martedì 19 febbraio 2019
Francia Germania La Merkel getta la maschera: si spartisce l’Europa con Macron
Francia e Germania si spartiscono l’Europa.
E se non lo fanno del tutto, quantomeno vogliono essere loro a deciderne il destino. A pochi giorni dall’accordo sulla firma dell’accordo di Aquisgrana, che avverrà il 22 gennaio, Angela Merkel fa delle dichiarazioni molto nette sul futuro dell’Unione europea. E per la Cancelliera, le due potenze che dovranno trainare l’integrazione europea saranno sempre loro: Francia e Germania.
Berlino e Parigi vogliono rafforzare i rapporti bilaterali. Il trattato prevede che entrambe le cancellerie promuovano un’area economica comune esclusiva fra i due Stati. E si punta a fare in modo che le diplomazie di entrambi i Paesi vadano nella direzione di un ingresso della Germania nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come membro permanente. Una vera e propria rivoluzione per l’Europa e per il mondo, dal momento che l’Unione europea avrebbe i due Stati dell’asse franco-tedesco come unici rappresentati al Consiglio Onu.
E su quest’asse, sia la Merkel che Macron pensano che si possa costruire l’Europa del futuro: “Stiamo lavorando in Europa, vogliamo dare nuovo impulso all’unità europea“, ha affermato nel suo video-messaggio settimanale. E quest’impulso, a detta della Cancelliera, sarà dato dal trattato del 22 gennaio, che sostituirà il trattato dell’Eliseo firmato nel 1963 dal cancelliere tedesco Konrad Adenauer e dal presidente francese Charles de Gaulle. Ma è un’amicizia che, secondo la Merkel, “non è così ovvia come sembra”. “Il mondo è cambiato, quindi è necessario un nuovo trattato in cui anche la cooperazione vicino al confine assumerà un ruolo importante”, ha affermato la Cancelliera.
Una dichiarazione che tende a marcare due concetti. Il primo, che Francia e Germania sono potenze amiche, ma non per questo perfettamente alleate. E le ultime derive di Macron in tema di conti pubblici non sono piaciute alla Cancelliera. E ha tenuto a ribadirlo più volte, soprattutto all’altro francese che detiene i conti dell’Unione europea: Pierre Moscovici. Quelle cene all’Eliseo fra il commissario europeo e Macron non sono piaciute dalle parti di Berlino, soprattutto perché tendono ad are un’immagine di due Paesi che vanno in direzioni opposte, quando invece da un punto di vista strategico si punta a una totale sintonia, almeno in apparenza.
Ma il secondo concetto è che, al netto delle divergenze, i due governi devono per forza dialogare, poiché ormai sono gli unici a pensare l’Europa in un certo modo. E l’idea di spartirsi l’Unione europea (o ciò che ne resta) è sempre rimasta nei cuori e nelle menti dei leader francesi e tedeschi. Tanto che per molti decenni i ruoli sono stati sempre netti: alla Francia la guida militare, alla Germania la guida economica, e la politica in coabitazione. Anzi, in questo momento, con la Gran Bretagna potenzialmente fuori dai giochi, la Francia resta l’unica potenza nucleare dell’Unione europea. mentre la Germania l’unica potenza commerciale che siede al tavolo dei grandi nella maggior parte dei consessi internazionali, e che ha ottimi rapporti con la Russia.
Ma non è finita qui. Con le elezioni europee alle porte e con l’inevitabile rivoluzione che può subire l’intera Unione europea, Berlino e Parigi stanno anche capendo come sopravvivere al vento sovranista che spira sull’Europarlamento. E che può cambiare radicalmente il quadro dei rapporti di forza interni all’Europa. Macron e Merkel lo sanno benissimo. E sanno che le loro leadership sono in pericolo. Per limitare i danni, i due devono sedersi introno a un tavolo, possibilmente quello di Aquisgrana, e capire come risolvere la divisione dei ruoli interni all’Ue.
C’è da decidere un futuro presidente della Commissione europea (e Macron e Merkel sono di due partiti diversi), un futuro presidente della Banca centrale europea, e tanti altri ruoli in cui Francia e Germania pensano a una distribuzione fra loro. Del resto le loro alleanze in Europa si stanno riducendo. giorno dopo giorno Italia ed Europa orientale li contrastano, la Spagna di Pedro Sanchez è debole. Restano i Paesi scandinavi, ma a Macron non piace la rigidità nordeuropea in tema di conti. E per questo al presidente e alla Cancelliera non resta che unire le forze. Ma forse, non basterà neanche quello.
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