martedì 5 febbraio 2019

Chi ci governa veramente?" l'inchiesta della Gabanelli censurata dalla Casta ( REDAZIONE. Un video una denuncia vera, dimostra dove stiamo andando se non ci fermiamo prima e cambiamo strada)


La Gabanelli e’ una famosa giornalista della RAI 3,che con il suo programma inchiesta REPORT ha spesso creato imbarazzo in autorità’ politiche.

Ma come tutti i giornalisti non supera quella famosa linea rossa dell’informazione che pero’ in questo caso sembra aver varcato anche se in modo soft. Guardatevi il video e’ capirete perché’ in Italia ed Europa sta accadendo quello che sta accadendo…

Pensate che stanno censurando questo video in tutto il mondo negli archivi on line Rai la puntata e’ stata letteralmete eliminata!!! E dovremmo pagare il canone per questi servi criminali!!!

La denuncia della Gabanelli che fa tremare “mezzo mondo”.Ecco chi ci comanda veramente.Il video della trasmissione “Report” da non perdere e condividere. “Quando la politica non funziona diventa tecnica (o meglio tecnocrazia, vedi i governi tecnici susseguitisi in italia dopo la caduta pilotata di Berlusconi, Monti in primis)”. Con queste parole la Gabanelli esordisce all’ inizio di questo video, che svela ciò che molti non sanno e che altri non vogliono che si sappia…

Tutto parte dagli anni 80, quando esponenti di spicco di Stati Uniti, Europa e Giappone diedero vita alla commissione trilaterale (gruppo Bilderberg) voluta da Rockfeller per disegnare il futuro del mondo. Da allora, questa commissione non ha mai smesso di riunirsi in seduta plenaria una volta l’anno (con esponenti politici, industriali ecc), eancora oggi decide le sorti politiche e non solo del pianeta.

Nel corso degli anni essa si è posta sempre l’obiettivo di ridurre la democrazia, dando sempre più potere ai governi e meno ai parlamenti, più tecnocrazia (dittatura fiscale e non solo) e meno politica.

I membri della commissione ritengono che ogni paese non abbia bisogno di uno “Stato” così come lo si è inteso per centinaia di anni, e quindi agiscono per poter eliminare il concetto di sovranità nazionale e di autodeterminazione(come dimostrato dall’ Euro e dall’ UE).

Negli anni in cui fu fondata la commissione trilaterale, nessuno poteva pensare che essa avrebbe portato il mondo a diventare ciò che è oggi, talmente connesso a livello finanziario che se dovesse cadere una nazione si trascinerebbe dietro l’intero pianeta.

E anche di ciò che è stato sopra citato l’Euro e l’ UE ne sono una palese dimostrazione alla luce del sole, dove la Grecia in primis e l’Italia rappresentano la minaccia europea, ossia le nazioni che potrebbero cadere e trascinarsi dietro l’intera Unione Europea. Ma chi sono attualmente i membri della commissione trilaterale? E chi sono quelli italiani?

Mario Monti lo troviamo, ovviamente, anche qui con un ruolo di prim’ordine: infatti è stato addirittura il presidente europeo della Commissione Trilaterale, posto che oggi è ricoperto da Jean-Claude Trichet, che guarda caso era già stato, proprio come Mario Monti, presidente della lobby belga Brugel. Trichet è anche Presidente del Gruppo dei 30, potenti della finanza mondiale di cui fa parte anche Mario Draghi. E come se non bastasse è proprio Trichet che ha preceduto Draghi alla presidenza della Banca Centrale Europea.

Come presidente onorario europeo della Commissione Trilaterale abbiamo un tale Peter Sutherland, e indovinate chi è? È il Presidente della Goldman Sachs, la stessa per la quale hanno lavorato proprio Monti, Prodi, Draghi, la stessa della crisi in America dei mutui subprime, la stessa della crisi in Italia con la vendita dei BTP, la stessa che ha aiutato la Grecia a truccare i conti con operazioni di finanza “creativa”, e che poi ha imposto in Grecia il suo uomo, Papademos. Nella Commissione Trilaterale troviamo anche il nostro ex Presidente del Consiglio Enrico Letta, che è anche vicepresidente di Aspen Italia, e che ha partecipato al Bilderberg nel 2012, ossia l’anno prima di essere scelto come Presidente del Consiglio italiano. Poi abbiamo John Elkann, presidente della Fiat, altro vicepresidente di Aspen Institute Italia, assiduo frequentatore del Bilderberg. Egli è inoltre presidente dell’Editrice La Stampa e di Itedi, ed è nel consiglio di amministrazione di RCS MediaGroup, e di “The Economist”.

È membro della Commissione Trilaterale anche Enrico Tommaso Cucchiani, che proprio nel 2013 ha partecipato al Bilderberg in sostituzione di Corrado Passera come CEO di Intesa Sanpaolo, la principale banca italiana e maggiore azionista della Banca d’Italia, che è rappresentata nella Trilaterale anche dal vicepresidente Marcello Sala, che ha ricevuto dal consiglio di gestione l’incarico di sviluppare le relazioni internazionali e seguire i progetti di internazionalizzazione del gruppo bancario. Presente anche Giuseppe Vita, presidente di UniCredit, altra banca azionista della Banca d’Italia. Cominciate a capire dove prendono le decisioni che riguardano i nostri soldi? Anche Gianfelice Rocca, presidente Techint Group, proprio come Cucchiani, ha partecipato al Bilderberg nel 2013, ed anche lui è membro del comitato esecutivo

di Aspen Institute. Queste lobby sembrano davvero essere onnipresenti, ed i partecipanti indissolubilmente interconnessi. Non faccio in tempo a cominciare la conta delle “tre”coincidenze che mi ritrovo subito davanti ad una prova.

Nella Commissione Trilaterale non poteva mancare Marco Tronchetti Provera, presidente della Pirelli, componente del consiglio di amministrazione di RCS Quotidiani, membro dell’esecutivo di Confindustria, vicepresidente di Mediobanca. Anche Tronchetti Provera ha ovviamente in passato partecipato alle riunioni del Gruppo Bilderberg. Ormai diventa quasi scontato e quindi superfluo ribadirlo. Poi troviamo Marta Dassù, che, oltre ad essere membro della Commissione Trilaterale, è Direttore Generale per le Attività Internazionali di Aspen Institute, ed è stata anche consulente per la politica estera di D’Alema.

Dassù è stata sottosegretario al ministero degli Affari Esteri nel Governo Monti (Bilderberg) e viceministro della Bonino (Bilderberg), agli Esteri nel Governo Letta (Bilderberg). Come noterete, si scelgono tra di loro. Su questo non ci può essere più alcun dubbio, alla faccia del popolo sovrano.

Poi c’è Federica Guidi, vicepresidente di Ducati, che ha partecipato alle riunioni della Commissione Trilaterale, e guarda caso proprio recentemente la Ducati è stata venduta ai tedeschi di Audi. Sarà anche questa una coincidenza? Ovviamente sono in pochi gli italiani a saperlo: tutti invece pensano che la casa motociclistica sia ancora italiana. La Guidi è anche Presidente dei giovani imprenditori di Confindustria. E perché no? è giusto che in queste lobby si cominci ad essere indottrinati fin da giovani (chissà che non ce la troveremo come Ministro al prossimo governo).

Cosa dire dei rappresentanti delle principali aziende da privatizzare? Ovviamente li ritroviamo tutti sugli attenti anche in quest’altra lobby di matrice neoliberista. Abbiamo infatti Giuseppe Recchi del gruppo Eni, e Pier Francesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica.

Abbiamo visto che le banche sono tutte in prima fila nella Commissione Trilaterale, ed, infatti, possiamo aggiungere oltre alle principali, già citate, anche Maurizio Sella, presidente del Gruppo Banca Sella ed ex Presidente della Associazione Banche Italiane; Ferdinando Salleo, vicepresidente di Mediocredito ed ex ambasciatore italiano negli Stati Uniti. Ma non si sono fatti mancare proprio nulla, ed infatti abbiamo anche Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto Affari Internazionali, editorialista de “Il Sole 24 ore”, che è stato anche sottosegretario di stato alla Difesa ed è membro del consiglio d’amministrazione della Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza; ed ancora, Franco Venturini, giornalista, storico commentatore per gli affari esteri del “Corriere della Sera”, un altro gruppo che abbiamo visto essere sempre presente in vari modi in queste lobby.

E per concludere, proprio come Mario Monti abbiamo Carlo Secchi, professore ordinario di politica economica europea, e Rettore dell’Università Bocconi dal 2000 al 2004. Io ho ricevuto da una mia fonte una locandina assolutamente inedita che dimostra che addirittura nel 1983, in occasione dei dieci anni della Commissione Trilaterale, la riunione si svolse a Roma, e come relatori per L’Italia ci furono proprio Romano Prodi in veste di presidente dell’IRI, incredibilmente insieme a Mario Monti, che non sono riuscito a capire a che titolo sia stato scelto, a quei tempi, come relatore per l’Italia in una così importante commissione, essendo semplicemente un professore di economia. Soltanto l’anno dopo quella riunione, infatti, diventerà professore della Bocconi di Milano, e poi comincerà la sua carriera alla Commissione Europea.

Tra i relatori per l’America c’era il pericoloso, controverso e potentissimo Segretario di Stato Henry Kissinger. Per quanto riguarda i nostri politici che partecipano alle riunioni di queste lobby di potere, come il Bilderberg o la Commissione Trilaterale, la domanda che mi pongo è la seguente: non c’è un evidente conflitto d’interessi con gli incarichi pubblici che svolgono?

lunedì 4 febbraio 2019

KYENGE SBEFFEGGIATA LI MARITO SI CANDIDA CON LA LEGA


"Ho firmato per Salvini ai banchetti della Lega, entrerò in lista alle comunali di Castelfranco Emilia, sono persone perbene quelli della Lega".

La beffa estrema per Cecile Kyenge, ex ministra e oggi eurodeputata Pd: il marito Domenico Grispino, intervistato da La Zanzara su Radio 24, esce allo scoperto. "Ci sono le elezioni comunali e metto a disposizione della Lega quello che so, e mie competenze".

 Mister Kyenge ha firmato contro il processo a Matteo Salvini sulla Diciotti: "Finirà nel nulla, se uno prende una linea poi non può cambiare, è evidente che Salvini lo fa per svegliare l'Europa. Sta facendo bene". "Mia moglie? Io penso per me, ognuno pensa per sé, con mia moglie non parlo mai di queste cose". "Sono a favore dello slogan Aiutiamoli a casa loro e bisogna creare dei punti strategici in Africa di attrazione delle persone.

Ma mica con cattiveria. Salvini non è disumano, penso che sia una macchina da guerra per avere consensi. Poi ci sono altri personaggi a cui sono più vicino, come Giorgetti. Alle Europee non voterò Pd, per il partito di mia moglie. Le persone che ho conosciuto a Castelfranco sono molto in sintonia con me e tutt'altro che aggressive".

Carlo Calenda, l'ultimo disastro politico dei vescovi: quanto vale davvero l'ex ministro


Sembrava Luigi Sturzo e invece era un cespuglio. L' anniversario dell' Appello ai liberi e forti lanciato dal sacerdote di Caltagirone il 18 gennaio di cent' anni fa, e che allora segnò la nascita del Partito popolare, avrebbe dovuto cambiare la politica italiana.

Era stato Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi, a chiamare alle armi. Appena nato il governo Conte, dinanzi alla comunità di sant' Egidio, dove s' incrociano fede, progressismo e rapporti internazionali di alto livello, aveva detto che «in un momento così serio della nostra storia i cristiani non possono disertare quel servizio al bene comune che è fare politica». Il «momento serio» ha ovviamente la faccia di Matteo Salvini: anche se il cardinale aveva assicurato che la mobilitazione cattolica non avrebbe «favorito l' uno o l' altro disegno», il senso delle sue parole era chiaro. Lo è stato ancora di più a novembre, quando il capo dei vescovi ha indicato il nemico con precisione: «No al populismo e no al nazionalismo. Non possiamo permettere che un vento grigio di paura, rancore e xenofobia soffi sull' Europa».

Dietro, anzi avanti a tutti c' è Jorge Mario Bergoglio, che in questa sfida ha schierato l' informazione cattolica ufficiale: L' Osservatore Romano, Avvenire, Tv 2000 e l' agenzia Sir. Gli ultimi tre media, che fanno capo alla conferenza episcopale, hanno appena siglato un accordo con il Parlamento europeo per raccontare le meraviglie compiute in questi anni dalle istituzioni di Bruxelles, minacciate ora dai barbari sovranisti. E poi, sebbene eroso dalle gelosie (Flavia Prodi morde chiunque voglia appropriarsi dell' eredità politica del marito), c' è tutto il mondo ex ulivista e popolare che smania per tornare a occupare un posto al sole, ci sono le Acli, l' Azione cattolica e le altre associazioni, i movimenti, le ong e le parrocchie.

TANTO RUMORE... Tanto appare vasto lo schieramento, insomma, e tanto altolocati gli sponsor, che era lecito attendersi una "Cosa bianca" in grado di camminare sulle proprie gambe. Tra pochi giorni si vota in Abruzzo e poi toccherà alla Sardegna; la campagna elettorale per le Europee, con le quali tutto cambierà, è già iniziata: se non ora, quando? Invece l' unica cosa che è spuntata è l' ennesima sigla di cattolici progressisti, affiliata al partito-non partito di Carlo Calenda, a sua volta stampella del Partito democratico. Che è come dire una succursale del nulla. Si chiama Demos, che sta per Democrazia solidale, ed è su piazza da un pezzo, anche se in pochi se ne sono accorti. La guida il romano Mario Giro, il quale è stato sottosegretario agli Esteri nei governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni ed è membro della comunità di Sant' Egidio di Andrea Riccardi: nel 2013 si era candidato con Mario Monti, ma gli è andata male.

A questo partitino, ieri il quotidiano dei vescovi (non per la prima volta) ha dedicato mezza pagina. Avvenire dipinge una scena messa in grande fermento dall' attivismo di Bassetti: «Reti e comitati sono sorti e stanno sorgendo in tante città. Con proprie liste nelle maggiori competizioni locali e un occhio anche alle Europee». In questo magma spicca Demos, che ha subito dato «una risposta affermativa all' appello del presidente della Cei, per fare rete e ricucire l' Italia», e che promette, da adesso in poi, di essere presente «in tutte le elezioni amministrative».

Il 20 febbraio, a Milano, la creaturina sarà battezzata in grande stile, con la presenza dell' economista Carlo Cottarelli, del sociologo Alessandro Rosina e del vicesindaco Arianna Censi. È evidente che le pubbliche relazioni vanno bene e che la benedizione del Vaticano aiuta, ma agli elettori, in concreto, cosa offrono costoro? «Condividiamo la finalità di creare un coordinamento tra tutte le forze anti-sovraniste che hanno a cuore il destino dell' Unione. Se l' idea è quella di dar vita a una lista di scopo per le Europee, noi vi aderiamo», annuncia Giro al quotidiano della Cei.

ATTENTI AL BAUBAU Così, come ogni salmo finisce in gloria, il grande riscatto politico dei cattolici italiani termina nel modo in cui era facile immaginare sin dall' inizio: con l' ennesimo cespuglio utile a portare acqua alla "nuova" sinistra, che di diverso da quelle del passato ha solo i voti, dimezzati. Un progetto tenuto insieme dal Babau di turno, quel Salvini al quale il pd Maurizio Martina ora vuole dedicare una mozione di sfiducia. Tutto qui? Forse sì. Si attendono notizie dai coniugi Prodi, da Enrico Letta e dagli altri pesi massimi, ai quali l' appello di Bassetti dovrebbe aver messo una certa smania di tornare nell' arena. O no?

BERLUSCONI DRIBLA I MAGISTRATI AL PROCESSO ESCORT, ECCO LA SUA MOSSA


Appena cominciato, il processo nei confronti di Silvio Berlusconi, accusato di avere indotto l'imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini a rendere false dichiarazioni all'autorità giudiziaria sulla vicenda escort, è stato subito rinviato al 17 giugno. Motivo: il Cavaliere è candidato per Forza Italia alle elezioni europee.

La prima udienza del processo si è tenuta nel tribunale di Modugno, davanti alla giudice della seconda sezione penale Flora Cistulli, alla quale l'avvocato Francesco Paolo Sisto (che difende l'ex presidente del Consiglio insieme a Nicolò Ghedini) ha avanzato proposta di rinvio, alla quale non si è opposta la pm Eugenia Pontassuglia.

D'accordo anche l'avvocatura di Stato, costituita per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri, parte civile già dall'udienza preliminare. Berlusconi, il 16 novembre scorso, era stato rinviato a giudizio dal gup Rosa Anna Depalo, secondo la quale "il più delle volte al pagamento delle prestazioni" sessuali delle escort reclutate da Gianpaolo Tarantini "provvedeva lo stesso Berlusconi: e ciò non era propriamente indifferente per la reputazione interna e internazionale di un presidente del Consiglio". È per questo che Silvio Berlusconi avrebbe pagato Tarantini per mentire ai pm baresi che indagavano sulle escort.

Così la Botteri è pagata per nasconderci la verità: Rai, ennesimo scandalo sull’inviata rossa da New York


Un attacco durissimo, come pochi ce ne sono stati nei tanti anni in cui Giovanna Botteri è stata (com’è oggi) l’indiscussa reginetta dei collegamenti dagli Usa su Rai3.

E’ quello che appare oggi sul quotidiano economico Italia Oggi, dove un pregevole articolo a firma di Alessandra Nucci svela il retroscena della guerra fatta dai democratici al candidato alla Corte Suprema Brett Kavanaugh e tutto ciò che nei giorni successivi ha di fatto smentito o ridimensionato in maniera significativa la “drammatica” testimonianza della sua accusatrice Christine Blasey Ford davanti alla commissione del senato e a tutti gli Stati Uniti.

Tutte cose, scrive Italia Oggi, che la tv in Italia non ha nè detto nè mostrato. Sicuramente, non lo ha fatto Giovanna Botteri nei suoi collegamenti su Raitre. “Da lei – scrive Italia Oggi – gli italiani hanno saputo solo che l’accusatrice aveva avuto coraggio ed era provata, e che le donne stavano manifestando ovunque nel Paese”.

Falso pure quello, come ha rivelato la rivista Time, secondo cui “mentre le precedenti proteste avevano incluso al massimo qualche centinaio di attiviste dello zoccolo duro, alla manifestazione di giovedì (quella a cui c’erano anche alcune star del cinema come Emily Ratajkovski e Amy Schumer, ndr) c’erano mille persone”. Che in un Paese di 300 milioni di persone non sono esattamente una folla, conclude Italia Oggi.

E’ un consigliere PD l’impiegato che spiegava dei metodi per aggirare le norme per il reddito di cittadinanza


Dopo aver visto un servizio su La7 nel quale un dipendente di un Caf della Cgil a Palermo, ripreso a sua insaputa, parlava su come si potrebbero aggirare i paletti del reddito di cittadinanza, il ministro Luigi Di Maio è andato su tutte le furie.

E subito ha chiesto un intervento della Guardia di finanzacontro chi aiuta i furbetti. Stamani la Finanza ha fatto un blitz nel Caf in questione, quello di via Salita Partanna a piazza Marina, ma ancor prima il segretario della Camera del lavoro Enzo Campo, insieme ai responsanili del Caf, ha deciso di avviare un procedimento disciplinare nei confronti del dipendente in questione, Sandro Russo. Che però è anche un consigliere comunale del Pd a Monreale e adesso la vicenda rischia di rinfocolare anche la polemica politica.

Russo però si difende: “Sono stato raggirato e sto valutando una querela – dice – il giornalista de La7 si è qualificato come un collega della Cgil che voleva parlare del reddito di cittadinanza perché voleva fare degli approfondimenti. Non parlavo quindi con un utente. Anche perché l’addetto alle pratiche Isee del reddito di cittadinanza non sono io. Vi prego, basta strumentalizzare questo episodio. E poi ho solo riportato quello che le persone dicono sul reddito di cittadinanza”.

Di Maio interviene su Facebook: “Chi fa il furbo paga, il dipendente è stato sospeso per aver consigliato ad un cittadino come aggirare i paletti sul reddito di cittadinanza. Pensava di farla franca… povero illuso! Grazie alla Guardia di Finanza per l’azione tempestiva! I furbetti avranno vita breve. Abbiamo ricevuto segnalazioni da altri Caf – conclude – Siamo al lavoro. Avanti il prossimo”.

I 5 stelle contro i dem: “Domenica sera un servizio televisivo di La7 ha denunciato il comportamento vergognoso di un dipendente di un Caf di Palermo che dava dei consigli su come percepire il Reddito di Cittadinanza non rispettando la legge, addirittura proponendo dei modi per aggirarla. Oggi veniamo a sapere che quel dipendente sul quale comunque sono già in corso gli accertamenti della Guardia di Finanza sarebbe un consigliere comunale del Pd di Monreale. Se confermata, sarebbe una vicenda molto grave dalla quale il Partito che in questi anni si è fatto finto paladino degli ultimi dovrebbe prendere le distanze immediatamente”. Così in una nota i deputati del MoVimento 5 Stelle in Commissione Lavoro alla Camera.

Di Maio ha puntato il dito anche sul sindacato e il neo segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini ribatte a muso duro: “Non abbiamo nulla da nascondere, se c’è una persona che ha fatto degli errori dovrà risponderne ma questo non può mettere in discussione l’autorevolezza e l’onestà delle organizzazioni sindacali. La persona è stata sospesa cautelativamente e sono aperte le procedure per verificare il comportamento. Se il comportamento è stato contrario ai valori della Cgil si prenderanno provvedimenti del caso. Il governo- attacca- non si attacchi a queste cose e risponda alle richieste che i sindacati e gli stanno facendo aprendo un vero tavolo di trattativa. È Importante- continua- che il governo rafforzi i controlli perchè ci sono problemi di lavoro nero. Il governo rafforzasse gli ispettorati e non facesse di tutta l’erba un fascio, perchè il ruolo dei caf e dei patronati è importante per le persone, facendo i conti con una burocrazia statale, che non sempre permette a tutti di avere gli stessi diritti le stesse tutele”.

SMASCHERATA LA GRUBER, ECCO I NUMERI INVENTATI


Da Lilli Gruber si parla con Matteo Salvini di immigrati, numeri di sbarchi, richiedenti asilo e rifugiati e qualcosa non torna.

I numeri proposti da Otto e mezzo e dalla scheda di Paolo Pagliaro sono differenti da quelli del Viminale. Franco Bechis, su Twitter, lo nota e il suo commento è molto duro.

 Franco Bechis@FrancoBechis Sto vedendo #ottoemezzo su La7, e ho sotto i dati Eurostat sui migranti anno per anno paese per paese.

Non un dato coincide con quelli di Paolo Pagliaro e Lilli Gruber.

Una trasmissione seria cita la fonte dei suoi dati Anche a Salvini non sfugge il curioso sfasamento. D’altronde, il titolare del Ministero degli Interni è lui e i dati ufficiali in suo possesso sono sicuramente più freschi e attendibili.

E infatti, con garbo, le fa notare il “dettaglio”: “Voi lavorate con i numeri del 2015, io con quelli del 2018”. Caso chiuso.

LANCIA UN UOVO CONTRO SALVINI E COLPISCE UNA INNOCENTE SIGNORA, LA REAZIONE DEL CAPITANO E ESEMPLARE


Lancia un uovo contro Salvini ma colpisce una signora, la reazione del Capitano è esemplare!

DIFFONDIAMO: ECCO IL SITO PER IL REDDITO DI CITTADINANZA, COME FARE PER AVERLO.


Dal 6 marzo sarà possibile presentare domanda.

O attraverso il portale online, con l’utilizzo dello Spid, o attraverso i Caf e gli sportelli delle Poste per chi preferisce una via meno tecnologica.

Le card di cui parla Di Maio verranno stampate da Poste, non saranno riconoscibili, e permetteranno di prelevare fino a 100 euro al mese per un beneficiario single (210 per una famiglia numerosa), spendendo gli altri soldi direttamente attraverso la card. Ogni famiglia, almeno per quest’anno, riceverà una sola card: dal 2020 ogni componente maggiorenne del nucleo familiare riceverà la sua card con il reddito già diviso in proporzione. Nel caso in cui la cifra non venga spesa entro il mese in corso, l’importo verrà ridotto fino al 20% nella mensilità successiva.

Come funziona il reddito di cittadinanza
Possono accedere al reddito di cittadinanza i nuclei familiari con un reddito Isee inferiore ai 9.360 euro. Ogni beneficiario single potrà ricevere fino a un massimo di 500 euro mensili, a cui si aggiungono 150 in caso di mutuo intestato o 280 per chi vive in affitto. La cifra cresce in base al numero di componenti della famiglia. Per accedere alla misura l’Isee non è l’unico requisito: è infatti necessario avere la residenza in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in via continuativa. Il patrimonio mobiliare deve essere sotto i 30mila euro annui, mentre quello finanziario non può superare i 6mila euro, che diventano 20mila per le famiglie con disabili. Il reddito verrà erogato per 18 mesi, prorogabili per altri 18.

Per saldare l’affitto o il mutuo è possibile ricorrere a un bonifico da effettuare tramite Poste. L’altra parte dell’assegno andrà spesa entro il mese, senza comprendere però quelle che Di Maio definì “spese immorali”, con riferimento sostanzialmente al gioco d’azzardo. Ogni famiglia riceverà la card nel mese successivo a quello di presentazione della domanda, quindi non prima di aprile. Per ogni prelievo si pagherà una commissione alle Poste di un euro, mentre sarà di 1,7 euro dalle altre banche. Stesso discorso vale anche per i bonifici per il mutuo o per l’affitto.

Fonte: https://www.fanpage.it/reddito-di-cittadinanza-oggi-al-via-il-sito-come-fare-per-presentare-domanda/p1/

FICO SULLE ORME DI BOLDRINI E FINI, QUALI SONO LE SUE INTENZIONI?


Di Laura Boldrini ha l'ossessione che nutre nei confronti di Matteo Salvini, di Gianfranco Fini invece ha la tendenza ad avversare il governo al quale teoricamente appartiene.

Si parla di Roberto Fico, protagonista di un clamoroso show anti-Salvini nello studio di un soddisfatto Fabio Fazio, a Che tempo che fa su Rai 1. Il grillino presidente della Camera, infatti, attacca su ogni fronte il leader della Lega, in una lunghissima intemerata con la quale, se fosse necessario, getta ulteriormente la maschera: il leader della sinistra grillina vorrebbe archiviare questo governo a tempo record e, chissà, magari "sostituirlo" con una nuova alleanza col Pd. Il sospetto, a sentire Fico, vien più che legittimo.

Da Fazio, infatti, il grillino è partito dal caso Diciotti e dalla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini: "Personalmente, dico che semmai arrivasse a me una richiesta della magistratura nei miei confronti per qualsiasi questione, pregherei la Camera di mia appartenenza di dare l'autorizzazione senza se e senza ma". Dunque la Tav, ultimo fronte che si è aperto al governo: "Il M5s è stato sempre, costituzionalmente, per il No alla Tav" e "su questa questione non è possibile tornare indietro".

Ma l'intemerata è appena iniziata, perché Fico parlando di immigrazione afferma che è "giusto fare la voce grossa con l'Europa ma non bisogna farlo facendo rimanere a lungo le navi fuori dai porti". Quindi il sistema Sprar, finito nel mirino del decreto sicurezza salviniano, difeso a spada tratta dal presidente della Camera così come difende le Ong: "Ad ora non c'è un solo rinvio a giudizio rispetto alle Ong. Bisogna parlare chiaro e mettersi intorno a un tavolo. Anzi, io proporrei un tavolo Ong-governo". Insomma, Fico vuole anche che l'esecutivo e le Ong si mettano a un tavolo.

Insomma, Fico non può nascondere le "divergenze" tra i due partiti di governo. Interpellato a tal riguardo da Fazio, risponde: "Lega e M5s sono forze diverse, con modelli differenti la maggioranza è nata con un contratto di governo, e ci sono molte ragioni che possono portare a divergere e alcune per rimanere assieme rispetto allo stesso contratto". Parole che, ovviamente, non possono non innescare la reazione di Salvini, che piove sui social sostanzialmente in tempo reale: "Fico? Mi pare dica no a tutto tranne che agli sbarchi di immigrati e ai processi. L'Italia ha bisogno di gente che costruisca, non che blocchi tutto".

Davide Casaleggio, affari d'oro con il M5s al governo: ecco quali nuovi contratti ha firmato


Ancora non sappiamo se - come garantito dal vicepremier nonché ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio - il Movimento 5 Stelle abolirà la povertà, certo è che ha giovato alle casse della piccola azienda di marketing informatico Casaleggio Associati, di cui è presidente Davide Casaleggio, fondatore, presidente e tesoriere dell' Associazione Rousseau da cui dipende il M5S.

Infatti, da quando i pentastellati sono al governo - ma sarà solo una coincidenza -, al primogenito di Roberto Casaleggio si rivolgono nuovi giganteschi clienti, che hanno consentito alla società del dominus del movimento di incrementare negli ultimi mesi il proprio giro d' affari prima quasi del tutto piatto, tanto che nel 2017 la Casaleggio Associati aveva chiuso l' anno con un utile di 20 mila euro, sempre meglio degli anni precedenti in cui il bilancio era in rosso. Anche Poste italiane, che ora si occuperà della distruzione del reddito di cittadinanza, ha deciso di investire 30 mila euro, insieme a Consulcesi che ne ha versati altrettanti, per finanziare una piccola ricerca di poco più di 50 paginette, commissionandola all' azienda di Casaleggio junior che l' ha presentata lo scorso novembre.

L'argomento del volumetto è la blockchain, nuova tecnologia di condivisione delle informazioni tra diversi sistemi, tecnologia allo sviluppo della quale l' esecutivo, in particolare il ministero dello Sviluppo economico, con la legge di bilancio ha destinato 45 milioni di euro nell' ambito del "Fondo Blockckhain e Internet of things".

A Davide, del resto, non possiamo farne una colpa se numerosi colossi finanziari scelgono di rivolgersi alla sua minuscola società milanese per riceverne dritte, consigli, suggerimenti di strategie al fine di continuare a fare quello che hanno fatto alla grande negli ultimi decenni anche senza l' aiuto della Casaleggio Associati, ossia espandersi sul mercato ed innovarsi. Magari questi prestigiosi marchi ritengono Davide determinante nei loro business e non gli fa minimamente gola - come si potrebbe pensare - il fatto che Casaleggio junior gestisca l' Associazione Rousseau e abbia per statuto pieni poteri sul movimento che ora è al governo.

SOLO COINCIDENZE È un' altra coincidenza che Poste Italiane, cliente della società privata Casaleggio Associati Srl, sia uno dei soggetti principali nella gestione del flusso finanziario del reddito di cittadinanza mediante le apposite card fornite ai cittadini che hanno diritto al sussidio. L' amministratore delegato di Poste, Matteo Del Fante, ha chiarito il suo rapporto con l' azienda di Casaleggio junior, spiegando che quei 30 mila euro non erano che un semplice finanziamento a un ente di ricerca, come se la Casaleggio Associati fosse un ente senza scopo di lucro che ha ricevuto un po' di beneficenza.

Il conflitto di interessi c' è ed è pure bello grosso. Ma i cinquestelle fingono di non accorgersene, proprio loro che avevano fatto della battaglia a questo genere di discrepanze una sorta di vessillo. Ed i conflitti di interesse non finiscono mica qui.

Poi c' è lui: Mimmo Parisi, profeta in patria, docente di demografia e statistica applicata presso il Dipartimento di Sociologia e Lavoro Sociale dell' Università del Mississippi ed Executive director del NSPARC (National Strategic Planning & Analysis Research Center), centro di ricerca della stessa Mississippi State University. Parisi è - e lo diciamo senza sarcasmo - una sorta di cervello in fuga che Di Maio ha voluto recuperare e riportare all' ovile, in quanto egli ha sviluppato un software di incontro domanda-offerta che ha presentato in un' audizione in Commissione Lavoro della Camera dei deputati come il pezzo mancante e fondamentale del sistema informativo italiano per garantire il successo del reddito di cittadinanza.

Di Maio, che non si sa dove abbia conosciuto il professore italo-americano e perché abbia da subito nutrito tanta stima e fiducia nei suoi riguardi, ha designato Parisi, tirandolo fuori dal cilindro, quale presidente dell' Agenzia ministeriale per le politiche attive del lavoro, Anpal, nonché amministratore unico di Anpal Servizi SPA, società in house della stessa Agenzia a cui il decreto legge sul reddito di cittadinanza assegna ben 500 milioni di euro (il doppio dei fondi destinati alle Regioni), al fine di assumere i cosiddetti "navigator" mediante procedure di selezione che consistono in un semplice colloquio o in test a risposta multipla.

Nella passata legislatura fu proprio l'attuale presidente della Commissione Lavoro del Senato, la solerte grillina Nunzia Catalfo, a rilevare a proposito della governance di Anpal ed Anpal Servizi SPA un evidente conflitto di interessi a causa della coincidenza tra soggetto controllore e soggetto controllato, paventando la nullità degli atti di nomina per manifesta illegittimità.

Forse per questo la prima proposta del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali fu il superamento della coincidenza dei ruoli nonché la previsione di due distinti vertici per Anpal e la sua società controllata Anpal Servizi SPA, inseriti prima nel "decreto Genova" e poi nel decreto "Semplificazioni" approvato dal Consiglio dei ministri di lunedì 15 ottobre 2018. Fino al colpo di scena almeno: nella legge di bilancio 2019 viene non solo riproposta la medesima situazione designata dal Jobs Act ed evidenziata con allarme dalla senatrice Catalfo, ma vengono altresì ridotti i poteri del direttore generale dell' Anpal a favore del potenziamento di quelli del presidente. Occorre sottolineare inoltre che lo statuto dell' Anpal prevede l' incompatibilità tra l' incarico di presidente e altri rapporti di lavoro subordinato pubblico o privato, nonché con qualsiasi altra attività di lavoro autonomo, anche occasionale, che possa entrare in conflitto con gli scopi e i compiti dell' Anpal. Quindi Parisi dovrebbe rinunciare agli incarichi che ha negli Stati Uniti nonché ai suoi affari per ricoprire codesto nuovo ruolo.

GLI AFFARI DI MIMMO PARISI Come se non bastasse l' art. 6, comma 8, del decreto legge sul reddito di cittadinanza prevede la possibilità per il ministero del Lavoro di dotarsi di strumenti e piattaforme informatiche, volte a favorire l' incontro tra domanda e offerta di lavoro come il software messo a punto da Parisi, attraverso enti controllati e società in house, come appunto Anpal Servizi SPA. Tuttavia, speriamo che il ministero non si sia scordato che per questo genere di acquisti i dicasteri stessi così come gli enti controllati e le società in house devono procedere mediante bandi e gare, ossia rispettando le leggi nazionali e comunitarie che non possono essere in alcun modo aggirate mediante delega.

Sul costo poi di queste eventuali piattaforme informatiche non viene specificato nulla. L' unica certezza è che non abbiamo altra scelta che comprare il sistema studiato in America da Parisi per riuscire in qualche modo a portare nelle tasche degli italiani l' elemosina di Stato e pervenire al boom economico nonché all' abolizione della povertà. Mimmo Parisi ci salverà.

Sondaggio Mannheimer, inchiesta politica contro Matteo Salvini: la sorpresa tra gli elettori Pd


Quella contro Matteo Salvini è un'inchiesta politica.

Si parla del caso Diciotti e della richiesta di rinvio a giudizio che pende sul ministro dell'Interno, richiesta che sta creando non pochi grattacapi al governo. E per gli italiani, almeno questo è ciò che emerge da un sondaggio di Renato Mannheimer pubblicata su Il Giornale, quella contro Salvini è "un'inchiesta politica", appunto. La domanda posta da Mannheimer al campione è decisamente diretta: "Secondo lei i magistrati vogliono far fuori Salvini?". Per il 50% del campione la risposta è "sì" - inchiesta politica, appunto -; per il 31% no mentre il restante 19% afferma di non sapere.

Nel dettaglio, sottolinea Mannheimer, a ritenere che i giudici si siano mossi sotto la spinta di una volontà politica sono in misura maggiore le persone meno giovani, oltre i 55 anni di età, forse perché testimoni di tanti altri conflitti emersi in passato tra magistratura e potere politico. Ovviamente, la stragrande maggioranza degli elettori leghisti ha risposto "sì" alla domanda, l'82% per la precisione.

Meno prevedibile, invece, il fatto che anche per la maggioranza degli elettori grillini - il 65% - l'inchiesta sia politica. La percentuale si abbassa al 48% tra gli elettori di Forza Italia e al 23% tra gli elettori del Pd. Un dato, quest'ultimo, altrettanto impressionante: anche un quarto dell'elettorato democratico ritiene che quella contro Salvini sia un'indagine con una doppia finalità. Ed è forse il dato relativo agli elettori democrat che più di tutti gli altri dà la cifra della percezione che hanno gli italiani sulla vicenda Diciotti.

Baglioni, è reato penale! Il conflitto d’interessi sui contratti di Sanremo è da processo senza se e senza ma


1. BAGLIONI RISCHIA CONSEGUENZE LEGALI PER IL SUO CONFLITTO D’INTERESSI DAGONEWS – Il direttore artistico del festival di San Remo in virtù del contratto firmato con la Rai ( gestore del servizio pubblico radiotelevisivo) può essere considerato nello svolgimento degli obblighi del contratto un “ incaricato di pubblico servizio” e pertanto subirebbe tutte le aggravanti connesse ( sia civili che penali) nel caso di violazioni della normativa sul conflitto d’interessi .

È chiaro che tali violazioni debbono essere provate e ciò può farlo chiunque abbia un interesse legittimo o dallo stesso magistrato. Nel caso in cui le violazioni fossero provate ne risponderebbe anche la Rai se si dimostrasse che ne era conoscenza e nulla ha fatto per impedirle.

2. ARRIVANO TAGLI AI COMPENSI PER BISIO IL PIÙ PESANTE Marco Molendini per ”Il Messaggero” Alla fine il taglio c’ è stato, ma solo per Bisio. Parliamo dei compensi. Da una parte c’ è quello fissato da tempo per il direttore artistico Baglioni, rimasto a 585 mila euro, come un anno fa. Per Bisio, invece, rispetto alla cifra iniziale, c’ è stato un decurtamento di 50 mila euro: 400 il totale, 80 a serata. Virginia Raffaele, a sua volta, prenderà 350 mila euro, come inizialmente pattuito, vale a dire 70 mila a serata.

LA LINEA Insomma, più o meno siamo sulla stessa linea di un anno fa, quando Favino prese 350 mila euro e la Hunziker 420. Per gli ospiti, fissato un tetto massimo di 50 mila euro, in una linea di calmieramento dei costi chiesta dall’ ad Salini. La Rai spenderà poco più di 500 mila euro a serata, per un totale di 2,6 milioni. Un costo più basso rispetto ai Festival di Bonolis (3,2 milioni per cast e ospiti nel 2009), quelli di Fazio (tre i 2,9 e i 3,2) e quelli di Morandi (3,3 il primo e 3 milioni il secondo), in linea comunque con quelli di Conti. In totale il Sanremo 2019 avrà un costo identico a quello di un anno fa, circa 17 milioni (compresi i 5 milioni della convenzione con il Comune di Sanremo). Quanto ai ricavi, la previsione parla di un sorpasso sulle entrate del Baglioni 1 andando sopra i 25 milioni, come ha anticipato alla conferenza stampa di presentazione la direttrice di Rai1 Teresa De Santis.

3. OMBRE SUL FESTIVAL TRA CONFLITTI D’INTERESSI E CRITICHE Marco Molendini per ”Il Messaggero”

IL CASO Ombrelli aperti su Sanremo: nuvole grosse, tempesta in arrivo. Il Festival dell’ armonia (definizione baglioniana) minaccia di trasformarsi in tormenta se non in tormento. Non è una novità, l’ Ariston è abitualmente megafono di polemiche stagionali, spesso preelettorali, come quest’ anno. Ma tuoni e lampi stavolta sono molto più forti. E non solo perché a dare la carica c’ è il manipolo di conducenti Ncc che prepara una plateale irruzione (una volta c’ erano i metalmeccanici), o per l’ ipotesi, in una lettera a Dagospia, di azioni legali da parte del boss di Rtl, la leader della radiofonia, Lorenzo Suraci, contro lo strapotere dell’ ex alleato Ferdinando Salzano e l’ esclusione dei suoi artisti dalla gara.

SCANDALO Il nembo più scuro, però, riguarda il conflitto di interesse del conduttore-direttore artistico. Ma perché scoppia con 12 mesi di ritardo? Quando, un anno fa, ne parlammo praticamente la cosa fu fata cadere, stavolta la voglia di scandalo cresce ogni giorno di più. Cosa è cambiato? La risposta è facile: la Rai non è più la stessa, altra governance, altro atteggiamento verso il divo Claudio.

Così, dopo l’ uscita sui migranti, la neodirettrice di Rai1, Teresa De Santis, ha messo i sigilli sul suo futuro festivaliero: «Sarà l’ ultimo» (mentre, a casa Baglioni, non era remota l’ intenzione del triplete, in stile Conti). Il carico lo ha aggiunto Paragone dei Cinque stelle chiedendo in vigilanza l’ audizione dell’ ad Salini. A viale Mazzini il clima non dispiace: serve a calamitare attenzione sul Festival (gioco che ha sempre premiato) e dovrebbe funzionare da monito, tanto più che lo stesso Baglioni ha telefonato a Salvini per assicurare che non impugnerà il megafono.

RIFLETTORI Ma al Festival, si sa, può succedere di tutto. A qualcuno, per esempio, approfittando dei riflettori puntati, potrebbe venire in mente di rispolverare una vecchia sentenza della Cassazione sulla posizione di Baglioni direttore artistico di una rete pubblica, quindi obbligato a rispondere alle regole del servizio pubblico. In poche parole, un magistrato che si alza la mattina con la luna storta potrebbe decidere di indagare sul tema «interesse privato in atto pubblico». Resta da chiedersi perché Claudio non si sia tutelato, come il suo amico e collega Morandi, che aveva voluto in contratto la seguente clausola di trasparenza: «Resta convenuto che ella non dovrà essere in rapporto giuridico con gli artisti, gli autori, le case discografiche, le società editoriali-musicali, le etichette indipendenti et similia che parteciperanno al Festival della Canzone Italiana». Insomma, una fesseria, dato che Morandi il Festival l’ ha fatto, delegando le grane a Giammarco Mazzi e Lucio Presta.

POSIZIONE Resta, poi, da chiedersi perché la Rai si sia messa in una posizione simile. Effetto di una resa ventennale, nata quando i vertici decisero, in nome del risparmio, di aprire le porte ai produttori esterni. Ne andò di mezzo anche il Festivalone: finiva l’ epoca dei capistruttura (Maffucci) o dei conduttori (Pippo Baudo) che dettavano legge. Cominciava quella dei Ballandi, dei Presta con Giammarco Mazzi, di Caschetto, di Salzano.

Oggi le chiavi di Sanremo (ma neanche le serrature) non le ha più la Rai, mentre il mondo della musica vive ha un monopolio della musica nazionale con Friends & partner (oltre a Baglioni, Ligabue, Mannoia, Pausini &Antonacci, Venditti, Amoroso, Elisa, tutti gli ospiti del Festivalone e 10 dei nomi in gara). Un moloch italiano che parla tedesco, visto che dipende dal colosso Cts Eventim, azionista anche del portale di riferimento della vendita dei biglietti on line, TicketOne, e che via via ha acquisito la Vertigo (Ramazzotti, Manuel Agnelli), Vivo Concerti (Giorgia), D’ Alessandro & Galli (promoter dei Rolling Stones e Bublè).

VETRINA La situazione è che, se Sanremo vuole essere la vetrina della musica italiana, deve rivolgersi a chi ha la merce da esporre, come F&P. L’ azienda di Stato non può che andare a rimorchio delle variazioni di mercato in un circolo vizioso ma infallibile: talent, radio, Festival, concerti. Così i ragazzi di Amici hanno vinto a ripetizione all’ Ariston (Carta, Scanu, Emma), Suraci con Rtl è riuscito a imporre Modà, Dear Jack, The Kolors, Bianca Atzei. Naturalmente, l’ esclusione quest’ anno di Carone e Dear Jack e dell’ Atzei non è stata gradita, tanto più nel momento in cui si è spezzata l’ alleanza con Salzano e Maria De Filippi con Amici, deve cambiare radio di riferimento perché Mediaset si è tuffata nel ramo con Radio 101 e Radio 105, soffiandole proprio a Suraci. Rivalità che insieme a politica, errori, conflitti, d’ interesse e non, portano i nuvoloni a Sanremo.

Ultima ora Di Maio:“Tagli agli stipendi di Fazio e Vespa? È finita l’epoca di chi guadagna 3 milioni di euro in tv di Stato”


“Tagliare gli stipendi di Bruno Vespa e Fabio Fazio? È finita l’epoca in cui si può guadagnare nella tv di Stato 3-3,5 milioni all’anno.

Credo che sia arrivato il momento di dare una sforbiciataagli stipendi dei politici ma anche di qualcuno, che non è politico, ma che sta dentro un’azienda di stato. Questo è un obiettivo di questa legislatura”.

Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, a Pomigliano D’Arco. 

GUARDA IL VIDEO: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/04/rai-di-maio-tagli-agli-stipendi-di-fazio-e-vespa-e-finita-lepoca-di-chi-guadagna-3-milioni-di-euro-in-tv-di-stato/4945279/?fbclid=IwAR3R0uNHLR9eOP7-JcPLOO7aDBTOezI8OE7_11Oeks07Sdy76tA8zSnGBmU

domenica 3 febbraio 2019

Elisabetta Gardini, si cambia la storia: schiaffo ai comunisti a Bruxelles. Foibe, la verità sugli orrori


L'azzurra Elisabetta Gardini guida "l'operazione verità" su Foibe, esuli italiani in Istria e gli orrori dei comunisti jugoslavi di Tito.

Il 5 febbraio a Bruxelles la capogruppo di Forza Italia al Parlamento Europeo organizza una mostra e un convegno dedicato alla tragedia della Seconda Guerra mondiale troppo spesso dimenticata dagli storici italiani e potrebbe essere l'occasione giusta per chiedere ai vertici delle repubbliche dell'ex Jugoslavia accesso agli archivi.

 L'obiettivo, spiega al Giornale Vito Comencini, segretario della Commissione esteri della Camera, è quello di creare una Commissione parlamentare d'inchiesta per far luce sui crimini commessi da Tito "a cominciare dalla strage di Vergarolla, che provocò la fuga degli italiani da Pola del 1947".

Le vittime italiane di quella campagna sanguinaria di eliminazione fisica "non erano solo fascisti o collaborazionisti, ma anche di antifascisti, democratici e patrioti che, dopo aver combattuto nella Liberazione, si opponevano alle mire del regime comunista di Belgrado".

Una verità scomoda per decenni ignorata consapevolmente da politici e storici di sinistra.

CALENDA, DI BATTISTA E UN GRAN BUFFONE, UN CRETINO!


«Di Battista è un gran buffone». Così Carlo Calenda ospite del forum #PoliticaPresse parlando dell'ex deputato 5 stelle.

 «Vedere un grande paese che è in balia di uno che dice cose enormi, tu puoi essere anche uno che nella vita ha fatto solo l'animatore con il soprannome di 'cuore di panna', può succedere, ma quando parli di cose serie ne parli seriamente», ha detto l'ex ministro dello Sviluppo economico che poi ha aggiunto: «Cerca l'incidente diplomatico sulla Francia, e su che? Io l'ho fatto, su Fincantieri e Stx.

Il punto non è farlo, lo può fare anche un imbecille, ma un grande paese vi ricorre come ultima istanza, perché lui lo usa così? Fai solo la figura del cretino, ma così fai fare la figura del cretino agli italiani».

LIPPOLIS (LEGA) LA KYENGE HA 38 FRATELLI? MANDO UNO SCATOLONE DI PRESERVATIVI AI SUOI GENITORI


„Il commento del consigliere regionale alle dichiarazioni dell'europarlamentare del PD, che in un'intervista aveva dichiarato di avere "38 fratelli sparsi in giro per il mondo"“

La Kyenge sembra che abbia 38 fratelli che, aggiunge lei, potrebbero anche venire tutti in Italia. Chi mi dà l'indirizzo del padre che gli spedisco uno scatolone di preservativi". Si tratta di un post del consigliere regionale della Lega Antonio Lippolis.

Così aveva dichiarato l'ex ministro Cécile Kyenge in un'intervista a La Zanzara di Radio 24: "I miei fratelli e le mie sorelle sono un po’sparsi per il mondo. Ma che c’entrano con la nave? (la Sea Watch, ndr) Ne ho 38. Non è una cosa strana. Lo dico chiaramente senza vergognarmi. Se la mia famiglia è questa, lo devo dire. Quelli di mia madre sono nove. Poi mio padre ha fatto figli con altre donne". Alla domanda "In Italia ci sarebbe posto per loro?" Kyenge ha risposto "E perché no? Con 38 posti l’Italia va in tilt?".


SALVINI NON REAGISCE ALLE PROVOCAZIONI, VALUTEREMO E FAREMO LA COSA MIGLIORE PER GLI ITALIANI


Sia l'Abruzzo che l'Italia hanno bisogno di più opere, di più ferrovie, di più strade: i soldi servono per finire le opere cominciate, non per tornare indietro".

Lo dice il ministro dell'Interno e vicepremier, Matteo Salvini, al mercato di Campli, in provincia di Teramo, durante un'iniziativa della Lega, in vista delle elezioni regionali.

A chi dal pubblico gli grida "Però non litigare con Luigi Di Maio", il vicepremier replica con un sorriso: "Tranquilli, io non litigo con nessuno. Il mio è un pensiero, se sono stati scavati 25 chilometri di tunnel, è più utile andare avanti e finirlo o spendere soldi per chiudere il buco? Io sono per andare avanti". "Non faccio saltare il governo ma le cose vanno fatte"

"I giornalisti continuano a dirmi 'Salvini guarda i sondaggi, la Lega è diventata il primo partito. Tu sei la persona più importante. Fai saltare tutto così eleggi più deputati e senatori'. A queste persone dico che la mia parola vale più di qualsiasi sondaggio. Non faccio saltare il governo per quello che dicono i sondaggi. Però le cose bisogna farle, non bloccarle" dice poi Salvini durante un comizio a Sant'Egidio, una delle tappe del tour elettorale in Abruzzo.

No allo scambio Tav-caso Diciotti Salvini inoltre a chi gli chiedeva se l'indecisione di Luigi Di Maio sul voto per il caso Diciotti fosse un grimaldello per avere un via libera sul Tav, ha replicato: "Non siamo al mercato, io ti dò questo tu mi dai quello, è roba di vecchi governi".

Di Maio: "Non si farà, ridimensionamento è una 'supercazzola'" Replica a distanza dell'altro vicepremier, Luigi Di Maio, anche lui in campagna elettorale, che insiste da Ortona, sempre n Abruzzo: "Alla fine la Tav non si farà. Il tema non è il ridimensionamento dell'opera, se parliamo di ridimensionamento parliamo di una supercazzola".

E aggiunge: "Per me valgono le priorità. In questo governo ce lo siamo detti chiaramente dall'inizio: ci sono cose su cui siamo d'accordo e altre no. Lavoriamo su quelle su cui siamo d'accordo, altrimenti devo concludere che si spinge su cose su cui non siamo d'accordo per creare tensioni nel governo". -

Tav, Salvini è docile. Di Maio provoca, Di Battista lo insulta ma lui zitto. "Alla fine...", il suo piano


Il dubbio su Matteo Salvini è uno solo: come mai mentre Luigi Di Maio provoca e Alessandro Di Battista lo insulta senza mezzi termini, il leader della Lega sulla Tav appare tranquillo, quasi noncurante?

La risposta la fornisce il vicepremier stesso, dall'Abruzzo dov'è impegnato nel tour elettorale per le imminenti elezioni regionali e in una intervista al Messaggero.

I toni sono concilianti, morbidi, insolitamente docili per chi, come il leader leghista, è abituato a usare parole ruvide e dritte al punto. "Per la Tav troveremo un accordo con il Movimento 5 Stelle come è sempre accaduto in questi mesi".

 Sarà un accordo al ribasso, in grado di accontentare chi come il governatore del Veneto Luca Zaia, leghista e portavoce del Nord, vuole le grandi opere, e di salvare la faccia a chi, come i grillini, sul no alla Tav ha fatto una bandiera "importante quanto il reddito di cittadinanza", chiariscono fonti vicine a Di Maio. In più, suggerisce Salvini, siamo in piena campagna elettorale ed è impensabile che i 5 Stelle abbassino i toni su un provvedimento-bandiera per i loro elettori.

Di Battista, in fondo, è tornato in Italia per aizzare gli animi dei 5 Stelle, anche a suon di "Salvini non rompa i cogl***". Il leghista lo sa e lo sopporta, almeno fino a maggio. Poi inizierà un'altra storia.

Sondaggio Piepoli Demos, Luigi Di Maio superato da Salvini e pure da Giuseppe Conte: la sciagura grillina


Se il governo giallo-verde in generale, guadagna consensi, bene non va per Luigi Di Maio che nel gradimento è superato non solo come noto da Matteo Salvini ma anche da Giuseppe Conte.

Ilvo Diamanti riporta i risultati del sondaggio Demos per Repubblica e spiega che rispetto alle ultimi elezioni del 4 marzo, gli equilibri delle principali forze politiche sono completamente cambiati. Leggi anche: Salvini, Di Maio e il gioco del muro.

Vespa, la profezia: "Ora vi dico chi dei due ci andrà a sbattere (e perché)" "Insieme, hanno rafforzato la base elettorale della maggioranza. Alle elezioni di un anno fa, insieme, superavano appena il 50%. Oggi si avvicinano al 59%", annuncia il sondaggista.

"All'opposizione, il Pd pare in ripresa. Oltre il 18%. Si avvicina al risultato del 4 marzo, dopo essere disceso fino al 16,5%, lo scorso ottobre. FI galleggia intorno al 9% (oggi: 9,4%). Gli altri stanno i margini. A Sinistra (LeU), a Destra (Fd' I), al Centro (+ Europa). Tutti prossimi al 3%. Dunque, l' intesa Giallo-Verde mantiene una larga maggioranza. Tuttavia, è difficile ritenerla solida. E, soprattutto, "stabile". Perché i rapporti di forza segnalati dai sondaggi, non solo di Demos, ma di tutti i principali istituti, appaiono profondamente instabili".

 La Lega in particolare è vicina al 34%, "praticamente il doppio, rispetto al 4 marzo. Mentre il M5s è sceso costantemente. Oggi è appena sotto al 25%: 8 punti in meno rispetto alle elezioni politiche. Quasi 9 sotto alla Lega. La maggioranza Giallo-Verde, dunque, è divenuta Verde-Giallo", scrive Diamanti.

E se "la fiducia verso il governo non sembra averne risentito" il gradimento di Matteo Salvini, infatti, "è saldamente attestato sul 60%: 10 punti sopra Di Maio". In clamorosa risalita Giuseppe Conte che come il leader della Lega "ottiene il 60% dei consensi".

Laura Boldrini cerca visibilità e bussa alla porta del Pd. Ma i renziani non la vogliono


Laura Boldrini sembra avere la capacità di attirare su di sé non solo le antipatie dell’elettorato di destra ma anche di parte di quello del Pd, che non le perdona il fuoco amico contro il governo Renzi. 

Così sono stati proprio i renziani a non prendere bene la notizia secondo cui Laura Boldrini, con la sua associazione Futura, sta convogliando voti alle primarie del 3 marzo in favore di Nicola Zingaretti.

“Chi è fuori dal Pd, chi ha brindato alla sconfitta del referendum, non può concorrere all’elezione del nostro segretario”, ha detto il deputato Antonello Giacomelli. E di “endorsement impropri” parla la senatrice Caterina Bini, secondo quanto riporta un servizio de Il Foglio.

Ma nel frattempo la Boldrini imperterrita lascia filtrare anche la voce che potrebbe presentarsi in prima persona alle primarie, e proprio per votare Zingaretti.

L’asse ideologico con chi ha fondato LeU può in prospettiva diventare un problema per lo stesso Zingaretti, accusato dai sostenitori del più moderato Maurizio Martina di voler trasformare il Pd in un collage di sigle di reduci di quella sinistra radicale che per decenni ha sempre sabotato il progetto politico dei democratici.

 Zingaretti però non respingere del tutto le avances boldriniane, come dimostra il commento ecumenico alla vicenda di Massimiliano Smeriglio, coordinatore del movimento zingarettiano Piazza Grande: “Le primarie potrebbero diventare l’occasione della ricomposizione di tutte le culture uliviste del Paese, da quelle più moderate a quelle più radicali”.

DANIELE MODENA SCRIVE ALLA BOLDRINI, LI VOGLIAMO ACCOGLIERE? OK PARLIAMONE PERO A QUESTE CONDIZIONI! LE VA BENE?


Buongiorno cara ex Presidenta, Laura Boldrini, grande paladina di immigrati, minoranze, donne, desinenze e in questo caso, soprattutto, dei poveri.

Si fa molto presto a dire dobbiamo accoglierli, perche non si riduce il suo stipendio a quello medio nazionale? se lo riduca a 1200 euro mese, rinunci a tutti i privilegi, auto blu, scorta, viaggi pagati, ristoranti e tutti i rimborsi vari che riceve

Allora si da Italiano medio potro discutere se sia il caso di accoglierli o meno, ma adesso assolutamente no, non ho tempo per lei, sono troppo impegnato per cercare di arrivare a fine mese.

Già, perché la pauperista Laura dichiara la bellezza di 144.883 euro annui. Una discreta somma. Anzi, soldoni, considerando che si tratta di molti denari in più rispetto alla media del reddito dei parlamentari.

Certo, la Boldrini perde impietosamente il confronto con l’omologo al Senato, Pietro Grasso, il quale di imponibile dichiara 340mila e rotti euro. Ma quest’ultimo non ha certo l’etichetta di “paladino dei poveri”.

DI BATTISTA ATTACCO A SALVINI, NON ROMPA I COGL""""I O SE NE TORNI DAL BERLUSCA (VIDEO)


Dopo Luigi Di Maio, anche Alessandro Di Battista colpisce duro Matteo Salvinisulla Tav. “Finché ci saremo noi al governo, l’alta velocità Torino-Lione non si farà”, aveva giurato il vicepremier.

E l’ex deputato, a Chieti per le Regionali in Abruzzo, nel pomeriggio ha rincarato la dose andando sul personale: “Se la Lega intende andare avanti su un buco inutile che costa 20 miliardi e non serve a niente – ha tuonato – tornasse da Berlusconi e non rompesse i cogl***, chiaro?”.

Allargando il campo, Dibba ha provato a difendere l’indifendibile: “Questa storia che il Movimento 5 Stelle è per il no alle infrastrutture è una bugia totale che smantelleremo giorno per giorno. Siamo favorevoli alle infrastrutture giuste”.

Finora, non ne hanno individuata nemmeno una.

 

PARLA TONINELLI: E' FINITO IL BUSINESS DELL'IMMIGRAZIONE SARA' GESTITO TUTTO CON LEGALIATA'! GUARDA E DIFFONDI!


Il ministro Toninelli ribadisce la linea del nuovo governo: "Con noi l'immigrazione sarà gestita solo nella legalità". E chiede più responsabilità all'Europa. "Il business dell'immigrazione non è più un business".

A dirlo è Danilo Toninelli che a Circo Massimo su Radio Capital ribadisce la posizione del governo per contrastare l'emergenza sbarchi. "Sembrava normale che decine di migliaia di persone ogni anno dovevano sbarcare per forza nei porti italiani, ma ora le cose cambieranno.

L'immigrazione verrà gestita nella legalità", dice il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Che ha smentito anche la chiusura dei porti: "Non è mai stata all'ordine del giorno", spiega, "La lettera di Salvini è una totale fake news. Non esiste una lettera ma una mail inviata a Malta per chiedere di rispondere a un obbligo: salvare vite. All'ordine del giorno - ha evidenziato ancora Toninelli - non c'è mai stata la chiusura dei porti italiani ma l'apertura dei porti altrui".

Quanto poi alla gestione delle prossime navi, "ogni situazione è diversa", ha aggiunto: "Dipenderà da dove sono stati salvati e da chi". Toninelli ha anche assicurato compattenza sulla linea da tenere all'interno dell'esecutivo: "C'è stata una condivisione all'interno del governo totale", spiega, "Abbiamo messo i nostri tecnici a lavorare, vogliamo dare le soluzioni che finora non sono state date. L'Italia è il paese che ha salvato il maggior numero di vite e nessuno si deve permettere di abbinare la parola xenofobia all'Italia e a questo governo.

Il torto sta nelle case degli altri, negli altri paesi. L'Italia è stata lasciata sola". Il riferimento è all'Europa, a cui il ministro chiede di fare di più: "L'Italia continuerà a salvare vite umane", assicura Toninelli al Corriere della Sera, "Però siamo stati chiari: bisogna condividere le responsabilità. Ognuno ha le sue: la nazione in cui navigano le carrette del mare, i Paesi per cui battono bandiera le navi delle Ong. Oggi si apre una nuova era.

Il gesto della Spagna, che ringrazio, dimostra che in Europa c'è un nuovo vento di solidarietà e cooperazione, che spero investa altre nazioni".

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