domenica 3 febbraio 2019
Tav, Salvini è docile. Di Maio provoca, Di Battista lo insulta ma lui zitto. "Alla fine...", il suo piano
Il dubbio su Matteo Salvini è uno solo: come mai mentre Luigi Di Maio provoca e Alessandro Di Battista lo insulta senza mezzi termini, il leader della Lega sulla Tav appare tranquillo, quasi noncurante?
La risposta la fornisce il vicepremier stesso, dall'Abruzzo dov'è impegnato nel tour elettorale per le imminenti elezioni regionali e in una intervista al Messaggero.
I toni sono concilianti, morbidi, insolitamente docili per chi, come il leader leghista, è abituato a usare parole ruvide e dritte al punto. "Per la Tav troveremo un accordo con il Movimento 5 Stelle come è sempre accaduto in questi mesi".
Sarà un accordo al ribasso, in grado di accontentare chi come il governatore del Veneto Luca Zaia, leghista e portavoce del Nord, vuole le grandi opere, e di salvare la faccia a chi, come i grillini, sul no alla Tav ha fatto una bandiera "importante quanto il reddito di cittadinanza", chiariscono fonti vicine a Di Maio. In più, suggerisce Salvini, siamo in piena campagna elettorale ed è impensabile che i 5 Stelle abbassino i toni su un provvedimento-bandiera per i loro elettori.
Di Battista, in fondo, è tornato in Italia per aizzare gli animi dei 5 Stelle, anche a suon di "Salvini non rompa i cogl***". Il leghista lo sa e lo sopporta, almeno fino a maggio. Poi inizierà un'altra storia.
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