barricati così dentro la struttura, bloccando anche due operatrici, fino all’ arrivo salvifico delle forze dell’ ordine.

Questi e altri episodi ispirano a Boeri e a Repubblica la convinzione che l’ unica soluzione sia «regolarizzare gli immigrati illegali», concedere loro il diritto di risiedere e lavorare legalmente nel nostro Paese per evitare che continuino a vivere «in promiscuità».

Quasi che la sanatoria corrisponda automaticamente a una sanificazione degli luoghi in cui vivono. Chi ce lo dice invece che un immigrato, una volta regolarizzato, non continui ad abitare a stretto contatto con altri migranti, in ambienti promiscui? Chi ci assicura che un cambio di status coincida con un cambio delle sue abitudini?

Controlli urgenti – Il contagio crescente nei centri di accoglienza migranti dovrebbe piuttosto darci un’ altra lezione. E insegnarci che occorrerebbero controlli urgenti, mirati e capillari all’ interno di questi luoghi dove gli immigrati sono ammassati. Ci vorrebbero ispezioni da parte delle prefetture su mandato del ministero dell’ Interno. E, forse, non guasterebbe l’ apertura di fascicoli di indagine da parte delle procure per scovare eventuali responsabili. Esattamente come capita per le Rsa, i centri anziani, ora nell’ occhio del ciclone per aver ospitato pazienti Covid ed essere diventati focolai di infezione. .

Ebbene, nei centri per migranti bisognerebbe adottare le stesse misure e porsi domande analoghe: chi non ha fatto i dovuti controlli sulla possibile presenza di contagiati? Chi non li ha distanziati a tempo debito dagli altri ospiti? E chi continua a tenerli colpevolmente assembrati, facilitando così nuovi contagi? Sennò c’ è il rischio di un doppiopesismo, di verifiche e inchieste portate avanti solo dove ci sono ragioni politiche per farle.

domenica 19 aprile 2020

TEPPISTI DEI CENTRI SOCIALI ASSALTANO POLIZIA: RIVOLTA A TORINO DOPO FURTO – VIDEO



Una cinquantina di teppisti dei centri sociali si è scagliata contro le forze dell’ordine intervenute dopo che a un anziano era stata strappata una collanina d’oro, evidentemente dal solito immigrato. La pattuglia è stata salvata dall’arrivo dei rinforzi quando era scoppiata una rivolta con scontri tra polizia e teppisti di sinistra con arresti da parte degli agenti.

Invece dei droni sulle spiagge, andate a caccia di clandestini e teppisti dei centri sociali.

“Torino è una bomba che sta scoppiando nelle mani inerte di Sindaco e Ministro. Qualcuno sta provando a controllare illegittimamente il territorio per permettere traffici illegali. Per questo i poliziotti vengano aggrediti in strada mentre cercano di far rispettare le norme sul coronavirus nel quartiere Aurora dove da giorni denunciamo assembramenti di immigrati ingiustificati. Inaccettabile il linciaggio subito da parte di frange di anarchici a cui abbiamo assistito oggi. Ancora peggio che gli agenti siano costretti ad andare via dopo gli arresti e prevalga la folla fomentata dagli anarchici” ha denunciato Augusta Montaruli, deputato torinese di Fratelli d’Italia.

Dello stesso avviso Patrizia Alessi, consigliere di circoscrizione VII di Fratelli d’Italia: “Abbiamo bisogno di interventi straordinari per mettere gli agenti nelle condizioni di lavorare mentre c’è chi vorrebbe impedirlo per controllare il territorio illegalmente. Siamo un caso unico in Italia, o si interviene o rischiamo che l’anarchia prevalga soffocandoci in una violenza inammissibile. Con la polizia costretta a ripiegare oggi perde lo Stato e vincono i delinquenti”.

CORONAVIRUS, AEREI IRRORANO LE CITTÀ SPAGNOLE CON DISINFETTANTI CHIMICI



Il governo spagnolo ha “autorizzato” le forze armate a preparare aerei per l’irrorazione aerea di disinfettanti nelle principali aree metropolitane del Paese mentre i casi confermati di coronavirus per tentare di bloccare l’epidemiasecondo La Razón News .

L’ordine è stato pubblicato per la prima volta nel Boletín Oficial del Estado, la gazzetta ufficiale del paese, venerdì, e “autorizza le unità CBN (Nucleare, Biologiche e Chimiche) delle Forze armate ad utilizzare biocidi autorizzati dal Ministero della Salute in uno sforzo di disinfezione per far fronte alla crisi sanitaria causata dal coronavirus”.

Secondo l’ordine, “le tecniche di disinfezione più efficaci sono l’uso di mezzi aerei perché, con tecniche di nebulizzazione, termonebulizzazione e micronebulizzazione, tutte le superfici vengono raggiunte rapidamente, evitando di fare affidamento sull’applicazione manuale, che è più lenta, e talvolta non raggiunge tutte le superfici perché ci sono ostacoli che impediscono di raggiungerle”.

Senza contare che il virus – vibrione – permane nell’aria.

L’ordine spiega che le missioni di “disinfezione aerea” saranno condotte “regolarmente” fintanto che la pandemia continuerà a devastare il paese.

Peggio il virus o una doccia di prodotti chimici?

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