giovedì 16 aprile 2020

CONTAGIO DILAGA IN HOTEL IMMIGRATI: CENTINAIA DI INFETTI IN TUTTA ITALIA



Molti degli infetti si recano regolarmente al lavoro

Cento solo a Verona. Decine di altri centri immigrati colpiti da nord a sud. Con dati spesso nascosti, come a Roma, dove il Comune si rifiuta di dare dati ufficiali. Impossibile, quindi, dare un numero preciso.

L’epidemia di coronavirus veicolata dai centri di accoglienza immigrati, diffusi in modo capillare nel territorio. Ce ne sono migliaia con oltre 85mila ospiti in hotel, strutture ricettive e altre abitazioni.

Molti degli ospiti fanno lavori che rischiano di diffondere il virus ovunque: sono rider. E si muovono senza controlli.

Le strutture adibite all’accoglienza dei finti profughi sono vere e proprie polveriere del contagio che stanno esplodendo sotto il nostro culo.

Dopo i casi di Milano, in provincia di Gorizia, ad Alpignano, al Palace Hotel Selam a Roma e in tante altre realtà periferiche, ecco la notizia da Verone, Hotel Monaco:

La prefettura ha disposto la vigilanza costante delle forze dell’ordine davanti agli ingressi della struttura: da ieri mattina il reparto mobile della polizia si alterna con i carabinieri. Parecchi degli immigrati risultati poi positivi, infatti, hanno un ‘lavoro’ – non si capisce quale, visto che non sono certo chirurghi e l’unica possibilità è quella dei rider – e insistono per andarci, nonostante il pericolo altissimo di contagio.

Difficile convincere gli stranieri della gravità del movimento – all’interno ci sono pakistani, nigeriani e altri. La prefettura di Verona sta valutando l’ipotesi di un trasferimento dei fancazzisti al momento negativi, in altri luoghi, per diffondere meglio l’epidemia, evidentemente.

Stessa situazione nel centro accoglienza di Torre Maura, periferia est di Roma, che dopo quanto accaduto ieri, è di nuovo nel mirino della protesta dei residenti per il grave pericolo che rappresenta sul fronte sanitario oltre che della sicurezza:

“I migranti e rifugiati presenti nella struttura devono essere trasferiti immediatamente. Non è possibile che noi siamo tutti chiusi in casa nel rispetto delle restrizioni anti contagio e qui ci sono soggetti positivi al coronavirus che scappano e vanno in giro mettendo a rischio i residenti”, spiega Mauro Antonini, già candidato presidente della Regione Lazio con CasaPound e portavoce degli abitanti del quartiere.

Antonini racconta che l’8 aprile “è stata innalzata un’ulteriore barriera lungo la recinzione alta due metri. Una barriera anti-scavalco con una rete metallica più alta, elettrosaldata, di quelle rigide da cantiere. Perché dopo i casi di coronavirus accertati sono stati segregati e quindi alcuni di loro sono scappati”.

“La cosa più grave è che i residenti ancora oggi non sono stati informati sui rischi sanitari causati dalla presenza nella struttura di un numero imprecisato di contagiati. A seguito dell’incendio poi alcuni locali sono inagibili e sono venute a mancare le condizioni di sicurezza sull’isolamento dei soggetti positivi. Ecco perché i cittadini chiedono l’immediato trasferimento degli ospiti in un’altra struttura. Protetta e lontano dai centri abitati”.

Secondo Antonini, poi, solo alcuni tra gli immigrati sarebbero stati ‘tamponati’, e il Comune non vuole rivelare il numero di contagiati. Possiamo quindi intuire che lo sono tutti.

1 commento:

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