sabato 16 febbraio 2019
FINALMENTE E' STATA UMILIATA LA FORNERO DAVANTI A MILIONI DI SPETTATORI, LEI A SOLO GIOCATO SPORCO RACCONTANDO SOLO BALLE AGLI ITALIANI!
Duro scontro a Stasera Italia su Retequattro tra l'ex ministro del Governo Monti Elsa Fornero e l'economista Antonio Maria Rinaldi.
Il tema era quello delle pensioni, collegato alla manovra a cui il governo sta lavorando. Dalla Palombelli la Fornero ha recitato la solita formuletta dell'Italia "sul baratro" sostenendo che "dovevamo trovare i soldi per il giorno dopo".
Senza appello la replica di Rinaldi, che all'ex titolare del Welfare ha risposto "mi rifiuto di pensare che un Paese come l'Italia dovesse trovare i soldi per il giorno dopo. E' una cosa impossibile".
Poi, però, Rinaldi ha voluto fare una concessione alla Fornero: "Guardi, a me spiace dire queste cose, anche perchè so che lei è una persona preparata e professionale.
Credo, però, che lei abbia fatto a sua insaputa il lavoro sporco che qualcun altro, che ben sapeva come stavano le cose, le ha chiesto di fare".
La sciacallata infame di Zucconi: strumentalizza la paralisi di Manuel per sputare sul Governo, che così lo sputtana come merita
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Matteo Salvini torna all’attacco del giornalista Vittorio Zucconi, dopo un tweet che attribuisce al ministro dell’Interno la responsabilità per la sparatoria che ha ferito il nuotatore Manuel Bortuzzo.
La firma di Repubblica aveva scritto: “Mentre il ministro degli Interni gioca a fare il poliziotto di cartone nella Roma senza sindaco né governo si sparacchia e si stronca la vita di un giovane e di un campione. Viva il ‘decreto sicurezza’ che facilita l’acquisto di armi”.
Durissima la reazione di Salvini, che su Facebook ha risposto a Zucconi: “Il ‘signor’ giornalista radical-chic, che dalla sua bella casa in America mi incolpa di quanto accaduto, dovrebbe solo vergognarsi.
Ma come si fa a scrivere parole del genere? Anche solo per rispetto verso Manuel e la sua famiglia”.
Matteo Salvini torna all’attacco del giornalista Vittorio Zucconi, dopo un tweet che attribuisce al ministro dell’Interno la responsabilità per la sparatoria che ha ferito il nuotatore Manuel Bortuzzo.
La firma di Repubblica aveva scritto: “Mentre il ministro degli Interni gioca a fare il poliziotto di cartone nella Roma senza sindaco né governo si sparacchia e si stronca la vita di un giovane e di un campione. Viva il ‘decreto sicurezza’ che facilita l’acquisto di armi”.
Durissima la reazione di Salvini, che su Facebook ha risposto a Zucconi: “Il ‘signor’ giornalista radical-chic, che dalla sua bella casa in America mi incolpa di quanto accaduto, dovrebbe solo vergognarsi.
Ma come si fa a scrivere parole del genere? Anche solo per rispetto verso Manuel e la sua famiglia”.
Gian Marco Centinaio: "Se cade il governo si vota, ma molti parlamentari preferirebbero vendere la madre"
"Se il governo salta si torna al voto ma molti in Parlamento preferirebbero vendere la madre".
Gian Marco Centinaio, ospite di Myrta Merlino a L'aria che tira su La7, spiega che non c'è alcuna intenzione di andare alle urne, e non da parte della Lega, ma da molti in Parlamento.
"Prima c'era Matteo Renzi che decideva e Angelino Alfano che eseguiva ora ci sono due leader e forse l'errore che fanno è dire le cose in pubblico anziché dirsele fra loro"
Alessandro Di Battista, il M5s non ne può più dei suoi deliri: cancellato dalla presentazione del reddito
Una mina vagante. Un problema per il governo, con i suoi continui attacchi a Matteo Salvini e con i suoi deliri assortiti, gli ultimi quelli sul Venezuela e il "compagno" Maduro.
E un problema anche per i grillini, che dal suo ritorno in Italia - parlando i sondaggi - non hanno tratto alcun beneficio.
Anzi. Si parla ovviamente del grillino berciante, Alessandro Di Battista, l'urlatore professionista ritornato in Patria per sparacchiare ad alzo zero su tutto e tutti nel vano tentativo di recuperare parte di quel consenso che, giorno dopo giorno, i pentastellati stanno perdendo.
Il risultato, come detto, è però l'esatto opposto. E il fatto che Dibba, forse, sia un problema per lo stesso M5s lo dimostra quanto accaduto ieri, lunedì 4 febbraio, nel giorno del via al reddito ai fannulloni e della presentazione della "card" presentata da Luigi Di Maio in persona (con Giuseppe Conte).
Già, perché al quartier generale dell'Enel a Roma, con in prima fila i manager di Poste Italiane, Di Battista non c'era. Di lui nessuna traccia: meglio metterlo in disparte, meglio non farlo vedere. Già, perché anche il M5s ora ne è certo: fa soltanto danni.
“HANNO TRUCCATO I DATI PER AFFONDARE L’ITALIA” MONTI E UNA BANCA EUROPEA SPUTTANATI DAI PM
Per questo motivo il pubblico ministero alla fine della requisitoria ha chiesto la condanna a due anni di reclusione e 300mila euro di multa per Deven Sharma, all’ epoca presidente mondiale di S&P, e a tre anni di reclusione ciascuno e 500mila euro di multa per Yann Le Pallec, responsabile per l’ Europa, e per gli analisti del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer.
Per la società di valutazione è stata chiesta la condanna alla sanzione pecuniaria di 4,647 milioni di euro.
Insomma, mentre il quarto governo Berlusconi viveva la sua fase più angosciosa sotto la spinta della crisi da spread, l’ agenzia di rating non avrebbe ottemperato agli obblighi di veridicità delle informazioni fornite. I report sotto accusa sono quattro, l’ ultimo dei quali è il declassamento del rating dell’ Italia di due gradini (da A a BBB+) del 13 gennaio 2012. Il confronto tra 2010 e 2011 citato Ruggiero, che ha parlato per cinque ore, attiene al fatto che il contratto tra il Tesoro e l’ agenzia di rating, durato 17 anni, cessò nel 2010 «ed è dal 2011 – ha sostenuto il magistrato – che si registrano bocciature dell’ Italia da parte dell’ agenzia» adducendo così un «movente ritorsivo» per il delitto contestato.
Il pm ha poi fatto riferimento alla testimonianza del direttore del Debito pubblico presso il Tesoro, Maria Cannata, secondo cui S&P «avrebbe sempre enfatizzato aspetti critici rispetto all’ Italia» e che parlare con i suoi analisti era come «parlare al vento». Ruggiero ha citato come «bazooka fumante» due intercettazioni.
La prima è la telefonata del 3 agosto 2011 tra l’ ex manager S&P Maria Pierdicchi col presidente Sharma in cui si faceva riferimento al fatto che «serve più personale senior che si occupi dell’ Italia», dunque ammettendo l’ impreparazione del team di valutazione. La seconda è una mail dell’ ex responsabile corporate rating Renato Panichi nella quale si sottolineava come la valutazione del sistema bancario al momento del taglio del rating fosse «esattamente contraria alla situazione reale».
«Molti indizi raccolti fanno più di una prova sul complotto ordito da oligarchie, troika, banche di affari e massonerie internazionali, per abbattere e sostituire con un loro fiduciario, un governo democraticamente eletto, quello presieduto da Silvio Berlusconi», ha commentato il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta, parlando di «un vero e proprio colpo di Stato» e invocando ancora una commissione d’ inchiesta parlamentare. «Le agenzie di rating sono state gli esecutori di un complotto che però ha mandanti politici», ha chiosato la deputata azzurra Elvira Savino. S&P ha ribadito che «le accuse non sono suffragate da prove degne».
Gino Strada fuori controllo, diluvio di insulti a Matteo Salvini: "Cogl***, criminale, hitleriano"
Il fondatore di Emergency, Gino Strada, attacca ancora una volta il governo dopo l'ultimo naufragio nel Mediterraneo e l'intervento forzato dal premier Giuseppe Conte sulle autorità libiche per il salvataggio di 100 naufraghi su un barcone in avaria. Intervistato a Circo Massimo su Radio Capital, Strada si è sfogato contro il rimpallo degli ultimi giorni tra i Paesi Ue: "Gli esseri umani non sono sacchi di patate, che vengono dirottati, tu ne prendi 10, io 15.
Ma dico siamo impazziti? Questo è un mondo di barbari. Qui stiamo tornando con le stesse logiche di tempi che speravamo non dovessero più presentarsi.
Questa idea di un'Europa che si chiude con muri è un'idea che ha un nome molto chiaro: l'idea della forzetta Europa è un'idea hitleriana". Leggi anche: Che tempo che fa, Strada: "In Italia nuova forma di fascismo" Alla scarsa stima per chi governa l'Unione europea si aggiunge il disprezzo di Strada per il governo italiano: "Quando alla fine si è governati da una banda dove una metà sono fascisti e l'altra metà sono cogl*** non c'è una grande prospettiva per il Paese".
L'obiettivo principale del medico di Emergency è ovviamente il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sostanzialmente il colpevole di quel che sta accadendo secondo Strada: "Mi stupisce la completa disumanità di questo signore. È un atteggiamento che non è soltanto non solidale o indifferente, ma è gretto, ignorante.
È un atteggiamento criminale, questi sono dei criminali, dobbiamo svegliarci ci stanno ammazzando la gente sotto i nostri occhi e li sta ammazzando un governo che, purtroppo, molti italiani hanno anche assecondato e votato. È il nuovo fascistello, che indossa tutte le divise possibili eccettoquella dei carcerati, non ha preso il 90% dei voti".
Secondo Strada è il momento di una rivolta popolare, tanto che invoca la reazione dei cittadini contro il governo: "I cittadini devono organizzare una resistenza di fronte a questa nuova barbarie, a questo nuovo fascismo misto a incompetenza e a bullismo che sta dilagando".
RETROSCENA DI PALAZZO voci sul piano di Sergio Mattarella per azzerarla e far cadere il governo
Sulla manovra incombe l’incubo dell’esercizio provvisorio: se non venisse approvata entro il 31 dicembre scatterebbe il regime in questione, che prevede lo stop ad ogni attività economica (lo Stato si dovrebbe limitare alle spese ordinarie).
Mario Monti teme che quella del regime provvisorio sia una possibilità concreta: “Se mai si riuscirà ad evitare…”, ha affermato sibillino.
Nel caso, Sergio Mattarella – sottolinea Dagospia – avrebbe argomenti validi per dare una spallata al governo di Lega e M5s. Nelle ultime ore, fonti vicine al Colle, hanno riferito dello “stupore” e dello “sconcerto” del capo dello Stato per quanto accaduto nelle ore che hanno preceduto l’ok al Senato della legge di bilancio.
Ma c’è di più. Sabato, tra leghisti e pentastellati, in molti si chiedevano se dietro ai ritardi non ci fosse davvero una “manina”, il cui obiettivo, appunto, sarebbe arrivare all’esercizio provvisorio e, dunque, magari far crollare l’esecutivo. Se questo scenario clamoroso si realizzasse, ci sarebbe già il nome del futuro premier: Mario Draghi.
“C’è chi vuole renderci la vita difficile, azzopparci in vista delle prossime elezioni europee e magari sperare nell’esercizio provvisorio per far saltare il banco”, confida un grillino a Dagospia. Staremo a vedere. Per certo, Draghi è popolarissimo tra gli italiani: secondo un recente sondaggio Gpf, infatti, il 33% lo vorrebbe come prossimo premier.
Cifre con cui stacca anche Matteo Salvini, al 24%, e Luigi Di Maio, al 22,5 per cneto
"Matteo, elimina Saviano". Salvini reagisce alle grida, ma la sinistra lo attacca
Ancora polemiche per la visita ad Afragola di Matteo Salvini. Dopo il baciamano, ora la sinistra attacca per le parole di un uomo su Roberto Saviano
La visita ad Afragola (Napoli) tra la folla che lo attendeva è minata di polemiche per Matteo Salvini.
Prima il baciamano, criticato da alcuni. Poi il grido contro Saviano. Ma lui, il ministro dell'Interno, sembra farsi scivolare addosso le polemiche.
L'ultima riguarda Roberto Saviano e a sollevarla è il quotidiano Repubblica. Mentre stringeva le mani ai sostenitori scesi in piazza per salutarlo, alle orecchie del leader della Lega è arrivato un grido ripetuto tre volte. A urlare è un giovane: "Elimina Saviano. Elimina Saviano".
Il riferimento, ovviamente, è all'autore di Gomorra che col ministro dell'Interno è in "guerra" aperta tra polemiche, accuse, insulti e querele. Secondo Repubblica a quelle parole contro Saviano, Salvini non avrebbe risposto "ci si aspetterebbe da un uomo delle istituzioni che ascolta una frase minacciosa lanciata all'indirizzo di un autore che rischia la pelle da più di dieci anni".
In realtà il leader del Carroccio ha prestato attenzione a quelle grida e le ha fatte tacere: "No, lunga vita a Saviano", ha detto in direzione del ragazzo. Eppure quelle parole, quel "togligli la scorta, la paghiamo noi", per alcuni è bastato a creare un caso politico
Cazzola: ‘Ho scritto una lettera per chiedere al Presidente della Repubblica di nominare Elsa Fornero senatore a vita’ VIDEO
Cazzola: ‘Ho scritto una lettera per chiedere al Presidente della Repubblica di nominare Elsa Fornero senatore a vita’
Parlando di pensioni impossibile non citare Elsa Fornero e Cazzola spiega il perchè ha scritto una lettera pubblicata dal Foglio dove chiedeva di nominare Elsa Fornero, senatore a vita…IL VIDEO:
“Cagati addosso, ma che voce hai?” così Mario Giordano demolisce Gino Strada, costringendolo a rispondere come un bambino di terza elementare
Duro scontro, costellato di insulti, ieri 12 febbraio a CartaBianca tra il capo di Emergency Gino Strada e Mario Giordano. Si parlava di migranti, sbarchi e ong.
“Lei pensa che gli africani vogliano tutti venire in Italia? Pensa che vogliano quello? Ma che idea si è fatto? Ciascuno ha la sua storia”, dice Strada. “Adesso i nostri giovani migrano dall’Italia, se li immagina se venissero espatriati”, aggiunge il dottore, evidentemente scollegato da ogni logica. Mario Giordano replica: “In tutti gli stati del mondo esistono regole d’accesso.
Altrimenti teorizziamo l’abolizione dei confini. Finché esiste uno stato, può decidere”. Interviene la conduttrice Bianca Berlinguer che dice che effettivamente l’Italia non si può fare carico di tutto. Parla Gino Strada: “La migrazione è un valore.
Nel passato pensiamo a Freud, Einstein, quanti ne perdiamo in fondo al mare per la nostra ottusità mentale. Se uno chiede aiuto è disumano e criminoso non darglielo. Il clima si surriscalda. Giordano incalza: “Non possiamo accogliere tutti”. “Tanti hanno fatto soldi su accoglienza”.
“Sono cag**”, ribatte il fondatore di Emergency, “io non riesco a discutere con questo grillo parlante, tra l’altro con la voce sgradevole“. Inizia a imitarlo. “Bravo faccia l’imitazione”, replica Giordano, “si è ridotto al livello di Sgarbi”. E ancora lo imita. “E’ come discutere con la friggitrice”, dice Strada, che fa un siparietto con la Berlinguer fingendo di non conoscere il giornalista.
“Ma dove l’avete trovato? Non l’avevo mai visto, ma scrive?”. Il dibattito prosegue con Giordano che spiega: “Vorrei che le navi non governative non fossero nel Mediterraneo”. Strada: “Cioè la cosa più umana è impedire alle ong di salvare persone? Ma vada dalla guardia psichiatrica“. Ci vada lei, no lei. La rissa è totale. I toni, ormai, irrimediabili.
La poltrona d’oro alla vigilessa perchè amica di Renzi? Non ne aveva i titoli, ma i giudici ci hanno messo ben 3 anni per stabilire quello che tutti sapevano dal primo giorno
Meglio tardi che mai. Nonostante da ben tre anni svolga la funzione di consigliere di Stato, solo ora si accerterà sul serio se Antonella Manzione abbia davvero i titoli per ricoprire un incarico tanto delicato come quello a Palazzo Spada.
Dove era entrata dal portone principale grazie al governo allora guidato da Matteo Renzi che, una volta diventato presidente del Consiglio, l’ aveva voluta con lui a Roma a capo del Dipartimento affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi.
Salvo poi dirottarla al Consiglio di Stato, nonostante non avesse neppure l’età minima per essere nominata e a dispetto dei dubbi che erano stati avanzati pure sul livello del suo profilo considerato non eccellente. Ma a quanto pare neppure questo aveva scoraggiato Renzi.
Che senza farsi alcun problema era andato avanti, mandando la pratica al Colle dove la nomina di Manzione era stata finalizzata con decreto dal Presidente della Repubblica. Proprio per questo, l’Associazione nazionale magistrati amministrativi, che ne ha contestato la correttezza, ha chiamato in causa non solo Manzione ma pure il Quirinale oltre che la Presidenza del Consiglio, ossia tutti i livelli più alti dell’ amministrazione statale che con quella faccenda hanno avuto a che fare.
E l’ altroieri gli stessi colleghi di Manzione al Consiglio di Stato, organo di appello del Tar che in primo grado aveva respinto il ricorso, hanno deciso che invece è proprio il caso di chiarire la questione. Ordinando che vengano acquisiti i documenti che la riguardano e che sono custoditi al comune di Firenze. Dove l’ attuale consigliera di Stato lavorava, a fianco di Renzi, prima che le loro strade si rincrociassero a Roma. Ma che carte cercano?
Per essere nominati consiglieri di Stato bisogna come minimo essere professori universitari, avvocati di rango, o almeno magistrati di Corte d’ appello. Non avendo nessuno di questi profili e non sapendo che pesci prendere, il Consiglio di presidenza di Palazzo Spada all’ epoca aveva certificato che il curriculum di Manzione poteva tranquillamente essere equiparato a quello di dirigenti generali o funzionari di primaria importanza di ministeri, organi costituzionali e delle altre amministrazioni pubbliche.
Nonostante le perplessità di più d’ uno, tra quelli che furono chiamati a valutarne la piena idoneità. Compreso Giuseppe Conte che all’ epoca sedeva nell’ organismo chiamato a decidere e che inutilmente aveva cercato di far notare che l’ ex capo dei vigili urbani di Firenze non aveva esattamente le competenze e il profilo richiesto, mentre era piuttosto chiara la natura fiduciaria che la legava a Renzi.
Per accertare la legittimità della nomina, ora dovrà essere acquisita “la documentazione idonea a definire, in modo chiaro e preciso, quali specifiche e analitiche funzioni competessero – in concreto – alla dott.ssa Manzione in ragione dei predetti incarichi svolti, nonché le esatte grandezze del personale e della dotazione finanziaria in tali ruoli dalla stessa amministrato, le eventuali funzioni propositive di indirizzo amministrativo generale ovvero le eventuali attribuzioni di coordinamento, direzione e sanzione di personale con qualifica dirigenziale a lei formalmente sottordinato”.
E non basta. Per i giudici del Consiglio di Stato servono anche “chiarimenti” sulle procedure con cui le vennero conferiti quegli uffici a Firenze e quali titoli di studio o qualifiche li hanno giustificati. Insomma, pare di capire che si voglia approfondire sul serio. Alla buon’ ora.
Soldi nostri per pagare i ricorsi dei clandestini! Umbria, così la governatrice del PD spende i soldi della sua gente
La Lega insorge: “Impensabile sottrarre 70mila euro di risorse pubbliche destinate agli umbri”. Salvini: “Pd pensa a spendere soldi per gli immigrati”
È partita sfida dell’Umbria al decreto Sicurezza di Matteo Salvini. Il tema è sempre quello degli immigrati. “La Regione stanzia un fondo per i primi 70 profughi che escono dal programma d’accoglienza in seguito al Decreto Salvini”, denuncia Marco Squarta, consigliere regionale di Fratelli d’Italia.
La giunta guidata da Catiuscia Marini starebbe infatti pensando di destinare “1000 euro ai Comuni per ogni profugo” colpito dal dl Sicurezza. “Uno schiaffo ai 5mila umbri che non possono permettersi di comprare i farmaci, alle madri costrette ad indebitarsi per assistere il figlio disabile e in generale alle migliaia di umbri che vivono in povertà“, attacca Squarta.
L’intenzione della giunta regionale, secondo quanto riportano i media locali, sarebbe quella di destinare un fondo di risorse in favore dei migranti coinvolti nella riforma del sistema di accoglienza. Da Palazzo Donini arriverebbero almeno mille euro per ogni straniero, soldi da destinare ai Comuni. “Impensabile sottrarre 70mila euro di risorse pubbliche destinate agli umbri e finanziare progetti di assistenza per gli immigrati”, attacca a Umbriajournal il commissario della Lega a Terni, nonché deputata leghista, Barbara Saltamartini.
“La Regione Umbria prosegue nella sua personale battaglia politica contro il Decreto Sicurezza di Matteo Salvini – spiega l’onorevole – ma ad esserne penalizzati sono ancora una volta i cittadini che non hanno servizi essenziali, che non hanno un lavoro, che viaggiano su strade dissestate, che attendono anni per una visita specialistica“.
Uno scontro a viso aperto tra “la sinistra” la cui “priorità è dare soldi per assistere gli immigrati” e la Lega che intende “sostenere le piccole e medie imprese che stanno chiudendo, le comunità locali e le famiglie in difficoltà, promuovere occupazione giovanile“. Sul caso interviene anche il ministro dell’Interno. “Niente, non ce la fanno, perseverano – scrive su Facebook Matteo Salvini – Nell’Umbria amministrata (ancora per poco) dal Pd si pensa a spendere soldi per gli sbarcati anziché per gli italiani! Ma come si fa?“
venerdì 15 febbraio 2019
“MA COSA PIANGI, SEI RIDICOLA!” COSI’ PORRO ASFALTA EMMA ‘POMPETTA’ BONINO E LA SUA SCENEGGIATA DA PREMIO OSCAR
Ha fatto discutere e ha impressionato il pianto di Emma Bonino in aula al Senato.
Al termine di un durissimo intervento in cui accusava il governo di Lega e M5s di “calpestare la democrazia” (per non aver fatto passare in commissione la manovra), la Bonino è infatti scoppiata in lacrime.
Un pianto che, però, non convince Nicola Porro. Il quale, nella sua rubrica Zuppa di Porro, ci va giù durissimo contro la radicale.
Poche parole, ma pesantissime: “Il pianto di Emma Bonino che sembra diventata la custode dei valori repubblicani. Ridicola”. Nicola Porro, insomma, va dritto al punto.
“I popoli devono rimanere nelle loro terre”. Mons. Crepaldi si schiera con Salvini e la Dottrina Sociale della Chiesa contro la politica immigrazionista di Bergoglio
“La dottrina sociale della Chiesa è chiara: i popoli devono rimanere nelle loro terre.
La politica decide se accogliere o no, la religione deve annunciare Cristo. Ma forse qualcuno se n’è scordato…“
A parlare è Monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e presidente dell’Osservatorio cardinale Van Thuan sulla dottrina sociale.
E’ chiaro che sono parole in netto contrasto con la linea di Bergoglio.
Bergoglio che continuamente sostiene l’immigrazione e condanna il nostro Governo che chiude i porti.
Bergoglio che fa politica invece di preoccuparsi di evangelizzare Cristo.
Bergoglio che vuole arrivare ad un’unione tra le religioni senza tener conto delle differenze sostanziali che le dividono.
Vediamo ora di analizzare le discrepanze tra l’operato di Bergoglio e quanto afferma la dottrina della Chiesa secondo l’arcivescovo Crepaldi.
Prima di tutto Crepaldi, nell’affrontare il problema dei flussi migratori, afferma che bisogna tener conto “del bene comune non solo degli immigrati ma anche della nazione che li accoglie“. Bisogna “interrogarsi sulle reali possibilità di integrazione. Non solo i bisogni di chi chiede l’accoglienza. La politica deve regolare l’accoglienza in modo strutturale nella tutela del bene di tutti“. E riferendosi all’Italia non sottovaluta i problemi legati all’immigrazione: “Combattere la criminalità organizzata e non scaricare tutta la responsabilità sull’Italia” .
Dichiarazioni che suonano nuove per noi cattolici abituati a sentire Bergoglio che non perde occasione per incentivare l’accoglienza di tutti gli immigrati.
Chiediamo quindi a Bergoglio: accogliendo nel nostro Paese uomini forti africani che non scappano da guerre ma entrano irregolarmente con il solo scopo di portare la malavita impadronendosi anche di Paesi come Castel Volturno in mano alla mafia nigeriana, si fa il bene dell’Italia?
Chiediamo a Bergoglio: favorendo con l’immigrazione la criminalità organizzata si fa il bene di uomini, donne, bambini che, una volta entrati nel nostro Paese, non solo vengono costretti a prostituirsi ma macellati per togliere organi vitali e venderli?
Chiediamo a Bergoglio: questi uomini forti, robusti con cellulari all’ultima moda che una volta messo il piede sul territorio italiano si impongono, hanno solo pretese, non rispettano regole di convivenza, vogliono realmente integrarsi nel nostro Paese?
L’integrazione prima di tutto esige il rispetto per il Paese che ospita. I fatti dimostrano che sono gli italiani a subire!!!
Chiediamo a Bergoglio: come “capo” (presunto) della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, perché porta avanti l’obiettivo di costruire un’unica religione mondiale? Come poter accogliere e condividere “prassi contrarie al bene dell’uomo“?
L’arcivescovo Crepaldi proprio riferendosi all’integrazione afferma: “Non bisogna sottovalutare la religione delle persone che vengono accolte. In questo caso l’Islam. Non bisogna far finta che nella teologia islamica non ci siano elementi che rendono difficile l’integrazione“. Aggiunge: “Una società multireligiosa non è un bene in sè. Ci sono religioni che propongono e impongono prassi contrarie al bene dell’uomo, come la superiorità del maschio sulla femmina o le mutilazioni genitali“.
Anche qui doverose sono le domande da rivolgere a Bergoglio.
Chiediamo a Bergoglio: accogliendo tutti questi uomini prevalentemente di religione islamica non c’è il pericolo che l’Italia perda la sua identità di Paese con radici cristiane cattoliche?
Chiediamo a Bergoglio: come mai, invece di continuare ad evangelizzare Cristo, per rispetto verso gli immigrati e per non offenderli, ha appoggiato sacerdoti che si sono posti contro i presepi e hanno chiuso la Chiesa nel giorno del Santo Natale in segno di protesta verso un governo che chiude i porti per il bene del Paese?
Chiediamo a Bergoglio: come mai invece di difendere la religione cattolica non si è pronunciato quando nelle scuole hanno cercato di sostituire il nome di Gesù e Maria nelle canzoncine di Natale per non ferire bambini di religione islamica?
Chiediamo a Bergoglio: perché questi uomini forti, robusti che non scappano da guerre non rimangono nei loro Paesi per aiutare nello sviluppo, nella crescita? Hanno forse l’obiettivo, come del resto dimostrato, di destabilizzare il nostro Paese?
Chiediamo a Bergoglio: come mai è così appoggiato dalla Massoneria internazionale che arriva anche a ringraziarla pubblicamente?
Da non sottovalutare sono anche le posizioni dei vescovi africani che invitano i loro giovani a non emigrare sostenendo la Dottrina Cattolica della Chiesa che al riguardo dice: “Esiste prima di tutto un diritto a non emigrare e a rimanere nella propria nazione e presso il proprio popolo“.
Matteo Renzi, Martina vuole sfiduciare l'ex segretario del Pd: come si rende ridicolo
Il ruggito di Maurizio Martina spiazza la base democratica: «È arrivato il momento di presentare una mozione di sfiducia al ministro Salvini, ha violato la legge nel fare il suo lavoro». Roar. Intervenendo alla convenzione nazionale del Pd, il candidato alla segreteria del partito individua il nemico.
Basta contrasti interni, dice, iniziamo a mettere nel mirino il leader della Lega. La pistola di Martina è piuttosto scarica, però.
È chiaro che una mozione di sfiducia individuale contro Salvini non ha alcuna speranza di avere i numeri in Parlamento. Anzi: il capitano rischia di ricevere anche una quota di voti in arrivo dai suoi alleati del centrodestra. Farebbe un figurone, invece di essere mandato a casa. Ma Martina non ne vuole sapere: «I miei avversari sono Lega e M5s senza ambiguità perché sono contro la democrazia liberale.
I miei avversari», prosegue, «sono quelli che sostengono la legge Pillon, che prendono in giro i disabili con questa legge di bilancio, che lisciano il pelo al razzismo e al fascismo, che chiudono il centro di Castelnuovo di Porto e non chiudono le sedi di Casapound», ha proseguito l' ex ministro delle Politiche Agricole, «quelli che lasciano gli sfollati di Genova soli dopo aver preso gli applausi davanti alle telecamere, quelli che si mettono le divise delle forze dell' ordine e poi bloccano i ragazzi che vogliano entrare con i concorsi pubblici, sono quelli che governano e hanno una posizione ambigua sulla dittatura venezuelana». Poi Martina parla di Salvini: «Il mio avversario è un ministro coniglio, forte con i deboli e debole con i forti, che scappa dal processo anziché affrontarlo».
Ed è per questo che, secondo il candidato alla segreteria dei dem, il ministro dell' Interno va sottoposto alla mozione di sfiducia e deve andare in Tribunale: «Deve difendersi nel processo e non dal processo».
Infine l' ex vice di Matteo Renzi parla alla base: «Questo non è un congresso normale, ci giochiamo il futuro del Paese e ci giochiamo il nostro futuro. Molti scommettono che il futuro nasca dalle ceneri del Pd, ma io dico di no. Io penso», aggiunge, «che nelle settimane che ci separano dalle primarie deve crescere la consapevolezza che il confronto è una risorsa. Per me è il congresso il mezzo dell' unità».
Senza pluralità e unità, conclude, «si diventa un piccolo partito, ma questo non serve. Voglio fare un congresso sulla prospettiva e non sui rancori, sulle rabbie, sulle rivincite. Non faccio opposizione ai governi del Pd per battere Salvini».
Moscovici finalmente denunciato! Ha turbato i mercati per danneggiare l’Italia”
Guerra contro Pierre Moscovici e Günther Oettinger, rispettivamente Commissario europeo per gli affari economici e monetari e quello per il bilancio e le risorse umane.
E, attenzione, a dichiarare guerra non è il governo italiano, o Matteo Salvini, ma due giornalisti de La vita in diretta, il programma Rai condotto da Francesca Fialdini e Tiberio Timperi. Rivela infatti Dagospia che Lorenzo Lo Basso e Francesco Palese, due cronisti della trasmissione, hanno denunciato Moscovici e Oettinger per le loro dichiarazioni sull’Italia che “hanno pesantemente turbato i mercati”.
Una decisione clamorosa, quella dei due giornalisti del servizio pubblico: come avranno reagito in Rai, si chiede Dago?
Manovra, l'Ue attacca di nuovo chiede altri tagli all'Italia: "Servono ancora tre miliardi"!
Per l'Europa mancano all'appello ancora tre miliardi. Di fatto dopo l'invio dello schema della manovra con le correzioni apportate dall'esecutivo, a quanto pare la situazione versa ancora in una fase di stallo.
Stallo che però potrebbe trasformarsi presto in un procedimento di infrazione. Il dialogo tra Tria e i Commissari Ue continua sulla linea di nuove limature. Ma da Roma i due vicepremier, Salvini e Di Maio, fanno sapere che il dialogo è chiuso e che il deficit/Pil deve restare al 2,04. La Commissione ha chiesto venerdì scorso un taglio di altri 3,5 miliardi di euro.
Tria non è riuscito nell'impresa di trovarli. La soluzione su questo fronte, come sottolinea il Corriere, tarda ad arrivare e adesso è corsa contro il tempo. L'Ue si prepara all'ultima riunione prima di Natale, poi dovrebbero arrivare le raccomandazioni per l'Italia con cui andranno corretti i conti nei prossimi anni.
Non ci sono ancora indicazioni definitive ma dall'Ue trapela la convinzione che i tagli promessi dall'Italia sono poco credibili. Il verdetto Ue comunque potrebbe arrivare il mese prossimo dai capi di Stato e di governo nel corso delle riunioni di Eurogruppo e Consiglio europeo.
In quei vertici si decideranno le sorti dell'Italia.
Per il momento il dialogo prosegue, ma non è esclusa ancora del tutto la possibilità che su Roma arrivi la richiesta di varare una manovra correttiva entro maggio o addirittura entro marzo.
Laura Boldrini è stata aggredita sul volo Roma-Milano
Laura Boldrini, ex presidente della Camera, è stata vittima di un’aggressione verbale mentre era sul volo Roma-Milano, quando un uomo di circa 60 anni le si è avvicinato durante la fase di check-in dicendole: “Pensi agli italiani, si vergogni”.
La reazione della Boldrini è stata molto pacata. L’ex presidente della Camera ha sorriso all’uomo, si è diretta verso il gate d’imbarco e ha preso posto nell’areo che l’ha condotta a Lodi, dove ha partecipato all’evento “La festa di Natale”, organizzato dalle associazioni del circolo Cerri e dal Coordinamento Uguali Doveri.
Anche l’uomo però è salito sullo stesso aereo della Boldrini e ha continuato ad attaccarla, rivolgendo contro di lei diversi insulti e aggredendola verbalmente.
“Vergognati, prima gli italiani, prima gli italiani”, ha gridato l’uomo dopo essersi avvicinato alla Boldrini.
Il portavoce dell’ex presidente della Camera, seduto in un’altra fila, è intervenuto per cercare di risolvere la situazione.
“L’ho invitato a prendere posto. A quel punto si è finalmente allontanato, grazie anche alle proteste degli assistenti di volo e delle persone che hanno assistito attoniti alla scena”.
Non è la prima volta che la Boldrini viene attaccata verbalmente e in un’altra occasione si è trovata al centro di una polemica relativa al posto da lei occupato in un volo Alitalia.
La Boldrini mesi fa era stata accusata da un imprenditore piemontese di aver occupato il suo posto in un volo di Alitalia.
L’uomo si sarebbe dovuto sedere in prima fila, avendo pagato anche un extra per il suo biglietto, ma al momento dell’imbarco gli è stato chiesto di occupare un posto in fondo al velivolo per lasciare il suo a un passeggero con disabilità. L’imprenditore credeva che in realtà il suo posto fosse stato assegnato alla Boldrini, accusata tra l’altro di aver volato con la scorta, ma la notizia è stata in seguito smentita.
Milioni rubati all’Africa? Scovata una parte del bottino spazzolato: indovinate in quale cassa si trova
Famiglia Renzi, i 38 mila euro per l’Africa ancora in cassa Il caso finisce in Portogallo –
Parte dei soldi sono stati usati dalla società del parente Conticini per immobili a Lisbona di Marco Lillo per Il Fatto quotidiano
La signora Laura Bovoli, mamma di Matteo Renzi, è una persona cortese. Quando la contattiamo per capire che fine abbiano fatto i soldi versati nella società di famiglia nel 2011 da Alessandro Conticini (indagato dai pm insieme al fratello, Andrea Conticini, il marito della figlia Matilde Renzi e all’altro fratello, Luca) la signora non ci prende a male parole, come pure era lecito attendersi, ma ci risponde. La domanda era un po’ rude: signora Renzi, perché la società di famiglia non regala all’Unicef i soldi incassati nel 2011 da Alessandro Conticini, visto che i pm sostengono che li avrebbe distolti dai fini previsti, insomma ‘rubati’ all’Unicef stessa e ad altre organizzazioni?
Per i pm, Alessandro Conticini, 42 anni, come titolare della Play Therapy Africa Ltd e poi dell’Ida S.a. e dell’Ida Ltd, avrebbe incassato 10 milioni di dollari in gran parte da Unicef (3 milioni e 882 mila euro) e dalla Fondazione Ceil and Michael E. Pulitzer (5,5 milioni di dollari) per portare il sorriso sulla bocca dei poveri bambini africani. Invece di fare la terapia del gioco, secondo i pm, Conticini avrebbe fatto passare i soldi sui suoi conti di Bologna e Capo Verde.
Secondo i pm l’appropriazione indebita sarebbe pari a 6 milioni e 600 mila euro. Il rivolo più velenoso del fiume di soldi è rappresentato dai 133 mila e 900 euro finiti nel periodo 21 febbraio-7 marzo 2011 alla società Eventi6, di cui Matteo Renzi è stato un dirigente in aspettativa fino al 2014, mentre la mamma e le sorelle di Matteo sono socie. Nel 2011, quando Eventi6 non se la passava bene, Conticini fece un finanziamento per 130 mila euro e un aumento di capitale con sovraprezzo per 50 mila euro.
La mamma di Matteo Renzi replica sul punto: “La nostra società ha restituito totalmente ad Alessandro Conticini il finanziamento infruttifero ricevuto l’otto marzo 2011”. Poi prosegue: “La prima e la seconda rata, ciascuna di 26 mila euro, tramite Unicredit Banca il giorno 11 marzo del 2013. La terza rata di 28 mila, con la stessa modalità il giorno 26 giugno 2013. La quarta rata di 10 mila euro il 4 luglio 2013. La quinta rata sempre di 10 mila euro il 12 novembre 2013. Il giorno 24 marzo del 2014, con l’ultimo bonifico di 30 mila euro, il finanziamento è stato azzerato”.
Un mese dopo il giuramento di Matteo Renzi la famiglia del premier aveva chiuso i conti con il finanziamento contestato dalla Procura di Firenze ad Alessandro Conticini e Andrea, il marito di Matilde Renzi. Andrea – quale procuratore del fratello – è accusato di avere impiegato parte del provento criminoso nella società dei Renzi. I pm contestano solo il finanziamento soci per 133.900 euro.
Al Fatto, però, risulta che Conticini entra nella società dei Renzi partecipando a un aumento di capitale e versa il 21 febbraio 2011 altri 50 mila euro per comprare una quota che ha un valore nominale di 12 mila euro, con il meccanismo del sovraprezzo. In pratica il capitale passa da 10 mila a 60 mila euro ma a pagare per l’aumento è solo un socio: Conticini. Alla fine lui avrà solo il 20 per cento della società, mentre le sorelle, senza tirar fuori un euro, avranno il 36 per cento a testa (di un capitale di 60 mila) e la mamma di Matteo l’8 per cento.
Quando Conticini esce nel 2013 però retrocede a Matilde Renzi la sua quota al prezzo nominale di 12 mila euro. Quindi nel capitale della società restano i 38 mila euro di differenza. Alla signora Bovoli abbiamo chiesto: “Perché non donate i 38 mila euro rimasti all’Unicef?”. Inizialmente ha tentato di sostenere che non c’era la differenza. Dopo avere ricevuto via Whatsapp la foto dell’atto, ha corretto il tiro: “Grazie del consiglio ma scelgo da sola (…) domani con l’aiuto del commercialista risolvo il resto”.
Il Fatto intanto ha seguito la pista portoghese. I pm indagano Alessandro e l’altro fratello, Luca Conticini, perché sostengono che un milione e 965 mila euro dal novembre 2015 all’aprile del 2017 è stati distolto dalle iniziative a favore dell’Africa per finire in “un investimento immobiliare in Portogallo”. Ieri La Verità ha scoperto la società immobiliare Cosmikocean Ltd, creata nel gennaio del 2017 di cui è stato gestore Alessandro Conticini a Lisbona. Ora il gestore è Alessandro Radici, un dirigente della Safilo in Portogallo. La società ha sede in rua Santa Marta 66, in un vecchio palazzo in ristrutturazione.
Nel giugno scorso la società ha presentato una domanda urbanistica al comune. Sui siti di agenzie immobiliari di lusso come Sotheby’s si scopre che nel palazzo di rua Santa Marta 66 sono in in vendita almeno quattro appartamenti. Si va da un prezzo di 980 mila euro fino a un milione 390 mila euro. Sui siti ci sono le foto degli interni. Sono le stesse pubblicate da un operatore specializzato in disegni architettonici e foto che attribuisce le case fotografate a “Conticini/Radici”. Contattato dal Fatto, l’autore dice di avere conosciuto Conticini per il lavoro anche se ha ricevuto l’incarico da un’agenzia. Abbiamo chiesto ieri inutilmente ad Andrea Conticini, di rintracciare Alessandro per chiedergli delucidazioni. Andrea ha declinato.
ARRESTATI 2 GIUDICI! MIGLIAIA DI EURO DI TANGENTI: ECCO COME FUNZIONAVA LA GIUSTIZIA PER QUESTI “SIGNORI”
Tangenti a Milano, arrestati due giudici tributari
L’inchiesta della procura ha svelato un collaudato sistema di corruttele: soldi in cambio di sentenze “addolcite” dai giudici Mazzette per “addolcire” le sentenze sui contenziosi fiscali. Nuovo terremoto a Milano nel mondo delle Commissioni tributarie.
L’inchiesta della procura, dopo l’arresto del professore Luigi Vassallo, giudice tributario in Appello, detenuto a Opera, porta in carcere Marina Seregni, commercialista 70enne di Monza. La misura cautelare emessa oggi coinvolge entrambi i giudici, e riguarda nuovi presunti episodi di corruzione.
Ma andiamo con ordine. Le manette sono scattate il 17 dicembre scorso per Vassallo, colto in flagranza mentre incassava 5 mila euro, prima tranche di una tangente da 30mila. Ora la stessa sorte è toccata alla Seregni, rinchiusa nel carcere di San Vittore, e accusata di aver diviso con Vassallo i proventi di una nuova bustarella da 65mila euro, versata dalla Swe-co Sistemi Srl, una società che aveva subito una contestazione fiscale dell’Agenzia delle entrate di 14 milioni di euro.
Le Commissioni tributarie sono poco note: nominate con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del ministro dell’Economia, sono presiedute da magistrati, e composte da avvocati, notai, commercialisti e ufficiali della Guardia di finanza.
Vassallo, 58 anni, è un avvocato cassazionista e, dal 1988 è giudice tributario. Docentedell’Università di Pavia, per quattro anni presidente dell’Associazione magistrati tributari della Lombardia, nel 2013 nominato nell’Osservatorio della mediazione tributaria su incarico del direttore dell’Agenzia delle entrate.
A dare il via alle indagini sull’insospettabile giudice è stata la denuncia della Dow Europe Gmbh, multinazionale con un fatturato da 58 miliardi di dollari l’anno. I rappresentanti della società, contattati da Vassallo per “accordarsi” sul contenzioso in corso, non si sono piegati alla logica corruttiva e hanno denunciato tutto. Così i magistrati hanno deciso di infiltrare degli uomini delle Fiamme gialle tra gli impiegati della società nel giorno della consegna del denaro che doveva avvenire nello studio della Crowe Horwath Saspi di Milano. Mentre Vassallo incassava la prima tranche della tangente sono scattate le manette.
Qualche giorno più tardi i pm hanno interrogato un altro giudice tributario, Marina Seregni. La sua voce era stata registrata dalla segreteria del 58enne: la telefonata tra i due giudici aveva fatto sorgere sospetti tra gli investigatori. Il collega le comunicava di avere urgenza di parlare con lei a proposito di due processi e anche di “una pratica” che gli interessava. La commercialista monzese però, davanti al pubblici ministeri milanesi Eugenio Fusco e Laura Pedio, coordinati dal procuratore aggiunto Giulia Perotti, aveva respinto ogni addebito e anzi si era dichiarata “vittima di una millanteria”.
Ma grazie al materiale sequestrato nello studio di Vassallo i finanziari del gruppo Tutela spesa pubblica sono arrivati a lei.
Secondo le accuse formulate dalla procura i due giudici tributari erano d’accordo e hanno agito in concorso tra loro, dividendosi i proventi. Entrambi sono accusati di corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità. Ma dalle carte emergerebbe un collaudato sistema di corruttele, al punto che non si possono escludere ulteriori colpi di scena.
giovedì 14 febbraio 2019
La lezione di Conte a Moscovici: così ha inchiodato l’aguzzino francese al soldo della massoneria
Giuseppe Conte: “A Pierre Moscovici ho detto che la stabilità sociale conta più di quella finanziaria”
“La partita con l’Europa non sarà facile, lo so bene. Ho detto alla Commissione: Aiutateci. Ma le riforme le facciamo, non torniamo indietro. Il problema”, dice il premier Giuseppe Conte in una conversazione informale con il Corriere della Sera, “è farle bene. E se sarà possibile recuperare dei soldi, lo faremo, possibilmente destinandoli agli investimenti. Io non cerco alibi, ma non ne darò”.
Il presidente, sempre in tema di manovra, racconta anche di aver avvertito il commissario europeo Pierre Moscovici che “la stabilità sociale conta più di quella finanziaria: basta vedere le proteste dei gilet gialli in Francia”. E sostiene di essere consapevole “di essere salito, non sceso in politica”.
NOTIZIA CENSURATA DA TUTTI MA CONTE HA OTTENUTO UNA VITTORIA STRAORDINARIA PER GLI ITALIANI
“La visita di Giuseppe Conte a Washington, a soli due mesi dall’insediamento del nuovo governo, è stata un successo.”
Lo scrivono i 5Stelle sul proprio blog ufficiale.
“Il presidente del Consiglio – spiegano i pentastellati – ha ottenuto da Donald Trump un pieno riconoscimento per il nostro Paese che torna ad essere protagonista a livello internazionale, recupera centralità nel Mediterraneo e capacità di attrarre investimenti”.
Il M5S elenca quindi i 4 risultati ottenuti da Giuseppe Conte nella sua visita a Washington:
1. “Nasce, con l’ok dell’amministrazione americana, una cabina di regia permanente “Italia-Usa” per il Mediterraneo allargato. Questo significa che il nostro Paese diventa l’interlocutore privilegiato degli Stati Uniti in Europa per tutte le più importanti sfide da affrontare, dalla lotta al terrorismo alla gestione dell’immigrazione illegale fino alla complessa partita della stabilizzazione della Libia”.
2. “Il sostegno del Presidente americano alla Conferenza internazionale sulla Libia che il nostro Paese sta organizzando proprio in Italia nel prossimo autunno, con l’obiettivo di coinvolgere tutti i principali protagonisti del processo di stabilizzazione del paese nord africano”.
3. “Il nuovo approccio italiano al fenomeno dell’immigrazione illegale viene indicato da Trump come modello per gli altri leader europei”.
4. “L’appello del Presidente della prima potenza economica mondiale agli investitori: “Vi consiglio di investire in Italia, nazione grandiosa con gente grandiosa”. Questo significa che Trump condivide la politica economica che il nostro governo sta realizzando per rilanciare la crescita e l’occupazione. Un percorso che abbiamo avviato con il decreto dignità e che proseguirà con la riforma fiscale e il reddito di cittadinanza”.
“Tutto ciò rappresenta un riconoscimento importantissimo del cambiamento che abbiamo messo in moto in appena due mesi di governo, risultato che qualche giornale ha provato a mettere in ombra ma inutilmente,” commentano i 5Stelle, secondo i quali “i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.
Piegatevi all’Europa altrimenti vi facciamo morire: così il crucco ci minaccia impunemente
Pieno di dottoroni tedeschi che sparano ad alzo zero sull’Italia.
E di giornali italiani, ostili al governo gialloverde, che li vanno a cercare e intervistare. L’ultimo della lista è tale Lars Feld (alzi la mano chi lo conosceva prima che la Repubblica lo arruolasse tra gli anti Salvini-Di Maio), che scopriamo essere uno dei cinque consiglieri del governo di Angela Merkel. E che tanto per cambiare spiega che “l’Italia rappresenta ora uno dei maggiori rischi economici per la Germania e l’Eurozona.
Ha un debito eccessivo e per questo i mercati stanno reagendo male alla manovra che ha illustrato a Bruxelles. Quando lo spread raggiungerà quota 400, allora si porrà la sostenibilità a lungo termine del debito”.
Dopo questa bella gufata sullo spread, Feld aggiunge che “l’unica cosa che funzionerebbe è una retromarcia sul rapporto deficit/Pil, oppure le banche andranno in affanno e si rischia una stretta sul credito. Il crollo del sistema bancario significherebbe la bancarotta dello Stato“.
“Sei il nulla mascherato da falso” Savona che goduria! Così smaschera il giornalista del Corriere che sperava di sputtanarlo
Lo scandalo Euklid sollevato contro Paolo Savona (accusato di mancate dimissioni dall’omonimo fondo di investimento e, dunque, più o meno indirettamente di insider trading visto il suo ruolo di ministro degli Affari Ue) si ritorce contro il Corriere della Sera. Il fondo ha comunicato le dimissioni avvenute, e lo stesso Savona attraverso il sito Scenarieconomici ha deciso di rispondere punto per punto al giornalista che lo ha attaccato, Federico Fubini.
ù“Non c’è alcun giallo dietro le mie dimissioni da direttore di Euklid LTD e presidente del Fondo di investimento omonimo lussemburghese”, esordisce il ministro. “Il suo è il nulla mascherato da un falso, al quale ho ormai fatto l’abitudine”. Parole durissime, quelle di Savona: “Ho seguito per anni le loro performance sperimentali prima di decidere di partecipare in prima persona alla start up; essa ha avuto riconoscimenti europei e internazionali, nonché una lungimirante accoglienza inglese”. Insomma, non un semplice fondo “speculativo”.
“Capisco che questi sentimenti non albergano nell’animo di Fubini“. “Non ho mai inseguito onori e guadagni fine a se stessi – conclude l’economista – e anche per Euklid, come per le altre mie esperienze, inclusa quella in corso, sono guidato, come scrisse Keynes, dalla curiosità di sperimentare la validità di nuove idee e di nuovi metodi di calcolo, non dal desiderio di servire interessi costituiti come altrui”.
La Chiesa: gli italiani devono ospitare i migranti
ROMA – Dopo le dichiarazioni di Papa Francesco sull’immigrazione, sottolineando come anche Gesù fosse un migrante, ora si muovono anche preti e vescovi italiani. Il loro ragionamento è molto semplice: le strutture della Chiesa Cattolica, essendo al collasso e non avendo più spazio, chiedono una sorta di “collaborazione” con i cittadini italiani.
Il primo ragionamento è: dove si mangia in 3 si può mangiare in 4. Sono le testuali parole di un prete in Sicilia in un’omelia domenicale esortando i fedeli a fare un po’ di spazio a casa per ospitare chi arriva dall’Africa. Molto spesso poi si appellano al fatto che nelle case c’è sempre una mezza stanza libera.
Un prete, in una piccola parrocchia della Puglia, faceva notare come spesso i suoi fedeli sono possessori di un divano-letto e che potrebbe essere sfruttato per dare un tetto per la notte a qualche migrante.
L’ultimo ragionamento in questione riguarda anche lo spazio in casa. Secondo tantissimi preti e vescovi, gli italiani vivono in case troppo grandi per loro e sovradimensionate per il numero di persone che ci abitano. In parole povere, se vivete in 4 in un appartamento per 6 persone potreste ospitare un paio di migranti per ogni casa. Il tutto senza nessuna collaborazione sulle spese, giusto una benedizione.
E mentre i deputati cattolici stanno presentando un disegno di legge che “obbligherebbe” chi ha stanze in disuso o peggio case sfitte ad ospitare i migranti senza fissa dimora, la Chiesa Cattolica fa sapere che la maggior parte delle risorse derivanti dall’ 8 per mille delle dichiarazioni dei redditi, saranno indirizzate alle strutture per i migranti. Il tutto mentre ci sono sempre più italiani in coda alle mense o alle strutture notturne della Caritas.
Deve pagare chi ha infamato sul giornale? Così la compagna straparla di fascismo e libertà di parola
Concita De Gregorio, dramma-soldi: “Voi fascisti…”. Conto corrente sequestrato, lei perde la testa Ha perso la testa, Concita De Gregorio.
Su Twitter la penna di Repubblica si scaglia contro i “fascisti” che, a suo dire, la starebbero affamando: “Mi potete anche sequestrare i conti correnti, impedirmi di pagare l’acqua e la luce, ma non è così che avrete la mia testa e mia voce, poveri illusi.
Che ne sapete voi della libertà”. Sconcerto tra i suoi followers, che infatti le domandano: i “fascisti” non saranno mica i giudici che l’hanno condannata a risarcire un totale astronomico di 5 milioni di euro (con pignoramento della casa) per alcune cause di diffamazione quando era alla direzione de L’Unità? Lei, nel merito, non risponde ma replica compulsivamente un link a un pezzo della Stampa firmato da Mattia Feltri: “Ex terroristi, naziskin e picchiatori da stadio: ecco la Cupola mafiosa attorno al Campidoglio”.
Svelato l’arcano: si parla d quello Stefano Andrini che l’Unità della De Gregorio aveva definito “fascista” perdendo, appunto, la causa per diffamazione (con danni per 37mila euro).
La proposta della consigliera Pd: "Adotta un musulmano"
Fa discutere la proposta, lanciata su Facebook questa mattina, della consigliera comunale pisana Francesca Del Corso del Partito democratico, affinché ciascuno "adotti un concittadino musulmano", per combattere una nuova forma di discriminazione sociale, nei confronti dei fedeli di religione islamica, che li colpirebbe soprattutto ora, cioè dopo gli attentati di Parigi.
"Non voglio - così scrive la consigliera - che si ceda alla paura! Non voglio così fare il gioco dei terroristi. Esprimo la mia solidarietà ai miei concittadini di fede islamica che in queste ore sono ingiustamente accusati e malvisti.
Siamo con voi, capiamo il vostro disorientamento. Propongo una iniziativa: che ogni credente cattolico o cristiano altro, adotti un concittadino musulmano, se ne faccia tutore e difensore da insulti ignoranti e beceri. Sarebbe bello manifestare così in piazza, a due a due". Già a gennaio la consigliera si era fatta organizzatrice della "Giornata del Dialogo Cristiano-Islamico di Pisa", subito dopo la strage all'interno della redazione del periodico satirico Charlie Hebdo.
Peccato che gli stessi sentimenti di tolleranza, solidarietà e vicinanza per il popolo musulmano non vengano utilizzati anche in altri contesti, anzi. Proprio per rimarcare il concetto che non tutti i fedeli dell'islam sono terroristi, l'esponente Pd si fa forte di un attacco offensivo a un cantante italiano che, piaccia o meno, è di grande successo in Italia e all'estero.
Neanche un giorno fa infatti sulla propria pagina Facebook la consigliera ha condiviso questo messaggio:
IMMIGRATI, VIOLENTA PROTESTA, VOGLIAMO PERMESSO SOGGIORNO SUBITO! SIAMO TUTTI ANTIFASCISTI
IMMIGRATI PROTESTANO AL GRIDO "SIAMO TUTTI ANTIFASCISTI".
PERMESSO DI SOGGIORNO SUBITO!
Qualcuno dovrebbe spiegare a questi signori che la resistenza è finita nel 1945 e che nessuno di loro ne ha fatto parte.
Sea Watch, è confermata la farsa dei finti minorenni! Tutti nati non solo lo stesso giorno, ma anche lo stesso anno
Per giorni il “caso Sea Watch” si è concentrato proprio sui 15 minori non accompagnati presenti a bordo della nave della Ong.
Per giorni il “caso Sea Watch” si è concentrato proprio sui 15 minori non accompagnati presenti a bordo della nave della Ong.
Sea Watch, parla il procuratore di Siracusa Sono solo una parte dei 47 immigrati sbarcati a Catania, ma quelli su cui si è più dibattuto. Ricordate gli appelli della sinistra, dell’associazione umanitaria tedesca e del garante dei minorenni? Beh, c’è un non detto, nascosto dai buonisti di ogni ordine e grado: in realtà sul’età dei “minori” del natante umanitario c’è più di un (legittimo) dubbio. E a dirlo non è un leghista qualsiasi, ma il procuratore di Siracusa Fabio Scavone.
Il pm, quando l’imbarcazione era ancora in fonda al largo di Siracusa, si era informato per verificare se vi fossero profili per aprire un fascicolo per “abbandono di minore“. Ipotesi subito crollata, visto che i “minorenni”, sebbene non accompagnati, erano comunque sotto la tutela legale del comandante della nave. Ma non è questo il punto. Ai giornalisti il procuratore Scavone ha anche spiegato chiaramente i dubbi che ruotano attorno alle dichiarazioni anagrafiche dei migranti. “Alcuni minorenni – diceva – hanno età dubbia perché non hanno documenti con sé ed è riportato solo l’anno di nascita”. Si parla di quasi tutti gli immigrati che hanno dichiarato di essere alla soglia dei 17 anni, ovvero 14 su 15 in totale. “Riportano tutti come data di nascita o 1 gennaio o solo l’anno di nascita, quindi il 2002”. Solo uno è un quindicenne.
Difficile dire se le dichiarazioni sono vere o false. Bisognerebbe indagare e probabilmente la prefettura lo farà. Anche perché è questione dirimente per ottenere o meno l’asilo in Italia: i migranti minori non accompagnati, infatti, sono di diritto considerati degni di ottenere un permesso di soggiorno per protezione internazionale. Dichiararsi 17enne potrebbe diventare, in alcuni casi, un espediente per strappare un documento senza averne il diritto.
E pensare che per giorni la sinistra ha costruito la sua propaganda proprio facendo leva sui “giovani” immigrati. “I minori a bordo della Sea Watch vanno incontro a rischi sempre più grandi: devono sbarcare immediatamente”, diceva la senatrice Vanna Iori, capogruppo del Pd nella Commissione Istruzione. E ancora: “Non sono numeri, ma ragazzi che hanno vissuto il trauma della guerra e della fame”. Non solo. Oltre 50 organizzazioni – in una lettara indirizzata a Giuseppe Conte – avevano definito “di urgenza improrogabile” il loro sbarco, senza però ricordare che sulla loro data di nascita c’è più di una controversia. Perché non dirlo?
Non lo ha spiegato bene neppure la stessa Sea Watch, che nei sei giorni di stallo al largo di Siracusa ha trovato il tempo inviare una diffida alla Capitaneria di porto e alla prefettura di Siracusa “per fare sbarcare i minori proprio in virtù di quel provvedimento che porta la firma dei magistrati della Procura dei minori di Catania”. La domanda è una: lo sapevano che la maggioranza si dichiarava nata lo stesso giorno, guarda caso nel 2002?
Lo schiaffo di Emma Bonino agli italiani: regalerà il posto da capolista alle Europee alla donna che ha rovinato la vita a milioni di persone
Altro che cancellarla, come Matteo Salvini aveva promesso di fare al primo Consiglio dei ministri del Governo con i Cinquestelle. La Fornero, intesa non come la legge nel mirino del governo pentaleghista che per ora ha solo sparato solo un colpo di avvertimento con Quota Cento, bensì come la professoressa ed ex ministro Elsa molto probabilmente sarà la candidata di punta alle Europee di maggio.
Il corteggiamento che sarebbe già approdato a una decisa proposta a presentarsi capolista nella circoscrizione Nord-Ovest (Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta) per +Europa all’ex ministro del Governo di Mario Monti è stato condotto direttamente da Emma Bonino, con cui l’economista torinese coltiva una lunga e consolidata amicizia. Lei non ha ancora sciolto la riserva, ma negli ambienti della lista diventata partito con segretario Benedetto Della Vedova si respira un deciso ottimismo.
A suffragare l’ipotesi di una candidatura del ministro più impallinato del governo dei tecnici c’è anche la sua assidua presenza, non solo nel vari talk televisivi, ma anche nei convegni promossi proprio da +Europa, lista cui peraltro la Fornero non negò il suo endorsement alle scorse elezioni politiche.
ELSA FORNERO EMMA BONINO Ancora pochi giorni fa ha partecipato a un incontro pubblico a Lecco dove è stata accolta, accostandola proprio alla Bonino con la definizione: “due donne coraggiose”. Bersaglio prediletto del vicepremier leghista, piemontese di San Carlo Canavese, ordinaria di Economia Politica all’Università di Torino da cui è andata recentemente in pensione, un passato da vicepresidente della Compagnia di San Paolo e un esordio in politica in quell’Alleanza per Torino che portò lei in Sala Rossa e un altro professore, Valentino Castellani, sulla poltrona di sindaco, per la Fornero – come ormai viene chiamata accomunandola alla sua creatura normativa con il pesantissimo strascico degli esodati – quella delle europee sarebbe di fatto la seconda avventura politica dopo quella torinese di venticinque anni fa.
Un regalo alla Lega, con l’ormai storico bersaglio messo lì in bella vista per la campagna elettorale in cui ricordare “il disastro”, come spesso l’ha definita con epiteti e insulti vari a corredo? Il rischio c’è, inutile negarlo. Ma di converso potrebbe essere l’effetto anti-Salvini incarnato dalla professoressa torinese e, quindi, in grado di attrarre voti alla lista europeista da chi non sopporta il Capitano e magari non è, come dire, proprio ammaliato dalle proposte del Pd. Competenza e antisfascismo contrapposto alla propaganda populista e al dilettantismo gialloverde.
“Ritengo che i metodi di Salvini siano neofascisti. A me sembra una persona spregiudicata che usa gli argomenti che servono ad accrescere il consenso: in questo è molto bravo, ma non è credibile nella sua trasformazione da lupo in agnello” disse poco tempo fa lei. E lui, prontamente, replicò: “Che vergogna. Mi onoro, con quota100, di restituire vita e dignità agli italiani che la legge della signora aveva rovinato e tradito, alla faccia dei suoi insulti, per me medaglie“.
Insomma, i presupposti per una campagna elettorale tutt’altro che in punta di fioretto da parte del leader della Lega verso il suo nemico pubblico numero uno ci sono tutti. E, come detto, anche questo potrebbe paradossalmente, ma poi neppure troppo, giovare all’economista che +Europa vorrebbe portare a Strasburgo.
Lei non nega la passione politica, anche se in una recente intervista ne ha svelato un’altra assai più bucolica: “Quando posso vado in campagna, dove ho un orto, che purtroppo mi viene un po’ danneggiato dalle lumache perché non uso il diserbante. Cosa pianto nel mio campo? Ora spinaci e rape, ne faccio cinque o sei a settimana, e le mangio tutte io. Poi d’estate mi crescono i pomodori e le patate”.
Se cresceranno anche i voti per la lista europeista, grazie alla candidatura della Fornero, lo si vedrà: alle politiche in Piemonte +Europa si attestò sul 4% arrivando però al 7% a Torino. Cifre che supportano la speranza di spedire almeno un consigliere a Palazzo Lascaris nelle concomitanti elezioni regionali. La decisione di non entrare nell’ipotizzato listone del centrosinistra sembra non essere in discussione. Così come il nome su cui puntare: quello di Silvio Viale (compagno di avventura della Fornero, assieme a Carmelo Palma, all’epoca di Alleanza per Torino). L’altra figura di spicco, Igor Boni potrebbe trovare ospitalità nel listino del presidente.
Ma è sulla decisione, attesa a breve, della Fornero che si concentrerà l’attenzione: di chi la apprezza e chi la detesta. Toccherà a lei decidere se scendere l’agone contro il suo acerrimo accusatore Salvini (come peraltro sta già facendo sul terreno mediatico), oppure continuare a vedersela solo con le lumache che le insidiano l’orto.
Basta megastipendi. Il Cda della Rai ridiscute il contratto di Vespa. Per 120 puntate di Porta a Porta viale Mazzini spende 1 milione e 200mila euro
Razionalizzazione e contenimento dei cachet per conduttori e talent: questa è la linea del nuovo ad Rai Fabrizio Salini. In quest’ottica è stata rinviata a marzo l’opzione per il rinnovo del contratto di Bruno Vespa (nella foto), per discutere al meglio i dettagli dell’accordo.
Nell’ultimo rinnovo, annunciato in Cda a settembre 2017, il contratto di Vespa era già stato sforbiciato di oltre il 30%, arrivando a 1 milione 200mila euro per 120 serate. La decisione di Viale Mazzini è stata salutata con entusiasmo dal Movimento 5 stelle: “Finalmente nella Rai del cambiamento iniziamo a vedere i primi risultati.
Ci aspettiamo adesso che non solo quello di Vespa, ma anche tutti gli altri mega compensi vengano rivisti e ridiscussi”, ha commentato la deputata della commisisone Vigilanza Maria Laura Paxia.
"Ma cosa esultate, offendendo Conte ha offeso tutto il Paese!" Mentana entra a gamba tesa contro gli idioti che hanno esultato alle offese del parassita dell'UE al Premier
Il leader dei liberali europei, Guy Verhofstadt ha definito il presidente del Consiglio italiano «un burattino», mosso dai vicepremier Di Maio e Salvini.
Questo non si può accettare, è un’offesa a tutti noi, a chi ha votato per le forze che poi hanno sottoscritto il contratto di governo, a chi ha votato per i loro avversari, e anche a chi non ha votato. Ciascuno di noi può pensare quello che vuole, il meglio o il peggio, di chi ci governa o ci ha governato.
Ma in un Paese a democrazia rappresentativa, come il nostro, gli eletti del popolo votano la fiducia a un Governo, legittimandolo a operare in nome del Paese. E chi guida un governo della Repubblica italiana rappresenta la nostra nazione, è il volto dell’Italia, la sua voce. Sempre, in democrazia. Anche se – poniamo – fosse l’ultima persona che avremmo scelto, anche se le sue idee fossero le più distanti dalle nostre. Ieri invece il leader dei liberali europei, Guy Verhofstadt, parlando nell’aula del Parlamento europeo a Strasburgo, e avendo di fronte proprio lui, Conte, ha definito il presidente del consiglio italiano «un burattino», mosso dai vicepremier Di Maio e Salvini. Questo non si può accettare, è un’offesa a tutti noi, a chi ha votato per le forze che poi hanno sottoscritto il contratto di governo, a chi ha votato per i loro avversari, e anche a chi non ha votato.
Tocca ripeterlo: si può avere anche l’opinione peggiore possibile del premier, del governo, dei vicepremier e dei ministri. Ma sono al governo perché espressione diretta di due forze politiche che hanno vinto libere elezioni. Rappresentano con piena legittimità il nostro Paese, e oltretutto lui, il premier, come tutti i suoi predecessori ha ottenuto il mandato di formare questo governo dal presidente della Repubblica, non dalla Spectre o dall’Internazionale sovranista. Piuttosto, l’autore di quell’offesa, e di altre pronunciate davanti all’Europarlamento contro l’Italia e i suoi rappresentanti, è per caso lo stesso Guy Verhofstadt che due anni fa annunciò solennemente la nascita di un’alleanza liberale per l’Unione Europea proprio con il M5s, salvo rinunciarvi precipitosamente quando i suoi gli spiegarono che si sarebbe giocato tutto se fosse andato a cercar nuove glorie europee a braccetto di Beppe Grillo? Non è che ancora sta cercando di redimersi per far dimenticare quella alleanza?
mercoledì 13 febbraio 2019
E mentre vi parlano di manovra, l’Europa sta approvando una legge contro 60mln di italiani
Abbiamo pochi giorni per far sentire la nostra voce, tutti assieme uniti, per evitare una legge che azzererebbe la libertà di parola e di espressione di ognuno di noi, come non si vedeva dai tempi delle peggiori dittature.
Siamo pregati tutti di DiVuLGaRe questo video ad ogni cittadino prima che sia troppo tardi.
Repubblica? Solo quest’anno ha spacciato un’infinità di notizie false: Travaglio si è preso la briga di catalogarle una per una
Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”
Hanno scritto di un’ intercettazione fra Rosario Crocetta che taceva divertito mentre un amico medico auspicava l’ assassinio di Lucia Borsellino come quello del padre Paolo, e non era vero. Hanno scritto di troll russi dietro la campagna web contro Mattarella, e non era vero. Hanno scritto che il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, nel caso Consip, era stato “smascherato come impostore e falsario di passaggi politicamente significativi dell’ inchiesta”; e aveva “consegnato a Marco Lillo la notizia del coinvolgimento di Del Sette”, insomma era lui “la mano che dà da mangiare al Fatto” per “far cadere Renzi” (fra l’ altro già caduto da solo), ma non era vero; e, quando la Cassazione scagionò Scafarto per i suoi “errori involontari”, si scordarono di informarne i lettori.
Hanno scritto che Di Maio situava Matera in Puglia anziché in Basilicata, e non era vero. Hanno scritto che l’ Italia, se rinunciasse al Tav Torino-Lione, dovrebbe pagare “penali” miliardarie, e non è vero (glielo fece notare l’ ex pm Livio Pepino in una lettera, ma non la pubblicarono). Hanno scritto che Marcello Foa, aspirante presidente Rai, è un fabbricante di fake news tant’ è che ha scritto un libro per “spiegare come si falsifica l’ informazione al servizio dei governi”, ma non è vero (il suo Gli stregoni della notizia, al contrario, smonta le fake news al servizio dei governi). Hanno scritto che c’ è la Russia di Putin dietro le fake news filo-M5S&Lega, e non era vero.
Hanno scritto che il premier Conte voleva trasferirsi dalla cattedra di Firenze a quella di Roma con un concorso “confezionato su misura”, e non era vero (il bando era standard). Hanno taciuto sulla tesi di dottorato in larghe parti copiata dalla Madia. Hanno nascosto la bocciatura del Jobs Act di Renzi dalla Corte costituzionale (“Lavoro, su Jobs Act e Cig si ritorna al passato”: nessun riferimento nella titolazione alla Consulta e all’ incostituzionalità).
Hanno nascosto, mentre tutti gli altri giornali ne parlavano, l’ inchiesta per la soffiata di Renzi a De Benedetti sul decreto Banche popolari, usata dall’ Ingegnere per guadagnare in Borsa 600 mila euro in due minuti, forse perché troppo impegnati a fare decine di titoli su “Spelacchio” (un albero di Natale). Hanno fatto il taglia e cuci dei messaggi di Di Maio alla Raggi per spacciarlo come “bugiardo” e “garante” di Raffaele Marra in Campidoglio, mentre ne sollecitava il trasferimento. Hanno taciuto per giorni il nome dei Benetton, primi azionisti della concessionaria Autostrade (sponsor de La Repubblica delle Idee), dopo il crollo del Ponte Morandi.
Hanno scritto che il ponte era crollato anche per il no del M5S alla Gronda, che però fu bloccata da chi governava città e regione (centrosinistra e centrodestra) e per giunta contemplava l’ uso del viadotto Morandi. Hanno scritto di probabili legami con la Casaleggio di tal Beatrice Di Maio e delle sue fake news anti-renziane e non si sono mai scusati quando si è scoperto che era la moglie di Brunetta.
Hanno accostato le leggi razziali del fascismo al decreto Sicurezza di Salvini. Hanno pubblicato una bozza apocrifa e superata del contratto di governo giallo-verde facendo credere che prevedesse l’ uscita dell’ Italia dall’ euro e scatenando spread e mercati. Hanno nascosto il sequestro di 150 milioni e di due giornali all’ amico editore-costruttore catanese Ciancio Sanfilippo. Hanno spacciato lo scandalo Parnasi come una storia di tangenti al M5S , mentre i partiti finanziati dal costruttore sono gli altri (Pd, Lega e FI ).
Hanno elogiato Monti quando ha ritirato la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020 e massacrato la Raggi quando ha ritirato la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024. Hanno scritto che le polizze intestate dal dirigente Romeo all’ ignara Raggi celavano “tesoretti segreti” per “garantire un serbatoio di voti a destra”, dunque era “vicina” l’”accusa di corruzione”, ma non era vero.
Hanno dipinto l’ assessora Paola Muraro come infiltrata di Mafia Capitale e della “destraccia” nella giunta capitolina, salvo poi intervistarla dopo le dimissioni come grande esperta di rifiuti. Hanno nascosto l’ attacco di Rondolino, che sull’ Unità dava del “mafiosetto di quartiere” a Saviano, reo di aver criticato la Boschi, mentre il Fatto restò solo a difenderlo. Hanno minimizzato le epurazioni dalla Rai renziana di Gabanelli, Giannini e Giletti come ordinaria amministrazione.
Hanno fatto questo e altro, i giornali del gruppo Gedi (Repubblica-Espresso-Stampa), ma noi siamo solidali con loro per gli attacchi di Di Maio, per tre motivi. 1) Nessun politico deve permettersi di dare pagelle ai giornalisti, tantopiù se sta al vertice del governo. 2) Quando il Fatto subiva trattamenti anche peggiori da Renzi e dai suoi killer, non ci giunse alcuna solidarietà, ma noi non siamo come loro. 3) Finché usciamo tutti in edicola, la gente può notare la differenza.
Ps. Per la serie “Chiamate la neuro”, segnaliamo i delirii di Carlo Bonini (Repubblica) all’ autorevole Radio Cusano Campus: “Il Fatto Quotidiano specifica che non prende alcun finanziamento pubblico? È una furbizia. Siccome i lettori del Fatto sono in buona parte elettori del M5S , è un modo per raffigurare ai lettori del M5S che la terra è tonda e non quadrata, dopodiché la terra è tonda”. Il pover’ uomo ignora che il Fatto è nato prima del M5S e la nostra scelta di non ricevere finanziamenti pubblici prescinde dalle intenzioni di voto dei nostri lettori (peraltro note solo a lui).
Volendo, Bonini potrebbe raccontarci degli aiuti statali (o a spese degli altri giornalisti) ricevuti dal suo gruppo per contratti di solidarietà, prepensionamenti & affini. E regalarci una delle sue grandi inchieste sui vertici Gedi indagati per una truffa milionaria all’ Inps.
FRANCIA, I GILET GIALLI SONO ARRIVATI IN ITALIA! BLOCCATO IL CASELLO A VENTIMIGLIA: peccato nessuno ti racconti cosa stia accadendo oggi in Francia
I manifestanti francesi, dunque, sono sconfinati in Italia, occupando la barriera autostradale dell’A10, a Ventimiglia.
Una manifestazione sicuramente non autorizzata Con un blitz di quelli improvvisati, ma soprattutto inaspettati, un centinaio di gilet gialli hanno raggiunto, stamani, in scooter l’Italia, scortati da una “safety car”, bloccando il traffico in entrata e uscita dall’Italia.
I manifestanti, dunque, sono sconfinati nel nostro territorio, occupando la barriera autostradale dell’A10, a Ventimiglia. Una manifestazione sicuramente non autorizzata. Un presidio al momento pacifico, anche se sono stati accesi alcuni fumogeni, a scopo dimostrativo. La manifestazione ha provocato chilometri di coda, in maniera alternata, in entrambe le direzioni di marcia.
I gilet gialli hanno bloccato i caselli e il traffico, facendo passare alcuni mezzi alla spicciolata. ”Siamo sul posto per cercare di gestire la situazione in maniera equilibrata – commenta il questore di Imperia, Cesare Capocasa -. È stata una iniziativa istantanea”.
Poco prima di arrivare in Italia, i manifestanti francesi, circa duecento, sono partiti dal Municipio di Mentone, al confine franco italiano, per marciare a piedi sulla frontiera a mare di ponte San Ludovico, a Ventimiglia, dove hanno intonato la “La Marsigliese” e slogan (alcuni di insulti) contro Macron.
A un certo punto, quando la manifestazione sembra ormai finita, hanno abbandonato la frontiera per recarsi in sull’Autofiori, in territorio italiano.
Giorgia Meloni replica a Oliviero Toscani: "Sei un miserabile"
Il post di Giorgia Meloni dopo le parole di Toscani -
"Il radical chic (con tessera Pd in tasca) Oliviero Toscani, fotografo di Benetton, dice alla trasmissione 'La Zanzara' che io sono 'brutta e volgare', che 'gli dà fastidio la mia estetica' e che 'sono ritardata'. Non risponderei a qualcuno che disistimo così profondamente, se non ci fossero in queste poche parole svariate forme di razzismo viscerale", scrive su Facebook Giorgia Meloni. "Razzismo contro le donne, costrette - indipendentemente da ciò di cui si occupano - a dover rendere conto del loro aspetto fisico. E, molto peggio, razzismo verso il dramma di chi soffre di disturbi psichici. Voglio dire che sono profondamente fiera che la mia presenza dia fastidio a una persona così miserabile", conclude la leader di FdI.
Toscani: "Meloni? Mi dà fastidio, è brutta e ritardata" - Alla trasmissione radiofonica Toscani aveva detto rispondendo a una domanda dei conduttori: "Giorgia Meloni? Poveretta, lei è una ritardata. E’ brutta e volgare, mi dà fastidio la sua estetica. E’ proprio fastidiosa e quindi tutto ne risente, anche l’estetica".
Messaggi di solidarietà per la parlamentare di FdI - Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha espresso la sua solidarietà a Giorgia Meloni dopo i "beceri" attacchi di Oliviero Toscani. Oltre al premier anche molti politici dal Partito democratico al M5s hanno espresso la loro solidarietà in Rete.
"Abbiamo scoperto il più grande scandalo di sempre" la denuncia del M5S censurata da tutti i media
Opere pubbliche, M5S Puglia: ‘Abbiamo fatto luce su uno dei più grandi scandali di sempre’
“Dopo quasi un anno di approfondimenti e indagini, il M5S Puglia ha fatto luce su uno dei più imponenti scandali riguardanti la realizzazione di un’opera pubblica avvenuti in Italia: sto parlando della realizzazione della nuova sede del Consiglio regionale”.
Lo ha denunciato su Facebook l’esponente pentastellata pugliese Antonella Laricchia, la quale ha spiegato che si tratta di un’opera non ancora terminata dopo 15 anni di attesa e la cui entità dei lavori è passata da 39,5 milioni a 95 milioni.
Secondo Laricchia questo è uno “spreco gigantesco per cui adesso chiederemo giustizia alle autorità a nome di tutti i pugliesi”.
La costruzione della nuova sede del Consiglio regionale pugliese inizialmente, si parla del 2003, era costata 39,5 milioni. Nei sette anni successivi, però, sono state aggiunte al progetto delle varianti che hanno aumentato l’entità dei lavori di 27 milioni di euro.
Per poi aumentare di altri 27 milioni dopo il 2012. Totale: 95 milioni di euro, ovvero 55 in più rispetto a quanto previsto inizialmente (il 240% in piú).
I pentastellati pugliesi hanno indagato sui motivi dell’incremento dei costi e hanno scoperto, ad esempio, che “nella 5a variante si decide di sostituire delle plafoniere a neon con delle plafoniere a led. Scelta legittima se non fosse che si sceglie inspiegabilmente di acquistare delle plafoniere ‘esclusive e ricercate”’ al costo di 637€ cad.”. Eppure, ha osservato Antonella Laricchia, “plafoniere con prestazioni illuminotecniche identiche sul mercato avrebbero avuto un costo che oscilla tra i 130-150€”.
Secondo il M5S la responsabilità di tutto ciò è degli esponenti dei vecchi partiti sia di destra che di sinistra come Raffaele Fitto, Nichi Vendola e Michele Emiliano.
“Il M5S Puglia – ha fatto sapere Laricchia – presenterà un esposto alla Corte dei Conti, all’Anac e alla Procura della Repubblica e una mozione urgente per fermare il pagamento delle parcelle dei progettisti per gli ultimi 4 milioni circa rimasti e recuperare gli 8 milioni già erogati”.
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